Elenco blog personale

Visualizzazione post con etichetta crisi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta crisi. Mostra tutti i post

lunedì 3 ottobre 2022

Il punto dopo l'8^ giornata di Serie A 22/23

Napoli e Atalanta in testa, all'esito di partite diverse. Gli azzurri giocano un calcio brillante, tutti sembrano migliorati, a cominciare da Anguissa, autore di una doppietta, che ieri è parso Rijkaard. Kvaratskhelia, invece, somiglia sopratutto a sé, ha qualità notevoli e, specialmente la consapevolezza di possederle. I bergamaschi, invece, hanno avuto ragione della Fiorentina con un solo gol e la conferma di una fase difensiva inappuntabile.


Il Milan supera l'Empoli negli ultimi minuti, con audacia, sfrontatezza, buona sorte e Leao, che, in spazi aperti, ma non solo, pare immarcabile.


Torna al successo la Juve contro il Bologna, la Lazio supera agevolmente lo Spezia, con Milinkovic-Savic sugli scudi.


Pareggio tra Lecce e Cremonese. Il Sassuolo dilaga contro la Salernitana, mentre il Monza, illuminato dalla regia di Sensi, espugna il campo della Sampdoria, provocando l'ennesimo esonero in carriera di Giampaolo. 


L'Inter spreca il vantaggio iniziale contro la Roma e perde la quarta partita in campionato. Un disastro, che ha responsabilità della società, quasi assente, dell'allenatore, in confusione, e dei calciatori, tutti preocuppati più di sé stessi che delle sorti della squadra. Non sarà facile venir fuori da questa crisi.


Stasera, l'Udinese gioca contro il Verona per il secondo posto in classifica.

venerdì 25 febbraio 2022

L'Italia del calcio piccola in Europa

Considero il campionato di Serie A in crisi da almeno due lustri. I nove scudetti consecutivi della Juve, dal 2011 al 2020, ne sono stati inconfondibili cartine di tornasole. Come gli oltre 200 gol nella massima divisione di Antonio Di Natale - bravo, tecnico, ma fino a un certo punto -, come il titolo di capocannoniere vinto da Toni, a pari merito con Icardi, a 38 anni. Era il 2015. Anche la messe di reti mietuta da Immobile, che in una gradautoria dei migliori centranti della storia della Lazio non va oltre la settima/ottava posizione, ci offre uno spaccato della modestia della Serie A. E cito questi dati, solo per comodità e facilità d'impressione, dacché ce ne sarebbero molti altri. Dopo il successo dell'Inter in Champions League nel 2010, nessuna squadra italiana si è più aggiudicata un trofeo continentale. E ci sono state appena tre finali raggiunte e perse: dalla Juve, in Champions, nel 2015 e nel 2017, dall'Inter in Europa League, nel 2020. L'ultimo turno di coppe, concluso dalla triste sconfitta casalinga del Napoli contro il Barcellona meno competitivo degli ultimi 20 anni, è indicativo di uno stato di salute non brillante del calcio italiano. E dimostra come la nazionale di Mancini abbia vinto l'Europeo anche con il soccorso della fortuna e per una combinazione circostanze che tanti hanno voluto sottovalutare. Il calcio italiano, come l'avevamo conosciuto ed esportato, esiste ancora? Da noi, oggi, si difende male, come reparti e come singoli. Ecco, prima la capacità di saper difendere, di riuscire a contenere gli avversari e, sì, anche di speculare callidamente sul loro gioco e le debolezze di quello, era la cifra del calcio nostrano. Imperniato sulla copertura ma anche sugli uno contro uno e la tecnica appresa sui campetti polverosi o per strada. La copertura è saltata. Gli uno contro uno si vedono ancora nell'Atalanta, nel Verona, nel Torino, in parte nella Fiorentina. Ma, l'equilibrio che le squadre italiane di un tempo è un ricordo sfumato. E in Europa siamo drammaticamente dietro Inghilterra, Spagna e Germania. E valiamo grosso modo l'Olanda e il Portogallo. E non ci sono soltanto ragioni economiche dietro la diminuita competitività. Non abbiamo più grandi difese, non abbiamo più grandi difensori, non abbiamo più grandi numeri 10. Non abbiamo più una nostra identità e, di conseguenza, una nostra forza propria. E, giustamente, non vinciamo più in Europa. A meno di sorprendenti inversioni di tendenza.

lunedì 12 novembre 2018

Perché fa male la sconfitta dell'Inter con l'Atalanta

Si può perdere. Ma, c'è modo e modo. Anche l'Inter di Mourinho perse a Bergamo, campo tradizionalmente ostile. Mourinho, però, che possedeva un coraggio sconosciuto agli altri, e questo è il segreto della sua differenza, reagì con forza. Mise in panchina Chivu e Maxwell e diede fiducia al debuttante Santon. Ora, quella di ieri, per 4-1, ma il passivo avrebbe potuto assumere dimensioni più sconfortanti, è stata sconfitta anche peggiore. Il problema è come reagirà Spalletti. Lo scorso anno, dopo il 5-0 al Chievo, cominciarono due mesi senza vittorie, dall'Udinese in poi. E l'Inter era in testa al campionato. Quest'anno, l'Inter ha iniziato malissimo, si è ripresa, sette vittoria consecutive fino alla battuta d'arresto contro gli orobici. Che avrebbe potuto starci, ma non così, non in quel modo. Squadra sfilacciata, atteggiamento molle, confusione nelle scelte e sul campo. E i punti di ritardo dalla Juve sono già nove. Come reagirà Spalletti? Conta solo questo. Perché l'Inter, negli ultimi anni, alle prime difficoltà, si è sciolta come neve al sole. Spalletti, la scorsa stagione, nonostante prove imbarazzanti, tenne Perisic sempre in campo. Sta continuando ad operare allo stesso modo. Sebbene, in panchina, ci sia Lautaro Martinez. Le tre punte non sono un dogma!

sabato 15 settembre 2018

Inter-Parma 0-1: Di Marco mette in crisi l'Inter. Spalletti in discussione

Tutto sbagliato, tutto da rifare, avrebbe detto Gino Bartali. Intanto, nessun peso societario. Terzo grave torto arbitrale subito in 4 partite. Rigore netto quello non concesso su tocco di braccio di Di Marco. Terzino dal mancino educato, ma tatticamente improvvido,  ex Inter, che a metà ripresa uccella Handanovic, al solito immobile, con conclusione spedita sotto l'incrocio opposto. Spalletti sbaglia tutto. Keita non è un centravanti e si vede. Nella ripresa, lo toglie quando potrebbe servire all'ala. Entra Icardi. Svogliato e svagato.  Contro squadre chiuse mostra limiti storici. Il problema è che il Parma riparte tre o quattro volte e rischia sempre di segnare. E questo è un difetto tattico cui Spalletti non è estraneo. Dopo 4 partite 4 punti sono una miseria inaccettabile. Un passo falso contro il Tottenham, in Champions, potrebbe costargli la panchina.

sabato 24 febbraio 2018

Inter-Benevento 2-0: Ranocchia e Skriniar

Vittoria fortunosa contro il Benevento, per l'Inter, all'esito di una brutta partita. Segnano, nella ripresa, Skriniar e Ranocchia. Ora, il derby. La crisi è ancora in corso: contro il Milan, ci vorrà ben altro.

sabato 3 febbraio 2018

Inter-Crotone: 1-1. Inter in crisi profonda

Crisi nera. L'Inter non vince più. Ed ora anche Spalletti mi sembra confuso. Pareggio interno, dopo una prova imbarazzante, con il Crotone di Zenga. Il numero uno. Sempre. 

domenica 7 maggio 2017

Genoa-Inter 1-0: il disastro di Pioli. Da esonero immediato

Gol di Pandev da festeggiare per i tifosi nerazzurri. Non per i ricordi legati al triplete. Ma perché mette fine alla straziante avventura di Pioli sulla panchina dell'Inter. Pioli chi? Uno elogiato da Vialli. Il Genoa privato di un rigore in testa alla partita, vince con merito. Pioli da esonero immediato. A seguire licenziamento per Ausilio e Saverio Zanetti. E Nagatomo. E D'Ambrosio, Eder e Medel. 

giovedì 24 novembre 2016

Pioli vattene: Inter sconfitta 3-2 dall'Hapoel!

Sconfitta indegna contro l'Hapoel. L'Inter perde in rimonta 3-2, mettendo assieme errori difensivi imbarazzanti. E mostrando la pochezza della pretesa leadership di Pioli, inadeguato oltre misura. Parecchi giocatori, si vede, hanno mollato. A cominciare da Miranda. Altri sono improponibili a questi livelli, e l'Hapoel è poca cosa, da D'Ambrosio a Melo fino a Nagatomo. Handanovic non è da Inter, lo scrivo da quattro anni. Poi, Mancini è responsabile di una preparazione scadente. Zanetti ed Ausilio sono responsabili dell'esonero vigliacco di De Boer e dell'ingaggio del timido Pioli. Per questo, chiedevo l'arrivo di Zenga, il solo capace di mettere in riga questi giocatori debosciati. La stagione rischia di prendere una piega disastrosa. Eliminazione dall'Europa League a parte.

lunedì 4 aprile 2016

#Mancinivattene: le ragioni di un fallimento. La crisi dell'Inter

Gestione dilettantesca della squadra. Nervosismo, umoralità, scelte continuamente rinnegate. Giocatori prima voluti e poi ripudiati: Podolski, Shaquiri, Jovetic, Telles, ma anche Santon, impiegato a singhiozzo e costretto a giocare senza la miglior condizione. Nel suo ruolo, la continuità d'impiego è indispensabile. Mancini ha depresso il valore, anche di mercato, della più parte dei giocatori dell'Inter. Non ha dato un gioco, ha insistito su un centrocampo a due, che è impensabile. A due giocava l'Argentina di Redondo e Simeone. E non mi pare che Brozovic, che qualcosa sa comunque fare, e Medel reggano il confronto. Ma, quell'Argentina, aveva anche Batistuta, Balbo, Caniggia e, soprattutto, Maradona. Mancini se ne rende conto? Il Real Madrid, che ogni tanto soffre, gioca a due, ma quei due sono Kroos e Modric. Mancini se ne rende conto? Ieri, contro il Torino, l'Inter è stata penalizzata da errori arbitrali, è vero. Ma il gol era arrivato in modo rocambolesco, passaggio filtrante di Santon, tiro di Brozovic ed intervento maldestro di un difensore granata che portava al rigore trasformato da Icardi, Per il resto, l'Inter era stata inconcludente. E che Belotti avesse un altro passo si era visto subito. Nagatomo, inspiegabilmente promosso titolare dopo le iniziali esclusioni, fa errori su errori, di posizionamento e di intervento. Il rigore per il Toro non c'era, ma Nagatomo è una calamità per la difesa dell'Inter. Mancini se ne rende conto? Palacio non tira più in porta, che senso ha schierarlo, peraltro assieme a Ljiaic, che ama giocare come Palacio, ma oggi come oggi, per quanto svogliato, ha più dribbling e più tiro? Un centrocampista in più avrebbe dato e darebbe più equilibrio. Mancini sbaglia le formazioni iniziali e le correzioni a partita in corso. E mai ammette le proprie responsabiltià. Deve andarsene. Ha fatto peggio di Mazzarri. #Mancinivattene

domenica 31 gennaio 2016

Montella (#Montella) ha fallito: 7 punti in 10 partite. Spettro della B per la Samp, che andava molto meglio con Zenga

Montella, con il suo gioco proverbiale, ha messo assieme sette punti, e sette sconfitte, in dieci partite. E la retrocessione è oggi, per la Sampdoria, un rischio concreto. Con Zenga, 16 punti in dodici partite,  i doriani erano decimi. Errore grottesco quello di esonerare Zenga.

mercoledì 27 gennaio 2016

#Mancinivattene: dilettantistica gestione della squadra

Un'umiliazione la sconfitta rimediata contro la Juve nella semifinale d'andata di Coppa Italia. E patetiche le scuse accampate a fine partita. Tatticamente un disastro. Nagatomo e D'Ambrosio sempre fuori posizione, Medel incapace di concepire una sola idea di gioco, cambi sconclusionati. Grande imbarazzo ed il precoce azzeramento di ogni prospettiva. #Mancinivattene 

sabato 31 ottobre 2015

Mouriho esonerato? Chelsea travolto dal Liverpool.

Condannato da una doppietta di Coutinho! Crisi profonda per il Chelsea di Mourinho, invischiato nella zona retrocessione della Premier League. Difficile, questa  volta, dopo la netta sconfitta patita dal Liverpool, che Mourinho possa evitare l'esonero. Bene farebbe a dimettersi. Il Chelsea è allo sbando, non lo segue più, non lotta, non crede nella vittoria, ché i giocatori non mancherebbero per ottenere risultati migliori. Finora, Mourinho è stato difeso dal ricchissimo contratto che lo lega al club di Abramovich. Ora, non credo che basti più. Vedere Mourinho con la camicia bagnata, la cravatta allentata, lo sguardo smarrito, assumere le sembianze di Benitez è sconfortante: "nothing to say", come del resto ha commentato, cupo, Mourinho a fine partita.

sabato 24 ottobre 2015

Inter crisi, pari a Palermo: tre punti in quattro partite

Mancini vattene: possiamo ricominciare. La miseria di tre punti in quattro partite.  Pareggio a Palermo, con Gilardino che replica a Perisic. Ancora sotto tono Kondogbia, mentre Icardi è lontano parente del cannoniere ammirato nella passata stagione. Fase difensiva pessima, Murillo espulso, Nagatomo, titolare al posto di Santon, e Telles non tengono le posizioni. Eppure la partita era da vincere e, con maggior fortuna, sarebbe stata anche vinta. Epperò l'Inter segna poco, pochissimo e dovrà anche dipendere dal gioco insegnato da Mancini o no? Peraltro, fino all'ingresso di Biabiany che ha scompaginato gli equilibri con la sua velocità, l'Inter non aveva creato grandi problemi alla retroguardia rosanero. Dopo il vantaggio una squadra che voglia lottare per il titolo tiene. L'Inter di Mancini no. Becca un gol evitabile e ne rischia degli altri. Dopo la sconfitta con la Fiorentina, tre pareggi. Una brutta tendenza. #Mancinivattene

domenica 4 ottobre 2015

Il Napoli travolge il Milan 4-0. Mihajlovic esonerato?

Non ricordo una simile batosta casalinga ai danni del Milan di Berlusconi. Il Napoli di Sarri spadroneggia al Meazza, vince 4-0 e, con ogni probabilità, condanna Mihajlovic all'esonero. Sta facendo peggio di Inzaghi. Citazione d'obbligo, infine, per la superba prova di Insigne.

lunedì 31 agosto 2015

Torino primo, Juve ultima. I grandi meriti di Ventura

Torino primo, Juve ultima. Chi l'avrebbe detto? Due giornate sono poche e va da sé che la Juve ultima non resterà, sebbene le dimensioni della crisi nella quale sono precipitati i bianconeri non vadano sottovalutate. Il Toro di Ventura, però, è una realtà. Che dura da anni ormai. Gioca un calcio arioso e redditizio, non si abbatte dopo un gol subito e sa organizzare grandi rimonte, che, per certi versi, rievocano quelle memorabili del Filadelfia, quando capitan Valentino Mazzola arrotolava le maniche delle pesanti maglie di lana del tempo e quello era il segno della repentina riscossa. Ecco, quel che più colpisce nel Torino di oggi è la fiducia nei propri mezzi e, con essa, nella possibilità di rimediare ad ogni errore. Questa serenità è figlia della grande cultura sportiva di Ventura, un maestro di calcio alla cui scuola tutti i giocatori crescono e migliorano. Baselli, altro grandissimo gol ieri, è arrivato da poco e sembra il primo Gerrard del Liverpool. Insomma, la Juve qualche posizione di classifica dovrà risalirla, ma il Torino è davvero forte ed in Europa finirà per andarci. 

domenica 30 agosto 2015

Juve a zero punti dopo due giornate, perde anche a Roma, dove resta in dieci

Crisi vera: zero punti dopo due giornate. Sconfitta netta contro la Roma. Punizione di Pjanic e primo gol in serie A di Dzeko. Dybala accorcia le distanze ma non basta. La Juve è crollata prima di quanto si potesse pensare.  Un crollo rumoroso ma inesorabile. Mai così in basso la Juve dal 1912. Mai due sconfitte nelle prime due giornate di campionato nella serie A a girone unico. Batosta storica, insomma. Allegri già rischia. 

sabato 30 maggio 2015

Crisi di Contador sul Colle delle Finestre, ma il Giro è suo. Bis di Aru sul Sestriere

La telecronaca Rai ha immaginato un altro esito. Sterile esercizio di fantasia. La crisi di Contador sullo sterrato del Colle delle Finestre, che pure c'è stata, appare da subito incapace di mutare gli scenari della corsa. Perché Contador ha classe ed esperienza, sale del suo passo, fa una discesa giudiziosa e risale del suo passo verso Sestriere. Cede poco più di due minuti ad Aru, ottimo vincitore di giornata. Un altro capolavoro di strategia del castigliano, che affronta senza scomporsi la prima difficoltà di questo Giro. Tutto nella norma. Contador non è Bartali e non è Gaul e non è Pantani. Forte, ma non fortissimo, in salita, i suoi successi nelle gare a tappe sono stati costruiti anche a cronometro. Pure questa volta è andata così.

martedì 12 maggio 2015

Trionfa Formolo a La Spezia, Clarke in maglia rosa

Assolo di Formolo nella Chiavari - La Spezia, quarta tappa del Giro d'Italia 2015. Per Formolo, scalatore destinato a far parlare di sé nelle gare a tappe dei prossimi anni, si tratta del primo successo tra i professionisti. Tappa dura, segnata da una fuga di molti corridori, con il gruppo sempre tirato dalla squadra di Contador. Ritmi elevati e caldo lungo il percorso hanno fatto selezione sia nel gruppo che tra i fuggitivi di giornata, tra i quali è riuscito ad avvantaggiarsi Formolo, giunto solo al traguardo. Secondo l'australiano Clarke, che diventa la nuova maglia rosa. La casacca del primato, in questo inizio di Giro, è stata sempre australiana: prima Gerrans, poi Matthews, poi Clarke. Sono i postumi della cronosquadre di sabato ma anche di un movimento ciclistico, quello aussie, in continua crescita. Domani, primo arrivo in salita sull'Abetone. A giudicare da quanto visto oggi, Contador ed Aru si disputeranno la vittoria. Scommetto che Formolo, galvanizzato dal successo odierno proverà a dire la sua. Quanto a Gilbert, che immaginavo protagonista della prima parte del Giro, non so più cosa pensare. Dimenticavo: ha perso una quarantina di secondi Rigoberto Uran. E' presto per dichiararlo fuori dai giochi, ma il suo Giro si mette in salita. Domani, potrebbe accusare un ritardo anche più grave.

martedì 7 aprile 2015

Mancini si nasconde dietro la richiesta di rinforzi. Mancini vattene (#mancinivattene)!

Mancini non ammette le sue responsabilità nella crisi dell'Inter. Il che, del resto, equivarrebbe a riconoscere di non meritare il lauto, sproporzionato, stipendio che gli paga Thohir. Ha, in pochi mesi, distrutto le certezze di Kovacic, che vorrebbe mandar via, e pretende l'ingaggio di quattro grandi giocatori. Quali? Yaya Touré, per esempio, che, sebbene forte, ha un orizzonte agonistico molto limitato ormai. Pretende Mancini, altrimenti è pronto a lasciare. E la stampa, ridotta a gregge belante, che dà spazio a questa notizia. Magari se ne andasse. Se ne deve andare. Deve dimettersi, rinunciare ai soldi. E cercare fortuna altrove. Altro che rivoluzione. Ha fallito in questi mesi. Ne prenda atto e si congedi. Per la dirla più rozzamente, Mancini vattene (#mancinivattene)!

sabato 4 aprile 2015

Inter fermata anche dal Parma. Fischi. Mancini vattene!

Solo proclami penosi. Nessuna rimonta. Pareggio con il Parma ultimo in classifica. Un disastro salutato dai fischi del Meazza. Oggi ha vinto persino il Milan. Mancini, 22 punti in 18 partite, alla media carnascialesca di 1,22 punti a partita, deve dimettersi. Mancini vattene (#mancinivattene)!