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domenica 13 agosto 2023

Mancini si dimette dalla nazionale. Ora Zenga?

Giungono tardive, ma inaspettate, le dimissioni di Roberto Mancini da commissario tecnico della nazionale. Avrebbe dovuto rassegnarle dopo la mancata qualificazione ai mondiali di Qatar 2022. Incomprensioni con Gravina? Può essere. E Gravina, a propria volta, avrebbe dovuto dimettersi da tempo. Paura di fallire la qualificazione ai prossimi Europei? Può essere. Certo è che ora Mancini va sostituito. Si leggono i nomi di Spalletti e Conte. Due che puntano molto su un gruppo plasmato a propria immagine e somiglianza, due che hanno bisogno di tempo e di prove per trasmettere le nozioni di un gioco molto codificato, due poco adatti a saltare su un treno in corsa. Io punterei sull'avventuroso Walter Zenga, romantico giramondo, carico di esperienze. Duttile e spavaldo. Con la storia azzurra e il carisma per guidare una nazionale povera di personalità. 

martedì 26 luglio 2022

Il calcio degli anni '80: Maradona, Zico, Rummenigge, Platini, Falcao, Matthaus, Gullit, Van Basten, Francescoli, Careca...

Gli anni '80 furono anni calcisticamente straordinari e gli ultimi autenticamente liberi dai durissimi condizionamenti dei mercati televesivi, che, dopo, avrebbero preso il sopravvento e mutato la geografia e la storia dell'arte della pelota.

Nel 1980, alla vigilia dei campionati europei che si sarebbero tenuti proprio in Italia, deflagra da noi lo scandalo del calcio scommesse, una vicenda mai abbastanza chiarita, che conosce evitabili eccessi di spettacolarizzazione con tanto di calciatori arrestati in campo alla fine delle partite. Lo sfregio all'immagine del movimento nazionale è profondo. Seguono processi e squalifiche, che coinvolgono anche campioni di fama riconosciuta come Bruno Giordano e Paolo Rossi, che si professerà sempre innocente. 

Gli Europei, si diceva. Vince la Germania Ovest, perché c'è anche e ancora la Germania Est il più fedele alleato dell'URSS, Berlino è divisa da un muro che è simbolo e monito della guerra fredda, la cortina di ferro è ancora attualissima.

I tedeschi, dell'Ovest, sono guidati dal formidabile Karl-Heinz Rummenigge, possente ma tecnico ed acrobatico attaccante del Bayern Monaco, dalla progressione irresistibile. Attorno a lui, molti altri campioni, da Breitner a Stielike, da Hrubesch, centravanti colossale che sembra uscito da un'opera di Wagner, fino al giovane, superbo Bernd Schuster, mezzala ambidestra dalla tecnica sudamericana, la corsa poderosa e una sapienza calcistica da veterano. In finale, i tedeschi battono il Belgio. L'Italia ripete invece il quarto posto ottenuto ai mondiali d'Argentina del 1978, non senza rimpianti. 

Riaprono, dopo la serrata decisa nel 1966, le frontiere calcistiche. Ogni squadra italiana di Serie A potrà tesserare un calciatore straniero. Uno soltanto, per il momento. All'Inter, arriva il raziocinante regista austriaco Prohaska, alla Juve il mancino irlandese Brady, al Milan nessuno, perché i rossoneri sono retrocessi per via del calcio-scommesse. Ma, sono Napoli e Roma ad accogliere i due campioni migliori. L'asso olandese Krol, va sotto il Vesuvio. Già magnifico terzino sinistro, si reinventa libero di regia. Alla Roma, arriva invece il brasiliano Paulo Roberto Falcao, alto, biondo, elegante egli pure, ha corsa leggera, tiro secco, perentorio stacco di testa, diventa l'anima della squadra, che condurrà, nel 1983, alla conquista del secondo storico scudetto, sotto la guida di Liedohlm, assieme a Bruno Conti, Agostino Di Bartolomei, Ancelotti, Pruzzo

Nel 1980, lo scudetto va all'Inter di Bersellini, che abbina la classe di un centravanti moderno ante litteram come Altobelli all'estro scapricciato di Evaristo Beccalossi e con loro Muraro, Oriali, Marini, il libero e capitano Graziano Bini e Bordon, costretto alla panchina in nazionale da Dino Zoff, che ha già 38 anni e sta per vivere un straordinario tramonto di carriera. Nel 1981 e nel 1982, il campionato va invece alla Juve di Trapattoni, che costituirà l'ossatura dell'Italia campione del mondo nel 1982: Zoff, appunto, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli. E non senza polemiche della Roma, che è seconda nel 1981, e della Fiorentina, che è seconda nel 1982. 

E il 1982 è l'anno dei Mondiali di Spagna. Una squadra è favorita rispetto a tutte le altre, il Brasile di Tele Santana, che raduna una pattuglia di fuoriclasse straordinari con due soli punti deboli, il portiere e il centravanti, il lungagnone Serginho, che viene preferito a Roberto Dinamite, mentre il giovane Careca è fermato da un infortunio. Il centrocampo di quel Brasile è irripetibile: la regia arretrata di Falcao, la corsa elegante di Cerezo, i tocchi magici del leader della democracia corinthiana, Socrates, virtuoso del colpo di tacco, le progressioni e il mancino atomico di Eder, i dribbling e le rasoiate del numero 10, il Pelè bianco, Zico. Senza dimenticare che il terzino sinistro, Leo Junior ha piedi più che da centrocampista. 


Poi, c'è l'Argentina campione del mondo in carica, capitanata da Passarella, che con Scirea e Krol è il miglior libero del mondo, il tedesco Stielike viene dopo di loro, con Kempes e Ardiles e lui, il più grande di sempre, anche se non ancora tutti lo riconoscono, Diego Armando Maradona. L'Italia è dietro nel pronostico, ma quel mondiale lo vince, in mezzo a mille polemiche, battendo nel secondo girone eliminatorio proprio Argentina e Brasile. Dopo 44 anni, l'Italia è, per la terza volta, campione del mondo. Rossi è capocannoniere con 6 gol, tre al Brasile, due alla Polonia in semifinale, uno alla Germania Ovest in finale. Bruno Conti, ala destra di piede mancino, autentico regista laterale dell'Italia è il miglior giocatore della manifestazione. L'urlo di Tardelli, per il secondo gol della finale, l'esultanza sugli spalti del Presidente Pertini e Zoff con la coppa fanno il giro del mondo. 

Dino Zoff con la Coppa del Mondo 1982

E il campionato italiano di Serie A è il miglior campionato del mondo. I grandi campioni vengono tutti in Italia. Nel 1984, alla vigilia dello storico scudetto del Verona di Bagnoli, in serie A sono pronti a giocare: Maradona, nel Napoli, Zico all'Udinese, Falcao e Cerezo, nella Roma, Rummenigge e Brady, nell'Inter, Platini e Boniek, nella Juve, Socrates e Passarella nella Fiorentina, Briegel ed Elkjaer nel Verona. Ma ci sono anche Junior, nel Torino, Hateley nel Milan, Michael Laudrup nella Lazio. Una straordinaria, mai vista, parata di stelle. Si fa prima a contare i pochi assi del pallone che non ci sono: Francescoli, Lineker, Schuster, Brian Robson. I migliori sono tutti da noi.

Karl Heinze Rummenigge
con la maglia dell'Inter

L'Italia, dopo la sbornia dei festeggiamenti del 1982, complice uno svecchiamento della squadra cui Bearzot non procede per umana riconoscenza verso i suoi campioni, fallisce le qualificazioni a Euro 1984. In Francia, vincono i padroni di casa, trascinati da Michel Platini, capocannoniere con 9 gol e vertice del quadrilatero magico del centrocampo transalpino, formato anche da Fernandez, Tigana e Giresse. Il calcio definito dai medesimi francesi, con qualche concessione alla propria grandeur, calcio champagne. In finale, i francesi battono la Spagna. In quegli Europei, che noi guardiamo da casa, si mette in mostra il talento ancora poco irreggimentato del danese Michael Laudrup e quello del belga Vincenzo Scifo.

A destare grande sensazione è sopratutto la Danimarca di Laudrup, per il gioco spumeggiante dove forza fisica, coraggio e qualità tecnica trovano una sintesi quasi perfetta. Nasce la Danish Dynamite: Morten Olsen, LerbyFrank Arnesen, l'ala inarrestabile dell'Ajax,  l'indomabile attaccante Preben Larsen Elkjaer e Michael Laudrup danno spettacolo. Solo il rigore sbagliato da Elkjaer contro la Spagna, in semifinale, ferma la corsa lanciatissima dei Vichinghi del pallone.

Nel 1986, tornano i Mondiali. Toccherebbe, nella logica dell'alternanza, al Sudamerica. E precisamente alla Colombia. Ma, ai colombiani, alle prese con terribili problemi interni, non riesce di organizzare una competizione così risonante e complessa. E così, dopo appena 16 anni, si torna in Messico, per celebrare l'apoteosi del massimo genio calcistico apparso sulla terra a miracol mostrare: Diego Armando Maradona. Guiderà una squadra modesta, dentro la quale a stento brillano stelle minori come Ruggeri e Burruchaga e Valdano, a un trionfo inaspettato. Cinque gol, tra i quali due, il più beffardo e il più bello di sempre agli inglesi, già nemici in una recente guerra da operetta eppure sentitissima per il possesso delle Malvinas o Falkland, davanti alle coste argentine. Gli inglesi della Tatcher, tre anni prima vincono con le armi, Maradona, a Mexico '86, vendica la storia con il pallone, che pare prolungamento e sublimazione del suo stesso corpo di atleta tarchiato e compatto. Si ripeterà con una favolosa doppietta al Belgio in semifinale, e lanciando Burruchaga verso la rete del vittorioso 3-2 contro la Germania Ovest in finale. Capocannoniere del torneo, Gary Lineker, 6 gol. L'Italia esce agli ottavi contro la Francia di Platini. Bearzot affonda con il suo gruppo storico. Della spedizione azzurra si salvano in pochi, di più Altobelli, quattro gol più un autogol provocato. 

In Europa, nelle competizioni per club, dominano inizialmente le squadre inglesi. La Coppa dei Campioni va al Nottingham Forest nel 1980, all'Aston Villa nel 1982, al Liverpool nel 1981 e nel 1984. Nel 1983, vince l'Amburgo, con gol dalla distanza di Magath, negando alla Juve il primo successo in una competizione ancora mai vinta. Il successo per gli uomini del Trap giunge nel 1985, dopo i tragici scontri dell'Heysel di Bruxelles, dove si scatena la violenza cieca degli hooligans del Liverpool: 39 morti e immagini raccapriccianti. La Juve, in un clima surreale, vince 1-0 ma c'è poco da festeggiare. Si tratta del canto del cigno della Juve del Trap, illuminata dall'estro di Platini, tre volte consecutive capocannoniere in Serie A (1983, 1984 e 1985) e vincitore di altrettanti Palloni d'Oro.

Il 10 francese gioca un calcio fantasioso. Salva le caviglie, cedendo il pallone sempre un momento prima di subire il contrasto avversario. Gioca tanto di prima e segna punizioni meravigliose.

Michel Platini
con la maglia della Juve

Le squadre inglesi vengono squalificate dalle competizioni internazionali per cinque anni. Finisce così un dominio inziato nel 1977. E si apre la strada a successi inaspettati in Coppa dei Campioni: Steaua Bucarest nel 1986, ai rigori sul Barca, Porto nel 1987, Psv Eindhoven nel 1988. L'anno dopo, tocca al Milan di Sacchi, che ha il vento della critica in poppa. Rischia di uscire contro la Stella Rossa di Belgrado: si salva per la nebbia. Sempre nel 1989, c'è anche il successo in Coppa Uefa del Napoli di Maradona. Che aveva già vinto uno storico primo scudetto nel 1987 e si sarebbe ripetuto tre anni dopo, all'alba del nuovo decennio.

Maradona con
la maglia del Napoli

Nel 1988, in Germania, sempre Ovest, si disputano gli Europei. L'Italia, passata da due anni nelle mani di Azeglio Vicini, è forte. Difesa di ferro con Zenga, il miglior portiere del mondo del momento, Bergomi, capitano, Ferri, Franco Baresi e un giovane Paolo Maldini. Davanti Vialli, che brilla solo contro la Spagna, e Mancini, che gioca titolare, anche se Altobelli è ancora un centravanti migliore di lui. E poi Giannini in regia e Donadoni all'ala destra. Gli azzurri escono in semifinale contro l'URSS del calcio robotico del colonnello Valerij Lobanowski. Che in finale perderà contro l'Olanda di Gullit, numero dieci rossonero, e Van Basten, da poco tornato da un infortunio, tanto che lo scudetto con il Milan l'ha visto poco in campo. Van Basten parte inizialmente dalla panchina: gioca il manovriero Bosman. La partita d'esordio, proprio contro l'URSS, gli olandesi la perdono. Poi, entra contro l'Inghilterra, nella seconda partita del girone: tre gol! Sarà il capocannoniere della manifestazione e vincerà il primo di tre palloni d'oro. Il suo gol al volo, da posizione defilata a incrociare sul palo lontano - permesso anche da una fasciatura rigida sulla fragile caviglia destra - è splendido.

Marco Van Basten
con la maglia del Milan

Dasaev è battuto. Zenga, un gol così, però, nemmeno bendato avrebbe potuto prenderlo.

Walter Zenga 
con la maglia dell'Inter
e il trofeo di miglior portiere del mondo

Proprio Zenga difenderà la porta dell'Inter, innervata dai tedeschi Matthaus e Brehme, nell'ultimo campionato del decennio, che i nerazzurri, allenati dal Trap, venuto a Milano nel 1986, si aggiudicheranno con una sfilza di record e sei giornate d'anticipo. Il Napoli di Maradona, Careca e Alemao finisce a 11 punti, il Milan di Gullit, Rijkaard e Van Basten a 12: si assegnano ancora due punti per vittoria. Il calcio all'italiana di Trapattoni, quello con le marcature a uomo e il libero, s'impone sulla zona sacchiana.

Il campionato di Serie A resta altamente competitivo. In 10 anni, dal 1980 al 1989, vincono lo scudetto sei squadre diverse: quattro la Juve (1981, 1982, 1984, 1986), due l'Inter (1980, 1989), uno la Roma (1983), uno il Verona (1985), uno il Napoli (1987), uno il Milan (1988).

Nel decennio, si disputano tre edizioni della Coppa America. Le prime due sono vinte dall'Uruguay di Enzo Francescoli. Nel 1983, la Celeste vince davanti al Brasile, nel 1987, davanti al Cile. Nel 1989, vince il Brasile di Romario e Bebeto, superando proprio l'Uruguay. 


 Per approfondire:

martedì 23 febbraio 2021

Serie A 20/21: il punto dopo la 23^ giornata. Inter, prove tecniche di fuga

Derby stravinto dall'Inter e prove tecniche di fuga dei nerazzurri. Conte, diciamolo, è stato aiutato dalle difficoltà finanziare. Non potendo fare mercato, ha dovuto riconsiderare la sua ostilità tattica nei confronti di Eriksen e anche di Perisic. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ora anche la cosiddetta catena di sinistra dell'Inter funziona a meraviglia. 

Per il resto, il campionato è ancora lungo. E passi falsi sono sempre possibili. La Juve ha vinto a Crotone e deve recuperare la partita contro il Napoli. A me non pare granché quest'anno e non ho motivo di cambiare idea, allo stato. Però, restano da giocare ancora 15 partite.

Le due squadre più in forma, Lazio e Atalanta, hanno vinto ma il loro ritardo in classifica è significativo. Sconfitto, proprio dai bergamaschi, il Napoli di Gattuso, mentre la Roma non è riuscita ad espugnare il campo del Benevento.

Boccata d'ossigeno per il Toro, che ha superato il Cagliari - esonerato Di Francesco - con gol di Bremer. A proposito, è stato un errore, per i sardi, aver congedato Zenga. 

venerdì 3 luglio 2020

Serie A: il punto e la classifica dopo la 29^ giornata. L'Atalanta non corre di più, ma meglio degli altri

Vincono le prime quattro della classifica. La Juve, che comincia a ricevere apprezzabili vantaggi dalla lunghezza della rosa, con partite ogni tre giorni, ha comunque bisogno di tre prodezze per battere il Genoa. La Lazio ha ragione di un Torino sempre più traballante, ma che finirà comunque per salvarsi. L'Inter travolge il Brescia, non una grande impresa, e l'Atalanta doma il Napoli. 

Classifica dopo 29^ giornata

 Juve 72 Bologna 38
 Lazio  68 Sassuolo 37
 Inter  64 Torino 31
 Atalanta 60 Fiorentina  31
 Roma 48 Udinese 31
 Napoli  45 Sampdoria 29
 Milan 43 Genoa 26
 Verona 42 Lecce 25
 Cagliari 39 Spal 19
 Parma  39 Brescia 18


Tutti a dire: quanto corrono gli atalantini! Poi, a leggere le statistiche della Lega di Serie A, si scopre che i bergamaschi sono al nono posto per chilometri percorsi, mentre ai primi tre ci sono Inter, operaizzata da Conte, Juve e Verona. Devo dire che un paio di anni fa io stesso rimasi impressionato dalla corsa degli uomini di Gasperini in presa diretta. Osservando meglio, tuttavia, si nota come i giocatori dell'Atalanta non corrano più degli altri ma meglio. Anche perché accettano uno degli spauracchi del calcio contemporaneo: l'uno contro uno. Come accadeva una volta. C'è, inoltre, sincronia nei movimenti di squadra in fase offensiva, gli inserimenti senza palla sono premiati da passaggi precisi e immediati e nessuno è costretto a correre a vuoto. Poi, di solito, l'Atalanta cresce o sembra crescere alla distanza, perché parte più piano. Sicché, calando gli altri nella ripresa, il divario di rendimento appare più marcato. Si tratta, mi sembra un fatto ormai accertato, di una precisa strategia. Poi, c'è anche il talento. L'intelligenza calcistica e la qualità tecnica del Papu Gomez, per esempio, ha pochi riscontri nel nostro campionato. 


Crisi nera per la Roma, sconfitta ieri in casa dall'Udinese. Il Milan pareggia allo scadere contro la Spal, nonostante abbia giocato metà partita con un uomo in più. Il Verona parte il Parma in rimonta e si conferma la miglior sorpresa della stagione. Pareggio di mezza classifica tra il Bologna di Mihajlovic ed il Cagliari di Zenga.

giovedì 2 luglio 2020

Giovanni Simeone: il mestiere del centravanti

Imporsi nel calcio professionistico, portandosi appresso un cognome importante come il suo, non dev'essere stato facile. Giovanni Simeone, figlio di Diego Simeone, già centrocampista assaltatore con più 100 presenze nella nazionale Argentina e da anni allenatore iconico dell'Atletico Madrid, non è un fuoriclasse. Non impressiona, non suggestiona e non ruba l'occhio. Ormai ha 25 anni e probabilmente resterà sempre ai margini delle cosiddette grandi squadre. Eppure è un centravanti di valore che, del centravanti, conosce regole, segreti e astuzie: il mestiere, insomma. A Cagliari, soprattutto con Zenga, che crede in lui, ha ritrovato con regolarità la via della rete. Contro il Bologna ha segnato il decimo gol in campionato, toccando la doppia cifra per la terza volta da quando gioca in Serie A: gli era già riuscito nei primi due anni a Firenze. Ha tutti i colpi. In nessuno eccelle, ma non ci sono punti deboli nel suo gioco. Segnerà ancora tanti gol.

lunedì 29 giugno 2020

Serie A 2019/20: il punto e la classifica dopo la 28^ giornata

Hanno vinto le prime quattro della classifica, tanto che il discorso qualificazione alla prossima Champions si è virtualmente chiuso. Comodo il successo della Juve; sofferto e discusso quello della Lazio; prezioso quello atalantino, propiziato dalla doppietta di un campione vero come Muriel, rimasto in carriera al di sotto di quel che il talento puro gli avrebbe permesso; stentatissimo quello dell'Inter sul Parma.

La Roma ha ceduto sul campo del Milan di Rebic, che da centravanti si mostra sempre più efficace. A condizione che abbia campo. Bella vittoria del Cagliari di Zenga, che, dopo anni, allena finalmente una buona squadra. 

Una riflessione sui giovani cresciuti all'Inter: nella 28^ giornata hanno segnato sia Pinamonti, classe '99, sia Bonazzoli, classe '97. Di entrambi si dicevano grandi cose. Entrambi sono stati lasciati andare, anche se Pinamonti non a titolo definitivo. Entrambi hanno qualità evidenti e tutta una carriera davanti. So quanto sia minoritaria la mia posizione: ma invece di giocatori usurati, come Sanchez, o, in prospettiva, Dezko, punterei su di loro. Avrei già puntato su di loro. Stesso discorso per Esposito, che ora Conte tiene fisso in panchina. 

venerdì 26 giugno 2020

Serie A 2019/20. Il punto e la classifica dopo la 27^ giornata

Prove tecniche di fuga per la Juve meno convincente degli ultimi nove anni nella serie A 2019/20. La squadra di Sarri ha nove punti meno di quella di Allegri alla 27^ giornata del passato campionato. Un rallentamento c'è stato ed è innegabile. Ciò nonostante, la Juve, molto aiutata dalla buona sorte, per dirla così, contro il Bologna, ha allungato su Lazio e Inter. I biancocelesti sono stati rimontati e battuti dall'Atalanta: la squadra di Inzaghi, come scritto più volte, ha una rosa corta e non è preparata a giocare ogni tre giorni. Era uscita dall'Europa League per evitarlo. Il Covid ha mutato le carte in tavola. 

L'Inter ha pareggiato goffamente contro il Sassuolo in una ballata di errori di tecnico e giocatori. Ha vinto la Roma contro la Samp, con doppietta del redivivo Dzeko, e il Napoli, fuori casa, contro il Verona, che resta la rivelazione della stagione. Gattuso fa il suo gioco, che concede poco allo spettacolo, ma reca copiosi frutti. La butto lì: con l'ausilio, certo indispensabile, della fortuna, il Napoli in Champions potrebbe ripetere l'exploit del Chelsea di Di Matteo.

Primo successo per Zenga sulla panchina del Cagliari: battuta la Spal. Vittorie anche per Torino e Milan.


Classifica 27^ giornata
 Juve 66 Bologna 34
 Lazio  62 Sassuolo 33 
 Inter  58 Torino 31
 Atalanta 54  Fiorentina  31
 Roma 48 Udinese 28
 Napoli  42 Sampdoria 26
 Milan 39 Genoa 25
 Parma  39 Lecce 25
 Verona 38 Spal 18
 Cagliari  35 Brescia 17


martedì 9 giugno 2020

Italia-Austria 1-0: Schillaci. Accadeva 30 anni fa. La prima delle "notti magiche"

Sono passati 30 anni, dal 9 giugno 1990, debutto della nazionale italiana di Azeglio Vicini ai mondiali di casa, che quella squadra avrebbe potuto e dovuto vincere, salvo fermarsi ad un passo dalla gloria.

Campionato mondiale di calcio 1990 - Wikipedia
Nazionale Italiana, Italia '90

All'Olimpico di Roma, alle ore 21 di un sabato ch'era stato sereno e soleggiato, l'Italia affrontava l'Austria guidata da Hickersberger: squadra solida, che aveva nel capitano Tony Polster, già possente centravanti del Torino, in quel momento in forza al Siviglia, il suo leader tecnico e morale.


Quell'Italia aveva la miglior difesa al mondo, tra le più efficaci e meglio assortite mai viste, tanto da tenere imbattuta la propria porta per quasi sei partite di quel mondiale, sino al beffardo gol di Caniggia in semifinale. Zenga in porta, Bergomi terzino destro marcatore, Ferri stopper, Maldini terzino sinistro, Franco Baresi libero! Il centrocampo viveva della regia di Giuseppe Giannini, scortato dalla corsa di De Napoli, con Donadoni ala destra e Ancelotti interno. Ecco, il centrocampo, che poi Vicini avrebbe cambiato più volte, era forse il reparto meno brillante. Ma, i problemi, all'inizio, ci furono davanti. Vicini partì con Vialli e Carnevale di punta. Ma, i due non facevano coppia. Carnevale era meno forte di Serena, tenuto in panchina, e Vialli, cominciò a capirsi quella sera, era sopraffatto dalla tensione. Avrebbe dovuto essere il suo mondiale. Fu invece il mondiale di Schillaci.


Salvatore Schillaci - Wikipedia
Salvatore Schillaci


Sì, perché al netto di una lunga prevalenza territoriale e di un controllo facile del gioco, l'Italia stentava a trovare il gol e c'era odore di beffa. Del resto, l'Argentina campione del mondo uscente aveva appena perso la partita inaugurale contro il Camerun. Al 75', Vicini toglie Carnevale per Schillaci. Carnevale reagisce male alla sostituzione, come Chinaglia contro Valcareggi nel 1974: non entrerà più in squadra. E Schillaci, 1,75 m, quattro minuti più tardi riceve a centro area un cross di Vialli e segna il gol della vittoria, in saltando in mezzo a due colossi austriaci. Stagione pazzesca per lui, dopo tanta gavetta nelle serie inferiori. Con la Juve di Zoff ha appena vinto Coppa Italia e Coppa Uefa. Al mondiale segnerà altre cinque reti, laureandosi capocannoniere del torneo.

Mondiali di calcio d'Italia '90
Roma, Stadio Olimpico, sabato 9 giugno 1990, ore 21:00

Italia-Austria 1-0 (0-0)

Italia: Zenga (Inter), Bergomi (Inter) -cap.-, Maldini P. (Milan), Ancelotti (Milan), Ferri II (Inter), Baresi II (Milan), Donadoni (Milan), De Napoli (Napoli), Vialli (Sampdoria), Giannini (Roma), Carnevale (Napoli) - Sostituzioni: 46' De Agostini (Juve) per Ancelotti; 75' Schillaci (Juve) per Carnevale (Napoli). All.: A. Vicini

Austria: Linderberger, Russ, Streiter, Aigner, Pecl, Schottel, Artner (62' Zask), Linzmaier (77' Hortnagl), Ogris, Herzog, Polster -cap.-. All.: J. Hickersberger

Arbitro: Wright (Brasile)

Rete: 79' Schillaci (Italia)

Spettatori: 72.303 paganti

lunedì 27 aprile 2020

I 60 anni di Walter Zenga. Il portiere immaginifico

Gli anni '80 sono stati gli ultimi davvero spensierati. Peraltro, seguivano i lugubri '70, quelli degli attentati e degli scontri di piazza, del terrorismo, della strategia della tensione, della crisi petrolifera, dello scontro ideologico permanente. Poi, il reflusso. La pacificazione sociale, certo, anche l'edonismo, che si sarebbe detto reaganiano, nuovi anni '60, più patinati, più glamour, meno sinceri anche. E più superficiali, di sicuro. Anni giovani, comunque. Di diffuso benessere, l'Italia entrava tra le cinque maggiori potenze economiche del mondo. Milano, la città di Craxi presidente del Consiglio socialista, il primo, tra il 1983 e il 1987, era il traino del Paese, ché nazione non si poteva più dire da tempo. La città della moda e della Borsa. E dell'Inter, poiché il Milan, prima dell'avvento di Berlusconi, s'era fatto due anni di purgatorio in serie B. Zenga divenne titolare della porta nerazzurra a 23 anni, nel 1983. E di quella Milano da bere divenne il simbolo audace e scapigliato. Incarnava, più di chiunque altro, sulla sua moto e tra i pali, la gioventù sbarazzina e fiduciosa dell'epoca. E si credeva che non potesse invecchiare. E invece, domani, Walter Zenga compirà 60 anni! Volava Zenga, il suo colpi di reni, che gli consentiva parate prodigiose, mai più riviste, che indusse Brera a dirlo Deltaplano, fu il gesto tecnico rappresentativo di una decade calcistica irripetibile. Quando la serie A era il centro del mondo del pallone. Bandiera nerazzurra e portiere della nazionale di Vicini. Lo scudetto dei record del 1989, le due Coppe Uefa del 1991 e del 1994, quando fu costretto a un doloroso, precoce, ingiusto congedo. La beffa ad Italia '90, con primato d'imbattibilità e, no, non sbagliò sul gol di Caniggia. Il tempo è passato. Anche per lui. Per noi tifosi, che allora eravamo bambini o ragazzi, Zenga avrà sempre vent'anni. Inarcato all'indietro a respingere un pallone che altri nemmeno avrebbero visto. Il più forte portiere del mondo di allora. Tra i massimi di sempre. 
File:Walter Zenga - 1987 - FC Inter.jpg - Wikipedia
Walter Zenga

lunedì 28 gennaio 2019

L'ennesima crisi dell'Inter: Conte non è la risposta

Perché ripetere errori già commessi? Ci è bastato Lippi. Conte, all'Inter, non lo vogliamo. Detto questo, la partita persa ieri contro il Toro ha mostrato scarso sentimento di appartenenza in molti giocatori, basculanti tra bassa motivazione ed incipiente depressione, con scorribande nel disinteresse per le sorti di una squadra, cui si sentono estranei. Vadano via. L'Inter deve ripartire dagli interisti. Zaniolo va ripreso. C'è ancora la possibilità di farlo. Va riportato a casa Pinamonti. Io riprenderei anche Benassi, che segna tantissimo ed è già un veterano, dalla Fiorentina. Poi, si potrà pensare ad un giocatore di spessore internazionale, monetizzando le partenze di quelli che sono giunti al capolinea nerazzurro, da Perisic a Joao Mario a Nainggolan. In panchina, per me andrebbe benissimo Zenga. Difficile? Può essere. Chiunque, ma non Conte. A meno che Spalletti riesca a raddrizzare la stagione. Difficilissimo.

lunedì 14 maggio 2018

Serie A 2017/18: il punto dopo la 37^ giornata. La farsa continua

Una giornata, la trentasettesima della serie A 2017/18, davvero imbarazzante. Squadre sfinite che tornano a nuova vita agonistica e vincono. In trasferta. Cagliari, Chievo, Udinese. E così finisce che le due pericolanti capaci del miglior calcio, Crotone di Zenga e Spal, debbano giocarsi la salvezza. Soprattutto, il Crotone, ora terzultimo, che pure ferma la Lazio sul pareggio in casa. Riaccendendo le speranze di qualificarsi alla Champions dell'Inter. Sconfitta in modo patetico da un Sassuolo, ma guarda un poco!, assai motivato. Spalletti o va in Champions o va a casa, però. Perché l'Inter ha dissipato troppi punti in quei tre mesi invernali di crisi più psicologica che tecnica. La squadra ha delle lacune, per carità, ma troppe partite sbagliate non possono che mettersi in conto all'allenatore. Alla fine, conterà l'ultima partita. Vincesse all'Olimpico, Inter promossa, e Spalletti pure. In caso contrario, stagione insufficiente. Vince lo scudetto la Juve: ma senza gli errori arbitrali nella partita contro l'Inter, resto convinto che lo scudetto sarebbe andato al Napoli, che ieri, battendo la Samp, ha fatto il proprio record di punti.

giovedì 19 aprile 2018

Serie A 2017/18: Zenga ferma la Juve, il Napoli crede allo scudetto

La Juve, imbrigliata dal centrocampo denso del Crotone di Zenga, lascia in Calabria due punti che il Napoli recupera, rimontando l'Udinese. Domenica sera, a Torino, il Napoli può portarsi a meno uno. Scudetto mai così incerto nell'ultimo lustro. Pronostico mio: vincerà il Napoli. Domenica ed il campionato. Vincono Roma, a fatica, e Lazio, con rimonta sulla Fiorentina del sottovalutato francese Veretout, autore di una tripletta. Che, curioso a dirsi, non è bastata Ha molta tecnica, questo Veretout. La corsa Champions resta apertissima: decisiva sarà l'ultima di campionato, il 5 maggio, con Lazio-Inter. Pareggio del Milan con il Torino: la squadra di Gattuso rischia di mancare l'Europa League.

lunedì 16 aprile 2018

Serie A 2017/18: il punto dopo la 32^ giornata. La Juve allunga sul Napoli

Dopo la batosta, meritata, in Champions, la Juve vince facilmente contro la Samp, 3-0. Troppo vasta la sua rosa. Douglas Costa entra e cambia il corso della partita. Il Napoli, che tira avanti con 12/13 giocatori, si ferma al Meazza contro il Milan. Un pareggio che può costare carissimo. Pareggia anche l'Inter contro l'Atalanta, come pareggiano, nel derby capitolino Roma e Lazio. La corsa per la Champions resta apertissima, con vista sullo scontro diretto, l'ultima di campionato, tra Lazio e Inter, il 5 maggio! Perde il Crotone di Zenga dal Genoa. Mercoledì, Crotone-Juve, mi aspetto una sorpresa.

lunedì 9 aprile 2018

Serie A 2017/18: il punto dopo la 31^ giornata. Napoli in corsa per lo scudetto

Milik e Diawara rimontano il gol del Chievo e tengono accese le speranze del Napoli per uno scudetto, che, a questo punto, si deciderà nello scontro diretto con la Juve a Torino. I bianconeri passano a Benevento con due rigori trasformati da Dybala: senza parole! L'Inter del logorroico Spalletti perde contro il Toro di Mazzarri e scivola al quinto posto, grazie alla vittoria della Lazio, firmata ancora dal capocannoniere Immobile: 27 gol per lui. Sconfitta anche per la Roma contro la Fiorentina: segna Benassi, uno che, cresciuto nell'Inter, avrebbe fatto e farebbe comodo all'Inter, i cui centrocampisti legano pochissimo con il gol. Pareggio interno del Milan con il Sassuolo. Vince il Crotone di Zenga contro il Bologna: salvezza possibile.

lunedì 19 marzo 2018

Serie A 2017/18: il punto dopo la 29^ giornata. Napoli a -2 dalla Juve

C'è voluta una prestazione seria della Spal per fermare la resistibile corsa della Juve. Una squadra contro la quale, incredibile dictu, in Italia tanti fanno turn over. La Spal ha giocato con ordine, la Juve era stanca. Pareggio e campionato riaperto dalla puntuale vittoria del Napoli, che ha avuto ragione del Genoa con Albiol. André Silva sbroglia ancora i problemi del Milan, con un gol decisivo. Passa la Roma a Crotone, ma, resto convinto che la squadra di Zenga finirà per salvarsi. Pareggio interno della Lazio, che cede all'Inter, vittoriosa a Marassi contro la Samp, il quarto posto provvisorio. La squadra di Simone Inzaghi, però, ha la possibilità di conquistare l'Europa League.

martedì 13 marzo 2018

Serie A 2017/18: il punto dopo la 28^ giornata. La Juve scavalca il Napoli

Il pareggio a reti inviolate tra Inter e Napoli favorisce il sorpasso sugli azzurri della Juve. Che batte l'Udinese con doppietta di Dybala. L'argentino ha segnato otto gol su punizione diretta da quando è alla Juve. Vince comodamente la Roma contro il Torino, consolidando il terzo posto, mente la Lazio non va oltre il pareggio, strappato con una prodezza manciniana, di tacco, di Ciro Immobile. Sonante vittoria, 4-1, del Crotone di Walter Zenga sulla Sampdoria.Vince ancora il Milan, con molta fortuna ed il primo gol in serie A del portoghese André Silva. Restano dieci, anzi, per la gran parte delle squadre, undici partite da giocare. La Juve sembra favorita per il titolo, ma io ritengo che, alla fine, la spunterà il Napoli. Sarri, però, deve trovare qualche variante al gioco dei suoi. Valorizzando, per esempio, Milik.

mercoledì 7 febbraio 2018

Serie A 2017/18: il punto dopo la 23^ giornata. Vincono Napoli e Juve. Lazio battuta dal Genoa. Crisi Inter

Prosegue la fuga di Napoli e Juve. Il campionato italiano, tra i maggiori europei, è l'unico non ancora deciso a questo punto della stagione. Unica consolazione, dacché il livello del gioco è basso e la qualità degli interpreti, complessivamente, modesta. Torna alla vittoria la Roma, mentre la Lazio è superata in casa dal Genoa. Ora, Lazio, Inter, fermata dal Crotone di Zenga in casa, e Roma, sono tutte nello spazio di due punti: lotta Champions aperta, sebbene livellata verso il basso. Splendido il gol di Federico Chiesa, nel successo esterno della Fiorentina sul Bologna: il giovanotto ha colpi da fuoriclasse e pari personalità.

sabato 3 febbraio 2018

Inter-Crotone: 1-1. Inter in crisi profonda

Crisi nera. L'Inter non vince più. Ed ora anche Spalletti mi sembra confuso. Pareggio interno, dopo una prova imbarazzante, con il Crotone di Zenga. Il numero uno. Sempre. 

lunedì 29 gennaio 2018

Serie A 2017/18: il punto dopo la 22^ giornata. Perdono Lazio e Roma, crisi per l'Inter

Prosegue il testa a testa tra Napoli, illuminato da un grande Mertens, e Juve, beneficiaria di due espulsioni ai danni del Chievo. Da regolamento, potevano starci i due cartellini rossi, ma, insomma summum ius, summa iniuria. L'Inter, in crisi drammatica di personalità, non va oltre il pareggio sul campo della Spal, ma Roma e Lazio non ne approfittano. Gli uomini di Di Francesco perdono in casa contro la Sampdoria di Giampaolo, gol di Zapata: confermo, la Roma non andrà in Champions. Il Milan batte la Lazio, ma il primo gol di Cutrone è vistosamente irregolare. Alla Lazio manca più di qualche punto in questo campionato. Come al Crotone di Zenga, fermato dal Cagliari. Vittoria netta del Toro di Mazzarri sul Benevento. Non ha grande stampa, ma, Mazzarri è un tecnico di valore.

martedì 23 gennaio 2018

Serie A 2017/18. il punto dopo la 21^ giornata. Vincono Napoli e Juve

Vittorie non troppo brillanti del Napoli contro l'Atalanta, torna al gol Mertens, e della Juve, davvero in difficoltà nella ripresa, contro il Genoa. Sembra essere l'anno giusto per gli uomini di Sarri, più concreti che in passato e capaci di risultato pieno anche nelle giornate di minor grazia. La Juve gioca un calcio mediocre e vive dell'abbondanza della rosa: ha un mucchio di alternative, figlie di un prepotere economico e sportivo che supera il lustro. Pareggio tra Inter e Roma: i giallorossi, che stanno per perdere anche Dzeko, diretto al Chelsea di Conte, non arriveranno in Champions. L'Inter è ostaggio della prudenza eccessiva di Suning: con qualche innesto, sarebbe stata da scudetto. La squadra più in forma del campionato è la Lazio di Simone Inzaghi, nella quale brilla Milinkovic-Savic: altro che Pogba! Vince il Milan di Gattuso a Cagliari, con doppietta di Kessie. Vittoria importante, in coda, del Crotone di Zenga sul campo del Verona.