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venerdì 6 luglio 2018

Brasile - Belgio 1-2: Belgio in semifinale come a Messico '86

Come nel 1986, quando Pfaff, Scifo, Ceulemans e compagni raggiunsero storiche semifinali mondiali, prima d'imbattersi in due gol capolavoro di Maradona, al vertice della sua arte calcistica. Il Belgio batte il Brasile 2-1 e affronterà la Francia, nella prima semifinale di Russia 2018. Decisivo il precoce autogol di Fernandinho. Che indirizza una partita di contropiede per il Belgio. Lukaku sprinta nonostante i 94 kg. Da una sua accelerazione, nasce il gol di De Bruyne: gran destro incrociato. Nella ripresa, il Brasile attacca. Gabriel Jesus, improponibile da centravanti, si fa vedere a destra. Firmino rileva Willian senza incidere. Entrano pure Douglas Costa e Renato Augusto, che, di testa, accorcia le distanze.  Coutinho torna il giocatore inconsistente dei tempi dell'Inter. Perde un mucchio di palloni e fallisce il tiro del possibile pareggio. Courtois salva su Neymar. Brasile eliminato. Belgio sugli scudi. Courtois, Hazard e De Bruyne sono tre fuoriclasse. 

lunedì 4 settembre 2017

Campioni dimenticati: Ricardo Bochini, il dieci, l'idolo di Maradona

Il numero dieci. La massima potenza evocativa di un numero nel gioco del calcio. Anni fa proposi una classifica dei migliori numeri dieci della storia. E dimenticai Ricardo Bochini. Faccio ammenda e rimedio. Fu l'idolo del giovane Maradona. A lungo ostracizzato dalla nazionale argentina, peraltro sempre ricca di talenti. A quei tempi, parliamo soprattutto degli anni '70, le redini della nazionale albiceleste erano affidate al prestigiatore Ardiles. Epperò Bochini, per volontà del capo, Maradona s'intende, fu aggregato alla nazionale campione del mondo in Messico, nel 1986. Ed entrò in campo a tre minuti dalla fine della vittoriosa semifinale contro il Belgio. Maradona aveva segnato una doppietta epocale. Ed accolse in campo Bochini con un: maestro. Lento, lentissimo, Bochini, mai rientrato a contrastare, mai staccato di testa, gol sì, ma meno di quanti avrebbe potuto segnarne. Di fatto ambidestro, lucidissimo direttore d'orchestra, esploratore di traiettorie di passaggio, che poi solo Riquelme - che però aveva un fisico statuario - altro argentino incompreso ma grandissimo, avrebbe frequentato. Giocò per anni nell'Independiente. E vinse tantissimo. Anche la Coppa Intercontinentale. Due volte. La prima nel 1973, contro la Juve, che la giocò per il rifiuto dell'Ajax. Ma vinse anche due campionati argentini, quattro Coppe Libertadores! Al contrasto, Bochini non ci andava. Non ne aveva bisogno, dando via il pallone sempre un momento prima, sempre al momento giusto. Come poi vidi fare spesso a Platini. Nessun agonismo, epperò il gioco lo comandava Bochini. Palla al piede, grazie a finte uniche, gli avversari li saltava eccome. Di palloni ne giocava tantissimi. Senza sbagliare. Tocco, tocco e ancora tocco. Uno degli ultimi rappresentanti, Bochini, classe 1954, del calcio a ritmo di tango, mentre infuriava la rivoluzione olandese, s'imponeva la prestanza atletica, la velocità, ma pure la confusione. Oggi, però lontano dai livelli di eccellenza che Bochini raggiunse, gioca un poco a quella maniera Borja Valero. Solo più dietro. Mentre Bochini, nella propria metà campo ci capitava poco. E per sbaglio. Il numero dieci.

giovedì 22 maggio 2014

Storia dei mondiali di calcio: 14^ puntata (1986, in Messico trionfa l'Argentina di Maradona)

Mai visto un giocatore del genere. Il Maradona ammirato ai mondiali messicani del 1986 è stato l'apice, il vertice, l'acme del gioco del calcio. Il suo sinistro da fiaba ha trasformato una pattuglia di onesti calciatori in una squadra capace di vincere i campionati del mondo. Bilardo lo promuove capitano e gli lascia tutta la libertà di giocare come vuole. Il suo secondo gol contro l'Inghilterra, tutte le figure del tango eseguite in una corsa armoniosa ed ineluttabile, tra avversari frastornati, verso la porta d'Albione, è il più bello di sempre. La doppietta al Belgio di Scifo, in semifinale, è strepitosa. Eppure Maradona gioca la sua miglior partita agli ottavi, contro gli storici rivali di un coriaceo Uruguay, guidato da Francescoli ed Alzamendi: dieci, quindici, forse venti volte, Maradona parte palla al piede, ne salta uno, due, tre e lo stendono. Periodicamente. Poi il gol arriva da Pasculli. In finale, partita ricca di colpi di scena contro gli irriducibili tedeschi. Passa l'Argentina con Brown, raddoppia Valdano. Poi, però, nella ripresa, accorcia le distanze Rummenigge e pareggia Voeller. Maradona, francobollato per tutta la gara da Matthaus, s'inventa un varco per la corsa di Burrachaga al tramonto della partita. Gol e vittoria: secondo mondiale per l'Argentina. Per il resto, l'Italia di Bearzot esce agli ottavi contro la Francia di Platini. Troppa riconoscenza per i reduci del 1982. Si salva Altobelli, quattro reti per lui, splendida quella all'esordio contro la Bulgaria. Infelice la scelta di Galli, a lungo in ballottaggio con Tancredi. Con Zenga in porta, sarebbe andata diversamente. L'inglese Lineker, sei gol, diventa capocannoniere.(1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata, 12^ puntata, 13^ puntata)