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mercoledì 13 dicembre 2023

Storia del calcio: più forti ieri o più forti oggi?

C'è un dogma nel racconto contemporaneo del calcio. Un dogma che pare impossibile discutere e che, tuttavia, costituisce una vistosa forzatura della storia. Oggi, i calciatori sono migliori di ieri, corrono di più, giocano più velocemente, sono più forti fisicamente. Il calcio di oggi è migliore e più difficile di quello di ieri. Il dogma è questo. Proviamo a smontarlo.

  1. Prendiamo un calciatore del passato, Meazza, per esempio. O Valentino Mazzola. O Alfredo Di Stefano. O Puskas. Stelle che hanno brillato tra gli anni '30 e gli anni '50, primi anni '60 al massimo. Prendiamo questi calciatori e proviamo trasportarli di peso nell'epoca attuale. Davvero pensate che Meazza non riuscirebbe a dribblare avversari su avversari e a segnare valanghe di reti come faceva a suo tempo? Io credo che ne segnerebbe di più, grazie alla sua tecnica, al suo estro appreso per strada con un pallone di stracci. Tanto più che oggi la regola del fuorigioco è meno severa per gli attaccanti e i portieri non possono ricevere il pallone tra le braccia su retropassaggio e le scorrettezze sull'ultimo uomo con chiara occasione da rete valgono un'espulsione, come può implicarla il gioco violento, di cui Meazza era sempre vittima. Puskas, che tirava bolidi mancini con un pallone di cuoio, quali sfracelli farebbe con i palloni attuali? Si obietterebbe: ma Meazza e Puskas o Di Stefano non erano altrettanto preparati atleticamente. Premesso che Di Stefano era  anche un corridore infaticabile, come Valentino Mazzola, si metterebbero al passo nello spazio di un ritiro. Anche la storia della statura è una mezza leggenda. Meazza, che fu anche mezzala oltre che centravanti, era alto 1,69 m e segnava meravigliosi gol di testa grazie a stacco, scelta di tempo e precisione. Aguero, nato 78 anni dopo di lui, alto 1,72 m, era ugualmente efficace di testa, pur contro difensori vicini al metro e novanta. Statura o non statura.
  2. Prendiamo calciatori dell'epoca nostra, degli ultimi 20 anni. Pippo Inzaghi, ad esempio. Grande goleador. Ecco, Inzaghi, con le regole del fuorigioco dell'epoca di Meazza e degli altri succitati, quanti gol avrebbe segnato in meno? Lui che ha passato una carriera in linea con l'ultimo difensore, portiere escluso? Ai tempi, sarebbe stato sistematicamente in fuorigioco. E con il poco dribbling che aveva raramente avrebbe trovato il tiro. Messi, il celebratissimo Messi, se picchiato come Maradona, quante partite avrebbe terminato?
  3. Anche la vicenda dei gol, del loro numero, andrebbe studiata meglio. Un tempo, fino a una trentina d'anni fa, ogni tiro deviato era un autogol. Con quella regola, le statistiche realizzative di celebrati goleador contemporanei verrebbero drasticamente ridimensionate.
  4. Quanti calciatori contemporanei sarebbero in grado di rigiocare una partita di un mondiale il giorno dopo, come fece Meazza contro la Spagna nel 1934? Quanti calciatori di oggi saprebbero restare in campo da infortunati come accadeva fino al 1968, quando sostituzioni non erano possibili?
Avrei potuto e potrei continuare con tanti altri esempi, ma mi fermo, perché il concetto è chiaro. I confronti tra epoche diverse non sono impossibili, ma complessi. E andrebbero proposti in modo analitico, tenendo conto di tutti i fattori possibili, con le dovute tare. Altrimenti è chicchiericcio da bar. Ogni epoca ha avuto le sue difficoltà e i suoi campioni. Sostenere che oggi sia tutto più difficile di ieri e che i calciatori di oggi siano più forti di quelli di ieri è semplicemente una sciocchezza. Come lo sarebbe sostenere il contrario. Si dovrebbe, con tutte le difficoltà, giudicare sempre da caso a caso.

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