Elenco blog personale

martedì 30 gennaio 2024

Il punto dopo la 22^ di Serie A: Inter capolista

 

Mi sembra che negli ultimi giorni ci sia una grandissima manipolazione intellettuale, un grande lavoro organizzato per cambiare l'opinione pubblica per un mondo che non è il mio. (José Mourinho).

Ho riportato sopra le parole che Mourinho pronunciò in una conferenza stampa all'inizio del 2009, quando allenava l'Inter, perché il clima mi sembra lo stesso. Il clima mediatico, intendo. Da qualche settimana, circola la voce, ridicola, che l'Inter sarebbe favorita. Da chi? L'Inter ha perso, due anni fa, uno scudetto incredibile, contro un Milan meno forte. Con Sanchez scaraventato a terra da Giroud, fu l'episodio che condizionò e ribaltò il derby di ritorno, con una partita, quella di Bologna, che l'Inter avrebbe dovuto vincere 3-0 a tavolino, rimandata di mesi e poi persa, con il Milan che vinse le ultime cinque partite in mezzo a tanti errori avversari. Altro che favorita! In questo campionato, l'Inter sta dominando, ha avuto tanti rigori contro. Tre nelle ultime tre partite! E quello contro i viola proprio non c'era. Altro che favorita! La Juve, che gioca soprattutto in difesa, per ripartire, quanti rigori contro ha avuto? Nessuno. Raramente scrivo di arbitraggi, però la campagna stampa degli ultimi tempi, inutilmente tesa a sminuire i meriti di una squadra, l'Inter, che vanta il miglior attacco e la miglior difesa della Serie A, supera il limite e offende la storia. 


Venendo al campionato, la Juve rallenta, fermata sul pareggio casalingo dall'Empoli, mentre il Milan non riesce a superare il Bologna, pur con due rigori a favore, entrambi sbagliati.


L'Inter passa a Firenze con il diciannovesimo gol del capocannoniere Lautaro Martinez. Soffre, senza Calhanoglu e Barella, ma torna in testa.


Pareggio a reti inviolate tra Lazio e Napoli, mentre la Roma di De Rossi espugna il campo della Salernitana.


Il Monza batte il Sassuolo, il Genoa batte il Lecce, l'Atalanta supera l'Udinese, il Torino si aggiudica la trasferta di Cagliari. Pareggio tra Verona e Frosinone. 

domenica 28 gennaio 2024

Fiorentina-Inter 0-1. Inter di nuovo prima

Presto un'occasione per Lautaro, che intercetta u  pallone, avanza e calcia, costringendo Terracciano in angolo. Poi Lautaro segna, com gran colpo di testa sul primo palo dopo angolo di Asllani: gol n. 124 per Lautaro con l'Inter. Eguagliato Icardi. Frattesi sfiora il gol. Poi Sommer salva su Bonaventura. Intervallo. Nella ripresa, partita meno frenetica. Fino al rigore su 'Nzola per intervento dubbio di Sommer: Nico Gonzalez calcia debolmente e Sommer para. Assalto finale della Fiorentina.  L'Inter resiste, vince e, pur con una partita in meno, torna in testa alla classifica. 

Australian Open 2024: vince Sinner. Sconfitto Medvedev 3-6, 3-6, 6-4,6-4, 6-3

Primo set maestoso di Medvedev: i soliti colpi piatti e profondi, una concentrazione impenetrabile. Sinner sembra intimidito. Tanto che perde allo stesso modo anche il secondo set. Nel terzo, si modificano gli equlibri. Vince Sinner 6-4. Poi ancora 6-4 e 6-3, per il primo titolo Slam in carriera. Il secondo dell'era Open per un italiano, dopo il Roland Garros del 1976 di Panatta. Il quarto assoluto, considerando la doppietta al Roland Garros (1959 e 1960) del grande Nicola Pietrangeli.


venerdì 26 gennaio 2024

Sinner, Bolelli e Vavassori in finale agli Australian Open 2024

L'impresa maggiore, va da sé, resta quella di Sinner, che sconfigge in quattro set Novak Djokovic - uno che a Melbourne aveva trionfato per dieci volte - e vola in finale di singolare agli Australian Open 2024: un vero e proprio passaggio di consegne, anche perché Sinner pare proprio aver raccolto l'eredità tecnica del campione serbo, mai osservato così in difficoltà fisicamente. In finale, per l'Italia, anche il doppio formato da Bolelli e Vavassori. Bolelli ha già vinto, in coppia con Fognini, lo Slam australiano nel 2015. Può ripetersi. Sinner, alla prima finale Slam in carriera, gioca con il sole in tasca. 

lunedì 22 gennaio 2024

Addio a Gigi Riva "Rombo di Tuono"

"Un autentico eroe del nostro tempo: per me non è mai nato nel calcio italiano uno come Gigirriva da Leggiuno. L'ho soprannominato prima Re Brenno e poi, dubitando del nostro senso storico, sono sceso a una metafora più western come "Rombo di tuono". Ha avuto fortuna almeno pari a quella di Toro Seduto". (Gianni Brera)

Nato durante la guerra, come tutta la generazione d'oro di calciatori italiani che s'impose tra gli anni '60 e '70, Luigi Riva, detto Gigi, classe '44, è stato un'icona e un simbolo. Del Cagliari, che condusse a uno storico scudetto nel 1970. Del ruolo di attaccante irriducibile e coraggioso fino quasi alla temerarietà; della nazionale italiana, della quale resta, ancora oggi, il maggior cannoniere con 35 reti. Nato a Leggiuno, sponda lombarda del Lago Maggiore, presto orfano, giunse in Sardegna diciannovenne, per non andarsene più. Alto, per i tempi alto, forte, dotato di un sinistro potentissimo, di un dribbling essenziale, di uno scatto perentorio, di un gran colpo di testa, di audacia agonistica e doti acrobatiche. Centravanti o ala sinistra, attaccante unico nel suo genere. Brera lo soprannominò "Rombo di Tuono". Due gravissimi infortuni con la maglia azzurra, per sfortuna e perché si gettava sempre nella mischia, forse troppo.

Riva in maglia azzurra

Campione d'Europa con gli azzurri  nel 1968, vicecampione del mondo nel 1970, in Messico. Dove giocò però una finale anonima. Idolo dei tifosi, non solo cagliaritani. Andò oltre il calcio. Lo conoscevano tutti, come conoscevano Mazzola e Rivera. Riva, poi, era anche un beniamino delle donne, che per lui andavano pazze, come 30 anni prima per Meazza. Resta il ricordo del grande calciatore  secondo al Pallone d'oro del 1969 (dietro Rivera e davanti a Gerd Muller), terzo nel 1970 (dietro Gerd Muller e Bobby Moore). Tre volte capocannoniere della serie A e gol che sono diventati proverbiali. Rifiutò sempre di lasciare Cagliari e la Sardegna, rinunciando a ingaggi più ricchi e questa nettezza d'intenzione, questo disinteresse, contribuì ulteriormente alla sua leggenda. 

Napoli-Inter 0-1: Lautaro! Supercoppa italiana all'Inter!

L'Inter non domina come con la Lazio. Thuram è molto impreciso. Il risultato non si sblocca. A metà ripresa viene espulso Simeone per doppia ammonizione, ma il Napoli si difende bene anche in dieci. Inzaghi prova a vincere, togliendo Thuram per Arnautovic e Dimarco per Sanchez. E ci riesce, nel recupero, con il gol di Lautaro Martinez, che gira in rete un cross basso di Pavard. L'Inter vince l'ottava Supercoppa italiana, la terza consecutiva. Si tratta del sesto trofeo nelle ultime quattro stagioni, del quinto con Inzaghi in panchina. Dal canto suo, Lautaro, grande capitano e goleador, ha eguagliato Vieri: 123 gol con l'Inter.

venerdì 19 gennaio 2024

Inter-Lazio 3-0: Thuram, Calhanoglu, Frattesi

Sfida tra Inter e Lazio, per decidere chi affronterà il Napoli, ieri vincitore contro la Fiorentina, nella finale di quest'edizione barocca, araba e barocca, della Supercoppa italiana. Inter subito dominante. Sblocca il risultato con Thuram, smarcato da un tacco di Dimarco. Barella colpisce la traversa. Si va al riposo con un 1-0 che va stretto all'Inter. A inizio ripresa, i nerazzurri raddoppiano con un rigore di Calhanoglu  procurato da Lautaro. Che poco dopo centra la traversa. È il subentrato Frattesi a fissare il punteggio sul 3-0 per l'Inter, che sfiderà il Napoli in finale. Dimenticavo: Inzaghi ha impartito una lezione di calcio a Sarri. E, a distanza, anche ad Allegri.

martedì 16 gennaio 2024

La Roma esonera Mourinho!

L'ultima stagione a Madrid, correva l'anno 2013, privò Mourinho del tocco magico, della convinzione d'invulnerabilità, che molta parte aveva avuto nella costruzione del suo mito sportivo e nella lunga serie di vittorie che, da Setubal, l'avevano issato sul tetto del mondo calcistico. Tutto quello che è successo dopo è stato il tentativo, sostanzialmente fallito, di tornare quello che era. L'incantesimo, tuttavia, si era spezzato. Non pretendo di convincere qualcuno, la mia è solo un'ipotesi. L'eliminazione in semifinale, la terza consecutiva con il Real Madrid, a opera del Borussia Dortmund, dopo quella dolorosissima ai rigori contro il Bayern Monaco l'anno prima, segnò uno spartiacque nella carriera del tecnico portoghese. Le vittorie successive con Chelsea, Manchester United e Roma sono state pause in un percorso discendente, nel quale hanno giocato un ruolo scelte sbagliate, come quella di allenare il Tottenham, o come quella di restare a Roma dopo la finale persa in Europa League lo scorso anno. Gli hanno rimproverato di non aver aggiornato il suo calcio. No. Ha solo smesso di sentirsi infallibile. E gli altri, i calciatori per primi, hanno smesso di seguirlo con quella fiducia che la Grande Armata sentiva per Napoleone e che metteva in soggezione eserciti più numerosi e meglio equipaggiati. Non è più stato sé stesso, Mourinho, negli ultimi dieci anni. Forse, un giorno, potrà tornare ad esserlo. A patto di ritrovare quella forza, mentale e morale, che era il segreto del suo successo.


Detto questo, non credo che la Roma potrà giovarsi granché dell'esonero di Mourinho: la squadra è davvero modesta. Ora, non avrà più scusanti.

sabato 13 gennaio 2024

Monza-Inter 1-5

Perentorio successo esterno dell'Inter sul campo del Monza. Nerazzurri presto in vantaggio con rigore di Calhanoglu, cui segue la rete di Lautaro su cross basso di Dimarco. Intervallo. Nella ripresa, l'Inter trova il terzo gol ancora con Calhanoglu assistito da Thuram. Accorcia le distanze il Monza con rigore di Pessina. Cui risponde Lautaro, ancora dal dischetto. È Thuram a fissare il punteggio sul 5-1 per l'Inter, con dribbling di destro e tiro di sinistro. L'Inter si conferma in testa alla classifica. 


martedì 9 gennaio 2024

Franz Beckenbauer: il libero!

I tedeschi sono stati letteralmente inventati da Tacito. Che senza mai essere stato nella c.d. Germania storica, scrisse "De origine et situ Germanorum", opera etnografica, con molte concessioni che oggi potremmo definire romantiche, che fissò i canoni e fotografò l'anima di una nazione tedesca, prima che questa esistesse. Franz Beckenbauer, non a caso soprannominato, Kaiser, Cesare, era non solo tedesco ma anche un romano post litteram. Comandava, in mezzo al campo, come il capo di una legione, venendo prontamente obbedito da tutti i compagni e parimenti temuto da tutti gli avversari. Prima centrocampista, finalista ai mondiali inglesi del 1966, poi, nel Bayern Monaco e in nazionale, libero, in italiano, perché il ruolo pur accennato in Svizzera negli anni '30, era stato cesellato in Italia e condotto a visibilità da Cesare Maldini, nel Milan, e, più ancora, da Armando Picchi nell'Inter di Helenio Herrera. A quel ruolo, Beckenbauer, dotato di tecnica sublime e di lucidissima visione del gioco, aggiunse di suo un'interpretazione offensiva e audace, persino sfacciata, che non solo gli faceva iniziare, recuperato il pallone, tutte le azioni, ma che lo portava persino a concludere, dopo perentorie discese palla al piede. Palla che non guardava mai, non avendone bisogno, la testa sempre alta. Dopo di lui, si sarebbe parlato di libero "alla tedesca": Stielike, ma anche Matthaeus e Thoen a fine carriera, Sammer s'ispirarono a Beckenbauer. Come pure, in Italia, Scirea e Franco Baresi. Vinse moltissimo, cinque volte la Bundesliga, tre volte la Coppa dei Campioni, dal 1974 al 1976, gli Europei nel 1972 e poi i mondiali di casa, nel 1974. Contro l'Olanda di Cruijff, che fu il suo rivale mediatico nei primi anni '70. L'Olanda incarnava lo spirito dei tempi, lo Zeitgeist, la ribellione alle convenzioni, il rifiuto di ruoli prestabiliti, il tourbillon come filosofia di gioco. La Germania di Beckenbauer era, invece, un concentrato di forza e di tenacia, di rifiuto ingenuo, ecco tacitiano, della sconfitta, esaltato dall'elegantissima leadership di Kaiser Franz. Fu due volte Pallone d'Oro e concluse la carriera ai Cosmos di New York. Rivinse i mondiali da commissario tecnico nel 1990, dopo la sconfitta in finale del 1986. L'ultimo successo della Germania Ovest, prima della riunificazione. Poi fortunato dirigente del suo Bayern. Un'icona del calcio. 

sabato 6 gennaio 2024

Inter-Verona 2-1! Inter campione d'inverno!

L'Inter chiude in vantaggio il primo tempo: decide un gol di Lautaro, che segna con un grande esterno destro dopo assist di Mkhitaryan: gol n. 120 con la maglia dell'Inter per il centravanti argentino. Nella ripresa, l'Inter non trova il raddoppio e dopo il cambio di Arnautovic per Thuram, prende gol dal subentrato Henry. Entrano anche Sanchez e Frattesi, che segna nel recupero il gol di una vittoria importantissima, che rischiava di sfumare. Viene espulso Lazovic. Poi, il Var assegna un rigore fantasioso al Verona. Henry prende il palo e lo sbaglia. Inter campione d'inverno. 

venerdì 29 dicembre 2023

Genoa-Inter 1-1

All'Inter non basta il gol di Arnautovic. Subisce nel lunghissimo recupero del primo tempo il pareggio di testa di Dragusin: grave l'incertezza di Sommer. Il risultato non cambia nella ripresa. Tanti giocatori sotto tono, tenuti colpevolmente in campo da Inzaghi, cui difetta estro. Ma non è una novità. Tardivo il cambio di Mkhitaryan. Inutile l'ingresso di Sanchez. Due punti persi contro un Genoa tenace.

sabato 23 dicembre 2023

Inter-Lecce 2-0: Bisseck, Barella

Inter con Arnautovic al posto di Lautaro, infortunato. Inter alla ricerca del gol da subito. E il più pericoloso è Bisseck, che prima centra la traversa, poi segna un gran gol di testa su punizione dalla trequarti di Calhanoglu. Nella ripresa, l'Inter, al netto di qualche sofferenza, raddoppia con Barella servito da Arnautovic. 

mercoledì 20 dicembre 2023

Inter-Bologna 1-2

Spazio a molte riserve e il primo tempo finisce a reti inviolate. Nella ripresa, l'Inter attacca, il Bologna si difende. Lautaro sbaglia un  rigore. Il risultato non cambia e si va ai supplementari. Sblocca subito il risultato Carlos Augusto, che colpisce di testa su angolo di Dimarco. Il Bologna pareggia con Beukema, servito da spettacolare tacco volante di Zirkzee. Poi raddoppia con Ndoye, ispirato ancora da Zirkzee, che salta Acerbi con un tunnel. Inter eliminata. Brutta gestione del finale di partita. Detto questo, non è un dramma il saluto anticipato alla Coppa Italia, già vinta negli ultimi due anni. L'obiettivo è lo scudetto. Inzaghi lo sa, la squadra anche. Avrei, però, fatto riposare Lautaro.

lunedì 18 dicembre 2023

UCL Draw: Inter-Atletico Madrid, Napolia-Barca,Lazio-Bayern Monaco

Sorteggiati, a Nyon, gli ottavi di finale della Champions League 2023/24. L'Inter pesca l'Atletico Madrid di Simeone: pronostico aperto. Stesso discorso per il Napoli, che affronterà il Barcellona di Xavi. Più difficile, difficilissimo, l'impegno della Lazio con il Bayern Monaco. Azzardo percentuali di passaggio del turno.


Porto-Arsenal  30%-70%


Napoli-Barcellona 45%-55%


Psg-Real Sociedad 55%-45%


Inter-Atletico Madrid 50%-50%


Psv-Borussia Dortmund 40%-60%


Lazio-Bayern Monaco 20%-80%


Copenaghen-Manchester City 10%-90%


Lipsia-Real Madrid 10%-90%


domenica 17 dicembre 2023

Lazio-Inter 0-2: Lautaro, Thuram

Lazio aggressiva a inizio partita. Nerazzurri meno efficaci nella costruzione del gioco. Fino allo sciagurato retropassaggio di Marusic che serve Lautaro: aggirato Provedel, Lautaro segna di sinistro. Gol n. 15 per il capocannoniere del campionato. Nella ripresa, copione identico: parte meglio la Lazio. Calhanoglu perde qualche pallone di troppo. Dimarco è stanco. Arriva però il raddoppio in contropiede di Thuram, servito da un Barella finalmente ispirato. Che poco dopo esce per Frattesi, mentre Dimarco è rilevato da Carlos Augusto. La Lazio resta in dieci per l'espulsione di Lazzari per proteste. Inzaghi cambia anche Lautaro e Calhanoglu per Klaassen e Asllani. Provedel evita il terzo gol di Mkhitaryan con un gran colpo di reni. Sfiora il gol anche Frattesi. Vittoria importante dell'Inter su un campo storicamente difficile. Il vantaggio sulla Juve  seconda, sale a 4 punti.


mercoledì 13 dicembre 2023

Storia del calcio: più forti ieri o più forti oggi?

C'è un dogma nel racconto contemporaneo del calcio. Un dogma che pare impossibile discutere e che, tuttavia, costituisce una vistosa forzatura della storia. Oggi, i calciatori sono migliori di ieri, corrono di più, giocano più velocemente, sono più forti fisicamente. Il calcio di oggi è migliore e più difficile di quello di ieri. Il dogma è questo. Proviamo a smontarlo.

  1. Prendiamo un calciatore del passato, Meazza, per esempio. O Valentino Mazzola. O Alfredo Di Stefano. O Puskas. Stelle che hanno brillato tra gli anni '30 e gli anni '50, primi anni '60 al massimo. Prendiamo questi calciatori e proviamo trasportarli di peso nell'epoca attuale. Davvero pensate che Meazza non riuscirebbe a dribblare avversari su avversari e a segnare valanghe di reti come faceva a suo tempo? Io credo che ne segnerebbe di più, grazie alla sua tecnica, al suo estro appreso per strada con un pallone di stracci. Tanto più che oggi la regola del fuorigioco è meno severa per gli attaccanti e i portieri non possono ricevere il pallone tra le braccia su retropassaggio e le scorrettezze sull'ultimo uomo con chiara occasione da rete valgono un'espulsione, come può implicarla il gioco violento, di cui Meazza era sempre vittima. Puskas, che tirava bolidi mancini con un pallone di cuoio, quali sfracelli farebbe con i palloni attuali? Si obietterebbe: ma Meazza e Puskas o Di Stefano non erano altrettanto preparati atleticamente. Premesso che Di Stefano era  anche un corridore infaticabile, come Valentino Mazzola, si metterebbero al passo nello spazio di un ritiro. Anche la storia della statura è una mezza leggenda. Meazza, che fu anche mezzala oltre che centravanti, era alto 1,69 m e segnava meravigliosi gol di testa grazie a stacco, scelta di tempo e precisione. Aguero, nato 78 anni dopo di lui, alto 1,72 m, era ugualmente efficace di testa, pur contro difensori vicini al metro e novanta. Statura o non statura.
  2. Prendiamo calciatori dell'epoca nostra, degli ultimi 20 anni. Pippo Inzaghi, ad esempio. Grande goleador. Ecco, Inzaghi, con le regole del fuorigioco dell'epoca di Meazza e degli altri succitati, quanti gol avrebbe segnato in meno? Lui che ha passato una carriera in linea con l'ultimo difensore, portiere escluso? Ai tempi, sarebbe stato sistematicamente in fuorigioco. E con il poco dribbling che aveva raramente avrebbe trovato il tiro. Messi, il celebratissimo Messi, se picchiato come Maradona, quante partite avrebbe terminato?
  3. Anche la vicenda dei gol, del loro numero, andrebbe studiata meglio. Un tempo, fino a una trentina d'anni fa, ogni tiro deviato era un autogol. Con quella regola, le statistiche realizzative di celebrati goleador contemporanei verrebbero drasticamente ridimensionate.
  4. Quanti calciatori contemporanei sarebbero in grado di rigiocare una partita di un mondiale il giorno dopo, come fece Meazza contro la Spagna nel 1934? Quanti calciatori di oggi saprebbero restare in campo da infortunati come accadeva fino al 1968, quando sostituzioni non erano possibili?
Avrei potuto e potrei continuare con tanti altri esempi, ma mi fermo, perché il concetto è chiaro. I confronti tra epoche diverse non sono impossibili, ma complessi. E andrebbero proposti in modo analitico, tenendo conto di tutti i fattori possibili, con le dovute tare. Altrimenti è chicchiericcio da bar. Ogni epoca ha avuto le sue difficoltà e i suoi campioni. Sostenere che oggi sia tutto più difficile di ieri e che i calciatori di oggi siano più forti di quelli di ieri è semplicemente una sciocchezza. Come lo sarebbe sostenere il contrario. Si dovrebbe, con tutte le difficoltà, giudicare sempre da caso a caso.

La scomparsa di Antonio Juliano, storico capitano del Napoli

Ancora oggi, giorno della sua scomparsa, Antonio Juliano risulta il terzo calciatore più presente nella storia del Napoli, preceduto soltanto da Hamsik e Bruscolotti. Degli azzurri, Juliano fu capitano per dodici stagioni, conquistando per due volte la Coppa Italia, nel 1962 e nel 1976 e sfiorando lo scudetto del 1975, vinto dalla Juve con due soli punti di vantaggio. Quello, in particolare, era il Napoli allenato da Vinicio, di cui Juliano era anima e simbolo. Regista tecnico e compassato ma lucidissimo. Fu convocato in tre mondiali, in un'epoca ricca di qualità e concorrenza nel calcio italiano, che aveva a centrocampo Bulgarelli e De Sisti, ma anche, al netto della loro atipicità, Mazzola e Rivera. Giocò, Juliano, da subentrante, anche la finale dei mondiali messicani del 1970. Fu una bandiera del Napoli, quando di bandiere ancora ce n'erano. 

martedì 12 dicembre 2023

Inter-Real Sociedad 0-0: l'Inter chiude seconda

Il primo posto nel girone sfuma contro la Real Sociedad, ma era stato buttato via contro l'abbordabile Benfica. Nella testa di Simone Inzaghi pesa ancora lo scudetto lasciato al Milan. Non vuole che accada lo stesso con la Juve. Di qui il turn over con lusitani due settimane fa e spagnoli questa sera. Di qui due pareggi pieni di rimpianti, soprattutto il primo. Di qui il secondo posto nel girone. Solo il tempo dirà se sarà stata una scelta giusta. 

La 15^ di A: Inter prima, Juve a 2 punti

Prosegue il testa a testa tra Inter e Juve: due squadre che non potrebbero essere più diverse. Non solo per storia, tradizione e letteraria rivalità. I nerazzurri travolgono in casa l'Udinese con un perentorio 4-0. I bianconeri battono un Napoli poco fortunato con un gol Gatti e capitalizzano al massimo un gioco accorto e prudente.


Il Milan perde nel finale contro l'Atalanta, grazie a un geniale colpo di tacco di Muriel: si respira aria di crisi tra i rossoneri, che si affidano, ma non credo che serva, al carisma di Ibrahimovic, richiamato in società.


Solo pareggi per Lazio, a Verona, e Roma, in casa con la Fiorentina.


Vincono invece il Monza, contro il Genoa e il Bologna, ora quinto in classifica, a Salerno. Thiago Motta si conferma un tecnico preparato e Zirkzee, che a me ricorda il primo Kanu, quello dell'Ajax, un calciatore di vero talento. 


Per il resto, pareggiano Empoli e Lecce e Frosinone e Torino, mentre il Cagliari dell'intramontabile Ranieri e di Pavoletti supera in rimonta il Sassuolo meno forte degli ultimi anni.