Elenco blog personale

venerdì 4 febbraio 2022

Jacobs 6"51 nei 60 m a Berlino

Rientro vincente del campione olimpico Marcell Jacobs, che vince nei 60 m indoor a Berlino. Tempo di tutto rispetto: 6"51.

giovedì 3 febbraio 2022

Il calcio degli anni '40: da Valentino Mazzola a Pedernera

La decade meno ricordata nella storia del calcio del secolo scorso è quella che va dal 1940 al 1949. Per tante ragioni, a cominciare dalla Seconda Guerra Mondiale, sì, scritta con le maiuscole, che funestò il primo lustro di quell'epoca: era iniziata nel 1939. Tanto che non si disputarono i mondiali del 1942, mentre infuriava il conflitto, e neppure quelli del 1946, quando la ricostruzione era appena cominciata e l'Italia era dopo poco, e tra mille polemiche, divenuta una Repubblica. 

E fu una sfortuna che a grandi, grandissimi giocatori fu sottratta la possibilità di mostrare il loro talento in una competizione planetaria.

Tre squadre si distinsero in mezzo a tutte le altre: il River Plate, il Torino, la Honved. L'Argentina, come tutto il Sud America, ebbe la fortuna di rimanere fuori dal conflitto. A Buenos Aires, fiorì una generazione irripetibile di fuoriclasse, tutti accasati al River Plate. Quella squadra strappava applausi a scena aperta e mostrava automatismi di gioco così collaudati, da sembrare una macchina, una maquina. Il favoloso centravanti Pedernera, che molti considerarono a lungo il miglior giocatore di sempre - la pensava a questo modo anche Di Stefano, che gli avrebbe tolto il posto di titolare al River nel 1946 -, Labruna, Loustau, Moreno e Munoz erano i cinque dell'attacco formidabile di quella squadra irripetibile.

Adolfo Pedernera


Nello stesso torno di tempo, il presidente del Torino Ferruccio Novo, era il 1942, ingaggiava dal Venezia una promettente coppia di mezzali, Valentino Mazzola e Loik, che avrebbero costituito l'ossatura del Grande Torino, una squadra che smise di vincere, dopo cinque campionati consecutivi, con la pausa da guerra tra il 1943 e il 1945, solo per il tragico schianto di Superga, di ritorno da una trasferta in Portogallo. Il Grande Torino fu, in Italia e in Europa, quello che il River Plate rappresentò in Argentina e in Sud America. Valentino Mazzola, capitano eccelso, uomo ovunque sul campo, antesignano di Di Stefano e di Cruijff, e insuperato trascinatore, fu l'antagonista di Pedernera per il titolo di migliore del suo tempo. La fine tragica di quel Toro il 4 maggio del 1949 consegnò la squadra alla leggenda.

Il Grande Torino


Subito dopo la guerra, in Ungheria, a Budapest, mentre gli artigli dell'URSS avvinghiavano la vita politica magiara, si affermava la Honved, dell'ala Puskas, un mancino dal tiro potentissimo e dal tocco felpato, dalla progressione irresistibile e dal gol facilissimo, asso tra gli assi. Attorno a lui, fioriva una squadra magnifica, che si sarebbe trasferita di peso nella nazionale ungherese, capace di stupire il mondo nei primi anni '50.

Il campionato italiano, sospeso nella sua espressione nazionale tra il '43 e il 45', fu vinto dall'Inter orfana di Meazza nel 1940, dal Bologna nel 1941, dalla Roma di Amadeo Amadei - primo titolo assoluto - nel 1942, poi dal Torino (1943, 1946, 1947, 1948, 1949).

Nel 1948 lasciò la guida tecnica della nazionale italiana Vittorio Pozzo, che aveva guidato gli azzurri alla vittoria dei mondiali del 1934 e del 1938 nonché delle Olimpiadi di Berlino del 1936. Fatali gli furono le sconfitte contro l'Inghilterra (4-0 a Torino) di Mortensen, autore di un gol sopravvalutato e Stanley Matthews, e contro la Danimarca (5-3 alle Olimpiadi di Londra, in agosto) del poderoso centravanti Praest, che un anno dopo sarebbe approdato alla Juve. Quelle Olimpiadi, le avrebbe poi vinte la Svezia di Gren, Liedholm e Nordahl, autore di tre gol in finale contro la Jugoslavia. Tutti e tre sarebbero approdati in serie A, al Milan. 

Si chiudeva, invece, per gli azzurri, un'era ricca di successi e se ne preparava un'altra, avarissima di soddisfazioni. La ricordata scomparsa degli assi del Grande Torino l'anno dopo si sarebbe combinata con le difficoltà di una generazione, nata a cavallo degli anni '30, fortemente penalizzata dalle ristrettezze, persino alimentari, degli anni di guerra. Negli anni '50, in serie A, con poche eccezioni, avrebbero furoreggiato gli assi stranieri, specialmente nordeuropei, e nessun successo internazionale avrebbe arriso alla nazionale italiana addirittura sino al 1968.



Lautaro goleador con l'Argentina

Due partite, due gol, entrambi decisivi. Lautaro Martinez ha confermato la sua caratura di grande goleador con la maglia dell'Argentina, firmando le reti del successo dell'Albiceleste contro il Cile e la Colombia, durante le qualificazioni ai mondiali di Qatar 2022. Il centravanti nerazzurro è così arrivato a 19 gol in 37 partite con la sua nazionale. Gol che pesano parecchio più dei gol facili che si segnano nella decaduta e decadente Serie A italiana degli ultimi quindici anni. 

domenica 30 gennaio 2022

Gli urletti di Nadal

Tutti parleranno di epica rimonta, del ventunesimo Slam et similia. Io mi limito ad osservare che gli urletti di Nadal sono più fastidiosi di quelli di Monica Seles. Per tacere di tutto il tempo che impiega a servire. Snervante. Mi ha disturbato la sua vittoria (che è soprattutto una sconfitta di Medvedev)? Sì, moltissimo. Come sempre. 

venerdì 28 gennaio 2022

Australian Open 2022: finale Medvedev-Nadal

Sarà tra Medvedev e Nadal la finale degli Australian Open 2022. Entrambi hanno battuto i rispettivi avversari, Tsitsipas e Berrettini, in quattro set. Considero favorito per il successo finale Medvedev. O, comunque, tifo per lui.

martedì 25 gennaio 2022

Berrettini in semifinale agli Australian Open 2022. Battuto Monfils in 5 set

Quarti di finale degli Australian Open 2022, Matteo Berrettini affronta il francese Monfils, che ha dieci anni più di lui. Berrettini si aggiudica i primi due set 6-4, 6-4 e le semifinali paiono a portata di mano. Monfils, tuttavia, non ha la minima intenzione di gettare la spugna. E vince il terzo set 6-3. Il francese ricava più punti di Berrettini dalla seconda di servizio, vero limite odierno dell'azzurro, oltre a quello consueto degli spostamenti laterali, sempre laboriosi per uno con la sua stazza. Il copione del quarto set è il medesimo, con Monfils avanti e giochi interminabili come il nono: il francese si aggiudica il set ancora per 6-3. Si va al quinto. Partita anche di nervi. Soprattutto di nervi. E Berrettini vince subito sul servizio avversario. Tiene il proprio servizio e sale 2-0. Poi un nuovo break e il servizio tenuto nel quarto gioco, chiuso da un magnifico dritto incrociato. Berrettini avanti 4-0. Monfils conquista il primo game del suo quinto set. Si gioca da tre ore e quaranta minuti. Berrettini sale 5-1, Monfils torna a servire bene: 5-2 per l'azzurro che può servire per il match. E vince Berrettini, trasformando il terzo match-point. Una grande prova di maturità. Va in semifinale agli Australian Open 2022. E potrebbe vincere il torneo. 

lunedì 24 gennaio 2022

Serie A: il punto dopo la 23^ giornata. L'Inter allunga

Lo scialbo pareggio tra Milan e Juve permette all'Inter di allungare in testa alla classifica, confermando quanto prezioso sia stato il gol firmato allo scadere da Dzeko contro il Venezia. Tra le inseguitrici, più dei rossoneri in vistoso rallentamento, sembra accreditarsi il Napoli, che ha una rosa vasta come quella dell'Inter. Dopo la sosta, l'Inter affronterà prima il Milan e poi il Napoli, partendo da un vantaggio attuale di quattro punti e una partita in meno. Bella vittoria della Roma sul campo dell'Empoli, con Abraham  sugli scudi e Sergio Oliveira subito leader del centrocampo giallorosso, al secondo gol in due partite. Pareggio tra Lazio e Atalanta. Vittoria importante dello Spezia, nel derby ligure, contro la Samp. Il Verona supera il Bologna, pareggio tra Genoa e Udinese, Torino e Sassuolo, Cagliari e Fiorentina. Si legge che Vlahovic, ieri assente, sarebbe in predicato di lasciare subito i viola per la Juve. Come già Bernardeschi prima e Chiesa poi. Non sono più i tempi di Roberto Baggio. Che era ben altro giocatore, peraltro. Una citazione per due beniamini di questo blog a segno ieri: Pinamonti e Bonazzoli, rispettivamente autori dell'ottavo e quarto gol del proprio campionato. L'Inter cerca un rinforzo davanti e si discute di Caicedo e Salcedo. Pinamonti e Bonazzoli sono tanto più forti di Salcedo e anagraficamente da preferire a Caicedo, pur bravo. Resteranno all'Empoli e alla Salernitana.

sabato 22 gennaio 2022

Inter-Venezia: 2-1. Dzeko!

Allarme Covid rientrato, la partita si gioca regolarmente. Inter con la formazione titolare. 

La cronaca.

Il calcio è un gioco semplice. Basta il centravanti francese Henry, fisico da granatiere a tenere in scacco la retroguardia nerazzurra. Nessuno, nemmeno Skriniar, riesce a contrastarlo con efficacia. E proprio Henry porta in vantaggio il Venezia con un perentorio stacco di testa. La palla è centrale, ma Handanovic fraintende la traiettoria e compie l'ennesimo errore. Niente di nuovo sotto il sole. Pareggia Barella alla fine del primo tempo, dopo respinta avversaria su tiro al volo di Perisic, servito da un tenace Darmian. Nella ripresa Inter in avanti e Venezia arroccato in difesa, pronto a rilanciare su Henry, che di testa la prende sempre. Inzaghi cambia. Alla fine il gol del vittoria arriva su cross del subentrato Dumfries, che Dzeko trasforma in rete con un gran colpo di testa. Tre punti pesantissimi per l'Inter, dopo una partita giocata a ritmi troppo compassati. Giù di tono Perisic e Brozovic. Dopo la sosta, viste le avversarie in programma, l'Inter avrà bisogno di fare di più. Nettamente di più. 

venerdì 21 gennaio 2022

Coppa Italia 21/22: i quarti di finale. Mourinho sfiderà l'Inter

Chiusi gli ottavi di Coppa Italia: la vittoria della Roma sul Lecce regalerà il ritorno di Mourinho al Meazza dopo quasi dodici anni. Sono certo che riceverà l'accoglienza che merita: trionfale. 

  • Milan - Lazio
  • Atalanta - Fiorentina
  • Juve - Sassuolo
  • Inter - Roma

Giro d'Italia 1981: 1. Battaglin 2. Prim 3. Saronni

Fu l'anno di Giovanni Battaglin, il 1981. Il campione veneto, forte fin dagli esordi nel professionismo, tanto che fu terzo al Giro d'Italia del 1973 dietro Merckx e Gimondi, arrivò al Giro da vincitore della Vuelta a Espana, che allora si disputava tra la fine di aprile e gli inizi di maggio.  

Giovanni Battaglin


Il Giro d'Italia 1981 partì da Trieste con il solito cronoprologo: vinse il norvegese Knudsen, che si sarebbe annesso anche le due successive prove individuali contro il tempo, compresa la tappa finale con arrivo a Verona. Nella seconda frazione, vittoria - la prima di sedici nella storia del Giro - e maglia per il promettente velocista lombardo Guido Bontempi. Dopo la cronosquadre della terza tappa, fu Moser a vestire la prima delle sue due maglie rosa di quell'edizione. Non era in gran forma, il campione trentino, tuttavia. Al netto di un successo di tappa a Salsomaggiore Terme, sarebbe giunto solo ventunesimo in classifica generale. Il suo grande rivale, Saronni, sembrava invece in grado di ripetere il successo del 1979 e vestì la maglia rosa a Rodi Garganico, arrivo della quinta tappa, dopo aver battuto in volata proprio Moser. Seppe ripetersi il giorno dopo a Bari e tenne il simbolo del primato sino alla tredicesima frazione, cronometro vinta dal detto Knudsen, con Visentini passato in testa alla classifica, per esserne spodestato il giorno dopo da Silvano Contini.

Battaglin, sempre regolare in corsa, si aggiudicò l'arrivo in montagna di San Virgilio di Marebbe (19^ tappa) e vestì la maglia rosa il giorno dopo sulle Tre Cime di Lavaredo, dov'era nata la leggenda di Merckx. Fu bravo a difendersi nella cronometro finale di Trieste, dove cedette un solo secondo a Prim, mettendosi alle spalle, sempre per un secondo, Saronni. Alla fine, Battaglin primo, davanti a Prim, a 38" e Saronni, terzo a 50". Quarto Contini, quinto lo svizzero Fuchs. In quel Giro del 1981, ci fu la prima vittoria di Moreno Argentin, che sarebbe diventato uno dei maggiori cacciatori di classiche della storia del ciclismo.

La doppietta Giro-Vuelta, firmata da Battaglin nel 1981, era riuscita a Merckx nel 1973 e sarebbe riuscita poi a Contador, nel 2008, quando però la Vuelta si disputava a settembre, come avviene oggi.



giovedì 20 gennaio 2022

Giro d'Italia 1982: 1. Hinault 2. Prim 3. Contini

Nel 1982 l'asso francese, melius bretone, Bernard Hinault tornò al Giro d'Italia, con l'idea di realizzare l'accoppiata con il successivo Tour de France. Accoppiata solo sfiorata nel 1980, quando aveva vinto il primo Giro, ma era stato costretto al ritiro alla Grande Boucle in maglia gialla. 

Quello di Hinault fu un trionfo annunciato, trapuntato da quattro successi di tappa e quindici giorni complessivi in maglia rosa. L'unico a tenergli testa fu il coriaceo svedese Tommy Prim, secondo sul podio finale di Torino a 2'35" davanti al compagno di squadra alla Bianchi, Silvano Contini a 2'47". Contini qualche settimana prima si era imposto a sorpresa alla Liegi-Bastogne-Liegi.

Silvano Contini

Quarto il grande scalatore belga Lucien Van Impe, che aveva quasi 36 anni eppure debuttava sulle strade del Giro, a 4'31". I grandi rivali del ciclismo italiano, Saronni e Moser, giunsero rispettivamente sesto e ottavo in classifica generale, con tre successi di tappa per il lombardo e due per il trentino. Saronni, in particolare, s'impose nella penultima tappa, la Cuneo-Pinerolo, che rievocava quella mitica conquistata da Coppi e raccontata da Mario Ferretti al Giro del 1949.

mercoledì 19 gennaio 2022

Inter-Empoli 3-2: Sensi! Nerazzurri ai quarti di Coppa Italia

L'Inter torna in campo, al Meazza. Sfiderà, per gli ottavi di Coppa Italia, l'Empoli di Andreazzoli. Simone Inzaghi darà spazio a chi gioca meno, da Ranocchia a Dimarco, da Gagliardini a Vecino. Davanti, Lautaro e Correa. 

La cronaca. 

Inter in vantaggio con Sanchez servito da un bel cross di Dumfries. Lautaro sfiora il raddoppio. Intervallo. Nella ripresa, è l'Empoli a fare la partita, fino a pareggiare con il subentrato Bajrami. Inzaghi sostituisce Vidal, Darmian e Vecino con Perisic, Barella e Calhanoglu. L'Inter sfiora il gol su tiro deviato di D'Ambrosio, ma l'Empoli contrattacca con Cutrone. Che prima impegna Radu di destro, poi di testa prende la traversa, palla addosso a Radu e gol. Empoli in vantaggio. Entra Dzeko per Gagliardini. Inter in avanti con poca precisione fino al gran gol in mezza rovesciata di Ranocchia, che conduce ai supplementari. Esce Lautaro per Sensi. Calhanoglu sfiora il gol con un tiro dal limite. È Sensi a trovare il gol del vantaggio nerazzurro, dopo buon controllo e tiro. Finisce 3-2 per l'Inter, che si qualifica ai quarti di finale. Si è avvertita la mancanza di Brozovic. Fossi nella dirigenza, terrei Sensi. Se sta bene, come pare adesso, è un giocatore di molta qualità. E sarebbe una valida alternativa a Calhanoglu. 


Giro d'Italia 1983: bis di Saronni davanti a Visentini

All'edizione 1983 del Giro d'Italia, Beppe Saronni giunse con i gradi favorito, stante il declino di Moser, che sarebbe poi agonisticamente risorto l'anno dopo, e l'assenza annunciata del campione uscente, Bernard Hinault. D'altra parte Saronni arrivava da una serie straordinaria di vittorie. Nel 1982, oltre a tre tappe al Giro d'Italia, aveva vinto il Giro della Svizzera, il campionato del mondo con la tremenda volata trascesa in fuga a Goodwood e poi il Giro di Lombardia. Nel 1983, finalmente, dopo tre secondi posti, era arrivato il trionfo alla Milano-Sanremo. Il tracciato della corsa organizzata dalla Gazzetta sembrava favorirlo, con una cronometro a squadre e due cronometro individuali ed altre tappe adatte alla sua resistente velocità. 


La prima maglia rosa fu dello svedese Primm, dopo la cronosquadre d'esordio vinta dalla sua Bianchi. Il giorno dopo, successo in volata di Bontempi a Comacchio e maglia rosa allo svizzero Freuler. Dalla terza tappa, il simbolo del primato passò sulle spalle di Rosola, per due giorni, e poi di Silvano Contini, per altri due. Saronni passò in testa dopo la settima tappa conclusa a Salerno e vi rimase sino all'arrivo finale ad Udine. Suo grande rivale fu Roberto Visentini, che, in salita, cercò di spodestarlo. Memorabile fu la difesa, più di testa che di gambe, di Saronni, attaccato a fondo da Visentini, nella terzultima tappa da Selva di Val Gardena ad Arabba. Saronni, complessivamente, vinse tre frazioni a Todi, a Parma contro il tempo e a Bergamo. Visentini vinse l'ultima cronometro a Udine. Molti suivers  scrissero che le energie spese da Saronni per conquistare quel suo secondo Giro, dopo quello del 1979, misero fine alla parte migliore della sua carriera. Può essere. Se si pensi che nel 1984 e nel 1985, Saronni entrò in un cono d'ombra, per uscirne solo nel 1986, quando fu secondo al Giro proprio dietro Visentini e davanti all'eterno rivale Moser, e rientrarvi di lì al ritiro dalle corse, avvenuto nel 1990. Resta certo che tra il 1982 e il 1983, il dominio di Saronni nel ciclismo mondiale fu pressoché assoluto. Gli mancò solo il palcoscenico del Tour, sempre disertato fino ad una svogliata e breve apparizione nel 1987. 

Saronni vince a Sanremo 1983


Tornando al Giro d'Italia 1983, Saronni vinse con 1'07" su Visentini e 3'40" sullo spagnolo Alberto Fernandez, terzo. Quarto fu lo scalatore Beccia, quinto il tedesco Thurau, sesto lo spagnolo stakanovista Marino Lejarreta, reduce dal secondo posto alla Vuelta, che aveva vinto l'anno prima. Saronni e Paolo Rosola vinsero tre tappe a testa. Da ricordare anche i due successi parziali del giovane Moreno Argentin e del velocista Guido Bontempi. 

lunedì 17 gennaio 2022

Il punto dopo la 21^ di Serie A

Nessun sorpasso. Il Milan non approfitta del pareggio dell'Inter a Bergamo e subisce una rimonta beffarda nel recupero dallo Spezia. Pioli, come ho sempre pensato, non è un vincente. Vince invece il Napoli a Bologna con doppietta di Lozano. Successi anche per Juve, Roma e Lazio. Clamorosamente tennistico quello della Fiorentina su ciò che resta del Genoa, cui i cambi di allenatore recano più danni che altro. Torino, vittorioso sulla Samp, e Verona, che batte il Sassuolo, si confermano classe media del campionato. 

domenica 16 gennaio 2022

Atalanta-Inter 0-0

Partita importante, non già decisiva per lo scudetto, ma importante.  L'Inter fa visita all'Atalanta, che deve guardarsi in classifica dalla Juve, che ieri l'ha raggiunta. Inzaghi, dal canto suo, premia lo stato di forma di Sanchez. Lautaro, che io farei giocare sempre, parte dalla panchina. Riposa anche De Vrij, dentro D'Ambrosio. Darmian titolare a destra in luogo di Dumfries. 

La cronaca. 

Primo tempo di rara bruttezza. Pressing alto atalantino e tentativi stucchevoli di gioco dal basso dell'Inter. Nella ripresa, complice la stanchezza, squadre più lunghe e più occasioni da rete. Dzeko ne sbaglia almeno tre, una la fallisce Vidal, peraltro impreciso anche nel palleggio, le ultime due D'Ambrosio. Ma anche i bergamaschi erano andati vicino al gol con Pessina e Muriel. Finisce 0-0. Resto del parere che Lautaro avrebbe dovuto giocare dal principio. Sanchez ha nelle gambe nemmeno un quarto dei gol dell'argentino. Per finire, oggi Brozovic ha giocato la peggiore partita da un anno in qua.

venerdì 14 gennaio 2022

Dybala all'Inter non mi convince

Del talento, che possiede in misura cospicua, non discuto. Ma uno che entra ed esce dall'infermeria, come Dybala, all'Inter non serve. Certamente non con l'ingaggio che l'asso argentino sembrerebbe pretendere. Ecco, l'ho detto. Con estrema sintesi. 

Giro d'Italia 1979: trionfo di Saronni su Moser

Il Giro d'Italia nel 1979 partì da Firenze, con una breve cronometro di 8 km e si concluse, secondo tradizione prevalente, a Milano. La prima maglia rosa fu appannaggio di Francesco Moser, che sperava di vincere la sua prima grande corsa a tappe. E invece ad imporsi fu il giovane avversario, Beppe Saronni, classe 1957, che con Moser avrebbe dato corpo e anima e polemiche ad una rivalità clamorosa, seconda solo a quella tra Bartali e Coppi, nel ciclismo italiano. Almeno per l'intensità con cui la vissero i tifosi dell'uno e dell'altro.

Saronni e Moser
                                                                     Giro d'Italia 1979

Torniamo alla corsa. Moser mantenne la maglia rosa fino alla settima tappa, per cederla proprio a Saronni dopo la cronoscalata dell'ottava, 28 km da Rimini a San Marino. Saronni l'avrebbe tenuta fino a Milano, conquistando il primo di due Giri d'Italia, garantendosi anche tre successi parziali, compresa la cronometro conclusiva da Cesano Maderno al capoluogo lombardo. Moser avrebbe chiuso al secondo posto della generale a 2'09", terzo lo svedese Bernt Johansonn, già nono l'anno prima, che vantava anche l'oro olimpico in linea alle Olimpiadi di Montreal 1976. Quarto posto per il francese Laurent, vincitore della Freccia Vallone del 1978, quinto per Contini. Da segnalare anche il decimo posto di Visentini, coetaneo di Saronni, cui avrebbe conteso la vittoria finale nel 1983, perdendo, e nel 1986, vincendo.

La vittoria di Saronni, in parte annunciata, fece molto rumore. Era dai tempi del Coppi debuttante, nel 1940, che un corridore così giovane, 22 anni ancora da compiere, non s'imponeva in un grande giro con tanta, disarmante personalità. Il Giro del 1979, peraltro, era stato disegnato dal grande Torriani per favorire Moser, dislocando cinque prove contro il tempo lungo il percorso, che avrebbero dovuto spianare la strada al grande specialista trentino. Saronni superò il rivale tre volte sul suo terreno: oltre ai detti successi di San Marino e Milano, Saronni superò Moser anche nella crono della decima tappa da Lerici a Portovenere, vinta da Knudsen.

giovedì 13 gennaio 2022

L'Inter può e deve aprire un ciclo vincente

Il tempo è propizio. L'Inter ha una squadra forte, equilibrata, esperta, ma non vecchia. Ha vinto nettamente l'ultimo scudetto, ha vinto la Supercoppa Italiana ieri sera, può ripetersi in campionato. Almeno in campionato. La Juve attraversa una crisi paragonabile a quella vissuta tra il 1986 e il 1994. L'Inter ha il dovere di approfittarne. Per contro, il Milan è ancora indietro. Insomma, l'Inter può vincere, tanto, per i prossimi 3 o 4 anni. Per riuscirci, deve operare bene sul mercato. Trovare, almeno in estate, un centravanti forte, visto che Dzeko ha la sua età e torna sempre più spesso sulla trequarti. Lautaro sa fare quel ruolo, ma lo preferisco seconda punta e, comunque, ogni tanto deve rifiatare. Io, è fatto noto, darei spazio a Pinamonti, che ad Empoli sta vivendo la sua migliore stagione. Di certo, in attacco un innesto è necessario. A centrocampo, vanno sostituiti Sensi e Vecino. Soprattutto Vecino, mai più tornato ad alti livelli dopo l'infortunio. Sensi è bravo, ma c'è l'incognita sulle sue condizioni atletiche e pare che Inzaghi lo consideri poco. Un gran colpo sarebbe Van de Beek, che allo United non trova spazio. In difesa, la società si sta già muovendo per un rinforzo di qualità ed esperienza. Sprecare il vantaggio che l'Inter ha conquistato, lo stesso errore commesso nel 2010, sarebbe imperdonabile. Tanto più che l'Inter di oggi ha appena ricominciato a vincere. 

mercoledì 12 gennaio 2022

Inter-Juve 2-1. Supercoppa all'Inter!

Unico precedente nel 2005, quando fu l'Inter di Mancini a vincere la Supercoppa italiana. Si replica questa sera, ore 21:00, stadio Meazza in San Siro. Inter in formazione tipo, Juve con molti assenti, a cominciare da Chiesa, che resterà fuori per il resto della stagione. Inter favorita ma il derby d'Italia è sempre partita aperta ad ogni pronostico. 

La cronaca.

È una nuova amnesia di De Vrij, davvero in fase d'involuzione, che perde McKennie, a propiziare il vantaggio della Juve. L'Inter reagisce e pare meritarsi tre calci di rigore. Gliene viene assegnato uno solo che Lautaro trasforma di forza e previsione. Intervallo. Nella ripresa il ritmo cala, la Juve è ordinata dietro, raccolta intorno a Chiellini. L'Inter è imprecisa, con Brozovic meno lucido del solito. Dumfries sbaglia spesso l'ultimo passaggio. Il predominio territoriale non viene capitalizzato. Escono - e non condivido sul momento ma poi andrà bene comunque - Lautaro e Dzeko per Sanchez e Correa. Poi Vidal per Barella. Nella Juve entrano Dybala e Kean per Morata e Kulusevski e Arthur per Bernardeschi. Il risultato non cambia. Supplementari. Nell'Inter entra Dimarco per Perisic. Lo spettro dei rigori si palesa. Ma proprio allo scadere, al 120', si realizza la speranza di Peppino Prisco. Darmian lotta, palla a Sanchez, controllo, tiro, rete. L'Inter conquista la Supercoppa Italiana a dispetto del solito arbitraggio inadeguato. La Juve niente. Sì! Simone Inzaghi, continuo a pensare, ha sbagliato i cambi. Ha svuotato troppo presto l'area di rigore. Gli è andata bene ugualmente. Ma contro questa Juve, avrebbe dovuto vincere prima e più largamente. Ho rivisto le immagini. Va bene, c'era solo il rigore che è stato fischiato. 

lunedì 10 gennaio 2022

Serie A 21/22: il punto dopo la 21^ giornata

Torna in testa alla classifica l'Inter, che doma una Lazio prudente e attendista, dopo una partita non facile. Il Milan batte il Venezia con apparente facilità e un paio di cospicui errori arbitrali a favore. Tutti a lodare il caos organizzato di Pioli, mentre a me pare che la miglior risorsa del Milan sia Tonali, centrocampista completo e di stampo inglese: rincorre tutti, tenendo sempre la posizione più utile alla squadra, affronta e vince un mucchio di contrasti. Detto questo, i rossoneri non possono vincere il titolo. Il Napoli batte la Samp con un gran gol di Petagna e tiene la terza piazza, davanti all'Atalanta che dilaga a Udine. La Juve risale al quinto posto, approfittando delle amnesie della Roma, che prima domina per oltre un'ora e poi regala tre gol ai bianconeri nel finale, sbagliando anche un rigore con Pellegrini. Manca personalità tra i giallorossi. Mourinho ce l'ha, ma sta in panchina. Lo Spezia batte il Genoa, in crisi tecnica dall'arrivo di Shevchenko. La Salernitana passa sorprendentemente a Verona, mentre il Sassuolo travolge l'Empoli. Scamacca, molto lodato, ha sì gran fisico, ma non mi pare un campione. Diversamente da Raspadori, che ha qualcosa di Aguero, nel tocco, nel tiro secco e nel dribbling stretto, e da Berardi, sempre più maturo, ormai vero regista di laterale. Stasera, Torino-Fiorentina, domani Cagliari-Bologna.