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mercoledì 8 luglio 2020

Tour de France 1984: l'apoteosi di Fignon

L'anno precedente il giovane Laurent Fignon aveva conquistato a sorpresa il suo primo Tour de France. Dando prova di classe superiore, soprattutto in salita. Tuttavia, la critica, e specialmente quella transalpina, aveva osservato e molto sottolineato l'assenza di Hinault, il dominatore del tempo delle grandi corse a tappe.


Nel 1984, Hinault, alla ricerca della quinta Grande Boucle, era però al via. Tutta la Francia attendeva il duello tra Fignon e Hinault. Che, tuttavia, si svolse più sui giornali che in corsa. Fignon aveva invece da smaltire la delusione sofferta al Giro, dove Moser gli aveva strappato la maglia rosa nella cronometro conclusa all'Arena di Verona, montando le avveniristiche ruote lenticolari.


File:Route of the 1984 Tour de France.png - Wikipedia
Tour de France 1984


Dopo il successo nel cronoprologo da parte di Hinault, cominciò infatti la grande cavalcata di Fignon. Che vinse, sul terreno prediletto dal gran Tasso bretone, la lunga cronometro individuale da Alencon a Le Mans: Hinault fu terzo a 49", preceduto anche dall'irlandese Sean Kelly. Il divario, tra i due grandi rivali si approfondì sui Pirenei. Nell'undicesima tappa, con arrivo a Guzet-Neige, Fignon diede altri 52" al rivale. Eppure Hinault sembrava ancora in corsa. 


Il trionfo di Fignon si celebrò sulle Alpi. Cominciò con il successo nella cronoscalata a La-Ruchere, il secondo posto, dietro il colombiano Lucho Herrera, sull'Alpe d'Huez che lo vestì di giallo, e i quasi tre minuti di distacco inflitti a Hinault, e l'ulteriore successo a La Plagne, dove Fignon diede altri tre minuti scarsi ad Hinault.


Laurent Fignon, Tour De France 1989 | Anders | Flickr
Laurent Fignon


A Parigi, dopo aver dominato anche l'ultima cronometro del giorno prima, Fignon vinse con 10'32" su Hinault e 11'46" sul giovane campione del mondo Greg LeMond: un'apoteosi. Il vertice più alto della carriera di Laurent Fignon. Per la prima volta in carriera, Hinault non vinceva una grande corsa a tappe portata a termine. Fignon, a quasi 24 anni, pareva predestinato ad una carriera leggendaria. Un corridore antico, Fignon perché costantemente votato all'attacco o al contrattacco, mai attendista, sempre avviato ad azioni sorprendenti e spettacolari. Distacchi come quelli appena ricordati, inflitti a corridori di tale spessore, profumano di anni '40 e '50. In quel Tour, Fignon e LeMond correvano nella stessa squadra. Fino all'anno prima, Fignon era stato compagno di squadra di Hinault. L'anno dopo, 1985, LeMond sarebbe passato in quella di Hinault. Cinque anni dopo, nel 1989, Fignon avrebbe perso da LeMond il possibile terzo Tour per la miseria di 8". Insomma, un podio magnifico, intricato, premonitore e letterario, quello del Tour de France 1984. Fignon, Hinault e LeMond hanno vinto, insieme, dieci Tour de France.

Hanno perso Lazio e Juve: da Lecce e Milan. Cresce il rimpianto dell'Inter

La Lazio è come se avesse tirato i remi in barca negli ultimi 500 metri di un 2.000 m di canottaggio. Quando il primo posto sarebbe stato alla portata di uno sforzo supremo, per il quale sarebbero però servite energie ormai esaurite. Sì perché la Lazio ha perso contro un Lecce non irresistibile, prima di scoprire quanto vulnerabile sia questa Juve di Sarri. Travolta 4-2 dal Milan, dopo il doppio vantaggio iniziale. Subendo nel giro di 18' un passivo parziale di 4-0, addirittura i primi tre gol milanisti incassati in cinque minuti. Segno inequivocabile di gambe fiacche e morale basso. 

Se la Juventus alla fine, come resta probabile, vincerà il nono scudetto, sarà stato soprattutto per l'insipienza degli avversari. E, segnatamente, dell'Inter di Conte. Perché la Lazio ha pagato il cambio di programma imposto dal Covid, non essendo attrezzata per giocare ogni tre giorni.

L'Inter, costantemente ripresa da situazioni di vantaggio, nelle quali la salda guida del tecnico conta almeno quanto la tanto reclamata personalità dei giocatori, se avesse mantenuto il risultato acquisito contro Sassuolo e Bologna, ora sarebbe a -6 dalla Juve, con la possibilità di portarsi a -3 vincendo a Verona. Gettata via una grandissima occasione. Non deliravo quando consideravo lo scudetto ancora possibile. Sarebbe bastato aver ragione di avversari meno forti. Come Sassuolo e Bologna, peraltro affrontati in casa. 

lunedì 6 luglio 2020

Serie A 19/20: il punto e la classifica dopo la 30^ giornata

Le squadre più in salute sembrano Juve e Atalanta. Quelle con le rose più profonde, anche se la qualità di quella bianconera è superiore. La Juve vince il derby della Mole, ma da cinque lustri non è una novità, l'Atalanta espugna il campo del Cagliari, anche con fortuna. 

L'Inter sprofonda nella trappola dei propri fantasmi, subendo una patetica rimonta casalinga contro il Bologna: continua la fuga dialettica di Conte di fronte a responsabilità anche troppo evidenti. L'Inter ha il secondo monte ingaggi della serie A e il tecnico più pagato e rischia di arrivare quarta come nelle ultime due stagioni con Spalletti. 

La Lazio perde in casa contro il Milan: pesantissima l'assenza di Ciro Immobile. Ora, la Juve ha sette punti di vantaggio sui biancocelesti. La Roma cede al Napoli di un Insigne ispiratissimo, autore di un gran gol. 

Classifica serie A 30^ giornata

 Juve 75 Cagliari 39
 Lazio  68 Parma 39
 Inter  64 Fiorentina 34
 Atalanta 63 Fiorentina  31
 Roma 48 Sampdoria 32
 Napoli  48 Udinese 32
 Milan 46 Genoa 27
 Verona 42 Lecce 25
 Bologna 41 Brescia 21
 Sassuolo  40 Spal            19

Il Sassuolo strapazza il Lecce, mentre il derby di Genova per la salvezza, vede il netto 3-0 della Sampdoria di Ranieri contro la Spal e il pareggio sofferto del Genoa sul campo dell'Udinese: ha segnato di nuovo Pinamonti. Sul quale sbilancio da tre anni: è un grande centravanti non solo per mezzi tecnici ed atletici ma anche per personalità.

Comincia una settimana decisiva, a fronte di due impegni non proibitivi per Lazio, la Juve farà visita al Milan, in ripresa e con Ibra recuperato, ed ospiterà l'Atalanta. Se avrà ancora sette punti di vantaggio, dopo le prossime due giornata, avrà di fatto conquistato il nono scudetto consecutivo. Non potete dirmi che la serie A sia un campionato competitivo.

domenica 5 luglio 2020

Inter-Bologna 1-2: Conte ha fallito

Detto che Handanovic è quanto mai sopravvalutato. Che pure oggi ha subito due gol evitabili, la sconfitta interna contro il Bologna decreta il fallimento stagionale di Conte. E di Marotta che l'ha voluto. Un disastro imbarazzante culminato in una rimonta patita con l'uomo in più. Nel mezzo, anche il rigore sbagliato da Lautaro.  Centrocampo fiacco, attacco spuntato e difesa in continua apprensione. Cosa avrebbe aggiunto Conte? Il famigerato "top player metaforico"? 

Più passano le partite e più si ridesta il ricordo dell'Inter di Lippi. Le analogie sono impressionanti. Partiti per sbaragliare, nell'enfasi di una stampa irreggimentata e di una tifoseria in larga parte smemorata, si finì mestamente con uno spareggio Champions. Che poi risolse Roberto Baggio. 

Derby alla Juve, crolla la Lazio contro il Milan

Nessuna traccia del "vecchio cuore granata". Da anni, il Torino è la pallidissima copia della squadra che la Juve soffriva di più. Ieri, c'è stata partita per una ventina di minuti, tra il rigore trasformato da Belotti e la punizione segnata da Cristiano Ronaldo.

Senza Immobile è Caicedo, la Lazio affronta un Milan ordinato e compatto, che ritrova Ibrahimovic al centro dell'attacco. Vince il Milan, che prevale a centrocampo, con un perentorio 3-0 esterno. La Lazio è stanca. E, come spesso sottolineato, ha una rosa poco profonda. Giocando ogni tre giorni, questo limite è esasperato. Campionato quasi finito. La Juve ha 7 punti di vantaggio a 8 giornate dal termine.

venerdì 3 luglio 2020

Serie A: il punto e la classifica dopo la 29^ giornata. L'Atalanta non corre di più, ma meglio degli altri

Vincono le prime quattro della classifica. La Juve, che comincia a ricevere apprezzabili vantaggi dalla lunghezza della rosa, con partite ogni tre giorni, ha comunque bisogno di tre prodezze per battere il Genoa. La Lazio ha ragione di un Torino sempre più traballante, ma che finirà comunque per salvarsi. L'Inter travolge il Brescia, non una grande impresa, e l'Atalanta doma il Napoli. 

Classifica dopo 29^ giornata

 Juve 72 Bologna 38
 Lazio  68 Sassuolo 37
 Inter  64 Torino 31
 Atalanta 60 Fiorentina  31
 Roma 48 Udinese 31
 Napoli  45 Sampdoria 29
 Milan 43 Genoa 26
 Verona 42 Lecce 25
 Cagliari 39 Spal 19
 Parma  39 Brescia 18


Tutti a dire: quanto corrono gli atalantini! Poi, a leggere le statistiche della Lega di Serie A, si scopre che i bergamaschi sono al nono posto per chilometri percorsi, mentre ai primi tre ci sono Inter, operaizzata da Conte, Juve e Verona. Devo dire che un paio di anni fa io stesso rimasi impressionato dalla corsa degli uomini di Gasperini in presa diretta. Osservando meglio, tuttavia, si nota come i giocatori dell'Atalanta non corrano più degli altri ma meglio. Anche perché accettano uno degli spauracchi del calcio contemporaneo: l'uno contro uno. Come accadeva una volta. C'è, inoltre, sincronia nei movimenti di squadra in fase offensiva, gli inserimenti senza palla sono premiati da passaggi precisi e immediati e nessuno è costretto a correre a vuoto. Poi, di solito, l'Atalanta cresce o sembra crescere alla distanza, perché parte più piano. Sicché, calando gli altri nella ripresa, il divario di rendimento appare più marcato. Si tratta, mi sembra un fatto ormai accertato, di una precisa strategia. Poi, c'è anche il talento. L'intelligenza calcistica e la qualità tecnica del Papu Gomez, per esempio, ha pochi riscontri nel nostro campionato. 


Crisi nera per la Roma, sconfitta ieri in casa dall'Udinese. Il Milan pareggia allo scadere contro la Spal, nonostante abbia giocato metà partita con un uomo in più. Il Verona parte il Parma in rimonta e si conferma la miglior sorpresa della stagione. Pareggio di mezza classifica tra il Bologna di Mihajlovic ed il Cagliari di Zenga.

giovedì 2 luglio 2020

Giovanni Simeone: il mestiere del centravanti

Imporsi nel calcio professionistico, portandosi appresso un cognome importante come il suo, non dev'essere stato facile. Giovanni Simeone, figlio di Diego Simeone, già centrocampista assaltatore con più 100 presenze nella nazionale Argentina e da anni allenatore iconico dell'Atletico Madrid, non è un fuoriclasse. Non impressiona, non suggestiona e non ruba l'occhio. Ormai ha 25 anni e probabilmente resterà sempre ai margini delle cosiddette grandi squadre. Eppure è un centravanti di valore che, del centravanti, conosce regole, segreti e astuzie: il mestiere, insomma. A Cagliari, soprattutto con Zenga, che crede in lui, ha ritrovato con regolarità la via della rete. Contro il Bologna ha segnato il decimo gol in campionato, toccando la doppia cifra per la terza volta da quando gioca in Serie A: gli era già riuscito nei primi due anni a Firenze. Ha tutti i colpi. In nessuno eccelle, ma non ci sono punti deboli nel suo gioco. Segnerà ancora tanti gol.

mercoledì 1 luglio 2020

Inter-Brescia: 6-0

Tre punti obbligatori, questa sera, contro il Brescia ultimo in classifica. L'Inter non ha alternative alla vittoria. Ed uno sguardo, appena ridato al calendario, aumenta il rimpianto per lo sciagurato pareggio allo scadere contro il Sassuolo. Si dirà: la Lazio non molla. Vero. Ma, giocherà contro il Milan senza Immobile e Caicedo. Si aggiungerà che la Juve è in ripresa, che Dybala segna gol decisivi e che Cristiano Ronaldo - al tiro è sempre il migliore in circolazione - è Cristiano Ronaldo. Vero. Ma affronterà in serie un Toro disperato, Milan e Atalanta. L'Inter, con più attenzione e meno errori gratuiti, avrebbe ancora potuto essere in corsa per il titolo. E penso che abbia il dover di giocare pensando di esserlo ancora. Persino contro l'evidenza della classifica. Nei chilometri finali della Milano-Sanremo 1992, nessuno, a parte Kelly, pensava che Argentin potesse perdere una corsa ormai sua. Vinse Kelly.

La cronaca.
L'Inter schiera: Handanovic, D'Ambrosio, De Vrij, Bastoni, Moses, Barella, Borja Valero, Gagliardini, Young, Lautaro, Sanchez.

Partita dominata dai nerazzurri. Anche perché il Brescia di più non può. Moses mostra di essere più duttile e più efficace e più incisivo di Candreva. Il centrocampo a tre è più solido. Si gioca sotto ritmo, il che agevola il compito di Borja Valero. Segnano Young, Sanchez su rigore e D'Ambrosio nel primo tempo; Gagliardini e i subentrati Eriksen e Candreva nella ripresa. Vittoria dovuta ma nettissima. Ancora una prova opaca, però, per un indolente Lautaro Martinez.

martedì 30 giugno 2020

Destro e Pinamonti contro la Juve

Stasera, il Genoa, in piena lotta per non retrocedere, affronterà la Juve capolista. Partita dall'esito non scontato. La Juve continua a sembrarmi poco brillante, mentre il Genoa, sebbene in affanno, o forse proprio per questo, ha tutto da guadagnare da una partita contro pronostico.


Leggendo le probabili formazioni, l'attacco rossoblu dovrebbe essere guidato da Mattia Destro ed Andrea Pinamonti. Due attaccanti di scuola Inter, nei quali l'Inter ha creduto poco. Almeno in Destro, perché Pinamonti all'Inter potrebbe anche tornare. 


Ora, al netto di considerazioni già svolte sulla politica nerazzurra di allevare talenti per poi mandarli altrove, come se la formazione in casa fosse stata un limite, si tratta di due attaccanti molto forti. Destro, comunque autore di 70 gol in serie A, ha un poco sprecato il suo talento. Perché aveva tutto del bomber vero, dal tiro secco al gioco aereo, dalla forza fisica all'opportunismo in area di rigore. Commise l'errore di rifiutare, almeno così si disse, la convocazione ai mondiali brasiliani del 2014. Gli ultimi anni li ha giocati, a Bologna, sempre in chiaroscuro. Pinamonti, dal canto suo, ha solo 20 anni. E, oltre al valore atletico e tecnico, possiede anche una spiccata personalità. Non so quanto si possano integrare, perché sono due 9 classici. Però, saranno clienti scomodi per l'ingessata difesa bianconera. 

Il Benevento torna in serie A. La squadra di Filippo Inzaghi promossa con 7 giornate di anticipo

Il successo casalingo contro la Juve Stabia ha permesso al Benevento di Filippo Inzaghi di conquistare la promozione in serie A con 7 giornate di anticipo. Inzaghi senior, dopo la deludente esperienza di Bologna è ripartito dalla C con il Venezia: promozione. Ora replicata, in serie B, con il Benevento. Premiata la sua tenacia, che, assieme al colpo d'occhio in area di rigore, ha fatto la sua fortuna anche da calciatore.

lunedì 29 giugno 2020

Serie A 2019/20: il punto e la classifica dopo la 28^ giornata

Hanno vinto le prime quattro della classifica, tanto che il discorso qualificazione alla prossima Champions si è virtualmente chiuso. Comodo il successo della Juve; sofferto e discusso quello della Lazio; prezioso quello atalantino, propiziato dalla doppietta di un campione vero come Muriel, rimasto in carriera al di sotto di quel che il talento puro gli avrebbe permesso; stentatissimo quello dell'Inter sul Parma.

La Roma ha ceduto sul campo del Milan di Rebic, che da centravanti si mostra sempre più efficace. A condizione che abbia campo. Bella vittoria del Cagliari di Zenga, che, dopo anni, allena finalmente una buona squadra. 

Una riflessione sui giovani cresciuti all'Inter: nella 28^ giornata hanno segnato sia Pinamonti, classe '99, sia Bonazzoli, classe '97. Di entrambi si dicevano grandi cose. Entrambi sono stati lasciati andare, anche se Pinamonti non a titolo definitivo. Entrambi hanno qualità evidenti e tutta una carriera davanti. So quanto sia minoritaria la mia posizione: ma invece di giocatori usurati, come Sanchez, o, in prospettiva, Dezko, punterei su di loro. Avrei già puntato su di loro. Stesso discorso per Esposito, che ora Conte tiene fisso in panchina. 

domenica 28 giugno 2020

Parma-Inter 1-2. Gervinho, De Vrij, Bastoni

L'Inter fa visita al Parma e schiera: Handanovic, Godin, De Vrij, Candreva, Barella, Gagliardini, Biraghi, Eriksen, Lukaku, Lautaro. E deve vincere. Perché rischia di finire quarta dietro Lazio e Atalanta.

L'Inter non ha schemi offensivi. Il Parma aspetta e riparte. Tre passaggi e arriva al tiro. Lo fa dall'inizio. Segna con Gervinho, che salta Candreva e ipnotizza D'Ambrosio. Lo spartito non muta. Attacchi sterili nerazzurri, cross di Candreva e Biraghi sugli stinchi degli avversari. Il Parma riparte e rischia sempre di raddoppiare.

Cambi a metà secondo tempo. Ma il gioco nerazzurro resta un pianto. Qualche scossa viene da Sanchez, che tanto piace ai miei compagni di tifo, ma in stagione ha segnato un solo gol! Pareggia di testa De Vrij imbeccato allo stesso modo da un intelligente Lautaro.  Espulso Kucka per proteste, Parma in dieci. Soccorso della buona sorte. Segna infatti anche Bastoni, subentrato a Godin. Ancora di testa su cross Moses, con la difesa del Parma che dorme.


  1. Resta la pessima prestazione.  Conte sembra demoralizzato. La sua stagione finora - spero sempre di essere smentito nelle prossime partite - è un mezzo fallimento. E non mi consola pensare che l'avevo detto. Per niente.
  2. Due parole sui singoli: D'Ambrosio e Candreva non sono da Inter. Godin a 3 non sa giocare. Ha fatto meglio quando attaccava, ma dietro ha sofferto tantissimo. Eriksen, che ho sempre stimato, deve metterci ben altra grinta! La serie A non è bella, ma concede meno spazi della Premier League.

La Lazio tiene il passo. Di rigore

Frank Ribery ha segnato il gol che Luis Figo sfiorò soltanto. Un capolavoro. Pareggiato da un rigore francamente assurdo, concesso alla Lazio e trasformato da Immobile. La regola 14 del gioco del calcio è applicata con zelo in favore dei biancocelesti in questa stagione. Il contrario di ciò che accadde due anni fa. Poi la Lazio ha vinto con gol di Luis Alberto. Gran giocatore.

sabato 27 giugno 2020

Hakimi all'Inter

Manca ancora l'ufficialità, ma pare che il passaggio di Hakimi all'Inter sia imminente. Classe 1998, l'esterno destro marocchino ora in forza al Borussia Dortmund - ma il suo cartellino è di proprietà del Real Madrid - è giocatore di valore assoluto. Veloce, continuo, tecnico e con un gran tiro. Per me, ora come ora, nel suo ruolo, gli è superiore solo Alexander-Arnold. 

venerdì 26 giugno 2020

Serie A 2019/20. Il punto e la classifica dopo la 27^ giornata

Prove tecniche di fuga per la Juve meno convincente degli ultimi nove anni nella serie A 2019/20. La squadra di Sarri ha nove punti meno di quella di Allegri alla 27^ giornata del passato campionato. Un rallentamento c'è stato ed è innegabile. Ciò nonostante, la Juve, molto aiutata dalla buona sorte, per dirla così, contro il Bologna, ha allungato su Lazio e Inter. I biancocelesti sono stati rimontati e battuti dall'Atalanta: la squadra di Inzaghi, come scritto più volte, ha una rosa corta e non è preparata a giocare ogni tre giorni. Era uscita dall'Europa League per evitarlo. Il Covid ha mutato le carte in tavola. 

L'Inter ha pareggiato goffamente contro il Sassuolo in una ballata di errori di tecnico e giocatori. Ha vinto la Roma contro la Samp, con doppietta del redivivo Dzeko, e il Napoli, fuori casa, contro il Verona, che resta la rivelazione della stagione. Gattuso fa il suo gioco, che concede poco allo spettacolo, ma reca copiosi frutti. La butto lì: con l'ausilio, certo indispensabile, della fortuna, il Napoli in Champions potrebbe ripetere l'exploit del Chelsea di Di Matteo.

Primo successo per Zenga sulla panchina del Cagliari: battuta la Spal. Vittorie anche per Torino e Milan.


Classifica 27^ giornata
 Juve 66 Bologna 34
 Lazio  62 Sassuolo 33 
 Inter  58 Torino 31
 Atalanta 54  Fiorentina  31
 Roma 48 Udinese 28
 Napoli  42 Sampdoria 26
 Milan 39 Genoa 25
 Parma  39 Lecce 25
 Verona 38 Spal 18
 Cagliari  35 Brescia 17


giovedì 25 giugno 2020

Premier League 2019/20: ha vinto il Liverpool!

"Diu parturit laeena sed leonem". Dopo 30 anni, il Liverpool torna campione d'Inghilterra. Per i Reds è il primo successo da quando la massima serie inglese è la Premier League. Successo colto con 7 giornate di anticipo ed un vantaggio che, oggi, è di 23 punti sul Manchester City di Guardiola. Meritatissimo trionfo di Klopp: ha proposto un calcio brioso e verticale. Fulmineo. Vincente.

Si è trattato del diciannovesimo titolo nazionale per il Liverpool, uno in meno del Manchester United.

mercoledì 24 giugno 2020

Alberto Juantorena eroe a Montreal 1976. Storia delle Olimpiadi

Impresa unica nella storia dell'atletica leggera la vittoria del cubano Alberto Juantorena alle Olimpiadi di Montreal del 1976. Sì perché i 400 m e gli 800 m, che Juantorena vinse in quell'edizione dei giochi olimpici, sono fra di loro in relazione non solo aritmetica. La metà dell'uno e il doppio dell'altro. Nell'atletica sono terra di confine. Tra anaerobica e aerobica, tra velocità e resistenza. Non si pretende di trattare scientificamente la differenza. Ma, in estrema sintesi l'anaerobiosi indica quell'attività muscolare, rapida, intensa e violenta, che avviene senza attingere all'ossigeno presente nei tessuti. Tanto accade nei 100 piani, nei 110 hs, nei 200 piani. L'aerobiosi, al contrario, allude all'attività muscolare più lenta e costante, con approvvigionamento dell'ossigeno contenuto nei tessuti.

I 400 piani, da questo punto di vista, fanno stato a sé. Il giro della morte, così detto perché la velocità va mantenuta per un tempo ragguardevole. Tanto che già comincia a parlarsi di resistenza veloce, un ossimoro che cerca di spiegare un esercizio unico, impervio, di frontiera. Che quasi non è più di velocità pura ma che non integra ancora la vera resistenza. A detta di molti, gli atleti migliori sono propriamente i quattrocentisti.

Gli 800 m sono già mezzofondo. Occorre resistenza, senza dubbio, ma per emergere non si può essere lenti. Lo spunto veloce è necessario. Soprattutto nelle volate, che spesso decidono queste gare di grande difficoltà tattica. 

Fatto sta che, nessuno, ad eccezione del Juantorena di Montreal 1976, alle Olimpiadi, ma il discorso può estendersi a Mondiali ed Europei, è riuscito a svettare sia sui 400 che sugli 800. Ci sono stati ottocentisti capaci di vincere anche i 1500 m, penso a Sebastian Coe e Steve Cram. E duecentisti vincenti anche nei 400 m, come, massimo esempio, Michael Johnson o Van Niekerk, attuale primatista dei 400, che sui 200 ha fatto registrare grandi prestazioni. Ecco, questo si è visto e si vede con una certa periodicità.

Ed allora veniamo a Juantorena. Quattrocentista d'origine, dall'ampia e poderosa falcata, tanto che lo soprannominano "El Caballo", a Montreal corre prima gli 800, sui quali aveva poca esperienza e vince con il primato del mondo: 1'43"50. Poi fa il bis sui 400: 44"26. Congiunge, per la prima ed unica volta, velocità e mezzofondo. L'eccezione che conferma la regola.

Inter-Sassuolo 3-3. Le colpe di Conte

Alle 19:30, oggi fa davvero caldo, l'Inter affronterà, in casa, il Sassuolo. Conte, con ogni probabilità, alternerà qualche giocatore rispetto alla partita contro la Sampdoria.

Proprio così, l'Inter schiera: Handanovic, Skriniar, Ranocchia, Bastoni, Moses, Gagliardini, Borja Valero, Biraghi, Eriksen, Lukaku, Sanchez. Fuori cinque titolari. E dire che, a mia memoria, l'Inter non batte il Sassuolo da anni. Stiamo a vedere.

La cronaca.
Troppo facile prendersela con Gagliardini, che pure commette un errore sesquipedale a porta vuota. La verità, su, dobbiamo ammetterlo, è che raramente si vincono partite subendo tre gol. E l'Inter ne ha beccati tre, stasera. E l'Inter è in crisi di risultati da gennaio. E Conte sta sempre a radunare scuse, via via meno plausibili, mentre rischia di chiudere il campionato con un quarto posto "spallettiano". Un campionato, l'avevo scritto, che si sarebbe persino potuto vincere. Perché la concorrenza è la meno forte degli ultimi dieci anni. Non però pareggiando in casa con il Sassuolo. Che contro l'Inter fa sempre grandi partite, ma resta una squadra modesta. E, quest'anno, è più modesta che mai. Dalla ripresa, vittoria stentata con la Samp e due pareggi. E 5 gol subiti. E troppi cambi all'inizio e sbagliati a gara in corso: una costante. E le scuse di Conte non reggono più. Errori individuali compresi. La squadra non è tranquilla. E si difende male. E l'allenatore c'entra. Da che mondo è mondo. Sul 3-2 a quattro minuti dalla fine, il risultato si tiene. Perché di fronte non c'era il Barca di Guardiola. E se Conte non avesse l'ingaggio che ha, se Marotta non si fosse esposto ingaggiandolo, contro la storia nerazzurra e il parere di tanti tifosi, se Suning avesse una minima idea del gioco del calcio e delle sue regole non scritte, Conte sarebbe già in discussione.

martedì 23 giugno 2020

Storia dei mondiali di calcio: Russia 2018. Vince la Francia. 23^ puntata

Nel 2018, nella Russia di Putin, si disputa la 21^ edizione dei mondiali di calcio. L'Italia, com'era accaduto a quelli di Svezia del 1958, non c'è! 


Alla vigilia, tra le favorite sono indicate l'Argentina di Messi, Higuain, Aguero e Di Maria e il Brasile di Neymar, che però è reduce da lungo infortunio, e Gabriel Jesus. Un gradino sotto la Francia e la Spagna. Pochi pronostici saranno rispettati. 


Nei gironi eliminatori, nessuna grande sorpresa. La partita più avvincente è il derby iberico, con il Portogallo trascinato ad un rocambolesco pareggio, 3-3, da una tripletta di Cristiano Ronaldo. Impressiona il Belgio, che fa bottino pieno, mettendosi alle spalle l'Inghilterra di Harry Kane, autore di cinque gol in due partite.


L'Argentina esce agli ottavi di finale, sconfitta 4-3 dalla Francia, grazie ad una doppietta del diciannovenne Mbappé: un attaccante velocissimo e potente, che, da lontano, ricorda Ronaldo da Lima. Messi, con dispiacere dei suoi infaticabili laudatores, fallisce ancora l'obiettivo del mondiale: testa bassa, sguardo spaurito, in campo passeggia. Lontano anni luce del carisma impareggiabile di Maradona cui vorrebbero accostarlo. Il Brasile saluta la competizione ai quarti: sconfitta per 2-1 contro il Belgio di Hazard e De Bruyne, autore del gol decisivo. L'Inghilterra supera la Colombia: ancora un gol di Kane, su rigore, che gli varrà il titolo di capocannoniere della manifestazione.


In semifinale si ritrovano: Francia contro Belgio e Inghilterra contro Croazia. I croati, che hanno vinto due partite ai rigori, contro la Danimarca, agli ottavi, e la Russia, ai quarti, contano sul centrocampo meglio assortito del torneo: la regia bassa di Brozovic, il dinamismo tecnico di Rakitic e le rifiniture a tutto campo di Modric, forse la vera stella della manifestazione, e gli affondi di Perisic. Gli inglesi, secondo tradizione, arrivano stanchissimi e, del resto, mancano da una semifinale mondiale dal 1990. Vince la Croazia 2-1 ai supplementari, grazie ad un gol di Mandzukic. La Francia, invece, supera il Belgio con rete del difensore del Barca Umtiti.


In finale, parte forte la Croazia, con gran gol di Perisic, poi viene fuori la Francia che dilaga fino al 4-1, sigillato proprio da Mbappé. Alla fine quattro gol per lui e quattro per Griezmann, rifinitore elegante e spietato: entrambi girano intorno ad un centravanti classico come Giroud, formidabile di testa e nel gioco di sponda, che resta all'asciutto in tutto il mondiale. L'altra forza della Francia è stata il centrocampo, con Pogba, Matuidi e l'onnipresente Kanté.


Vince la Francia del pragmatico Deschamps, replicando il titolo del 1998, seconda la Croazia, terzo il Belgio, quarta l'Inghilterra.


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Classifica dei cannonieri italiani nelle Coppe Europee

Ecco i migliori marcatori italiani nella storia delle Coppe Europee. Includo anche la Coppa dell'Europa Centrale, antesignana delle grandi Coppe Europee organizzate poi dall'Uefa: vi partecipavano le migliori squadre degli anni '30. Escludo dal novero gli oriundi. Aggiornamento al 16 febbraio 2024.



  • Filippo Inzaghi 70 gol 114 pres.
  • Alessandro Del Piero 53 gol 129 pres.
  • Alessandro Altobelli * 39 gol 77 pres.
  • Francesco Totti 38 gol 103 pres.
  • Gianluca Vialli 36 gol 70 pres.
  • Marco Simone 34 gol 66 pres.
  • Roberto Baggio 32 gol 63 pres.
  • Ciro Immobile 30 gol 53 pres.
  • Giuseppe Meazza 29 gol 26 pres.
  • Roberto Boninsegna 29 gol 48 pres.
  • Christian Vieri 26 gol 74 pres.
  • Enrico Chiesa 25 gol 46 pres.
  • Giuseppe Rossi 25 gol 57 pres.
  • Fabrizio Ravanelli 23 gol 53 pres.
  • Mario Balotelli 22 gol 58 pres.
  • Simone Inzaghi 20 gol 43 pres.