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mercoledì 19 gennaio 2022

Giro d'Italia 1983: bis di Saronni davanti a Visentini

All'edizione 1983 del Giro d'Italia, Beppe Saronni giunse con i gradi favorito, stante il declino di Moser, che sarebbe poi agonisticamente risorto l'anno dopo, e l'assenza annunciata del campione uscente, Bernard Hinault. D'altra parte Saronni arrivava da una serie straordinaria di vittorie. Nel 1982, oltre a tre tappe al Giro d'Italia, aveva vinto il Giro della Svizzera, il campionato del mondo con la tremenda volata trascesa in fuga a Goodwood e poi il Giro di Lombardia. Nel 1983, finalmente, dopo tre secondi posti, era arrivato il trionfo alla Milano-Sanremo. Il tracciato della corsa organizzata dalla Gazzetta sembrava favorirlo, con una cronometro a squadre e due cronometro individuali ed altre tappe adatte alla sua resistente velocità. 


La prima maglia rosa fu dello svedese Primm, dopo la cronosquadre d'esordio vinta dalla sua Bianchi. Il giorno dopo, successo in volata di Bontempi a Comacchio e maglia rosa allo svizzero Freuler. Dalla terza tappa, il simbolo del primato passò sulle spalle di Rosola, per due giorni, e poi di Silvano Contini, per altri due. Saronni passò in testa dopo la settima tappa conclusa a Salerno e vi rimase sino all'arrivo finale ad Udine. Suo grande rivale fu Roberto Visentini, che, in salita, cercò di spodestarlo. Memorabile fu la difesa, più di testa che di gambe, di Saronni, attaccato a fondo da Visentini, nella terzultima tappa da Selva di Val Gardena ad Arabba. Saronni, complessivamente, vinse tre frazioni a Todi, a Parma contro il tempo e a Bergamo. Visentini vinse l'ultima cronometro a Udine. Molti suivers  scrissero che le energie spese da Saronni per conquistare quel suo secondo Giro, dopo quello del 1979, misero fine alla parte migliore della sua carriera. Può essere. Se si pensi che nel 1984 e nel 1985, Saronni entrò in un cono d'ombra, per uscirne solo nel 1986, quando fu secondo al Giro proprio dietro Visentini e davanti all'eterno rivale Moser, e rientrarvi di lì al ritiro dalle corse, avvenuto nel 1990. Resta certo che tra il 1982 e il 1983, il dominio di Saronni nel ciclismo mondiale fu pressoché assoluto. Gli mancò solo il palcoscenico del Tour, sempre disertato fino ad una svogliata e breve apparizione nel 1987. 

Saronni vince a Sanremo 1983


Tornando al Giro d'Italia 1983, Saronni vinse con 1'07" su Visentini e 3'40" sullo spagnolo Alberto Fernandez, terzo. Quarto fu lo scalatore Beccia, quinto il tedesco Thurau, sesto lo spagnolo stakanovista Marino Lejarreta, reduce dal secondo posto alla Vuelta, che aveva vinto l'anno prima. Saronni e Paolo Rosola vinsero tre tappe a testa. Da ricordare anche i due successi parziali del giovane Moreno Argentin e del velocista Guido Bontempi. 

mercoledì 15 aprile 2020

C'era una volta Giuseppe Saronni: 2^ puntata (1980/83)

Dal 1980 al 1983, Saronni matura e si consacra, affina il suo talento e coglie, una ad una, tutte le grandi corse messe nel mirino, con la sola vera eccezione della Liegi-Bastogne-Liegi. Al Giro del 1980, il secondo conquistato dall'asso bretone Hinault, Saronni è settimo nella generale, ma vince anche sette tappe! Come sapevano fare Binda o Guerra negli anni '30! Si aggiudica anche la Freccia Vallone e il campionato italiano, dentro il ricco carniere di ventidue vittorie stagionali. Nel 1981, è terzo al Giro, conquistato da Battaglin, mentre a Praga, Maertens lo brucia sul traguardo del campionato del mondo. Saronni saprà riscattarsi un anno dopo a Goodwood, Inghilterra, dove la sua volata diventa la proverbiale fucilata, un'accelerazione che si fa subito progressione irresistibile,  i rivali, e che rivali!, distanziati, annichiliti. Saronni campione del mondo, davanti a Greg LeMond e Sean Kelly. Poi, Saronni, con la maglia iridata, conquista il Giro di Lombardia e, nel 1983, la Milano-Sanremo, chiudendo la sua era dorata con il bis al Giro d'Italia, dopo uno sfiancante confronto con Roberto Visentini. A 26 anni, che compirà nel mese di settembre, ha vinto moltissimo, dappertutto. Già più di cento corse da professionista, in volata, a cronometro, in salita, in brevi, medie e grandi corse a tappe. Gli manca solo un'affermazione, non dico assoluta, ma almeno parziale, al Tour de France. Che a quei tempi gli italiani disertano in massa. Lo stesso Moser, dopo il settimo posto del 1975, non c'è più andato. Saronni nemmeno ci va. Non nei suoi anni migliori. Quando, sarebbero state alla sua portata tappe, tante tappe e la maglia gialla, sebbene non quella finale. Sarà il grande limite della sua carriera, che, peraltro, conoscerà un precoce tramonto.