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venerdì 16 febbraio 2024

Classifica dei migliori marcatori italiani in tutte le competizioni

Propongo una classifica aggiornata dei migliori marcatori (cannonieri) italiani in tutte le competizioni professionistiche. Non conteggio i gol segnati nella Nasl americana, perché si applicavano regole non approvate dalla Fifa. Così si spiega l'assenza di Chinaglia.

  1. Piola 364 gol
  2. Del Piero 346 gol
  3. Meazza 338 gol
  4. Toni 322 gol
  5. Totti 322 gol
  6. R. Baggio 318 gol
  7. Inzaghi 316 gol
  8. Di Natale 311 gol
  9. Immobile 310 gol
  10. Altobelli 298 gol
  11. Vialli 286 gol
  12. Signori 285 gol
  13. Di Vaio 272 gol
  14. Boninsegna 269 gol
  15. A. Schiavio 264 gol
  16. C. Vieri 261 gol
  17. Gilardino 260 gol
  18. A. Boffi 251 gol
  19. Riva 248 gol
  20. Protti 248 gol
  21. Boffi 248 gol
  22. Cevenini III 244 gol
  23. Quagliarella 244 gol
  24. Zola 238 gol
  25. Hubner 238 gol
  26. Gabetto 236 gol
  27. Savoldi 235 gol
  28. C. Lucarelli 229 gol
  29. Montella 228 gol
  30. A. Caracciolo 225 gol
  31. E. Chiesa 223 gol
  32. Bettega 222 gol
  33. Miccoli 222 gol
  34. R. Mancini 217 gol
  35. Reguzzoni 212 gol
  36. Prati 209 gol
  37. A. Amadei 207 gol
  38. Pruzzo 206 gol
  39. Anastasi 206 gol
  40. Graziani 205 gol
  41. Balotelli 205 gol
  42. Rocchi 202 gol
  43. P. Prati 200 gol
  44. Pazzini 200 gol
  45. Pulici 199 gol
  46. Boniperti 198 gol
  47. Insigne 196 gol
  48. Rivera 190 gol
  49. S. Mazzola 187 gol
  50. A. Bassetto 187 gol
  51. Giordano 180 gol
  52. Brighenti 178 gol
  53. Belotti 175 gol
  54. Pellissier 175 gol
  55. F. Borel 171 gol
  56. B. Lorenzi 171 gol
  57. P. Rossi 159 gol

giovedì 10 febbraio 2022

Coppa Italia 1982: il terzo trionfo dell'Inter

Fu l'ultimo anno di Eugenio Bersellini alla guida tecnica dell'Inter: in un lustro, con lui in panchina, vennero due Coppe Italia (1978 e, appunto, 1982) e lo storico scudetto del 1980, il dodicesimo della storia nerazzurra. In campionato, nella stagione 1981-82, l'Inter giunse quinta, a 11 punti dalla Juve campione d'Italia per la ventesima volta, dopo un duello innervato da polemiche durissime con la Fiorentina di Antognoni e Graziani. In Coppa Italia, invece, l'Inter, dopo aver vinto il girone eliminatorio, superò la Roma ai quarti di finale, il Catanzaro in semifinale, e il Torino in finale, giocata pure quella su due turni. All'andata, al Meazza, gol della vittoria di Aldo Serena, al ritorno pareggio con reti di Cuttone per i granata e Altobelli per l'Inter. Fu, quella sollevata dal capitano Graziano Bini, la terza Coppa Italia conquistata dall'Inter nella sua storia.

Graziano Bini

Altobelli risultò, con 9 gol, anche il capocannoniere della manifestazione, di cui è, ancora oggi, il massimo goleador assoluto, con 56 gol in 95 partite. Primato destinato a rimanere imbattuto anche per la formula attuale della Coppa Italia, che prevede non più di cinque partite a stagione per le squadre migliori. All'epoca, invece, se ne dovevano giocare, per vincere, almeno il doppio.

lunedì 6 dicembre 2021

La rivalità tra Inter e Real Madrid

Si tratta di una delle partite di maggior fascino del calcio europeo. Di una rivalità sbocciata nel maggio del 1964 quando, al Prater di Vienna, Milani e Sandro Mazzola, firmarono le reti dello storico primo successo dell'Inter in Coppa dei Campioni, battendo il Real Madrid di Gento e Santamaria, di Alfredo Di Stefano e Puskas. Nacque quella sera la Grande Inter.

Inter-Real Madrid
27 maggio 1964

Nel 1966 i nerazzurri e i blancos s'incrociano di nuovo nella massima competizione continentale. I madrileni vincono nella semifinale d'andata con gol di Pirri. Al ritorno, vantaggio di Amancio pareggiato da Facchetti. Il Real va in finale, che poi vincerà: sarà il sesto alloro. L'anno dopo, di nuovo di fronte, ai quarti di finale, ed è l'Inter a passare il turno. In finale, i nerazzurri, senza Suarez e Corso, saranno sconfitti a sorpresa dal Celtic Glasgow.

Nel 1981, mentre il calcio europeo parla diffusamente inglese, Inter e Real Madrid si ritrovano in semifinale di Coppa dei Campioni. Entrambe sentono il bisogno di rinnovare gli antichi fasti dopo anni di anonimato europeo. All'andata, la squadra di Bersellini perde 2-0 al Bernabeu: gol di Santillana, centravanti che diverrà un totem negativo per i nerazzurri, e Juanito. Al ritorno, il capitano Graziano Bini segna il gol della vittoria, che non vale però il passaggio del turno. Il Real sarà sconfitto in finale dal Liverpool.

Inter e Real Madrid si sfidano altre tre volte nei successivi quattro anni: nel 1983 in Coppa delle Coppe, nel 1985 e nel 1986 nelle semifinali di Coppa Uefa. Passa sempre il Real, segna sempre Santillana. Nel 1985 al Bernabeu, Bergomi viene colpito da una monetina piovuta dagli spalti e lascia il campo nel primo tempo. Il Real ribalta il 2-0 dell'andata e vince 3-0. Il potere politico del Real impedisce la vittoria a tavolino per i nerazzurri. L'anno dopo, Altobelli e Rummenigge vengono massacrati dai difensori avversari, ma l'unico espulso, per reazione, sarà Mandorlini. Finisce 3-1 a Madrid, replica del 3-1 per l'Inter al Meazza. Si va ai supplementari. Segna Santillana, finisce 5-1 per il Real.


Bisogna aspettare la doppietta di Roberto Baggio, girone eliminatorio della Champions League, nell'autunno del 1998, per assistere ad un successo significativo dell'Inter sul Real. Le ultime tre sfide, tra 2020 e 2021, sempre nelle fasi a gironi della Champions, le ha vinte il Real. L'Inter va domani al Bernabeu nelle migliori condizioni possibili, per inseguire un successo che manca da 23 anni. In diciotto confronti, fino ad ora, 7 sono state le vittorie dell'Inter, 9 le vittorie del Real Madrid, due i pareggi. Non so come andrà a finire il prossimo, ma l'Inter dell'ultimo mese non credo che soffrirà il miedo escenico, come ebbe a definirlo Jorge Valdano, del Santiago Bernabeu.

venerdì 18 settembre 2020

Pinamonti è da Inter, come Altobelli nel 1977

La competenza, questa sconosciuta. Molti tifosi dell'Inter, di quelli che stravedono per Conte e Marotta, avanzano dubbi sulle qualità di Pinamonti, che rientra dal Genoa. A costoro, voglio ricordare che, nel 1977, Mazzola, appena passato dal campo alla scrivania, andò a prendere dal Brescia Alessandro Altobelli, detto Spillo, che aveva fatto bene, nemmeno benissimo in serie B. Altobelli, avrebbe compiuto 22 anni a novembre di quell'anno, quale esperienza aveva di serie A e di grande squadra? Mazzola, però, sapeva di calcio. Altobelli divenne il centravanti titolare dell'Inter, per 11 stagioni consecutive, 466 partite e 209 gol, secondo solo a Meazza per reti nerazzurre. Ora, Pinamonti, 21 anni, è probabilmente meno forte di Altobelli, ma comunque ha forza fisica, tecnica notevole, difende bene il pallone, calcia con eguale efficacia con entrambi i piedi, ha già 10 gol in serie A e un curriculum ragguardevole con le giovanili. Arriva come quarta punta. Mi spiegate qual è il problema?

martedì 23 giugno 2020

Classifica dei cannonieri italiani nelle Coppe Europee

Ecco i migliori marcatori italiani nella storia delle Coppe Europee. Includo anche la Coppa dell'Europa Centrale, antesignana delle grandi Coppe Europee organizzate poi dall'Uefa: vi partecipavano le migliori squadre degli anni '30. Escludo dal novero gli oriundi. Aggiornamento al 16 febbraio 2024.



  • Filippo Inzaghi 70 gol 114 pres.
  • Alessandro Del Piero 53 gol 129 pres.
  • Alessandro Altobelli * 39 gol 77 pres.
  • Francesco Totti 38 gol 103 pres.
  • Gianluca Vialli 36 gol 70 pres.
  • Marco Simone 34 gol 66 pres.
  • Roberto Baggio 32 gol 63 pres.
  • Ciro Immobile 30 gol 53 pres.
  • Giuseppe Meazza 29 gol 26 pres.
  • Roberto Boninsegna 29 gol 48 pres.
  • Christian Vieri 26 gol 74 pres.
  • Enrico Chiesa 25 gol 46 pres.
  • Giuseppe Rossi 25 gol 57 pres.
  • Fabrizio Ravanelli 23 gol 53 pres.
  • Mario Balotelli 22 gol 58 pres.
  • Simone Inzaghi 20 gol 43 pres.

martedì 28 aprile 2020

Lo scudetto dell'Inter di Bersellini, 40 anni fa

L'ultimo campionato vietato agli stranieri. Finì nel 1980 la chiusura delle frontiere calcistiche, decisa dopo la sconfitta ai mondiali del 1966 contro la Corea del Nord. Quelli, tra gli stranieri, che in serie A già c'erano, nel 1966, però rimasero. Fu all'inzio degli anni '70, pertanto, che il campionato italiano divenne del tutto autoctono. E tale rimase fino, si diceva, al 1980. L'anno del dodicesimo scudetto dell'Inter, allenata da Eugenio Bersellini e presieduta da Ivanoe Fraizzoli. L'Inter fece campionato di testa, vinse i due derby contro il Milan, che un anno prima aveva conquistato lo scudetto della stella e salutato Rivera al passo d'addio, ed inflisse un memorabile 4-0 alla Juve di Trapattoni, con tripletta di Altobelli e sigillo di Muraro. Che squadra era l'Inter 1979/80? In porta schierava il silenzioso Bordon, reattivo, esplosivo, fortissimo tra i pali, chiuso in nazionale da Zoff. Difesa con terzini/centrocampisti come Beppe Baresi e Oriali, ma a destra giocava spesso, in marcatura, anche Canuti, Mozzini stopper tosto e Graziano Bini, giovane capitano cresciuto nel vivaio, libero mancino, alto ed elegante, anche lui chiuso in nazionale da Scirea e dall'emergente Franco Baresi, fratello di Beppe. A centrocampo c'era il corridore, incontrista, Marini, il mediano di spinta dalla falcata poderosa, Pasinato, Mimmo Caso regista arretrato dall'ala da Bersellini e, sulla trequarti, a bivaccare in attesa del colpo di genio, frequente e abbagliante, il meraviglioso Evaristo Beccalossi, maestro del dribbling e della pausa, testa alta, piedi fatati, mancino. Come mancino, pare e dico pare perché calciava i rigori di destro e le punizioni di sinistro e, insomma, vai a capire con quella tecnica quale fosse il suo piede preferito, era il centravanti "Spillo" Altobelli da Sonnino. Uno che segnava in tutti i modi, con entrambi i piedi, di testa, gran fondamentale, in contropiede. E dribblava, scalava sulla fascia, crossava, veniva incontro ai centrocampisti. Un asso. All'ala sinistra, terzo mancino su tre giocatori d'attacco, il velocissimo Carletto Muraro, tiro secco e stacco imperioso. L'Inter conquistò il campionato con due giornate di anticipo. E chiuse con 3 punti di vantaggio, ogni vittoria ne valeva due, sulla Juve. Stava cambiando tutto. Proprio quell'anno ci fu il calcio-scommesse, giocatori arrestati in campo. Milan retrocesso per illecito sportivo.  Verranno squalificati Albertosi e Paolo Rossi, Giordano e Manfredonia. E, alla ripresa, i primi stranieri, uno per squadra, si riaffacceranno in serie A, che stava per diventare, lo sarebbe rimasta per oltre un decennio, il più affascinante, competitivo e spettacolare campionato di calcio del mondo.

giovedì 15 novembre 2018

Elzeviro: Carlo Muraro. Eroe dell'Inter di Bersellini

Carlo Muraro, classe 1955, è stato uno degli eroi dell'Inter di Eugenio Bersellini. Ala sinistra, dalla corsa facile, il tiro potente ed il perentorio stacco di testa, a dispetto della media statura, contropiedista imprendibile, sembrava destinato, alla metà degli anni '70, ad una grandissima carriera. Che si compì solo in parte. Lo soprannominarono lo Jair bianco, per la falcata ampia, da mezzofondista veloce. Altri videro in lui un nuovo Nyers, il favoloso attaccante esterno del tridente dell'Inter di Foni, che furoreggiò, nei primi anni '50, con Lorenzi e Skoglund. Con Altobelli, a partire dal 1977, e Beccalossi, dal 1978, Muraro fece impazzire le difese della serie A, senza mai ricevere una convocazione in nazionale da Bearzot. Difficile spiegare perché un giocatore dal bagaglio tecnico così completo non sia riuscito a diventare il fuoriclasse, che molti avevano intravisto agli esordi. Ancor più difficile spiegare il suo precoce declino: lasciò l'Inter a 26 anni, dopo avervi vinto la Coppa Italia nel 1978 e lo scudetto nel 1980 e segnato in tutte le partite di cartello, in campionato e in Europa. Quando vi tornò, due anni dopo, nel 1983, dovette rassegnarsi, per altre due stagioni, ad un ruolo da comprimario. Un incompiuto. Che, nelle giornate di grazia, segnava triplette, al Napoli, alla Roma. E castigava sempre la Juve tostissima di Trapattoni. Ecco i dieci gol più belli, tra i 55 complessivi, segnati da Carletto Muraro con la maglia dell'Inter.
Carlo Muraro

lunedì 22 ottobre 2018

Icardi punta Altobelli e Meazza

Sesta stagione in corso e Mauro Icardi, ieri autore del gol decisivo contro il Milan, ha raggiunto quota 113 gol con la maglia dell'Inter, in 191 partite: alla media di 0,59 gol partita. Considerato che Icardi ha ancora 25 anni, ne compirà 26 a febbraio, è ragionevole immaginare che, continuando a vestire la maglia dell'Inter, potrà in pochi anni sormontare la soglia dei 200 gol. Che, con l'Inter, è stata valicata solo da due campionissimi: Altobelli, 209 gol in 466 partite, alla media di 0,45 gol a partita, e Giuseppe Meazza, 288 gol, in 408 presenze, alla media di 0,70 gol a partita.
Giuseppe Meazza
288 gol con l'Inter
Alessandro Altobelli
209 gol con l'Inter

domenica 17 settembre 2017

È mancato Eugenio Bersellini. Guidò l'Inter allo scudetto del 1980

È mancato Eugenio Bersellini, storico allenatore della vecchia scuola italiana, che raggiunse l'acme della carriera tra il 1977 ed il 1982: per cinque anni allenatore di un'Inter in cui Fraizzoli era il presidente e Sandro Mazzola, appena passato dal campo alla scrivania, il direttore sportivo. Lo chiamavano sergente di ferro Bersellini, per i suoi metodi di allenamento e di governo della squadra. Vinse lo scudetto del 1980 e le Coppe Italia del 1978 e del 1982. Nel mezzo, il mundialito a squadre del 1981. Era un'Inter compatta e determinata,  capace però anche di vittorie ampie e spettacolari, innervata dal talento umbratile di Beccalossi, che solo Bersellini riuscì a far rendere al meglio, e dai gol meravigliosi di Altobelli. A centrocampo Oriali e Marini e Pasinato, che furoreggiava sulla fascia destra. Mediano di spinta prima di Zanetti, più forte di Zanetti. Bini, libero mancino elegantissimo, era il capitano. Bordon il guardiano della porta. E poi Beppe Baresi e Canuti e Occhipinti e Carletto Muraro, ala sinistra che prometteva mirabilia e si fermò a mezza strada. Tutti loro a Bersellini ed alla sua guida sicura debbono moltissimo. Da anni era ormai lontano dal grande calcio. Ma non c'è un tifoso nerazzurro nato prima degli anni '80 che l'abbia dimenticato. Che la terra gli sia lieve. 

mercoledì 30 novembre 2016

Campioni dimenticati: Giancarlo Pasinato eroe dell'Inter di Bersellini

Il tempo è galantuomo, si dice. Eppure non sempre questi proverbi colgono nel fondo l'essenza delle vicende umane e sportive. Così accade che grandi giocatori, amatissimi dai propri tifosi e temuti da quelli avversari, per una congiura di sfortunate circostanze, si ritrovino, a pochi anni dal ritiro, se non dimenticati, almeno ricacciati in un cono d'ombra, per venirne fuori solo ogni tanto. E' di questi giocatori che vorrei parlare. Cominciando da Giancarlo Pasinato. Visse la parte migliore della carriera con la maglia dell'Inter, dopo avere impressionato con la maglia dell'Ascoli. Ai tempi di Altobelli e Beccalossi, di Bordon e di Oriali e di Bini. Con Bersellini allenatore, conquistò il dodicesimo scudetto dell'Inter, all'esito del campionato 1979/80 e la Coppa Italia del 1982. Quando, per un errore di valutazione della dirigenza, venne, assieme a Canuti e Serena, scambiato con Collovati, finendo al Milan retrocesso, per la seconda volta, in serie B. Tornò l'anno dopo all'Inter e ci rimase sino al 1985, quando la sua storia nerazzurra si concluse dopo 185 presenze e 11 gol. Ma chi era il calciatore Pasinato? Veneto di Cittadella, Pasinato nasce nel 1956. Fisico massiccio, 1,82 m per 80 kg di muscoli, che, a metà degli anni '70, ne fanno un autentico colosso, gioca a centrocampo. Spesso con la maglia numero quattro. Un mediano, ma non soltanto un corridore ed un incontrista. Pasinato possiede una violenta accelerazione, che gli permette di sbarazzarsi degli avversari una volta distesa l'ampia falcata. Ara il campo 20 anni prima che inizi a farlo Zanetti. Con la differenza che, arrivato sul fondo, gioca a destra e spesso sembra un'ala, i suoi cross sono precisi e calibrati, a tutto vantaggio di Altobelli e di Muraro. Lo chiamano carro armato. E così debbono percepirlo gli avversari. Bearzot non lo vede, tetragono nella difesa del suo gruppo, e la mancata ribalta della nazionale svolgerà un ruolo decisivo nella dimenticanza che colpirà Pasinato a fine carriera. Eppure Pasinato è una forza della natura. Le sue cavalcate, divenute proverbiali, sono amatissime dai tifosi nerazzurri. Come questa. Ribalta il fronte da solo, cinquanta, sessanta metri palla al piede, senza che gli avversari riescano a fermarlo, ad atterrarlo. Possanza e velocità, progressione e sapiente conduzione del pallone. Uno degli eroi del coast to coast. Brera lo soprannominò Gondrand, come l'omonima ditta di trasporti. Io provoco così: il miglior Pasinato è stato più forte del miglior Zanetti. Agli scettici segnalo le molte immagini di repertorio, che potrebbero e potranno confermarlo.

domenica 20 dicembre 2015

Toni 321 gol in carriera: a 38 anni è ancora un grandissimo goleador

Gol su azione, questa volta, contro il Sassuolo, e Toni approda a 321 gol in carriera: a 38 anni suonati, Toni resta un implacabile goleador. Il migliore italiano in attività. Segue classifica dei primi dieci cannonieri italiani.

  1. Piola 364 gol
  2. Del Piero 346 gol 
  3. Meazza 338 gol 
  4. Toni 321 gol
  5. Roberto Baggio 318 gol
  6. Inzaghi 316 gol
  7. Totti 316 gol
  8. Di Natale 310 gol
  9. Altobelli 298 gol
  10. Vialli 286 gol

giovedì 3 dicembre 2015

Elzeviro: 4. Alessandro "Spillo" Altobelli, il centravanti per eccellenza, ha compiuto 60 anni

Quando debbo pensare ad un centravanti, al centravanti per eccellenza, e seguo il calcio da più di 30 anni, il primo nome che faccio è sempre quello: Altobelli, detto "Spillo", per undici anni consecutivi numero nove di un'Inter che avrebbe meritato di vincere di più. Per restituire la dimensione della sua grandezza agonistica, basti ricordare che con la maglia nerazzurra mise a segno la bellezza di 209 gol in 466 partite, secondo solo all'inarrivabile Meazza, 282 gol, fra il 1977 ed il 1988, alla media di 19 gol a stagione. In un'epoca, converrà ricordare, nella quale l'attenzione alla fase difensiva era massima, tutte le squadre del campionato italiano, con un paio di eccezioni, marcavano a uomo e schieravano un libero di ruolo, il campionato era a sedici squadre, trovarsi in linea con l'ultimo difensore avversario era fuorigioco, in caso di retropassaggio il portiere poteva giocare il pallone con le mani. Il compito di un attaccante, insomma, era assai disagevole. Altobelli seppe eccellere a quei tempi, in tutte le competizioni, dalla serie A, alla nazionale, dove chiuse con 25 gol in 61 partite, come Baloncieri. Quando smise, soltanto Riva, Meazza e Piola avevano segnato più di lui. Lasciò il calcio nel 1990, dopo un'ultima stagione in serie B con il Brescia, assommando 298 gol tra i professionisti: allora, soltanto i soliti Piola e Meazza avevano segnato di più. Anche il primato di reti nelle coppe europee, 39, fu suo a lungo. E tale sarebbe probabilmente rimasto senza l'invenzione della Champions a gironi, che, garantendo un numero minimo di partite, avrebbe permesso ad Inzaghi e Del Piero di superarlo. In Coppa Italia è ancora oggi, 25 anni dopo la fine della carriera, il capocannoniere di tutti i tempi, con 56 gol. Che centravanti era Altobelli? Asciutto, anzi smilzo, ma alto per i tempi, 1,81 m, per questa ragione lo chiamavano "Spillo", aveva tecnica di primissimo ordine. Soltanto quando andava a battere dal dischetto, poteva dirsi che fosse destro, dacché calciava altrimenti con eguale disinvoltura anche con il mancino. Fortissimo nel gioco aereo, grazie ad elevazione e scelta di tempo, aveva naturali doti acrobatiche e di coordinazione, che gli consentirono numerose, spettacolari conclusioni al volo. Segnava di rapina e dopo aver saltato l'avversario, in contropiede e calciando dal limite dell'area. La sua acutissima visione del gioco gli permetteva anche di dirigere, all'occorrenza, il gioco offensivo, arretrando sulla trequarti. Corretto, mai i gomiti alti, esultava sempre in modo contenuto, quasi a domandare scusa dell'ennesima prodezza. Una sola volta, al Meazza, perse le staffe, mollando un buffetto ad Hansi Muller, stagione 1982-83, tedesco di fantasia, il calcio è luogo di ossimori, che non passava la palla per principio. Con l'Inter conquistò uno scudetto, nel 1979-80, formando una proverbiale coppia d'attacco con l'estroso Evaristo Beccalossi e due Coppe Italia, andando sempre a sbattere contro il Real Madrid nelle coppe: semifinale di Coppa dei Campioni nel 1981,quarti di finale di Coppa delle Coppe nel 1983, semifinali di Coppa Uefa nel 1985 e nel 1986. Campione del mondo nel 1982, con meraviglioso terzo gol in finale contro la Germania Ovest di Schumacher, pagò nei primi anni la preferenza che Bearzot accordò a Paolo Rossi. Promosso titolare nel 1984, guidò l'attacco fino al 1987, con quattro gol in quattro partite ai mondiali messicani del 1986. E trovò ancora il tempo di mettere la sua firma agli Europei del 1988, appena subentrato a Mancini, contro la Danimarca. L'antipatia di Trapattoni, che a Milano veniva sommerso dai fischi dei tifosi appena osava sostituire Altobelli, lo costrinse a passare, e fu un errore, alla Juve per un anno, comunque segnando con la solita, disarmante, regolarità. A metà degli anni '80, Altobelli fu il miglior centravanti del mondo. Sebbene non sia mai andato oltre il decimo posto, 1986, nella classifica per il pallone d'oro. Un giocatore con il suo repertorio, oggi farebbe sfracelli in serie A ed in Europa. Dei centravanti che poi l'Inter ha avuto, soltanto Ronaldo è stato più forte, sebbene meno completo di lui. Tanto per dare una misura della grandezza di Alessandro Altobelli, detto "Spillo".

domenica 22 febbraio 2015

Totti 240 gol in serie A, 312 gol in carriera, 297 gol con la Roma

Prodezza sul campo del Verona, Francesco Totti torna al gol, dopo la doppietta nel derby e dimostra di essere ancora decisivo e spettacolare alla sua età, a dispetto delle critiche prevenute dei suoi storici detrattori, che pretendevano di addossare a lui la lunga crisi della Roma. Per Totti, si tratta del gol n. 240 in serie A, sempre più vicino a Piola, 274 gol in A, nonché del gol n. 312 in carriera, 297 i gol con la Roma. Segue classifica dei primi dieci goleador italiani di tutti i tempi.
  1. Piola 364 gol
  2. Del Piero 346 gol
  3. Meazza 338 gol
  4. Roberto Baggio 318 gol
  5. Inzaghi 316 gol
  6. Totti 312 gol
  7. Toni 304 gol
  8. Di Natale 302 gol
  9. Altobelli 298 gol
  10. Vialli 286 gol

sabato 7 febbraio 2015

Toni agguanta Di Natale: 302 gol in carriera

Gol della bandiera nella sconfitta del suo Verona contro il sorprendente Torino di Ventura e Toni sale a 302 gol in carriera, agguantando Di Natale nella speciale classifica dei primi dieci goleador italiani in tutte le competizioni, di seguito riportata.

  1. Piola 364 gol
  2. Del Piero 346 gol
  3. Meazza 338 gol
  4. Robero Baggio 318 gol
  5. Inzaghi 316 gol
  6. Totti 311 gol
  7. Di Natale 302 gol
  8. Toni 302 gol
  9. Altobelli 298 gol
  10. Vialli 286 gol

giovedì 15 gennaio 2015

L'Inter deve tenere Icardi

Il senso del gol non si può imparare. Non è un fondamentale. È una dote innata, cui entro certi limiti soltanto l'esperienza, con il carico di errori che si trascina, può supplire. Icardi ha il senso del gol. Si capisce da come gioca, soltanto in vista del gol, da come calcia, inquadrando sempre la porta, dalle scelte che fa, tutte orientate a liberarsi al tiro. Poi, ha anche le doti tecniche ed atletiche per dare materia e sostanza a questo talento. L'Inter non dovrebbe farsi sfuggire un centravanti così. Uno che può varcare la soglia dei 200 gol in nerazzurro, come Meazza, come Altobelli.

domenica 23 novembre 2014

Di Natale 200 gol in serie A, 300 gol in carriera

Gol contro il Chievo, Udinese in vantaggio e Di Natale taglia il traguardo storico dei 200 gol in serie A. Meglio di lui, in ordine crescente, soltanto Roberto Baggio, 205 gol, Altafini e Meazza, 216 gol, Totti, 237 gol, e Piola 274 gol. Per Di Natale, che ormai ha 37 anni, questo gol è doppiamente storico, perché non soltanto è il n. 200 in serie A, ma anche il n. 300 in carrieraSegue classifica dei primi dieci goleador italiani in tutte le competizioni.
  1. Piola 364 gol
  2. Del Piero 345 gol
  3. Meazza 338 gol
  4. Roberto Baggio 318 gol
  5. Inzaghi 316 gol
  6. Totti 308 gol
  7. Di Natale 300 gol
  8. Altobelli 298 gol
  9. Toni 293 gol
  10. Vialli 286 gol

domenica 2 novembre 2014

Di Natale 199 gol in serie A, 299 gol in carriera, superato Altobelli

A segno nella sconfitta dell'Udinese contro il Genoa, Di Natale realizza il gol 199 in serie A, ad una rete dalla fatidica soglia delle 200 reti, varcata soltanto da Roberto Baggio, 205 gol, Altafini, 216 gol, Meazza, 216 gol, Totti, 237 gol, e Piola 274 gol. Altrettanto vicino il traguardo dei 300 gol in carriera, atteso che Di Natale è arrivato a 299 gol. Segue classifica dei primi dieci goleador italiani in tutte le competizioni aggiornata al 10 novembre 2014.
  1. Piola 364 gol
  2. Del Piero 345 gol
  3. Meazza 338 gol
  4. Roberto Baggio 318 gol
  5. Inzaghi 316 gol
  6. Totti 308 gol
  7. Di Natale 299 gol
  8. Altobelli 298 gol
  9. Toni 293 gol
  10. Vialli 286 gol

martedì 26 agosto 2014

Di Natale punta i 300 gol in carriera: è a 293 dopo la quaterna in Coppa Italia

Esploso tardi, Di Natale non ha più smesso di segnare. Escluso il ritiro, cui pure aveva pensato parecchio, ha iniziato la nuova stagione con una clamorosa quaterna in Coppa Italia: 293 gol in carriera per lui ed il traguardo dei 300 ormai vicinissimo. Quando cominciava a farsi notare nell'Empoli, non l'avrei mai creduto possibile. Segue classifica dei primi dieci goleador italiani in tutte le competizioni aggiornata al 02 novembre 2014.
*Aggiornamento del 02 novembre 2014: Di Natale supera Altobelli ed approda a 299 gol in carriera, 199 in serie A.
*Aggiornamento del 24 novembre 2014: Di Natale ce l'ha fatta. In un colpo solo, il gol contro il Chievo, è arrivato a 200 gol in serie A, 300 gol in carriera. Continua la leggenda del capitano dell'Udinese.
*Aggiornamento del 15 dicembre 2014: Di Natale non si ferma più, 201 gol in serie A, 301 gol in carriera, tallonato da Toni, altro classe 1977, che tocca la fatidica quota 300, superando Altobelli.
*Aggiornamento del 23 gennaio 2015: si dà conto dei gol segnati ultimamente da Totti e da Toni.
*Aggiornamento del 23 gennaio 2015: a segno ieri contro l'Empoli, la squadra che lo lanciò nella massima serie, Di Natale ha nuovamente staccato Toni, portandosi a 302 gol in carriera.
*Aggiornamento del 17 febbraio 2015: periodo di flessione per Di Natale, scavalcato da Toni che è arrivato domenica a 304 gol in carriera.
*Aggiornamento dell'8 marzo 2015: Di Natale torna al gol dopo un lungo digiuno: 303 gol in carriera.
*Aggiornamento del 7 aprile 2015: Di Natale in panchina, Toni invece segna una doppietta contro il Cesena e sale a 310 gol in carriera.
*Aggiornamento del 13 aprile 2015: torna al gol Di Natale nella sconfitta interna dell'Udinese contro il Palermo, gol n. 11 nel campionato in corso, gol n. 204 in serie A, gol n. 304 in carriera.
*Aggiornamento del 30 aprile 2015: prodezza contro l'Inter e Di Natale raggiunge Roberto Baggio, 205 gol in serie, nonché 305 gol in carriera.
*Aggiornamento del 4 maggio 2015: gol vittoria contro il Verona, 206 gol in A, uno più di Roberto Baggio, e 306 gol in carriera per un grande Di Natale.
  1. Piola 364 gol
  2. Del Piero 346 gol
  3. Meazza 338 gol
  4. Roberto Baggio 318 gol
  5. Inzaghi 316 gol
  6. Totti 313 gol
  7. Toni 313 gol
  8. Di Natale 306
  9.  gol
  10. Altobelli 298 gol
  11. Vialli 286 gol

giovedì 22 maggio 2014

Storia dei mondiali di calcio: 14^ puntata (1986, in Messico trionfa l'Argentina di Maradona)

Mai visto un giocatore del genere. Il Maradona ammirato ai mondiali messicani del 1986 è stato l'apice, il vertice, l'acme del gioco del calcio. Il suo sinistro da fiaba ha trasformato una pattuglia di onesti calciatori in una squadra capace di vincere i campionati del mondo. Bilardo lo promuove capitano e gli lascia tutta la libertà di giocare come vuole. Il suo secondo gol contro l'Inghilterra, tutte le figure del tango eseguite in una corsa armoniosa ed ineluttabile, tra avversari frastornati, verso la porta d'Albione, è il più bello di sempre. La doppietta al Belgio di Scifo, in semifinale, è strepitosa. Eppure Maradona gioca la sua miglior partita agli ottavi, contro gli storici rivali di un coriaceo Uruguay, guidato da Francescoli ed Alzamendi: dieci, quindici, forse venti volte, Maradona parte palla al piede, ne salta uno, due, tre e lo stendono. Periodicamente. Poi il gol arriva da Pasculli. In finale, partita ricca di colpi di scena contro gli irriducibili tedeschi. Passa l'Argentina con Brown, raddoppia Valdano. Poi, però, nella ripresa, accorcia le distanze Rummenigge e pareggia Voeller. Maradona, francobollato per tutta la gara da Matthaus, s'inventa un varco per la corsa di Burrachaga al tramonto della partita. Gol e vittoria: secondo mondiale per l'Argentina. Per il resto, l'Italia di Bearzot esce agli ottavi contro la Francia di Platini. Troppa riconoscenza per i reduci del 1982. Si salva Altobelli, quattro reti per lui, splendida quella all'esordio contro la Bulgaria. Infelice la scelta di Galli, a lungo in ballottaggio con Tancredi. Con Zenga in porta, sarebbe andata diversamente. L'inglese Lineker, sei gol, diventa capocannoniere.(1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata, 12^ puntata, 13^ puntata)

mercoledì 21 maggio 2014

Storia dei mondiali di calcio: 13^ puntata (1982, al Mundial di Spagna vince l'Italia, il mito di Pablito)

Vigilia funestata da polemiche interminabili. Gli azzurri di Bearzot vengono attaccati dalla stampa nazionale unanime, ma anche da dirigenti, osservatori, tifosi. A Bearzot si rimprovera di aver lasciato a casa Beccalossi, che a dire il vero avrebbe meritato la convocazione di più agli Europei del 1980, e soprattutto il capocannoniere Pruzzo. Sicché il Mundial di Spagna, anno di grazia 1982, non comincia sotto i migliori auspici. Nel girone eliminatorio di Vigo, arrivano tre brutti pareggi, contro Perù, Polonia e Camerun ed una stentatissima qualificazione al girone successivo, che ci vede opposti ai campioni del mondo uscenti dell'Argentina, nella quale già brilla la stella dell'immenso Maradona, ed ai fantastici giocolieri del Brasile di Santana: un centrocampo strepitoso, dove Falcao comanda il gioco, Cerezo galoppa, Junior muove dalla fascia sinistra, Zico segna, Socrates inventa ed Eder calcia a velocità mai viste. Un tripudio di tecnica, di eleganza. Una squadra che pare destinata a raccogliere l'eredità di quella del 1970. A sorpresa, l'Italia batte l'Argentina, con gol di Tardelli e Cabrini, mentre Rossi, rientrato dopo una lunga squalifica dovuta allo scandalo scommesse del 1980, seguita a stentare, attirandosi gli strali della critica. Contro il Brasile, cui basterebbe un pareggio, per accedere alle semifinali, Rossi però si ridesta dal lungo letargo e segna un tripletta destinata a mutare il corso della storia del mondiale e della sua carriera. A nulla valgono, per i supponenti brasiliani, che non accettano di giocare per il pareggio, le bellissime reti di Socrates e di Falcao. Esordisce al mondiale in quella storica partita Beppe Bergomi, 18 anni e mezzo, che prende il posto dell'acciaccato Collovati. Non uscirà più di squadra fino alla fine. In semifinale, una doppietta di Rossi estromette la Polonia, cui manca l'asso Boniek. Nell'altra semifinale, i tedeschi battono ai rigori, dopo una strepitosa rimonta la Francia di Platini e Giresse. Decisivo l'ingresso dell'infortunato Rummenigge, che segna il suo quinto gol. Rummenigge e Rossi, alla vigilia della finale tra Germania Ovest ed Italia guidano la classifica cannonieri con cinque reti. In finale, Bergomi, che gioca al posto dell'infortunato Antognoni, con cambio di modulo deciso da Bearzot, marca Rummenigge, reduce dalla conquista di due palloni d'oro consecutivi. La mossa si rivelerà decisiva. Bruno Conti, ala destra imprendibile, furoreggia dappertutto, ha tecnica brasiliana e concretezza europea. Sarà il miglior giocatore del mondiale. Atterrato in area a metà del primo tempo, rigore per l'Italia, che Cabrini calcia a lato del palo alla sinistra di Schumacher. Nella ripresa, però, l'Italia passa con Rossi, sei gol e capocannoniere del torneo, raddoppia con un gol da urlo, urlo vero, di Tardelli, dopo scambio in area tra l'immenso libero Scirea ed il giovane Bergomi, segno che l'Italia attaccava a pieno organico. E dilaga con una prodezza di Altobelli. Per i tedeschi arriverà poi il gol della bandiera di Breitner. Italia campione del mondo per la terza volta: 1934, 1938, 1982. Il capitano Zoff alza la coppa. E' un trionfo. (1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata, 12^ puntata, 13^ puntata, 14^ puntata)