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giovedì 20 gennaio 2022

Giro d'Italia 1982: 1. Hinault 2. Prim 3. Contini

Nel 1982 l'asso francese, melius bretone, Bernard Hinault tornò al Giro d'Italia, con l'idea di realizzare l'accoppiata con il successivo Tour de France. Accoppiata solo sfiorata nel 1980, quando aveva vinto il primo Giro, ma era stato costretto al ritiro alla Grande Boucle in maglia gialla. 

Quello di Hinault fu un trionfo annunciato, trapuntato da quattro successi di tappa e quindici giorni complessivi in maglia rosa. L'unico a tenergli testa fu il coriaceo svedese Tommy Prim, secondo sul podio finale di Torino a 2'35" davanti al compagno di squadra alla Bianchi, Silvano Contini a 2'47". Contini qualche settimana prima si era imposto a sorpresa alla Liegi-Bastogne-Liegi.

Silvano Contini

Quarto il grande scalatore belga Lucien Van Impe, che aveva quasi 36 anni eppure debuttava sulle strade del Giro, a 4'31". I grandi rivali del ciclismo italiano, Saronni e Moser, giunsero rispettivamente sesto e ottavo in classifica generale, con tre successi di tappa per il lombardo e due per il trentino. Saronni, in particolare, s'impose nella penultima tappa, la Cuneo-Pinerolo, che rievocava quella mitica conquistata da Coppi e raccontata da Mario Ferretti al Giro del 1949.

giovedì 23 maggio 2019

Cuneo-Pinerolo: 1949-2019.

"Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi" (Mario Ferretti)

Il 10 giugno del 1949 erano passati nove anni dalla dichiarazione di guerra dell'Italia di Mussolini, poco più di quattro dalla fine di quel tragico conflitto. La Repubblica aveva tre anni di vita, Luigi Einaudi ne era il presidente, mentre il capo del governo era il democristiano Alcide De Gasperi. L'Italia si stava ricostruendo. Il Grande Torino era scomparso il 4 maggio nella tragedia di Superga, lasciando stupore e sgomento. Sulle strade del Giro d'Italia, Fausto Coppi e Gino Bartali, che già da tempo animavano la più bella e straordinaria rivalità della storia dello sport, si contendevano il successo finale. La diciassettesima tappa partiva da Cuneo e giungeva a Pinerolo, lungo 254 km disseminati di salite proverbiali: il Colle della Maddalena, il Col de Vars, l'Izoard, il Monginevro e il Sestriere. Coppi andò in fuga e stravinse. Di lì a poco, precedendo Bartali e Cottur, Coppi si sarebbe annesso anche il terzo Giro d'Italia della carriera, dopo quelli del 1940 e del 1947, eguagliando Bartali, che avrebbe poi superato, nei successi ma non nel valore, con le vittorie del 1952 e del 1953. Oggi, dopo quasi 70 anni, manca una manciata di giorni all'anniversario di quella mitica tappa, si correrà di nuovo la Cuneo-Pinerolo, meno chilometri, meno salite, arrivo in pianura dopo una discesa tecnica. Campioni del calibro di Coppi e Bartali, io ai tempi avrei tifato per Bartali, non ci sono più. Soprattutto, l'Italia non va più in bicicletta come faceva allora. Tuttavia, la suggestione di una Cuneo-Pinerolo agisce da sola. 

venerdì 2 novembre 2018

Giro d'Italia 2019: il percorso

Presentato il percorso del Giro d'Italia 2019. Al primo sguardo, sembra molto più bello e tecnico e impegnativo di quello del Tour de France. Si partirà da Bologna, l'11 maggio: cronoprologo di poco più di 8 km, con gli ultimi 2 sulla mitica salita di San Luca, quella del Giro dell'Emilia. I velocisti arriveranno tutti con ritardo di almeno un minuto. E difficilmente potranno indossare la maglia rosa nei giorni a seguire. Con la conseguenza, almeno sulla carta, di una corsa meno controllata e più aperta ai colpi di mano delle fughe da lontano o delle azioni dei finisseur. Le successive quattro tappe sono per velocisti, fermo quanto appena detto. Nella settima frazione, a San Giovanni Rotondo, si arriverà dopo una breve picchiata dalla Coppa delle Casarinelle: potrebbe esserci il primo vero confronto tra i candidati alla vittoria finale. Replicato il giorno dopo con l'arrivo a L'Aquila. L'ottava tappa, con arrivo a Pesaro, misurerà 235 km. Poi, la Riccione-San Marino: cronometro di quasi 35 chilometri. Gli ultimi 15 in salita. Primo giorno di riposo. Quindi, due tappe per velocisti, prima della Cuneo-Pinerolo, in memoria dell'impresa di Fausto Coppi. Tappa breve, arrivo non in salita, ma una lunga discesa dal Montoso fin quasi al traguardo. Sembra disegnata per Nibali. Ben più difficile la successiva, con arrivo a Ceresole Reale: intanto per il chilometraggio, 188 km, poi perché l'arrivo è posto in cima ad una salita durissima. Il giorno dopo, 131 km, pochi, ma tante salite, per lo più inedite, con arrivo a Courmayer. Per scalatori puri, alla Simon Yates, per intenderci. Ma, anche Froome, se dovesse tornare, sarebbe a proprio agio su un simile tracciato. Quindi, Ivrea-Como, che un poco ricorderà il Giro di Lombardia e che ha davvero percorso e lunghezza, 237 km, da classica. Ultimo giorno di riposo. Si riprende con la tappa più dura del Giro: Lovere-Ponte di Legno, con Gavia e Mortirolo nel mezzo. Da questa tappa uscirà il vincitore o, se non altro, usciranno tutti quelli che non potranno più vincere. Non facile anche la tappa successiva, con arrivo ad Anterselva: peserà la stanchezza accumulata il giorno prima. Si rifiata con l'arrivo a Santa Maria di Sala, ultimo appello per le ruote veloci. Poi il trittico finale: arrivo in salita a San Martino di Castrozza, tappone di montagna con arrivo a Monte Avena, per chi volesse provare a ribaltare la classifica. Infine, cronometro conclusiva a Verona, come nel 1984, quando un incredulo Fignon perse la maglia rosa a vantaggio di Moser, aiutato dalle avveniristiche, per quei tempi, ruote lenticolari. Quest'ultima cronometro sarà breve. E tecnica, con salita e discesa. Ma, non dovrebbe permettere rovesciamenti clamorosi in classifica generale. Ancora non si sa chi parteciperà. Fossero al via, favoriti Simon Yates, Froome, Nibali, Tom Dumoulin e Thibaut Pinot. Non so ancora immaginare con quali specifiche possibilità. Sono curioso di vedere all'opera Moscon, che ha annunciato di volersi misurare con le proprie ambizioni di classifica.