Blog di critica, storia e statistica sportiva fondato l'11 maggio 2009: calcio, ciclismo, atletica leggera, tennis ...
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martedì 2 febbraio 2021
domenica 31 gennaio 2021
Ostenda 2021: trionfa Van der Poel, secondo Van Aert
Davanti al Mare del Nord, a Ostenda, andrà in scena il capitolo conclusivo della stagione del ciclocross, con l'assegnazione della maglia iridata. I favoriti sono sempre loro: il belga Van Aert e l'olandese Van der Poel. Ed è proprio Van der Poel a vincere il suo quarto titolo mondiale (dopo quelli del 2015, del 2019 e del 2020), mentre Van Aert deve accontentarsi della piazza d'onore. L'olandese e il belga torneranno a sfidarsi su strada.
sabato 30 gennaio 2021
Inter-Benevento 4-0
Inter con Eriksen in regia e Barella e Gagliardini ai lati. Sulle fasce, Hakimi e Perisic. Al centro della difesa Ranocchia. Nerazzurri in vantaggio con punizione di Eriksen deviata da Improta. Il Benevento è ordinato ma non pericoloso. Intervallo. Dopo una decina di minuti, nella ripresa, raddoppia Lautaro Martinez, imbeccato da Gagliardini. Più avanti arriva la doppietta di Lukaku, comunque lontano dalla miglior condizione. Da lodare la bella partita di Eriksen, a suo agio nei panni del regista: la classe è classe. Ora, si tratta di recuperare alla causa Pinamonti, tornato a giocare dopo tanto tempo. Può riuscire utilissimo.
venerdì 29 gennaio 2021
Dzeko all'Inter? Si tratta
Non so se accadrà. E, per la verità, se davvero si concretizzasse il passaggio di Dzeko all'Inter, nemmeno so se e quanto l'Inter ci guadagnerebbe. Intendiamoci, il centravanti bosniaco è forte, sia fisicamente che tecnicamente, soprattutto tecnicamente. E sa giocare spalle alla porta e in rifinitura e potrebbe far coppia sia con Lukaku che con Lautaro o assieme a entrambi dovendo rimontare un risultato negativo e qualche gol più di Sanchez, va da sé, lo dovrebbe garantire. Però, non dimentico che Dzeko, a marzo, compirà 35 anni. Che Batistuta, che arrivò a 34 anni, a inizio 2003, andò malissimo, ma era fisicamente più usurato di Dzeko. Che il ridetto Dzeko, ogni tre stagioni, ne sbaglia una. E il tempo passa. Poi, so anche che, se tutto dovesse invece filar liscio, potrebbe essere il colpo scudetto. Insomma, resto perplesso. Registro, infine, l'ostilità di molta stampa all'operazione "Dzeko all'Inter". Perché tale stampa pensa che l'Inter, poco amata sui giornali, si rinforzerebbe. Io continuo ad essere perplesso. Detto questo, non vedo l'ora che il calciomercato finisca.
martedì 26 gennaio 2021
Coppa Italia: Inter-Milan 2-1. Eriksen!
Stasera, ore 20:45, stadio Giuseppe Meazza in San Siro, andrà in scena il secondo derby stagionale di Milano: Inter - Milan, quarti di finale di Coppa Italia, edizione 2020/21. Conte sembra intenzionato a schierare Kolarov in luogo di Bastoni, Darmian e Perisic per Hakimi e Young, e addirittura Sanchez, che contende a Perisic il titolo di peggior giocatore nerazzurro della stagione, al posto di Lautaro. Insomma, almeno dall'inizio, nemmeno stasera si vedranno Eriksen e Pinamonti! Il Milan sarà nella formazione tipica, al netto degli indisponibili Bennacer, Calhanoglu e Calabria. E stavo dimenticando lo squalificato Donnarumma.
La cronaca.
È l'Inter a comandare il gioco. Il Milan si difende e riparte. Al 24' Tatarusanu fa una gran parata su Lukaku. Il gol lo trova il Milan, con un diagonale angolatissimo di Ibrahimovic, che passa tra le gambe di un ineffabile Kolarov. Mentre Handanovic sembra un poeta del Grand Tour, che uscito da Borgo Pio, si trovava di fronte il colonnato di Bernini e la maestà di San Pietro. Non ci sono più parole. Poi, un brutto intervento di Romagnoli su Lukaku suscita la risentita protesta di Lukaku, peraltro insolentito da un provocatorio e irridente Ibra, il cui primo piano, per fatto estetico, andrebbe vietato in prima serata. Lukaku è nervosissimo. Ibrahimovic viene espulso dopo tredici minuti dall'inizio del secondo tempo per intervento da dietro su Kolarov. L'Inter, in cui Hakimi ha sostituito Darmian, attacca ma senza esito. Al 67', dentro Lautaro per Perisic. Fallo su Barella, rigore. E ci vuole il Var, per concederlo. Infortunio all'arbitro, avvicendato dal quarto uomo. Entra Eriksen per Brozovic. Dieci minuti di recupero. Lautaro in contropiede sbaglia un gol facile. Poi Tatarusanu si supera su Lukaku. Che più tardi calcia fuori. Tante occasioni che l'Inter non riesce a capitalizzare. Lautaro si procura una punizione dal limite. E giunge l'ora tanto attesa da Eriksen e da chiunque ami il gioco del calcio. Traiettoria magnifica disegnata dal danese, con il pallone che sale e poi scende repentino e implacabile nella rete avversaria. Prodezza. E gol vittoria dell'Inter, che vola in semifinale di Coppa Italia. Meritatamente. Quanto a Eriksen, lasciatemi dire che la classe non urla, non pretende, non sgomita. A lungo andare, s'impone, naturalmente. Campione e gentiluomo.
lunedì 25 gennaio 2021
Serie A 20/21: il punto dopo il girone d'andata
Il Milan si laurea campione d'inverno dopo la peggiore sconfitta rimediata in campionato dall'Atalanta. Un netto 0-3, nel quale brillano l'organizzazione orobica, il talento umbratile di Ilicic e lo strapotere atletico di Zapata, che a me sembrava fortissimo già quando faceva panchina al Napoli, mentre alcuni nemmeno ora se ne sono accorti. La squadra di Pioli, a mio parere, è andata oltre le proprie possibilità e, mi ripeto, i 12 rigori a favore hanno avuto un ruolo nel suo primato. Non credo che reggerà fino alla fine.
Però, c'è un però consistente, l'Inter, che rincorre, non ha sfruttato l'occasione dell'aggancio a Udine. Contro una squadra che si difende strenuamente e che avrebbe dovuto giocare con un uomo in meno da metà primo tempo e che, tuttavia, l'Inter avrebbe potuto battere ugualmente. Rinunciando al dogma dei tre difensori, schierando Eriksen, dando spazio a Pinamonti, insomma cambiando o provando a cambiare. Almeno a partita in corso. Credo che l'Inter potrà fare altri 41 punti nel ritorno, ma non so se basteranno per vincere il titolo. Forse sì, forse no. Eppure, ci sarebbe la possibilità di migliorare, se Conte fosse meno abbarbicato ai suoi principi calcistici.
La Juve è lì, a ridosso delle prime, ma mi pare squadra complessivamente fragile. Poco equilibrata e parecchio stanca. Tanto del suo destino dipenderà dalle condizioni di Cristiano Ronaldo.
Dell'Atalanta, s'è detto, è forte, ma non so quanta continuità potrà avere, dato il suo gioco altamente dispendioso, sia a livello fisico che mentale. La Roma, ora terza, segna tanto, ma prende molti gol. La Lazio è più forte, ma ha ancora l'impegno di Champions. La vera delusione è il Napoli, che qualche volta potrebbe giocare più coperto.
Una citazione merita la mezzala del Verona Zaccagni, giocatore completo, tecnico, atletico e audace. E voglio ricordare anche la settima rete di Destro con il Genoa. Rapidissimo nel primo controllo e nella battuta a rete, penso sempre che, se volesse, potrebbe giocarsi con Immobile il titolo di miglior centravanti italiano del momento.
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domenica 24 gennaio 2021
Overijse: Van Aert vince tappa e classifica finale. Battuto Van der Poel nella Coppa del mondo di ciclocross
Sfortunato Van der Poel, costretto da un problema ad una ruota ad una sosta decisiva, dominante Van Aert, che si aggiudica la prova di Overijse e la Coppa del Mondo di ciclocross. Terzo di giornata l'inglese tascabile Pidcock. Ora, la sfida tra il belga e l'olandese, si rinnoverà al mondiale. Detto questo, mi chiedo quanto incideranno le fatiche invernali del ciclocross sulla loro stagione su strada.
sabato 23 gennaio 2021
Udinese-Inter: 0-0. Conte espulso
Un grande intervento di Musso, su destro ravvicinato di Lautaro, bravo prima a recuperare palla. Per il resto, partita piuttosto bloccata. L'Inter attacca dalla fascia destra con Barella, però impreciso, e Hakimi, che al momentodi crossare si smarrisce. Si vede poco Lukaku, spesso anticipato. Il primo tempo finisce a reti inviolate. Nella ripresa, stesso copione. Hakimi ci mette venti minuti prima di tirare sfiorando il gol, dopo molte precedenti indecisioni. Nel frattempo, sono entrati Sensi, Perisic e Sanchez, per Vidal, Young e Lautaro. Sanchez perché? Onestamente, farebbe panchina anche in un torneo ferragostano di calcetto. E Perisic, beh, Perisic l'ultimo dribbing quando l'ha fatto? Il gol che servirebbe non arriva, com'era successo contro lo Shakhtar: questione di personalità e di direzione tecnica. Non a caso Conte viene espulso. Irritante la direzione arbitrale, sì, ma un tecnico deve sempre restare al suo posto. Certe proteste, meglio farle in sala stampa. Due punti persi e persi male. Proprio oggi che il Milan ha perso 3-0 in casa dall'Atalanta. Contro la Juve, era stata soprattutto la Juve a giocare male. Questo è il punto. L'Inter può vincere questo scudetto come avrebbe potuto vincerlo lo scorso anno. Ma si gettarono punti su punti, con Sassuolo, Verona, Bologna: cito in ordine sparso. Gettati via, come questi due a Udine. Contro squadre chiuse - oggi l'Udinese era costantemente tutta dietro la linea della palla - si fa la solita fatica. Nessuno tira da fuori e l'unico che saprebbe farlo, Eriksen, resta in panchina. Lukaku, che non ha tenuto un pallone, conferma di essere bravo soprattutto in campo aperto. E gioca poco sull'anticipo. Hakimi ha crossato male, ma Lukaku si muove sempre con 1/2 secondi di ritardo. Nel finale, avrei fatto entrare Pinamonti. Poi, di qualità sulla trequarti ce n'è poca, a meno che Sensi cominci a giocare con continuità.
venerdì 22 gennaio 2021
Tour de France 1988: Pedro Delgado
Il primo fu Federico Bahamontes, nel 1959, seguito da Luis Ocana, nel 1973, il terzo corridore spagnolo capace di vincere il Tour de France fu invece Pedro Delgado, classe 1960, magnifico scalatore, che si difendeva benissimo sul passo, al punto di riuscire a vincere anche gare contro il tempo. Delgado vinse nel 1988. Dopo che Hinault si era ritirato da due anni e mentre ancora durava la convalescenza di Greg LeMond, reduce da un terribile incidente di caccia. Fignon, invece, suo coetaneo, sarebbe tornato davvero competitivo in una grande corsa a tappe l'anno dopo. Roche, dopo la tripletta Giro, Tour e campionato del mondo, si era concesso un anno sabbatico. Si preparava un ricambio generazionale, c'era, potrebbe dirsi, un vuoto di potere, era quello il momento di vincere, per Delgado. E Delgado quel momento lo colse. D'altra parte, era già stato secondo, dietro l'incredibile Roche del 1987, l'anno prima, vantava un successo più numerosi piazzamenti alla Vuelta a Espana e un mese e mezzo prima aveva chiuso ottavo il Giro d'Italia conquistato da Hampsten, quello della tempesta del Gavia. La prima maglia gialla, al Tour del 1988, andò al velocista italiano Guido Bontempi. Poi al canadese Bauer, quindi fu appannaggio di tre ciclisti olandesi: Van Vliet, Lubberding e Nijdam. Fino all'arrivo sull'Alpe d'Huez, cima mitica domata da un altro olandese con doti di grande arrampicatore, Steven Rooks, che precedette il compagno di squadra e connazionale Theunisse: quel giorno, Delgado, terzo di giornata a 17", si vestì di giallo, per mantenere il simbolo del primato sino alla fine. Il giorno dopo vinse la cronometro di Villard de Lans, portando il suo vantaggio su Rooks, secondo nella generale, a 2'47". Rimase il suo unico successo parziale, ma continuò a guadagnare sugli inseguitori in classifica, tanto che a Parigi vinse con 7'13" su Rooks, secondo, e con 9'58" sul colombiano Parra. Se non si fosse presentato in ritardo al cronoprologo del Tour del 1989, quello vinto da LeMond su Fignon per soli 8" - ritardo mai spiegato e mai chiarito, quello di Delgado - avrebbe potuto vincerne due di Tour. Nelle grandi corse a tappe, invece, gli sarebbe toccato di trionfare ancora alla Vuelta del 1989. Nella sua squadra, la Reynolds, poi Banesto, stava crescendo Miguel Indurain, vincitore dei futuri Tour dal 1991 al 1995 consecutivamente. Indurain, però, il Tour del 1988 lo concluse soltanto al quarantasettesimo posto. Il coetaneo Gianni Bugno, fu sessantaduesimo nella generale, ma destò grande impressione vincendo la tappa di Limoges.
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Tour de France 1988
giovedì 21 gennaio 2021
Tour de France 1986: Greg LeMond, un americano a Parigi
Dopo il terzo posto del 1984, dietro Fignon e Hinault, e dopo il secondo posto del 1985, dietro Hinault, nel 1986 Greg LeMond, primo statunitense nella storia del ciclismo, si aggiudicò il Tour de France. L'anno precedente, quando a molti sembrava che potesse scalzare il compagno di squadra e capitano Hinault, LeMond si attenne, obbediente, agli ordini di scuderia. Hinault osservò ed apprezzò. Promettendo che l'anno dopo avrebbe ricambiato il favore. E andò così.
Tour de France 1986 |
Tuttavia, fu Hinault, dentro la formidabile compagine della squadra francese, La Vie Claire, a indossare per primo la maglia gialla, dopo l'undicesima tappa, da Bayonne a Pau, vinta da Pedro Delgado. Greg LeMond vinse il giorno successivo, ma strappò il simbolo del primato a Hinault soltanto nella diciassettesima tappa con arrivo a Serre Chevalier: vincitore di giornata fu lo spagnolo Chozas, LeMond arrivò terzo, a 6'26", assieme allo svizzero Zimmermann, Hinault, in crisi, solo tredicesimo a 9'47". I tre minuti abbondanti che perse da LeMond non li recuperò più, pur togliendosi la soddisfazione di vincere il giorno dopo sull'Alpe d'Huez, tagliando il traguardo un attimo prima dell'amico/rivale. In quell'edizione della Grande Boucle, furono tre i successi parziali di Hinault, come quelli del velocista italiano Guido Bontempi. Alla fine, a Parigi, primo LeMond con 3'10" su Hinault, secondo, e 10'54" sullo svizzero Urs Zimmermann, terzo. La Vie Claire piazzò quattro corridori tra i primi dieci della classifica generale. Oltre LeMond e Hinault, primo e secondo, anche lo statunitense Hampsten, quarto, e l'elvetico Niki Ruttiman, settimo.
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Supercoppa: Juve-Napoli 2-0
Non ha giocato bene il Napoli, non tanto meglio la Juve. Che però ha vinto 2-0: gol di Cristiano Ronaldo e Morata. Insigne ha sbagliato un rigore. E non è la prima volta contro la Juve. Sente moltissimo la partita - si può capire - e dovrebbe lasciare ad altri, in futuro, il compito di calciare dal dischetto. Va ai bianconeri la Supercoppa Italiana, primo trofeo da allenatore per il sopravvalutato Pirlo. Perché è sopravvalutato. Da allenatore.
mercoledì 20 gennaio 2021
Tour de France 1985: Hinault V batte LeMond e Roche
Fu nel 1985 che Bernard Hinault eguagliò il primato dei cinque successi al Tour de France già stabilito, prima di lui, da Anquetil e Merckx.
Tour de France 1985 |
L'asso bretone, in forza alla formazione transalpina La Vie Claire, convisse, durante quel Tour, con il giovane fuoriclasse americano Greg LeMond, che giunse secondo a Parigi: Hinault s'impegnò ad aiutarlo nel Tour successivo, che LeMond poi avrebbe vinto davvero. In quel 1985, il distacco tra i due a Parigi fu solo di 1'42" e molti ritennero che LeMond, se libero di attaccare il suo capitano, avrebbe potuto vestire la maglia gialla finale. Resta, a distanza di tanti anni, una mera congettura. Terzo giunse l'irlandese Stephen Roche, che un suo Tour l'avrebbe conquistato nel 1987. Tra i primi dieci della classifica generale, anche due grandissimi scalatori, come lo spagnolo Pedro Delgado, sesto e vincitore nella tappa pirenaica di Luz-Ardiden e il colombiano Lucho Herrera. Da segnalare, tra cronometro individuali e cronometro a squadra, i 230 km corsi contro il tempo. Il contrario di quanto accade nei Tour degli ultimi anni.
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martedì 19 gennaio 2021
Il punto sulla Serie A dopo la 18^ giornata: Milan campione d'inverno?
Il successo esterno sul campo del Cagliari consegna, di fatto, al Milan il titolo di campione d'inverno, spesso premonitore del successo pieno a maggio: non credo che andrà così. Ad ogni modo i rossoneri, ieri di nuovo trascinati da Ibrahimovic, autore di una doppietta, restano la grande sorpresa della Serie A 2020/21. Non posso tacere del dodicesimo rigore in 18 partite fischiato in favore del Milan. C'era? C'erano gli altri? Forse, sì. Secondo me, non tutti. A mia memoria, il record dei rigori stagionali è proprio del Milan: 15, nella stagione 2002/2003. Quel Milan avrebbe vinto la Champions e aveva giocatori di ben altra qualità. Tanto per offrire dei punti di riferimento ad un dibattito che, sulla stampa nazionale, non esiste. Mistero!
Il derby d'Italia va all'Inter che vince, con punteggio meno severo di quanto mostrato in campo, 2-0, contro una Juve dimessa e spaesata. Non accadeva dal 2016.
Il derby di Roma va alla Lazio, che strapazza una Roma svagata almeno quanto la Juve: Luis Alberto, ripeto, grande giocatore, segna una doppietta.
Il Torino, con un uomo in più per oltre un'ora, non riesce ad avere ragione dello Spezia: la conduzione di Giampaolo è stata fallimentare. Esonerato, al suo posto arriva Nicola.
Vittoria tennistica del Napoli contro la Fiorentina di Prandelli: gli azzurri potrebbero essere rientrati nella lotta per il titolo.
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domenica 17 gennaio 2021
Inter-Juve: 2-0. Vidal, Barella. Dominio nerazzurro
Riuscirà Conte a vincere una sfida davvero decisiva? Sarebbe una novità nella sua gestione nerazzurra. L'occasione c'è stasera, con l'Inter che sfida la Juve meno competitiva degli ultimi nove anni e mezzo.
La cronaca:
L'Inter potrebbe chiudere il primo tempo sul 4-0, ma Lautaro, due volte, e Lukaku sbagliano conclusioni davvero facili. Prima, c'era stato il gol di testa di Vidal, sì proprio lui e non l'avrei detto, su cross mancino di Barella: il migliore in campo assieme al velocissimo Hakimi. Che dopo qualche minuto nella ripresa raddoppia con un bel destro in quello che sembra un contropiede ed invece è solo calcio verticale. Grande il lancio di Bastoni, perché il calcio è un gioco semplice. Per la Juve, finora dominata, entrano Kulusevski e McKennie. Lautaro anima un bel contropiede a 20 minuti dal termine, ma conclude a lato sul palo lungo. Young esce per Darmian. Esce anche Vidal, alla miglior partita in maglia nerazzurra, per Gagliardini. Entra Sanchez per Lautaro Martinez: l'argentino ha giocato bene per la squadra, ma, per diventare un fuoriclasse assoluto, deve diventare più preciso sotto porta. Oggi ha commesso troppi errori di misura. C'è anche tempo per una buona parata di Handanovic su conclusione di Chiesa. Grande prova, anche di personalità, dell'Inter, contro una Juve francamente modesta. Va dato merito anche a Conte, che pure continua a non piacermi.
venerdì 15 gennaio 2021
Tour de France 1981: Hinault III. Nessun italiano al via!
Dopo il forfait in maglia gialla durante quello del 1980, Bernard Hinault si presentò da grande favorito al Tour de France del 1981, avendo conquistato le precedenti edizioni del 1978 e del 1979. Sulla carta, i suoi avversari erano l'olandese Zoetemelk, vincitore l'anno prima, e il sommo scalatore belga Van Impe. Hinault vestì subito la maglia gialla, dominando il cronoprologo di Nizza, la cedette alla fine della cronometro a squadre della terza tappa in favore di Knetemann, che la conservò per quattro giorni, prima che la conquistasse il sorprendente australiano Phil Anderson sui Pirenei: nella tappa che arrivava a Saint-Lary-Soulan il successo di giornata arrise a Van Impe. Hinault tornò padrone della corsa il giorno dopo, imponendosi nella cronometro di Pau e rimase in testa alla classifica fino alla fine, fino a Parigi, dove vinse il suo terzo Tour con 14'34" su Van Impe e 17'04" sul francese Robert Alban, mai così competitivo. Un dominio nettissimo, quello di Hinault, che ottenne anche quattro successi parziali, tre dei quali contro il tempo. Cinque tappe furono invece vinte dal velocissimo passista belga Freddy Maertens. Com'era già accaduto nell'edizione precedente, al Tour del 1981 non prese parte alcun corridore italiano. Allora, andava così. Eppure in quell'anno, Battaglin aveva realizzato la doppietta Vuelta a Espana/Giro d'Italia e, oltre a lui, anche i grandi duellanti Moser e Saronni avrebbero potuto andare almeno a caccia di tappe alla Grande Boucle. Non successe.
giovedì 14 gennaio 2021
Tour de France 1980: Zoetemelk
Il primato dei sei secondi posti al Tour de France difficilmente sarà sottratto a Joop Zoetemelk. Eppure ne vinse anche uno, di Tour, il grande campione olandese, nel 1980, qualche mese prima della soglia biologica fatidica nelle grandi corse a tappe: i 34 anni. Fu per il ritiro di Bernard Hinault, vincitore delle due edizioni precedenti e delle due successive? Nessuno può dirlo. L'asso bretone fu messo fuori causa da una tendinite, che lo costrinse al ritiro mentre guidava la classifica con 21" di vantaggio. Epperò Zoetemelk vinse quel Tour. Dopo essere stato secondo dietro Merckx nel 1970 e nel 1971, dietro Van Impe, nel 1976, quindi proprio dietro Hinault, nel 1978 e nel 1979. E sempre dietro al Tasso avrebbe concluso di nuovo il Tour, nel 1984, a quasi 38 anni.
Tour de France 1980 |
In quell'edizione 1980 della Grande Boucle, Zoetemelk precedette in classifica il connazionale Kuiper di 6'55" e il francese Raymond Martin di 7'56". Fu l'apoteosi di una lunghissima carriera, nella quale raccolse anche la Vuelta a Espana del 1979 e corse di un giorno di prestigio, come la Freccia Vallone, l'Amstel Gold Race e, soprattutto, il campionato del mondo del 1985 a Giavera del Montello, in Italia, precedendo Greg LeMond e Moreno Argentin. Tornando al Tour de France 1980, Zoetemelk si aggiudicò due frazioni a cronometro. Ma, nelle edizioni passate, dal grande passista scalatore che era, aveva per esempio colto due successi sull'Alpe d'Huez. Il trionfo olandese fu completato dal secondo posto di Kuiper e dal decimo di Lubberding nonché da 11 complessivi successi di tappa di corridori dei Paesi Bassi, di cui tre furono colti da Raas.
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Mauro Icardi: 160 gol in carriera
Stagione travagliata per Mauro Icardi al Psg: fuori quasi tre mesi per infortunio. Nello spazio di pochi giorni, però, il centravanti argentino, per me tra i primi tre al mondo in area di rigore, è tornato al gol due volte. Prima in Ligue 1 poi nella finale di Supercoppa di Francia, conquistata ieri contro il Marsiglia. Al netto di una narrazione spesso forzatamente critica nei suoi confronti, Icardi ha vinto il quarto torneo con i parigini, segnando 24 gol in 41 partite. Restando ai numeri, che come sempre sono dalla parte di Icardi, ieri ha segnato il gol n. 160 da professionista.
mercoledì 13 gennaio 2021
Fiorentina-Inter:1-2. Lukaku! Inter ai quarti di Coppa Italia. Sfiderà il Milan
Orario pomeridiano, le 15:00, per Fiorentina-Inter, ottavi di finale della Coppa Italia 2020/21. Nella settimana, che si concluderà con il derby d'Italia contro la Juve, Conte decide, finalmente, di puntare ad un centrocampo di qualità, con Eriksen e Sensi dall'inizio.
La cronaca: gioca Vidal e non Sensi. E proprio Vidal, autore comunque di una prova anonima, trova il primo gol nerazzurro su rigore trovato da Sanchez dopo respinta del portiere viola su tiro di Eriksen. Intervallo. Comincia la ripresa e subito Lautaro potrebbe raddoppiare ma spedisce a lato da posizione favorevole. Pareggia Kouame per la Fiorentina, dopo mischia confusa in area nerazzurra. Entrano Hakimi, Lukaku e Barella. E Hakimi sfiora due volte il gol. La partita non si sblocca e si va ai supplementari. Esce Vidal per Brozovic. L'Inter attacca ma senza grande ordine. Sanchez non angola un colpo di testa da due passi su cross di Hakimi. Lukaku è molto macchinoso. Bel tiro a giro di Eriksen, palla respinta in angolo da Terracciano. Che più tardi si ritrova tra i piedi un colpo di testa di Lukaku imbeccato da un angolo di Eriksen: grave errore del belga. Che poi si riscatta con un gol di testa, che regala all'Inter la qualificazione ai quarti di finale. In conclusione, partita sofferta, l'Inter spreca energie preziose in vista del derby d'Italia di domenica sera contro la Juve. Una citazione per la partita di Castrovilli: il 10 della Fiorentina è una mezzala classica di grande qualità.
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La storia di Matt Le Tissier
Cognome francese, ma profondamente inglese nell'aspetto e nei modi, Matthew, detto Matt, Le Tissier, ribattezzato Le God, è uno dei giocatori più sottovalutati nella storia del calcio d'Albione. E non solo. Un irregolare, con pochissima vicinanza alle regole auree dell'atleta disciplinato, aveva la costituzione di un peso massimo e piedi sudamericani. Correva pochissimo ma usciva sempre vincitore dai contrasti. Il suo tiro era tremendo. Non di destro soltanto, essendo il suo mancino quasi altrettanto preciso. Degli oltre 200 gol segnati in carriera, tutti con la maglia del Southampton, moltissimi nacquero da battute al volo, sia al limite dell'area che da più lontano, essendo straordinarie, oltre al colpo d'occhio e al conseguente calcolo delle traiettorie, le doti di coordinazione di Le Tissier. Nato sull'Isola di San Pietro, nel mezzo del Canale della Manica, più vicino alla Francia che all'Inghilterra, giocò sempre con il Southampton, Inghilterra del Sud, di fronte all'Isola di Wight, resistendo alle offerte di club più titolati e vincenti, il che lasciò vuoto il suo palmares. Questa circostanza e le sole otto partite giocate con la nazionale inglese gli hanno impedito quella gloria sportiva che avrebbe meritato. La tecnica raffinata, e le qualità balistiche - anche 50 rigori segnati su 51 calciati - erano proprie di un campione unico, che sapeva dribblare con uno stop. Ma, poiché nel calcio la narrazione conta almeno quanto le prestazioni, appassionati e tifosi del Southampton esclusi, oggi pochi ricordano chi fosse e cosa sapesse fare, con un pallone, Matthew, detto Matt, Le Tissier.
martedì 12 gennaio 2021
Tour de France 1983: Laurent Fignon!
Quando Cirylle Guimard, che era stato un buon professionista, divenne direttore sportivo, si trovò, a soli 31 anni, era il 1978, ad allenare il più grande ciclista dell'epoca, l'epoca che iniziava, Bernard Hinault. Tanta grazia. La Renault, che tanti, va da sé, associano alle automobili, era una formazione fortissima e ricca di mezzi, che immancabilmente assecondava gli estri dell'asso bretone. Poi, nel 1982, passò al professionismo, sempre con la Renault e Guimard, un giovane ciclista parigino, biondo e con aura professorale, Laurent Fignon. Subito promosso al ruolo di luogotenente di Hinault. Come si vide alla Vuelta a Espana del 1983, vinta proprio da Hinault, con Fignon capace, nonostante il compito di alto gregariato, di chiudere settimo. Hinault puntava al suo quinto Tour. E l'avrebbe vinto, ma due anni dopo. In quell'anno, il 1983, non lo avrebbe corso per via di una tendinite. Pronostico aperto! Fino ad allora, so che è difficile da credere ma andò così, Hinault aveva vinto tutte le grandi corse a tappe cui aveva partecipato. Tutte: due volte la Vuelta, due volte il Giro, quattro volte il Tour. Solo nel 1980, non aveva conquistato il Tour, ma perché aveva dovuto ritirarsi. Insomma, era imbattuto. Pochi pensavano che Renault e Guimard avrebbero vinto il Tour anche senza Hinault.
Fignon, 23 anni da compiere in agosto, fu promosso capitano. Il prologo andò al belga Vanderaerden, prima maglia gialla. Che passò, dopo due giorni, sulle spalle del francese Gauthier e quindi su quelle del danese - primo nella storia - Kim Andersen. La corsa esplose sui Pirenei, nella decima frazione da Pau a Bagneres-de-Luchon, dove vinse lo scozzese Millar davanti al promettente scalatore spagnolo Pedro Delgado e al francese Pascal Simon, che ottenne il simbolo del primato. Fignon giunse al traguardo con un ritardo di 4'23". Fignon recuperò oltre tre minuti su Pascal Simon nella quindicesima tappa sul vulcano del Massiccio Centrale: il Puy de Dome. E completò la rimonta nella diciassettesima tappa, che vide il ritiro di Simon, sofferente per i postumi di una caduta di due giorni prima: sull'Alpe d'Huez, Fignon vestì la maglia gialla, mentre il successo di giornata arrise al corridore olandese Peter Winnen. Fignon avrebbe tenuto la testa della classifica fino a Parigi, annettendosi anche la cronometro di Digione. Secondo sarebbe stato lo spagnolo Arroyo a 4'04", terzo l'olandese Winnen a 4'09", quarto il belga Van Impe a 4'18". Fignon avrebbe replicato il successo un anno dopo, infliggendo la prima sconfitta in una grande corsa a tappe a Hinault, emigrato alla Vie Claire, costretto alla piazza d'onore.
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