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lunedì 7 luglio 2014

In morte di Alfredo Di Stefano. La leggenda della "saeta rubia"

La leggenda della "saeta rubia", al secolo Alfredo Di Stefano, argentino naturalizzato spagnolo, ma di schiette origini italiane, non è finita. Con la scomparsa di uno dei maggiori campioni della storia del calcio, si presenta semmai l'occasione di ricordarne la straordinaria carriera. Dei successi, innumerevoli, tanti hanno già scritto e soprassiedo, troppo essendo noti. Quel che mi preme ricordare è che Di Stefano è stato il prototipo del calciatore universale, che sposava alla tecnica sopraffina, tuttavia lontana da guizzi e ghirigori, una complessione da quattrocentista, un fisico statuario, specialmente ai tempi suoi, che gli valse il soprannome di "saeta rubia", freccia bionda, ma anche di "el aleman", il tedesco, perché biondo, poi i capelli si diradarono, e forte come un germanico. E poi era resistente, tatticamente acutissimo, formidabile al momento di battere a rete. E vinceva i contrasti e serviva i compagni. Un centravanti a tutto campo. Un comandante in campo, cui tutti dovevano obbedienza calcistica. E chi, come Didì al Real Madrid, non si piegava, doveva cambiare aria. Prima di lui, per la verità, a livelli non meno eccelsi, si era espresso Valentino Mazzola, strapotente mezzala sinistra del Grande Torino, strappato alla vita anzitempo a Superga. Poi, con minor intensità, Bobby Charlton. Infine, Cruijff, meno possente di Di Stefano, ma tanto più veloce. Un solo neo nella carriera di Di Stefano, nessuna partecipazione ai mondiali. Né con la maglia dell'Argentina né con quella della Spagna. Sicché il suo nome resta indissolubilmente legato a quello del Real Madrid delle prime cinque consecutive Coppe dei Campioni. La leggenda della "saeta rubia" continua.

domenica 6 luglio 2014

Germania - Brasile, Argentina - Olanda: semifinali ad alta intensità

Semifinali nobili ai mondiali brasiliani. Tanto per dire, non c'è la Bulgaria, come ad Usa '94, e neppure ci sono Turchia e Corea del Sud, come nel mondiale del Sol Levante del 2002. Il Brasile vanta cinque titoli mondiali e se la vedrà, sia pur privo di Neymar quasi azzoppato dall'intervento vergognoso di Zuniga, con la Germania, tre titoli mondiali. L'Argentina, due titoli mondiali, con Di Maria, fin qui più decisivo di Lionello Messi, che rischia di rimanere fuori, se la vedrà con l'Olanda, la sola semifinalista a non aver vinto un mondiale, ma tre volte seconda. L'infortunio di Neymar cambia lo scenario, come lo cambia quello di Di Maria. Azzardo che la finale sarà quella del 1974: Germania - Olanda. E vincerà la Germania. Poi, magari, succederà il contrario. Stiamo a vedere. Di seguito propongo i migliori risultati (primi quattro posti finali) delle semifinaliste nella storia dei mondiali di calcio.
  1. Brasile: 5 vittorie (1958, 1962, 1970, 1994, 2002); 2 secondi posti (1950, 1998); 2 terzi posti (1938, 1978); 1 quarto posto (1974).
  2. Germania: 3 vittorie (1954, 1974, 1990); quattro secondi posti (1966, 1982, 1986, 2002); quattro terzi posti (1934, 1970, 2006, 2010); 1 quarto posto (1958).
  3. Argentina: 2 vittorie (1978, 1986); 2 secondi posti (1930, 1990).
  4. Olanda: 3 secondi posti (1974, 1978, 2010); 1 quarto posto (1998).

giovedì 22 maggio 2014

Storia dei mondiali di calcio: 14^ puntata (1986, in Messico trionfa l'Argentina di Maradona)

Mai visto un giocatore del genere. Il Maradona ammirato ai mondiali messicani del 1986 è stato l'apice, il vertice, l'acme del gioco del calcio. Il suo sinistro da fiaba ha trasformato una pattuglia di onesti calciatori in una squadra capace di vincere i campionati del mondo. Bilardo lo promuove capitano e gli lascia tutta la libertà di giocare come vuole. Il suo secondo gol contro l'Inghilterra, tutte le figure del tango eseguite in una corsa armoniosa ed ineluttabile, tra avversari frastornati, verso la porta d'Albione, è il più bello di sempre. La doppietta al Belgio di Scifo, in semifinale, è strepitosa. Eppure Maradona gioca la sua miglior partita agli ottavi, contro gli storici rivali di un coriaceo Uruguay, guidato da Francescoli ed Alzamendi: dieci, quindici, forse venti volte, Maradona parte palla al piede, ne salta uno, due, tre e lo stendono. Periodicamente. Poi il gol arriva da Pasculli. In finale, partita ricca di colpi di scena contro gli irriducibili tedeschi. Passa l'Argentina con Brown, raddoppia Valdano. Poi, però, nella ripresa, accorcia le distanze Rummenigge e pareggia Voeller. Maradona, francobollato per tutta la gara da Matthaus, s'inventa un varco per la corsa di Burrachaga al tramonto della partita. Gol e vittoria: secondo mondiale per l'Argentina. Per il resto, l'Italia di Bearzot esce agli ottavi contro la Francia di Platini. Troppa riconoscenza per i reduci del 1982. Si salva Altobelli, quattro reti per lui, splendida quella all'esordio contro la Bulgaria. Infelice la scelta di Galli, a lungo in ballottaggio con Tancredi. Con Zenga in porta, sarebbe andata diversamente. L'inglese Lineker, sei gol, diventa capocannoniere.(1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata, 12^ puntata, 13^ puntata)

mercoledì 2 aprile 2014

Storia dei mondiali di calcio: 2^ puntata (Uruguay primo campione, 1930)

Le nazionali presenti ai mondiali d'Uruguay del 1930 giocano quasi tutte con il "metodo", atteso che il "sistema", escogitato da Chapman, allenatore dell'Arsenal, è una privativa ancora inglese. Davanti al portiere due terzini, sulle fasce, spostati qualche metro più avanti due mediani, grosso modo corrispondenti ai laterali dei tempi nostri, nel mezzo un centromediano, detto appunto metodista, chiamato a marcare il centravanti avversario, ma, anche a cominciare l'azione, di solito dotato di una grande battuta, due mezzali a costruire il gioco, una di regia, l'altra di corsa e raccordo, due ali ed un centrattacco possente. Si conoscono variazioni sul tema, ma, nella sostanza tutti giocano alla stessa maniera. Non un grande spettacolo al primo mondiale, viste le tante assenze. Tredici squadre in tutto, distribuite in tre gironi. In semifinale, l'Argentina sconfigge gli Stati Uniti, l'Uruguay supera la Jugoslavia. Con identico, perentorio, punteggio: 6-1. Va in scena uno dei tantissimi derby del Rio de la Plata, il fantastico estuario formato dal fiume Paranà e dal fiume Uruguay, che "no es un rio, es un cielo azul que viaja".  In finale, prevale l'Uruguay delle stelle Andrade e Scarone, che è ancora lo squadrone che ha dominato gli anni venti, 4-2. Il capocannoniere del torneo, con otto reti, è invece l'argentino Stabile. Senza grandi clamori, questo è l'inizio di un'avventura straordinaria. Quattro anni dopo, sarebbe toccato all'Italia di ospitare i campionati del mondo di calcio, in nome di un'alternanza tra Europa e Sudamerica, che raramente sarebbe stata interrotta, prima che gli affari prendessero il sopravvento sul gioco (1^ puntata).

domenica 2 febbraio 2014

Fognini eroe di Davis, travolta l'Argentina. Italia al secondo turno

E' Fognini il nuovo eroe di Davis. Firma tutti i tre punti che servono all'Italia per superare l'insidiosa trasferta argentina e conferma tutti i progressi fatti registrare negli ultimi mesi, testimoniati anche dalla classifica Atp, che lo premia attualmente con la quindicesima posizione. Era dai tempi di Nargiso e Gaudenzi che l'Italia del tennis non faceva tanta strada in Coppa Davis. Ed i meriti, questa volta, sono tutti di Fognini. E di Bolelli, che ha giocato il doppio con il campione ligure.

lunedì 7 ottobre 2013

Totti e Cassano: Prandelli li porterà ai mondiali in Brasile

Il talento bussa alla porta della nazionale di Cesare Prandelli. In vista dei mondiali di Brasile 2014, tornano fortissime le candidature di Totti, in modo particolare, e di Cassano, autori di due grandi prove nell'ultima giornata di campionato. Totti, Cassano e, voglio aggiungere, Balotelli sono i calciatori italiani di maggior talento. Bisogna costruire la nazionale attorno a loro: soltanto l'Argentina potrebbe proporre un attacco di altrettanta qualità. Il gruppo, mitizzato anche troppo da Sacchi in avanti, non può prevalere sulla qualità dei giocatori.

lunedì 1 luglio 2013

Neymar è più forte di Messi

Lo scrivo da anni, posso confermarlo dopo la netta vittoria del Brasile sulla Spagna, nella Confederations Cup 2013. Nella notte italiana, è parso evidente che Neymar è, in questo momento, il più forte giocatore del mondo. E va da sé che Neymar è più forte di Messi. L'asso brasiliano non soltanto ha un dribbling funambolico, ma anche una fantasia, che non appartiene al calcio lineare e spartano di Messi. E, poi, diversamente da Messi che sempre imbrocchisce quando indossa la maglia dell'Argentina, Neymar è leader anche nel Brasile. Questa Confederations Cup, chiusa con quattro gol uno più bello dell'altro, ha consacrato il valore internazionale di Neymar. Soltanto, al suo posto, non sarei andato al Barcellona. Messi è calcisticamente molto egoista, tanto che nel tempo ha fatto fuori, Ronaldinho, Eto'o, Ibrahimovic. Neymar, già autore di 165 gol in carriera, dovrà lottare per farsi rispettare in campo.
Aggiornamento del 13 giugno 2014: dopo la doppietta, sia pure fortunata, nel debutto mondiali di ieri contro la Croazia, mi debbo ripetere. Neymar è più forte di Messi. Ha una varietà di colpi e di giocare sconosciuta all'asso argentino. E, quel che più conta, sa gestire la pressione che invece Messi ha sempre sofferto con l'Argentina.

mercoledì 26 giugno 2013

Tevez bianconero. L'attaccante argentino ha segnato 244 gol in carriera

Carlos Tevez alla Juve. Colpo dei bianconeri che si assicurano uno dei migliori attaccanti del mondo. Compatto, rapido, veloce, titolare di un gran tiro, contropiedista spietato, capace anche di partecipare alla manovra e di dare una mano in fase di non possesso palla. Top player? Sì, top player. Ha fatto bene dappertutto Tevez, autore fino ad ora di 219 gol in carriera, in Argentina al Boca, in Brasile, al Corinthians, in Inghilterra, con le due squadre di Manchester ed il West Ham. Capocannoniere alle Olimpiadi di Atene, soltanto con la nazionale maggiore argentina ha stentato un poco: 13 gol per lui sono pochi, ma si è spesso sacrificato negli ultimi anni per Messi, noblesse oblige, e per Aguero. La Juve potrà contare su un vero fuoriclasse, per tecnica e per temperamento. Si ambienterà presto nel calcio italiano.
Aggiornamento del 10 febbraio 2014: come previsto, e non era difficile per la verità, Tevez si è ambientato benissimo nel campionato italiano. Ad oggi, i suoi gol in carriera sono diventati 234.
Aggiornamento del 31 marzo 2014: l'assenza di Tevez ha pesato tantissimo nella sconfitta rimediata ieri dalla Juve contro il Napoli, l'asso argentino, 238 gol in carriera, ultimamente ha letteralmente inventato delle reti, coprendo la diminuita condizione atletica dei bianconeri.
Aggiornamento del 20 settembre 2014: gol decisivo contro il Milan a San Siro ed i gol di Tevez in carriera diventano 244. Se la Juventus comanda il campionato, il merito è tutto dell'asso argentino.

sabato 8 giugno 2013

La media gol di Messi, strepitosa con il Barca, precipita con l'Argentina

Potranno assegnargli anche dieci palloni d'oro e seguitare a ritenere che Messi sia il segreto dei successi del Barcellona degli ultimi anni. Ho sempre creduto il contrario. Il che non vuol dire che Messi non sia forte, anzi fortissimo, ma insomma quello che fa con il Barca e per merito del collettivo del Barca, non lo ripete con l'Argentina. Tutti sono rimasti sbalorditi dalla sua media realizzativa in blaugrana, 0,82 reti a partita dal 2004 ad oggi, che si impenna nelle ultime due stagioni, da 73 e 60 gol, fino all'incredibile soglia di 1,21 gol a partita. Tuttavia, con la casacca della nazionale argentina, Messi viaggia ad una media decisamente più normale, 32 gol in 80 partite, 0,40 di media. Chi è il vero Messi? Quello del Barcellona o quello dell'Argentina? Probabilmente, la verità sta nel mezzo. Nel frattempo, il Barca si è ulteriormente rinforzato affiancando a Messi Neymar. 

mercoledì 29 maggio 2013

Lavezzi all'Inter con Mazzarri

Si riparla insistentemente di Lavezzi all'Inter, dove ritroverebbe Mazzarri, il tecnico che l'ha imposto all'attenzione internazionale. Reduce dalla vittoria dello scudetto in Francia con il Psg, il talento argentino migliorerebbe di molto il gioco offensivo dell'Inter, perché calciatore di personalità, autentica fonte del gioco, contropiedista di valore, capace di brucianti accelerazioni, che fanno rifiatare i compagni e caricano di falli le difese avversarie. E' il primo nome che mi entusiasma in questa campagna di rafforzamento appena avviata. Stiamo a vedere. Anche perché scrissi sostanzialmente le stesse cose lo scorso anno, ma poi Lavezzi all'Inter non venne.

venerdì 26 ottobre 2012

Palacio bomber di Coppa: segna ancora in Europa League

Delle italiane, in Europa League, ha vinto soltanto l'Inter. Ed è una notizia. Ha segnato, contro il Partizan Belgrado, di nuovo Palacio, che pare aver trovato la forma migliore. L'attaccante argentino, peraltro, nelle partite di Coppa ha fatto sempre bene, anche quando militava nel glorioso Boca Juniors, 20 gol in 36 partite tra Coppa Sudamericana e Coppa Libertadores, con la media di 0,55 gol a partita. In queste prime gare di Europa League, sta facendo persino meglio: 4 partite, 3 gol, alla media di 0,75 gol a partita. Non è un caso. La cifra tecnica di Palacio è, infatti, altissima. Peccato per quel brutto infortunio che, qualche anno fa, ne ha fortemente condizionato la carriera. In quest'Inter, ha la possibilità di mostrare tutto il suo valore.

giovedì 20 settembre 2012

Neymar è più forte di Messi

A molti sembrerà una provocazione, e lo capisco, ma insisto a ritenere che Neymar sia più forte di Messi. Ieri, mentre l'asso del Barca segnava, peraltro indisturbato in mezzo all'area avversaria, l'ennesima doppietta in Champions League, Neymar siglava il gol della vittoria nel Superclasico tra Brasile ed Argentina, prive dei giocatori impegnati nei campionati esteri. Rigore trasformato con sicurezza da Neymar, già più di 130 gol in carriera, che paga, sulla stampa, il fatto di non essere ancora approdato in Europa. L'argomento mi pare debole. Ma la dimostrazione di questa debolezza Neymar potrà darla soltanto venendo a giocare e meravigliare nel vecchio continente.

lunedì 10 settembre 2012

La media gol di Messi cresce in nazionale

E' cresciuta vistosamente la media gol di Messi con la nazionale argentina. Più nelle amichevoli che nelle partite ufficiali a dire il vero. Ma, insomma, va meglio di qualche mese fa, quando, fu scritto su questo blog, la sua media era di 0,32 gol a partita con l'albiceleste. Ora l'asso argentino è salito a 0,38 e tutti urlano al prodigio. Per carità, il giocatore è grandissimo. Il problema è la straordinarietà della sua capacità realizzativa con il Barca, attorno a 0,75 gol a partita. La sensazione è che il Barcellona conti moltissimo nel "fenomeno" Messi. Non per caso il Barca costiuisce l'ossatura della nazionale spagnola che ha vinto gli Europei del 2008 e del 2012 con il clamoroso intermezzo del mondiale del 2010. Sicché, per mettere a tacere tutti, Messi dovrà trascinare l'Argentina nei prossimi mondiali brasiliani del 2014. In mancanza, di confronto con Maradona, media o non media, neppure si potrà parlare.

mercoledì 21 marzo 2012

La media gol di Messi. Che non è il più forte di sempre. Maradona era di un'altra categoria

Numeri iperbolici quelli di Messi. Dopo la tripletta di ieri sera, i gol con il Barcellona sono 234, sicché Messi, 25 anni a giugno, diventa il più grande goleador della storia del Barca. Notevole, assolutamente notevole. Se non fosse che si ricomincia con la solita storia dei confronti con i grandi del passato, che, a detta dei lodatori del tempo presente, Messi avrebbe già superato. Non sono d'accordo. Perché si trascura di considerare il fattore "Barca". Senza perdersi in troppe disquisizioni, cito qualche numero significativo. Messi, nel Barcellona più forte di sempre, segna con una straordinaria media, 0,75 nella Liga, 0,76 in Champions. Con la casacca dell'Argentina, però, mistero apparente del calcio, la sua media si normalizza ed anzi precipita a 0,32, poco meno di un gol ogni tre partite. Ci sarà un motivo? Perché dev'esserci. Ne converrete. Lo 0,32 con l'Argentina, peraltro, è il frutto del rapporto tra le 64 partite giocate, una quantità statisticamente affidabile, ed i 22 gol segnati. Qual è il vero Messi? Quello del Barca, fenomenale, oppure quello con la maglia albiceleste, forte, ma meno di tanti altri? Probabilmente, la risposta esatta sta nel mezzo. Sicché Messi è fortissimo, nessun dubbio, ma Maradona resta di un'altra categoria.
Aggiungo che Ronaldo, nonostante i terribili infortuni patiti in carriera, ha chiuso l'attività agonistica con una media di 0,68 gol a partita, 442 reti in 644 partite: media superiore a quella mantenuta fino ad ora da Messi di 0,64 gol partita, frutto del rapporto tra le 416 partite giocate ed i 269 gol segnati.
* Aggiornamento dell'8 maggio 2012: Messi è arrivato, ad una giornata dalla fine, a 50 gol nella Liga, davvero troppo perché si possa ancora considerare attendibile il campionato spagnolo, nel quale Cristiano Ronaldo è comunque a 45. Cifre iperboliche. Basti pensare che proprio Cristiano Ronaldo, in Premier League, si è fermato al massimo a 31.
*Aggiornamento dell'11 dicembre 2012: gli 86 gol stagionali di Messi sono un'enormità. Battuto il primato di Gerd Muller: 85 gol nel 1972. Il punto, però, è un altro, richiamando quanto scritto sopra, nella Liga Messi segna troppo, perché nella Liga, in assoluto, si segna troppo. Chiarisco meglio il mio pensiero in nuovo post che segnalo: "Messi 86 gol: fermate la Liga!".
*Aggiornamento dell'8 giugno 2013: ieri Messi ha giocato l'ennesima partita a bassissima intensità con l'Argentina, nella sfida terminata a reti bianche contro la Colombia. Segnalo, al riguardo, un nuovo post:  "La media gol di Messi, strepitosa con il Barca precipita con l'argentina".
*Aggiornamento del 28 luglio 2021: torno a questo post dopo più di otto anni. Messi ha continuato a segnare a raffica con il Barca ed anzi la sua media è cresciuta a 0,86 gol a partita. Come ha continuato a faticare con l'Argentina: 0,50 gol a partita, ad oggi, meglio di prima, ma nettamente peggio che in blaugrana. Ha fallito la finale mondiale del 2014 e le finali di Coppa America 2015  e 2016, vincendo, ma ai rigori, quella del 2021. La mia idea su di lui non è mutata.

giovedì 26 gennaio 2012

San Luis: vince Contador su Leipheimer

Argentina, San Luis, primo arrivo in salita, vince Alberto Contador su Leipheimer. Nemmeno fosse un arrivo del Tour de France o del Giro d'Italia. Mi spiego. Si pensava che la partecipazione alla breve corsa a tappe argentina servisse a rifinire la preparazione dei corridori in vista della lunga stagione ciclistica. Quest'anno, infatti, ci saranno anche le Olimpiadi. In passato, a gennaio nemmeno si correva. Un tempo si cominciava con il Trofeo Laigueglia, con la Tirreno - Adriatico o con la Parigi - Nizza, spesso con la Milano - Sanremo il giorno di San Giuseppe, 19 marzo! Ora, si parte subito a pieno ritmo. E, il che stupisce, i grandi del gruppo entrano subito in forma. La strada s'impenna un poco sotto i pedali, ed ecco che Contador scatta e fa il vuoto. Primo già a gennaio. In Argentina. Quanto è cambiato il ciclismo!

giovedì 1 dicembre 2011

Maradona più forte di Pelè, Neymar più forte di Messi

Pelé ha dichiarato di recente che Neymar, a suo giudizio, è più forte di Messi, dacché più completo. In prospettiva, sono d'accordo. L'asso argentino, per carità, ha numeri imbarazzanti, e mi riferisco sia ai gol che segna che alle giocate che esegue, però Neymar è quasi ambidestro, laddove Messi è soprattutto mancino, e Neymar segna gol molto diversi fra loro, non in fotocopia, per quanto bellissimi, come Messi. Che ha alle spalle una squadra, il Barcellona, che non ha rivali al mondo: forse, quest'anno, il Real Madrid. Neymar, nel Santos, è la stella e spesso fa tutto da solo: di certo, non può contare, come suggeritori, su Xavi, su Iniesta, su Fabregas e via eccellendo. Tanto che Messi, con l'Argentina, dove Xavi e compagni non giocano, stenta parecchio, laddove Neymar, con il Brasile, è già decisivo. Insomma, ha ragione Pelè, Neymar è, o sarà presto, migliore di Messi. Come Maradona è stato migliore di Pelé. E migliore di tutti, in assoluto. Per rendersene conto, basti confrontare i compagni di squadra di Maradona al mondiale vinto in Messico, con quelli, straordinari, di Pelé nelle vittorie mondiali del 1958 e del 1970. Non cito la vittoria del 1962, perché Pelé giocò poco, si fece male ed al suo posto si distinse Amarildo, che basto ed avanzò per il trionfo finale. Segno che Pelé, pur grandissimo, in quel Brasile, non era del tutto necessario. Che ne pensate?

mercoledì 30 novembre 2011

Storia di Recoba: 10 (l'era Mancini)

All'Inter arriva Roberto Mancini, che Moratti aveva a lungo inseguito da giocatore. E Mancini, forse propriamente per ingraziarsi Moratti, siamo nella tarda primavera del 2004, dichiara di voler giocare con il trequartista e che questo trequartista sarà Recoba. Invece, no. Con Mancini, inizia la più buia stagione di Recoba all'Inter, sempre meno titolare, sempre più marginale, impiegato così poco da sentirsi obbligato a strafare negli spezzoni di partita che il tecnico di Jesi gli concede con studiata parsimonia: di qui molti infortuni muscolari in serie. Le sue medie realizzative nei tre anni con Mancini allenatore scendono in picchiata: 6 gol il primo anno (2004/05), clamoroso quello alla Sampdoria allo scadere dopo una rimonta cominciata da Martins e Vieri, 6 il secondo (2005/2006), guardate quello con la Lazio, 1 soltanto il terzo (2006/2007), l'ultimo con la maglia dell'Inter, direttamente da calcio d'angolo, nella prima al Meazza dopo lo scudetto conquistato a Siena. Nel mezzo, la mancata qualificazione al mondiale 2006, nonostante il gol vittoria all'Argentina, calciopoli, l'assegnazione a tavolino del campionato 2006, precoci eliminazioni dalla Champions League, con il Villareal, quando Recoba cede il posto addirittura a Mihailovic, e con il Valencia. Recoba e Mancini non si sopportano e Recoba decide, dopo dieci anni, di lasciare l'Inter: 261 partite e 72 reti, oltre a numerosissimi assist. Si chiude, per adesso, la sua avventura nerazzurra dentro un fiume di rimpianti. Moltissime prodezze, pochissime vittorie. 10^ puntata (cfr. 1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata, 9^ puntata).

lunedì 14 novembre 2011

Argentina: Messi delude ancora; Keane esalta l'Irlanda

Dal fine settimana rimbalza la notizia dell'ennesima prova anonima di Messi con l'Albiceleste. Quando gioca con la nazionale argentina, l'asso del Barca smette improvvisamente di essere determinante, segna con il contagocce, in relazione, beninteso, ai numeri fantasmagorici di cui è capace in Spagna ed in Europa, e rende sempre meno verosimile il confronto con l'irragiungibile Maradona. Con la Bolivia, per la qualficazioni ai mondiali del 2014, è rimasto a secco, tanto per cambiare, ed è stato necessario, per il pareggio, il gol del subentrato Lavezzi. Chi, invece, in nazionale si esalta è Robbie Keane, autore di una doppietta nello spareggio per gli europei. Per il numero dieci sono 53 gol con l'Irlanda: ritengo che abbia raccolto in carriera meno successi di quelli che avrebbe meritato. E riconosco di averlo giudicato con troppa fretta nei pochi mesi che fu all'Inter. Dopo di allora, infatti, ha sormontato quota 100 gol in Premier League, ha segnato tanto nelle coppe europee, è divenuto una bandiera del Tottenham ed il simbolo, come appena ricordato, dell'Irlanda. Che nesso c'è tra Messi e Keane? Uno solo, Keane in nazionale trascina, Messi, che ha tanto più talento di lui, viene trascinato. Peraltro, in un mondiale (2002) Keane ha segnato tre gol contro la sola rete di Messi in due mondiali (2006 e 2010). Sia detto perché il talento ha bisogno anche di personalità!