Arrivò in Italia, al Verona, nel 1982, che aveva già 30 anni e la migliore carriera alle spalle. Un brevilineo dalle cosce possenti, la corsa facile, aveva vinto molto nel mezzofondo da ragazzo, ed un sinistro fatato. Dal quale partivano tiri di rara potenza e più rara precisione. In serie A, a Verona, a Napoli, ad Ascoli, a Como, ad Avellino, si vide sempre con la maglia numero 10 sulle spalle, ma, Dirceu era una mezzala classica, che in Brasile aveva spesso giocato sulla fascia. Lì, lo voleva Tele Santana, allenatore della mitica compagine verdeoro, che riuscì a perdere contro l'Italia di Bearzot nel 1982, in una partita divenuta proverbiale. Dirceu, che aveva già giocato i mondiali tedeschi del 1974 e quelli argentini del 1978, costringendo, udite, udite, il galinho Zico alla panchina, in Spagna vide il campo solo per mezzora. Difficile ritagliarsi uno spazio in quel centrocampo stellare, guidato da Falcao, illuminato da Socrates, puntellato da Cerezo, innervato dalla corsa elegante di Junior e dalla potenza di Eder e sublimato dal grande rivale Zico, che contendeva a Maradona il titolo di miglior giocatore del mondo. Cambiò un mucchio di squadre in carriera, Dirceu, sempre adattandosi a nuovi compagni e nuovi stili gioco. Gol da 25 e passa metri, favolose punizioni, lanci illuminanti. Gli è mancata la fortuna, sul campo, avendo solo sfiorato le vittorie che avrebbe meritato, e nella vita, da cui si congedò troppo presto per un incidente stradale. Il suo tiro fece scuola.
Blog di critica, storia e statistica sportiva fondato l'11 maggio 2009: calcio, ciclismo, atletica leggera, tennis ...
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venerdì 5 aprile 2019
giovedì 17 maggio 2018
Storia dei mondiali di calcio: il leggendario Brasile 1982
Non vinse. Anzi, perse 3-2 contro gli azzurri, nella seconda partita di un formidabile secondo turno eliminatorio, che raggruppava, oltre al Brasile, l'Italia, per l'appunto, e l'Argentina campione del mondo in carica. Epperò, non si ha memoria di una squadra altrettanto bella e fantasiosa e ricca di talenti multiformi. Forse solo il Brasile del 1970, che aveva però una difesa più forte. Il Brasile del 1982, che vide infrangersi contro una grandissima Italia i propri sogni di gloria, annoverava tra le proprie fila il genio calcistico di Zico, il più rapido ed acrobatico numero 10 che mai si sia visto. Le sue punizioni, segnò così contro la Scozia, erano calci di rigori. La corsa elegante di Junior, costretto da esigenze di copione a recitare da terzino sinistro, lui che era un 10 a propria volta. La sapienza strategica di Falcao, il comandante del gioco, destro e sinistro, testa sempre alta, tiro secco. Il mancino tonante di Eder, che alternava conclusioni violentissime a tocchi morbidi. La falcata regale di Socrates, il capitano neghittoso, il virtuoso del colpo di tacco e del gioco di prima. Basti dire che il meno tecnico, a centrocampo, era Cerezo. Un altro fenomeno. Il pallone, accarezzato da questi maestri del gioco, viaggiava velocissimo, da destra a sinistra, a fiammate. Ecco gli 11, di 15, gol più belli, che quel Brasile, allenato da Telé Santana, segnò al Mundial spagnolo del 1982.
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domenica 11 marzo 2018
Inter-Napoli 0-0: Napoli scavalcato dalla Juventus. Inter quinta
Finisce 0-0, come all'andata. Napoli impreciso, sopratutto con Insigne. Inter volenterosa. Ma, non si può giocare con D'Ambrosio titolare, peraltro dirottando Cancelo a sinistra, fuori ruolo. Né si può pensare che quello di Eder sia un cambio utile. Icardi mai servito. Eppure Brozovic, in mediana, ha fatto una delle sue migliori partite. Perisic ancora assente ingiustificato. L'Inter più di questo non può fare. Ci vorrebbero undici Skriniar: portentoso. Napoli scavalcato dalla Juve. Inter quinta.
sabato 3 febbraio 2018
Inter-Crotone: 1-1. Inter in crisi profonda
Crisi nera. L'Inter non vince più. Ed ora anche Spalletti mi sembra confuso. Pareggio interno, dopo una prova imbarazzante, con il Crotone di Zenga. Il numero uno. Sempre.
domenica 5 novembre 2017
Inter-Torino1-1: due punti persi
Spalletti sbaglia ad insistere con la solita formazione. Sempre bene non può andare. Nagatomo, tra i peggiori in campo, lascia, come Miranda, un'autostrada a Iago Falque. Gol del Torino. Prima e dopo Inter meno fluida del solito e troppi errori di mira o di tempo di Icardi. Non da lui. Anche una traversa dell'ottimo Vecino. Borja Valero dura un'ora. Il pareggio viene da un gol di Eder, smarcato a un metro dalla porta da Icardi, che non se la sente di tirare. In ombra Perisic. Finisce 1-1. L'Inter ha perso due punti. Anche Spalletti ha le sue colpe.
domenica 12 febbraio 2017
Inter-Empoli 2-0: Eder e Candreva
Giocatore superiore Gagliardini. Gioca, benissimo, come se fosse un veterano. L'Inter dipende da lui. Empoli troppo debole eppure pericoloso in contropiede. Pioli cerca di capire chi sia più scarso tra D'Ambrosio ed Ansaldi. Li schiera entrambi, uno dopo l'altro. Deve giocare Santon! Detto questo, Gabigol è scarso. Tanto per essere chiari. Pinamonti, esordiente in A, diventerà un campione. L'Inter vince 2-0, gol di Eder e Candreva.
sabato 28 gennaio 2017
Inter-Pescara: 3-0.
D'Ambrosio, ma una rondine non fa primavera, Joao Mario ed Eder. L'Inter batte il Pescara 3-0. Domenica prossima c'è la Juve.
domenica 15 gennaio 2017
Inter-Chievo 3-1
L'Inter domina, ma un errore del solito, ineffabile, D'Ambrosio propizia il vantaggio clivense firmato da Pellissier. Ci vuole una prodezza di Icardi su cross di Candreva per il pareggio nerazzurro, cui seguono i gol di Perisic e del subentrato Eder per il 3-1 finale. Vittoria meritata ed ottimo esordio di Gagliardini.
giovedì 8 dicembre 2016
Che bravo Pinamonti! Pioli vattene!
Sette punti in cinque partite per Pioli. Un disastro annunciato, ma non dalla stampa nostrana, rozza, sciatta ed incompetente. L'Inter vince allo scadere, doppietta di Eder, con lo Sparta Praga, l'ultima di una pessima Europa League. Carrizo ha pure parato un rigore. Per fortuna, ha esordito un ottimo Pinamonti!
domenica 23 ottobre 2016
De Boer non ha colpe: l'Inter perde con l'Atalanta
Inizio traumatico per l'Inter, schiacciata dalla pressione atalantina. Masiello segna di testa, sul lato del solito, svagato Nagatomo, per quanto sia Medel a farsi anticipare. Poi, i nerazzurri risalgono la corrente. Pareggia Eder, dopo un lungo digiuno. Tutti sotto tono, anche Joao Mario, che pure aveva ben impressionato nelle prime uscite stagionali. L'Inter potrebbe anche passare in vantaggio. Ma soffre le ripartenze avversarie. Santon, peraltro un beniamino di questo blog, commette un intervento da rigore, che Pinilla trasforma. E parte la crociata contro De Boer. Che non ha colpe specifiche. Esonerarlo ora, sarebbe assurdo. Arrivato pochi giorni prima dell'inizio del campionato, l'allenatore olandese sta prendendo le misure alla serie A. Sostituti liberi all'altezza non ce ne sono. So di essere in minoranza, ma gli darei tempo.
domenica 10 luglio 2016
#PortogalloFrancia 1-0 gol di #Eder. Portogallo campione d'Europa
Giustizia è fatta. Punito dal campo e dai suoi numi tutelari il bruttissimo intervento di Payet che esclude Cristiano Ronaldo dalla più parte della finale degli Europei 2016. Partita tirata, ma Pogba sarebbe forte? In Italia, magari. Si è nascosto, spaventato dall'importanza della posta in palio. I portoghesi, ebbri di tecnica, addormentano il gioco, e Griezmann sbaglia di misura almeno tre gol. Poi i portoghesi cambiano passo con l'ingresso di Eder, una forza della natura. Che, nel secondo tempo supplementare, inventa un gran destro incrociato per il gol della vittoria portoghese. Grande prova di Joao Mario ma bravo anche Quaresma subentrato proprio a Cristiano Ronaldo. Primo grande successo internazionale per il Portogallo. Meritato. Piange la Francia. E chissenefrega.
venerdì 17 giugno 2016
Italia 1 Svezia 0 (#ItaliaSvezia): gol di Eder, azzurri agli ottavi
Un errore gigantesco sotto porta di Ibrahimovic grazia l'Italia di Conte. Brutta partita e la conferma di forti limiti tecnici tra gli azzurri. Sturaro, poi, perché è entrato? Infine, al tramonto della partita, Eder escogita un gol bellissimo: dribbling e tiro sul palo lontano. Italia agli ottavi, senza brillare e con una buona dose di fortuna. Va bene così. Vanno meno bene le dichiarazioni polemiche di Conte, che si intesta meriti non suoi. Non ha mica vinto l'Europeo! La forza dell'Italia sta tutta nella difesa. E nella fortuna, che, però, può improvvisamente voltare la faccia. Conte lo sa?
venerdì 29 gennaio 2016
#Mancinivattene: Eder all'Inter già pronto per il derby. Mancini, al solito, è stato accontentato
Ultima spiaggia per l'Inter in questa stravagante stagione e per Mancini, che comincia a raccogliere dissensi su dissensi dopo la gestione sgangherata degli ultimi due mesi: il derby di domenica sera contro il Milan sarà decisivo. E, pare, ci sarà Eder arrivato oggi dalla Sampdoria. Mancini è stato accontentato ancora una volta. Cominci intanto a tenere in panchina Nagatomo. Mandi in campo uno solo tra Melo e Medel e schieri titolare Santon. Mancini non può perdere e lo sa. #Mancinivattene
martedì 26 gennaio 2016
Eder ad un passo dall'Inter: #Mancinivattene
Un buon giocatore, non dico di no. Che, tuttavia, viaggia verso i 30 anni, e non mi pare si possa associare al novero dei fuoriclasse. Stesso ruolo di Icardi, Eder partecipa di più al gioco ma è meno opportunista. Mancini l'ha voluto e l'Inter sta per ingaggiarlo. Ha senso quest'operazione? Direi di no. L'Inter ha due problemi: manca di un regista o, comunque, di un centrocampista di qualità che comandi il gioco e metta ordine dentro un gruppo di solisti; ha un allenatore, Mancini, che cambia troppo spesso modulo ed interpreti, generando confusione. Il regista non verrà, Mancini resterà. #Mancinivattene
domenica 22 marzo 2015
Inter sconfitta anche dalla Samp: Mancini vattene (#Mancinivattene)
Altra sconfitta, alla Samp basta un gol di Eder, e me ne frego delle occasioni mancate. L'Inter con Mancini ha una media punti da retrocessione o giù di lì: 21 punti in 17 partite, 1,23 punti a partita. #Mancinivattene.
martedì 6 dicembre 2011
Un saluto a Socrates, calciatore, artista, dottore in medicina, fondatore della "democracia corinthiana"
E' scomparso precocemente, come Best qualche anno fa, Socrates, una delle stelle più luccicanti del firmamento calcistico brasiliano. E, per inevitabile estensione, mondiale. Difficile classificarlo come giocatore, probabilmente mezzala, e non solo per il numero otto che indossava sulla maglia. Molto alto, superava il metro e novanta, magro, asciutto, tirato, sembrava lento, ma, palla al piede diventava estramente veloce, basti rivedere il gol che segnò all'Italia ai Mondiali del 1982. Possedeva un tiro di rara potenza e precisione, per via della notevole statura e di una felice scelta di tempo, segnava molti gol di testa. Socrates era tutto questo, senza dubbio, ma, soprattutto era un uomo squadra, un regista senza fissa dimora in campo, dacché svariava molto, accentrava il gioco, senza tuttavia mantenere il pallone un solo secondo di più, palleggiatore finissimo, ma amante dei tocchi di prima. E dei colpi di tacco, sua specialità massima, sintesi di una visione beffarda e visionaria del gioco del calcio. Detestava le regole, detestava la società occidentale, il capitalismo, ma, anche, per venire al calcio, la dieta dell'atleta, le rinunce, i ritiri, gli allenatori. Al Corinthians convinse i compagni all'ammutinamento, proclamando una democracia, nella quale a decidere erano i giocatori: dal modulo, alla formazione, agli allenamenti. Senza capi. Eppure il capo c'era ed era proprio Socrates, un tribuno, che fumava, beveva, cercava la compagnia delle donne e giocava al calcio senza nessuna intenzione agonistica. Eppure vinceva. Con il Corinthians ci riuscì. Con il Brasile ci andò soltanto vicino. Nel 1982, è storia notissima, il Brasile di Santana, capitanato proprio da Socrates si fece eliminare dall'Italia per non accontentarsi del pareggio: il centrocampo di quella squadra mette soggezione al solo ricordo. Zico, Falcao, Cerezo, Eder e Socrates appunto. Tanto che Junior doveva adattarsi da terzino sinistro. Se non si fosse infortunato Careca alla vigilia, quella squadra difficilmente sarebbe stata battuta. Il centravanti Serginho ne fu, infatti, il solo punto debole. Socrates venne anche in Italia, alla Fiorentina, nella stagione 1984/85, quando da noi giocavano tutti i migliori, dai suoi connazionali a Maradona, da Platini a Rummenigge ad Elkjaer e via eccellendo. Non si trovò a suo agio: troppo tattico e disciplinato il nostro calcio. Sull'uomo il giudizio spetta a Dio, come calciatore è stato grandissimo. Come personaggio anche. Benedetto Croce per spiegare il successo della Gioconda s'inventò un aggettivo, "allotrio" per definire il valore più che artistico dell'opera. Ecco Socrates lascia un ricordo forte anche per il suo valore "allotrio", per la sua ambizione di leggere la società moderna secondo canoni non convenzionali. Per la sua andatura lenta, nella vita e sul campo. Per il fatto di essere laureato in medicina, lettore accanito eppure sempre e comunque calciatore. Per le sue battute pungenti in un mondo rassegnato alla finta diplomazia.
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