Mi sembra che negli ultimi giorni ci sia una grandissima manipolazione intellettuale, un grande lavoro organizzato per cambiare l'opinione pubblica per un mondo che non è il mio. (José Mourinho).
Blog di critica, storia e statistica sportiva fondato l'11 maggio 2009: calcio, ciclismo, atletica leggera, tennis ...
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martedì 30 gennaio 2024
Il punto dopo la 22^ di Serie A: Inter capolista
mercoledì 16 marzo 2022
L'Inter e la stampa sportiva. Il caso di Onana
Onana esposto ad un fuoco di fila di critiche prima ancora che indossi la maglia dell'Inter mi offre il pretesto di scrivere qualcosa sull'eccentrico rapporto che lega la stampa sportiva italiana, con qualche eccezione sparuta, all'Inter. Gli errori arbitrali a favore dell'Inter - ne posso contare forse dieci in dieci anni - vengono valorizzati, acuiti, dilatati e sovraesposti. Le controprestazioni - capita che ce ne siano - della squadra sono raccontate con un fiume di aggettivi contundenti. Le controprestazioni dei giocatori pure. Quelle degli allenatori, allo stesso modo. Poiché chi scrive è interista - ma io lo dico e non mi nascondo dietro la facile iprocrisia dell'imparzialità - potrebbe dirsi: "beh, sei di parte, sei tifoso e, pertanto, intollerante ad ogni critica". Può essere, potrebbe essere, spero di no. Tifoso sì, accanito pure, ma non fino al punto di negare l'evidenza. I tifosi interisti hanno impiegato 5/10 minuti ad ammettere che quello su Belotti era stato un intervento da rigore. Mentre, dopo 24 anni, ancora aspettiamo, senza la minima fiducia, dichiarazioni analoghe di altra tifoseria per l'abbattimento in area di Ronaldo. Do you remember? Ma, fin qui, potrebbe starci. I tifosi sono tifosi, ognuno a modo proprio. Ma, la stampa sportiva non dovrebbe darsi delle regole di sobrietà? Non dovrebbe praticare, se non l'equidistanza, assente in rerum natura, almeno la tensione, l'ambizione all'equidistanza. I titoli di oggi sulla "papera" di Onana, futuro portiere dell'Inter, mi sono parsi davvero esagerati. Anche perché quella non era una papera. Se non fosse uscito, il pallone sarebbe entrato comunque. Noto verso l'Inter una durezza di giudizio che non mi spiego e che, di questa intensità, ricordo solo tra la metà degli anni '90 e la metà degli anni 2000. Tifoso sì, ma appassionato di calcio anche e, lasciatemelo dire, titolare di una discreta memoria.
domenica 28 novembre 2021
Milan travolto dal Sassuolo
Poche squadre hanno avuto la buona stampa, che ha accompagnato il Milan di Pioli. Ormai, da due anni. In questa stagione, dopo il profluvio di rigori della precedente, il soccorso ai rossoneri della buona sorte a me era parso evidente. A me e a pochi altri, tuttavia. Così ora, dopo che il Milan ha perso da Fiorentina e Sassuolo e subìto 7 gol in due partite, tra i commentatori del mainstream si sta diffondendo il panico critico. Com'è potuto succedere? Non riescono ad ammettere di averlo sopravvalutato, il Milan. Come il suo tecnico. Al quale è stato da poco rinnovato il contratto. Due parole anche su Ibra: continua a finire in fuorigioco. Non potendo giocare di sponda, contro difese alte, i suoi 40 anni si sentono tutti.
giovedì 23 settembre 2021
La buona stampa del Milan
Ho scritto altre volte del potere della narrazione sul calcio e nel calcio. Un potere ingombrante ma non assoluto. Da alcuni lustri, il Milan gode di buonissima stampa. Negli ultimi anni, anche di più. Così il secondo posto dello scorso anno è stato raccontato come uno scudetto, sfumato tre mesi prima della fine del campionato. Così, oggi, il successo di ieri sul Venezia, la squadra tecnicamente meno attrezzata della Serie A, è stato presentato, con poche eccezioni, come la prova di forza di una squadra solidissima. Mi pare che lo iato tra il campo e il racconto si faccia sempre più profondo. Pare soltanto a me? Ora, un tempo tutto era spiegabile, avendo il Milan alle spalle un colosso mediatico. Ma, oggi? Pioli, che la dirigenza rossonera aveva cercato di sostituire prima con Rangnick e poi con Spalletti, ora viene affrescato come uno stratega. Aver perso Calhanoglu e, soprattutto, Donnarumma senza alcun compenso economico è ricordato come una prova di forza. No, non me lo spiego.
martedì 15 ottobre 2019
Moise Kean sopravvalutato
Nove partite con l'Everton. Nessun gol. Moise Kean che la cortigiana stampa nazionale ha cercato di presentare come un nuovo fenomeno del calcio mondiale sta vivendo un periodo di difficile ambientamento in Inghilterra. Né, ultimamente, ha fatto meglio con la nazionale under 21. Sopravvalutato? Sì e parecchio. Quando giocava nella Juve, ogni mezza giocata, ogni tiro deviato, diventava segno e predizione di una grande carriera! Chissà perché? Per carità, non dico che non abbia delle qualità, ma è, tutto sommato, un giocatore ordinario. Era evidente anche un anno fa. Oggi, a quanto pare, di più.
mercoledì 30 gennaio 2019
Ancelotti sopravvalutato dalla stampa amica
Pochi allenatori hanno buona stampa come Ancelotti. Uno che in carriera ha vinto molto. Ma, ha anche allenato, sempre, grandi squadre. Ha perso due scudetti con la Juve di Moggi: impresa non replicabile. Ha, nel complesso, fatto maluccio nei campionati nazionali. La sua forza mediatica nasce dai rapporti sempre cordiali con i giornalisti e dalle tre Champions League. Epperò, una l'ha vinta ai rigori contro la Juve. Dopo aver superato in semifinale, senza il minimo merito, l'Inter di Cuper, uno che sbagliava tutte le partite importanti. La seconda l'ha vinta nel 2007 in una fase di reflusso del calcio continentale. La terza con il Real Madrid, non il Nottingham Forest. Nel mezzo, la clamorosa rimonta subita dal Liverpool nel 2005. Non voglio ridimensionarne i meriti, perché ne ha. Ma, presentarlo sempre come il migliore dei gestori, il più affidabile dei tecnici, mi pare una mera petizione di principio. Per tornare ai fatti, il Napoli di Sarri era ben più forte del suo. Che, a gennaio, è fuori dalla Champions, dalla lotta scudetto e, persino, dalla Coppa Italia, eliminato da una piccola squadra come il Milan di Gattuso. Per chiunque altro, si sarebbe parlato di fallimento. Ad Ancelotti, invece, la stampa perdona tutto.
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venerdì 9 novembre 2018
Fenomenologia di José Mourinho
Due partite, due gesti. Tre dita a rimembrare il triplete, sommo vertice della carriera sua e della storia recente dell'Inter, quando la Juve annaspava nelle difficoltà del dopo calciopoli; la mano portata all'orecchio, a chiedere: strillate ora, insultate ora, che vi ho battuto, a casa vostra, quando pensavate di aver vinto. Un modo da commedia per dire ai tifosi juventini: muti! Zitti e muti! In queste due immagini, all'esito delle due sfide di Champions League tra Juve e Manchester United, c'è tutta la fenomenologia di José Mourinho. Archetipico uomo di calcio, condottiero abilissimo e vanitosissimo e comunicatore massimo. Istrione nato. Uno come lui, nei salotti parigini della Terza Repubblica, avrebbe fatto impallidire l'immagine di un eroe letterario come Giorgio Duroy, il celebre Bel Ami di Maupassant. Un aforista acutissimo, politicamente scorretto, con il gusto della sfida, della provocazione e del paradosso. Tutto in poche, fulminanti battute. Tanti sono intimiditi dalle grandi platee, dagli stadi, dalle folle rumorose e dalla stampa schierata. Mourinho no. Per questo tanti, per lo più i mediocri e gli ipocriti, non lo sopportano. Dal 2010 non è più l'allenatore dell'Inter, ma i rivali dell'Inter lo soffrono, ancora oggi, più di chiunque. Come capitava soltanto con Peppino Prisco e Nicola Berti.
"Zero tituli" marzo 2009. José Mourinho
"Negli ultimi giorni non si è parlato della Roma, che ha grandissimi giocatori ma finirà la stagione con zero tituli. Non si è parlato del Milan, che ha 11 punti meno di noi e finirà la stagione con zero tituli. Non si è parlato della Juve, che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali".
"Zero tituli" marzo 2009. José Mourinho
"Negli ultimi giorni non si è parlato della Roma, che ha grandissimi giocatori ma finirà la stagione con zero tituli. Non si è parlato del Milan, che ha 11 punti meno di noi e finirà la stagione con zero tituli. Non si è parlato della Juve, che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali".
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giovedì 29 ottobre 2015
Bargnani alla decima stagione in Nba: quella della svolta?
Resto convinto che senza i continui infortuni, che l'hanno bersagliato negli ultimi anni, Bargnani, già prima scelta Nba nel 2006, sarebbe già riuscito ad imporsi come uno dei giocatori di riferimento della lega professionistica americana. Chiusa l'esperienza ai Knicks, Bargnani è rimasto a New York e ieri ha debuttato nella stagione 2015/2016 con i Brooklyn Nets. Esordio coinciso con una sconfitta conto Chicago, ma Bargnani, dal canto suo, ha offerto una solidissima prova, con tanto di 17 punti, 6/12 da due, e 5/5 ai liberi, catturando anche sette rimbalzi. Considerata la grassa ironia con la quale la stampa d'oltreoceano aveva salutato il nuovo contratto firmato da Bargnani, peraltro al minimo sindacale, ritenendolo non più adatto alla Nba, le premesse per una sua rivincita sul campo ci sono tutte. Dal 2006 ad oggi, nella stagione regolare, Bargnani ha giocato 505 partite, segnando 7.586 punti, alla media di 15 punti a partita, per contro i rimbalzi conquistati sono stati 2.451, alla media di 4,8 rimbalzi a partita. Non sono, tutto sommato, numeri da poco. Specialmente laddove si consideri che Bargnani, ala grande naturale, con qualche movimento anche da ala piccola, in Nba ha fatto sempre il centro.
lunedì 20 maggio 2013
Dieci ragioni per esonerare Stramaccioni
Stramaccioni, all'esito di una stagione fallimentare, va esonerato. Ecco dieci ragioni per farlo e farlo subito:
1. Stramaccioni non ha esperienza con prime squadre, tolta quella, pessima, fatta quest'anno con l'Inter. A certi livelli, senza neppure un passato da giocatore professionista, non si improvvisa.
2. Stramaccioni non sa fare autocritica. Neppure dopo l'incredibile record negativo della storia nerazzurra di 16 sconfitte in campionato.
3. I rapporti tra Stramaccioni e molti giocatori dell'Inter sono logori.
4. Stramaccioni non sa adattarsi alle circostanze avverse e finisce sempre per piangersi addosso: infortuni ce ne sono dappertutto.
5. Stramaccioni non difende, nemmeno in pubblico, i propri giocatori. Parlando sempre degli infortunati, viola una regola sacra dello spogliatoio, esponendo alle critiche i loro sostituti.
6. Stramaccioni non ha trasmesso all'Inter un'idea di gioco, tanto che le vittorie all'inizio della stagione sono state frutto delle prodezze dei singoli, da Cassano a Milito.
7. Stramaccioni cura malissimo la fase difensiva: l'Inter ha avuto la seconda peggior difesa del campionato dopo quella del Pescara! E molti gol subiti parevano tolti dalle comiche degli anni '30.
8. Stramaccioni si ostina a schierare giocatori fuori ruolo: Nagatomo ha giocato ovunque sulle fasce, Guarin ha fatto tutti i ruoli di centrocampo. Segno di confusione.
9. Stramaccioni, basta osservarne la mimica nervosa, trasmette insicurezza ai propri giocatori, che ormai hanno smesso di seguirlo.
10. Last but not least, Stramaccioni ha un pessimo rapporto con la stampa. Le sue reazioni stizzite ed autoassolutorie alle critiche gli hanno creato molte antipatie.
Si volti pagina con l'esonero!
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