Elenco blog personale

sabato 2 luglio 2022

TdF 2022: a Nyborg vince Jakobsen. Van Aert in giallo

Seconda tappa danese del Tour de France 2022, 202 km da Roskilde, sull'isola di Zelanda, a Nyborg, sull'isola di Fionia. Nel finale andrà attraversato un magnifico ponte sul mare di 18 km, spesso spazzato dal vento. Non è scontata la volata di gruppo. 

Cade la maglia gialla lungo il ponte sospeso. Poi altra caduta. Volata di gruppo. Vince Jakobsen. Secondo Van Aert, che, grazie ai 6" di abbuono, sfila la maglia gialla a Lampaert. Terzo Pedersen. C'è poco da fare, gli ultimi km delle prime tappe del Tour restano i più concitati e rischiosi e difficili da interpretare nel ciclismo. Non basta guidare bene la bici e scegliere le posizioni giuste nel gruppo. Occorre anche una cospicua dose di fortuna per non rovinare a terra.

venerdì 1 luglio 2022

TdF 2022: a Copanaghen Lampaert è la prima maglia gialla

La prima tappa del Tour de France 2022 è una breve cronometro di 13,2 Km, tutta a Copenaghen, perché la Grande Boucle, quest'anno, parte dalla Danimarca. A contendersi il successo di giornata e la prima maglia gialla Ganna, Van Aert e Van der Poel. Capiremo come stiano i pretendenti al successo finale.

La cronaca. 

Ganna, probabilmente frenato dalla pioggia e dall'asfalto bagnato, non riesce a regalarsi e a regalarci una grande prestazione (poi si saprà anche di una foratura alla ruota posteriore). Quella che invece sfodera l'asso belga Van Aert. A lungo è lui la maglia gialla, che finisce invece, a sorpresa, ma fino a un certo punto, sulle spalle del connazionale Lampaert. Cui alla vigilia della prima tappa nessuno pensava, ma che, contro il tempo, ha vinto una tappa all'ultimo Giro del Belgio, il campionato nazionale lo scorso anno, nel 2017 e nel 2018, e anche una tappa al Giro della Svizzera nel 2019. Insomma, sorpresa relativa. Dopo Lampaert, quindi, Van Aert a 5", Pogacar, il grande favorito per il successo finale a 7". Quarti Ganna a 10", quinto Van der Poel a 13".

 


mercoledì 29 giugno 2022

Paltrinieri oro mondiale nella 10 km a Budapest

Dopa i 1.500 m in vasca, i 10 km in acque libere. Un altro oro, ai Mondiali di Budapest, per Gregorio Paltrinieri, tornato dominatore assoluto del fondo nel nuoto. E cominciano i paragoni con i grandi del passato o di altri sport. Di certo, parliamo di un atleta straordinario, per classe ma anche per temperamento. E con sconosciute doti di recupero. Nell'atletica, a causa della vicinanza degli impegni, ai mondiali e alle Olimpiadi, nessuno più gareggia sui 200 m e sui 400 piani, pochissimi sui 100 e sui 200. Ancora meno nel mezzofondo (su 5.000 e 10.000 o su 800 e 1.500), dove misurarsi su diverse distanze è sempre più una rarità. Ecco, Paltrinieri, che domina dentro e fuori la vasca, gareggiando e vincendo dopo fatiche notevolissime nello spazio di uno, due giorni, è un campione raro prima ancora che grandissimo. 

Cartoline dal Tour de France: Copenaghen

Mancano due giorni alla partenza del Tour de France 2022. Che, tante volte è capitato, prenderà il via dall'estero. Da Copenaghen. Breve cronometro di 13,2 km tutti nella capitale danese, dove andare in bici è sicuro, dove andare in bici, a dispetto delle rigidissime temperature invernali, è la regola, grazie ai 350 km di piste ciclabili perfettamente tenute. Di chi sarà la prima maglia gialla? Di Ganna? Di Van Aert? Di Van der Poel? O proprio di Pogacar? 

domenica 26 giugno 2022

Filippo Zana campione italiano di ciclismo 2022

È il veneto Filippo Zana, classe 1999, il nuovo campione italiano di ciclismo. Il titolo nazionale segue, per lui, il recente successo nella breve corsa a tappe Adriatica-Ionica. Zana ha battuto in uno sprint ristretto Rota e Battistella.

giovedì 23 giugno 2022

Quando Pietrangeli sfiorò Wimbledon: era il 1960

Per anni ci si è interrogati su chi sia stato il miglior tennista italiano di sempre. Pietrangeli o Panatta? La domanda resta attuale, anche se la nuova generazione di talenti, da Berrettini a Sinner a Musetti aggiungerà nuovi nomi al dilemma. Prima della cosiddetta Era Open, di certo nessuno è stato forte quanto Nicola Pietrangeli: due volte vincitore del Roland Garros, tre volte vincitore a Montecarlo, due volte vincitore agli Internazionali d'Italia. Per parlare del singolare, ma fu anche uno straordinario campione del doppio. Sulla terra rossa, ha avuto pochi rivali. Eppure andò vicino a vincere anche il torneo di Wimbledon. Era il 1960.  


Al primo turno, Pietrangeli superò per 6,3, 9-7 [il tie-break non esisteva ancora], 6-3, lo statunitenense Patty. Non uno qualunque: dieci anni prima si era imposto proprio a Wimbledon, dopo averlo fatto al Roland Garros. Aveva però, Patty, 36 anni, nove più di Pietrangeli, e declinava. Nel secondo turno (6-1, 6-4, 9-7), Pietrangeli sconfisse l'australiano Mulligan, giovanotto di 20 anni, che sui prati londinesi avrebbe raggiunto la finale due anni dopo. Al terzo turno, superò in cinque combattutissimi set il britannico Wilson (6-2, 4-6, 13-11, 6-8, 6-3), per sorvolare più agevolmente gli ottavi di finale contro l'americano Frost (6-4, 6-1, 6-2). Nei quarti, Pietrangeli battè in 4 set lo spilungone statunitense Barry MacKay (16-14, 6-2, 3-6, 6-4), che un anno primo aveva vissuto la migliore stagione della carriera con le semifinali proprio a Wimbledon e agli Australian Open (che pure si disputavano sull'erba).


E fu così che giunsero le semifinali, dove Pietrangeli incrociò la racchetta con il talento sublime del mancino australiano Rod Laver, di anni 22, che l'anno dopo e poi ancora nel 1969, dopo la parentesi del professionismo, avrebbe completato il Grande Slam stagionale! Il gioco di Laver, magnifico servizio, rovescio affilato, superba presenza a rete, sapienza unica di tocco, era grosso modo il contrario di quello di Pietrangeli, che si svolgeva più da fondo campo. Certo quello di Laver si adattava di più all'erba. La partita fu intensa e durò cinque set. Pietrangeli vinse il primo e il terzo, Laver il secondo, il quarto e il quinto (4-6, 6-3, 8-10, 6-2, 6-4). Fu la grande occasione mancata di Pietrangeli sull'erba, dove mai vinse un torneo, lui che, nel solo singolare, seppe conquistarne 48. Prima del magnifico Wimbledon 1960, che poi in finale Fraser avrebbe vinto contro Laver, una sola altra volta Pietrangeli aveva brillato sull'erba, a Sidney, dove nel 1957 aveva perso proprio contro Fraser.

martedì 21 giugno 2022

9 luglio 1877: nasceva il torneo di Wimbledon

Correva l'anno 1877 e nasceva il torneo di tennis di Wimbledon: 145 anni fa, tra il 9 e il 19 luglio. Se ancora vi domandate le ragioni del fascino unico dei prati londinesi, la prima va ricercata in questa distanza, che si misura in circa sei generazioni. Regnava su Londra e l'Inghilterra e il vastissimo impero britannico, esteso su parte dell'America, buona parte dell'Africa, l'India e il Pakistan di oggi e tanto altro mondo, la regina Vittoria, che era salita al trono nel 1837 e vi sarebbe rimasta sino al 1901. Gli inglesi dominavano politicamente sul continente e ancora non era avvenuto, a loro danno, il sorpasso economico e militare delle ex colonie degli Stati Uniti d'America. L'Italia era un giovane regno, guidato da Umberto I di Savoia. Proprio nei giorni in cui a Wimbledon si giocava, veniva approvata la Legge Coppino, che rendeva obbligatori i primi due anni di scuola elementare in un paese, l'Italia, piagato dall'analfabetismo. Il 1877. S'intravedevano rari esemplari di velocipede, soprattutto in Francia, nessuna vera avvisaglia delle automobili, del cinema. Nemmeno della trasmissione radiofonica. Guglielmo Marconi aveva appena tre anni. La cosiddetta seconda rivoluzione industriale si stava avviando, anche in Italia e in Germania, ma l'Europa restava, per lo più, profondamente rurale. E gli inglesi già giocavano a tennis e iniziavano una tradizione che sarebbe durata fino a oggi. Quella prima edizione fu vinta da Spencer Gore, ventisettenne, che le cronache attestano come il primo capace di utilizzare la volée: colpire al volo la pallina prima del rimbalzo sul proprio campo. Siamo agli albori della Belle Epoque, quel periodo di relativa pace, crescente benessere, pur tra gigantesche diseguaglianze, che l'Europa visse tra il 1871, con la fine della guerra tra Francia e Prussia, e il 1914, quando deflagrò la Prima Guerra Mondiale. Lo sport, come oggi lo conosciamo, nacque e si affermò allora.

domenica 19 giugno 2022

Tour de Suisse: vince Geraint Thomas

È il gallese Geraint Thomas a conquistare il Giro della Svizzera 2022, scavalcando, secondo pronostico, Higuita nella cronometro conclusiva. Vinta da Remco Evenepoel. Evenepoel conferma doti straordinarie sul passo, ma continua ad essere respinto dalle grandi montagne. Thomas si candida ad un ruolo da protagonista al prossimo Tour de France. Dalla sua, l'esperienza, contro, l'anagrafe. Tornando al Tour de Suisse, dopo Thomas e Higuita, terzo si è classificato Fuglsang. Da registrare la sesta piazza del lussemburghese Bob Jungels, che da tempo non era così competitivo. 

Queen's 2022: bis di Berrettini. Battuto Krajinovic in due set

Battuto il serbo Krajinovic in due set (7-5, 6-4) e Berrettini conquista per il secondo anno consecutivo i prati del Queen's di Londra. Settimo titolo Atp e quarto sull'erba per Berrettini. Alla vigilia di Wimbledon, dove fu finalista lo scorso anno. Molti lo criticano, rimproverandogli di possedere solo un grande servizio. Beh, non ha solo quello, pure importantissimo nel tennis moderno. Berrettini possiede anche un dritto notevole e una discreta attitudine a rete. Sull'erba può giocarsela con tutti, al momento. 

Tour de France 2022: ha vinto Vingegaard

Le Tour de France 2022🚴

Partenza dalla Danimarca, sei tappe di montagne, con 5 arrivi in salita: la Planche Des Belle Filles, sui Vosgi, Col Du Granon e Alpe d'Huez sulle Alpi, Peyragudes e Hautacam sui Pirenei. Due le frazioni a cronometro, destinate a fare la differenza, soprattutto l'ultima. Pogacar, vincitore delle ultime due edizioni della Grande Boucle è il grande favorito. L'altro campione sloveno, Roglic, con due vice di lusso come Vingegaard e Van Aert, ha la squadra più forte. Ecco il borsino di tutti i favoriti della vigilia.

Le 21 tappe del Tour de France 2022 (si potrà cliccare sulle singole tappe, per leggerne la cronaca).

1^ 1 luglio Copenaghen-Copenaghen 13,2 km 
2^ 2 luglio Roskilde-Nyborg 202,5 km
3^ 3 luglio Velje-Sønderborg 182 km
4 luglio Riposo
4^ 5 luglio Dunkerque-Calais 171,5 km
5^ 6 luglio Lille Metropole- Arenberg Porte du Hainaut 157 km
6^ 7 luglio Binche-Longwy 220 km
7^ 8 luglio Tomblaine-La Super Planche des Belles Filles 176,5 km
8^ 9 luglio Dole-Lausanne 186,5 km
9^ 10 luglio Aigle-Chatel 193 km
11 luglio Riposo
10^ 12 luglio Morzine-Megève 148,5 km
11^ 13 luglio Albertville-Col du Granon 152 km
12^ 14 luglio Briancon-Alpe d'Huez 165,5 km
13^ 15 luglio Bourg d'Oisans-Saint-Etienne 193 km
14^ 16 luglio Saint-Etienne–Mende192,5km
15^ 17 luglio Rodez – Carcassonne 202,5 km
18 luglio Riposo
16^ 19 luglio Carcassonne –  Foix 178,5 km
17^ 20 luglio Saint-Gaudens – Peyragudes 130 km
18^ 21 luglio Lourdes – Hautacam 143,2 km
19^ 22 luglio Castelnau-Magnoac – Cahors 188,3 km
20^ 23 luglio Lacapelle-Marival – Rocamadour 40,7 km
21^ 24 luglio Paris La Defense – Paris Champs-Elysées 116 km

La cronaca in sintesi.

La cronometro iniziale, a Copenaghen, va a Lampaert, che va più forte del connazionale Van Aert, secondo e di Pogacar, terzo. Delude Ganna, solo quarto a 10"dal vincitore. La seconda tappa, dopo due cadute che assottiglia il gruppo, premia la volata di Jakobsen. Van Aert nuova maglia gialla. Che la conserva nella terza da Vajle a Sønderborg, dove è ancora secondo di giornata dietro lo sprinter olandese Groenewegen e davanti a Peter Sagan. Primo giorno di riposo il 4 luglio e trasferimento in Francia. Dopo tre secondi posti, arriva finalmente, a Calais, arrivo della quarta tappa, la vittoria di Van Aert, che attacca e trionfa in maglia gialla negli ultimi 10 km di corsa. Grande prova di forza dell'asso belga. Nella quinta tappa, con arrivo ad Arenberg e tanto pavé, vince il fuggitivo australiano Clarke. Brilla Pogacar, che precede di 13" tutti i migliori, Vingegaard compreso, guadagnando addirittura più di due minuti su Roglic, che va in crisi. Van Aert resta in giallo. Nella sesta tappa, con arrivo a Longwy, piena di cotes, arriva il primo successo di tappa in questo Tout, il settimo in carriera del nuovo Merckx, Tadej Pogacar, che brucia allo sprint Matthews e Gaudu. Pogacar conquista anche la maglia gialla prima che, domani, sui Vosgi, comincino le grandi salite. L'ottava tappa da Tomblaine a la Super Planche des Belles Filles, con durissimo ultimo km di sterrato, regala il secondo successo consecutivo al grande Tadej Pogacar, che riesce a rimontare negli ultimi metri colui che gli contenderà il successo da qui alla fine: il danese Vingegaard. Citazione per Kämna, autore di una fuga terminata a meno di 5oo metri dall'arrivo. Terzo di giornata Roglic, apparso in ripresa. L'ottava tappa si conclude su una cote a Losanna. Trionfa Van Aert su Matthews e, da non credere, Pogacar, che conquista 4" di abbuono. La nona tappa, quasi tutta in Svizzera, si chiude a Chatel Les Portes du Soleil, vince Bob Jungel, dopo un lungo periodo di buio agonistico. Quarto Thibaut Pinot. Pogacar, seguito da Vingegaard, spinta per pochi secondi. Nella decima tappa, si sale sulle Alpi: a Megève arriva la fuga e vince Magnus Cort Nielsen. Il gruppo arriva con quasi 9' di ritardo dal primo e Kamna, decimo di giornata, si porta a 11" dalla maglia gialla di Pogacar. L'undicesima tappa, da Albertiville al Col du Granon Serre Chevalier, riscrive la classifica generale. Sull'ultima ascesa, che segue il durissimo Galibier, Vingegaard s'invola verso la vittoria di tappa e la maglia gialla, mentre Pogacar entra in crisi: giungerà al traguardo con 2'52" di ritardo dal danese. Secondo e terzo di giornata, Quintana e Romain Bardet. La dodicesima tappa, da Briancon al traguardo mitico dell'Alpe d'Huez regala chilometri di gloria a Giulio Ciccone. Ma, a vincere è un suo iniziale compagno di fuga: il talento inglese Pidcock, che stacca tutti a metà dell'ascesa finale. Secondo Meintjes e terzo un grande Chris Froome, allo scoperto per gran parte della gara. Dietro, succede poco. Pogacar sta meglio di ieri, ma non stacca Vingegaard. Con loro, arrivano anche un ottimo Geraint Thomas ed Enric Mas. La tredicesima tappa, con arrivo a Saint-Etienne premia la fuga: vince il danese Mads Pedersen. Sesto Ganna. La quindicesima tappa, da Rodez a Carcassone, tradizionale sede d'arrivo della Grande Boucle, si chiude con una volata vinta dal belga Philipsen sul connazionale Van Aert e Pedersen. La notizia di giornata è il ritiro di Primoz Roglic, alle prese con il mal di schiena. Il 18 luglio secondo giorno di riposo. Nella sedicesima tappa, da Carcassonne a Foix, va via presto una fuga con 29 corridori: resta da solo il canadese Hugo Houle che vince con merito. Secondo Madouas, terzo un altro canadese: Woods. Per il resto, Pogacar non stacca Vingegaard, Bardet perde oltre tre minuti da loro due, ma anche da Geraint Thomas e da Quintana e da Gaudu. La diciassettesima tappa, da Saint-Gaudens a Peyragudes è breve, nemmeno 130 km, ma piena di salite. Fuga iniziale di Pinot e Lutsenko, poi  ripresi. Altri tentativi d'evasione. Alla fine, sul Peyragudes restano Vingegaard, Pogacar e il compagno di squadra McNulty. Volata durissima, con sorpassi vicendovoli: vince, di puro orgoglio, Pogacar. La diciottesima tappa da Lourdes all'Hautacam è uno spettacolo assoluto. Fuga con più di 20 corridori, dei quali restano in testa, sull'Hautacam Thibaut Pinot, Van Aert e Dani Martinez. Poi, il francese si stacca. I due battistrada vengono ripresi da Kuss, Pogacar, che prima era caduto, aspettato cavallerescamente da Vingegaard, e il detto campione danese. Si stacca Kuss, passa a tirare Van Aert. Fino a che Pogacar cede, Van Aert si fa da parte e Vingegaard vola vincere tappa. E Tour. Sì, perché ormai il Tour è suo. Nella diciannovesima tappa, con arrivo a Cahors, Laporte, primo successo francese in questo Tour, anticipa la volata. Secondo Philipsen, terzo Dainese. Nella ventesima tappa, cronometro di 40,7 km che si conclude a Rocamadour, ennesimo trionfo di un superlativo Van Aert, che precede Vingegaard, Pogacar, Thomas e il nostro Ganna. Nell'ultima tappa, sugli Champs Elysées, vince Philipsen. Festa per il meritato trionfo di Vingegaard. Che si è persino concesso, con i compagni della Jumbo-Visma, il lusso di arrivare al traguardo con una cinquantina di secondi di ritardo. 


La classifica generale finale.
1. Jonas Vingegaard (DAN) 
2. Tadej Pogacar (SLO)  a 2'43" 
3. Geraint Thomas (GBR) a 7'22"
4. David Gaudu (FRA) a 13'39"
5. Aleksandr Vlasov (RUS) a 15'46"
6. Nairo Quintana (COL) a 16'33"
7. Romain Bardet (FRA) a 18'11"
8. Luis Meintjes (SUD) a 18'44"
9. Aleksej Lutsenko (KAZ) a 22'56"
10. Adam Yates (GBR) a 24'52"

 

sabato 18 giugno 2022

A Malbun trionfa Thibaut Pinot

A Malbun, traguardo della settima tappa del Giro della Svizzera 2022, trionfa, solitario, Thibaut Pinot, al secondo successo stagionale dopo quello colto al Tour of the Alps. Lo scalatore francese ha dichiarato di voler conquistare una tappa di prestigio al prossimo Tour de France. Io credo che, se volesse, potrebbe competere anche per la classifica generale. Si tratta di capire quanta voglia e forza abbia di sostenere la tensione per tre settimane. 

mercoledì 15 giugno 2022

Sagan: vittoria n. 18 al Tour de Suisse

Non alzava le braccia sul traguardo da un anno, Peter Sagan. C'è riuscito di nuovo ieri, sull'arrivo della terza tappa del Giro della Svizzera 2022, da Aesch a Grenchen: battuti il francese Coquard e il norvegese Kristoff. Per l'asso slovacco, si è trattato anche del successo n. 18 in carriera al Tour de Suisse, migliorando un primato che già gli apparteneva. 

martedì 14 giugno 2022

Germania-Italia 5-2, Inghilterra-Ungheria 0-4

Troppa Germania per la timida e modesta, tecnicamente modestissima, Italia di Mancini. Il passivo finale, 5-2 per i tedeschi, avrebbe potuto essere più pesante ed è stato addolcito nel finale. Resto del parere che Mancini andasse esonerato dopo la mancata qualificazione a Qatar 2022. Anzi, avrebbe dovuto dimettersi. Disastro contemporaneo per l'Inghilterra, travolta 4-0, in casa, dall'Ungheria di Marco Rossi, nemmeno fossimo ai tempi di Puskas, Kocsis, Czibor e Hidegkuti. I magiari guidano con merito la classifica del girone.

domenica 12 giugno 2022

Stoccarda 2022: vince Berrettini. Battuto Murray in 3 set

Stoccarda Open, erba. Il redivivo Andy Murray, a lungo il quarto moschettiere dell'era Federer - Nadal - Djokovic, già due volte vincitore a Wimbledon, affronta Berrettini. Che vince il primo set 6-4. Il secondo set lo conquista Murray, con break decisivo nel dodicesimo gioco, quando Berrettini smarrisce temporaneamente il suo servizio. Nel terzo set, Berrettini avanti di un break. Murray ha problemi agli addominali nel settimo gioco al servizio, che pure si annette. Alla fine, con Murray impossibilitato a caricare la battuta, vince Berrettini 6-3. Per l'azzurro si tratta del sesto titolo Atp in carriera, il terzo sull'erba, dopo Stoccarda 2019 e Queen's 2021. La vista si allunga su Wimbledon, dove Berrettini ha perso lo scorso anno solo in finale. Da Djokovic. 

sabato 11 giugno 2022

Tour de France 2022: favoriti

Abbozzo una prima lista dei favoriti del prossimo Tour de France 2022, che partirà il prossimo 1 luglio. Roglic ha vinto il Giro del Delfinato, davanti al compagno di squadra Vingegaard: ma quanto è forte la Jumbo-Visma? Tanto, ma lo era pure nel 2020 e vinse lo stesso Pogacar. Altri riscontri verranno dal Giro della Svizzera iniziato ieri. Ecco il borsino provvisorio dei favoriti

*Aggiungo una stelletta a Geraint Thomas, dopo il successo al Giro della Svizzera. Miguel Angel Lopez non sarà al via. (aggiornamento al 22 giugno 2022)
* Alaphilippe non parteciperà al Tour (aggiornamento al 27 giugno 2022) 


  1. Pogacar *****
  2. Roglic ****
  3. Vingegaard ****
  4. Adam Yates ***
  5. Geraint Thomas ***
  6. Enric Mas **
  7. Daniel Martinez **
  8. Geoghegan Hart **
  9. Gaudu **
  10. Vlasov **
  11. Haig **
  12. Van Aert **
  13. Guillaume Martin *
  14. Thibaut Pinot *
  15. Romain Bardet *
  16. Quintana *
  17. Damiano Caruso *
  18. Pidcock *

venerdì 10 giugno 2022

Lautaro, Dybala, Lukaku. L'ottovolante del calciomercato

La Nations League, competizione di discreto fascino ma ancora priva di prestigio e tradizione, che non possono improvvisarsi, non riesce a tener banco come farebbero Mondiali o, meno, Europei. E allora tutta la scena è occupata dal calciomercato, che si concreta in un andirivieni di notizie e smentite, annunci e proclami, nell'attesa che giunga o mai arrivi il crisma solenne dell'ufficialità. E quante voci si rincorrono sul calciomercato dell'Inter! Via Bastoni, dentro Lukaku. Via Barella, dentro Lukaku, via Skriniar dentro Lukaku, via Lautaro, dentro Lukaku. Sì, perché Lukaku, come nella canzone di Caterina Caselli, Nessuno mi può giudicare, ha capito la differenza tra l'Inter e il Chelsea, ma pure tra Lautaro e qualunque altro compagno d'attacco. E ha scelto l'Inter. E Lautaro. E vuol tornare dopo la prodiga e infelice scelta di andarsene. Appena un anno fa. Ma, l'Inter sarebbe anche su Dybala, cui dovrebbe corrispondere solo l'ingaggio, certo lauto, senza pagarne il cartellino. E le casse societarie non traboccano di risorse. E si deve scegliere. Un reparto offensivo con - in ordine personale di preferenza - Lautaro, Dybala e Lukaku farebbe dell'Inter una squadra da scudetto. E forse da Champions. Sicché, Lukaku può tornare, ma deve restare Lautaro e arrivare di Dybala. Sarebbe il caso che salutasse Sanchez. E Dzeko. Vediamo cosa succederà. 

mercoledì 8 giugno 2022

Riflessione sui numeri di Nadal. Non ha affrontato i migliori della storia sulla terra rossa

Dopo il tripudio di elogi, certo meritati, che hanno attinto Nadal all'esito del quattordicesimo trionfo al Roland Garros, prendendo le mosse da un precedente post, vorrei svolgere qualche riflessione sui numeri del campione maiorchino. 

Nadal ha vinto in carriera 92 titoli Atp, 63 dei quali sull'amata terra rossa: vale a dire il 68,4% dei suoi successi. Dopo di lui, per vittorie Atp sulla terra battuta, viene l'argentino Vilas, autore di 49 vittorie, seguito dall'austriaco Muster, 40, dal formidabile svedese Borg, 30, e dallo sapgnolo Orantes, pure 30. Poi, il cecoslovacco naturalizzato statunitense, Lendl, 28, il rumeno Nastase, 27, l'argentino Clerc, 21, lo svedese Wilander, 20 e infine, al nono posto di questa speciale classifica, il serbo Djokovic, 18. L'unico, Djokovic, contro cui Nadal abbia incrociato la racchetta nella sua carriera, battendendolo anche tre volte in finale a Parigi.

Di più, cosa avrebbe fatto Nadal contro l'estro di Adriano Panatta, che sulla terra rossa inflisse a Borg le due uniche sconfitte al Roland Garros? E contro Kuerten? Mai lo sapremo.


Snocciolati questi numeri, che sono noti e a disposizione di tutti, va da sé che:
a) Nadal non ha giocato con nessuno dei maggiori vincitori di titoli Atp sulla terra rossa, ad eccezione di Djokovic, che nella classifica di riferimento è appena al nono posto;
b) che Nadal non ha certo colpa del fatto che gli altri si fossero tutti ritirati prima che lui iniziasse a giocare.


Va aggiunto che Nadal neppure ha affrontato quei talenti sulla terra rossa, come Kuerten ma pure Moya e Ferrero, quando erano al meglio delle loro possibilità (declinavano quando lui esordiva).


Cosa ne voglio concludere?


Ne concludo che Nadal, il più forte giocatore di sempre sulla terra battuta (un dubbio al riguardo si può conservare solo con riferimento a Borg) ha furoreggiato in un'epoca, ormai più di tre lustri, in cui i migliori su quella superficie non hanno giocato. Perché l'avevano già fatto. Basti dire che, anche negli anni, e ci sono stati, in cui Nadal ha giocato meno per via dei tanti infortuni, nessuno, sulla terra rossa, ha saputo distinguersi e imporsi sugli altri.


Credo sia importante dirlo, perché, nel tennis conta tanto anche chi batti. E i suoi principali avversari in assoluto, Federer e Djokovic, hanno sempre avuto nella terra battuta la superficie meno congeniale se non meno amata. 


Gli impressionanti numeri di Nadal sulla terra rossa si spiegano anche così. Non soltanto così, ma anche così. 


Kane supera Charlton: 50 gol con l'Inghilterra

Il gol su rigore alla Germania, in Nations League, è valso ad Harry Kane il sorpasso su Bobby Charlton, nella classifica dei marcatori della nazionale inglese. Per il capitano del Tottenham e dell'Inghilterra i gol sono ora 50, solo 3 meno del primatista Rooney. 



Wayne Rooney

Harry Kane con la maglia
bianca dell'Inghilterra



Bobby Charlton


lunedì 6 giugno 2022

Nadal XIV al Roland Garros. Senza affrontare Borg, Vilas, Wilander, Lendl, Kuerten

Quattordici successi al Roland Garros. L'ultimo ieri, contro il norvegese Ruud, che, per la facilità della partita e la modestia dell'avversario, ha ricordato il primo, contro l'argentino Mariano Puerta, nel 2005: almeno, allora, Nadal perse il primo set al tie-break. Nel mezzo, in diciassette anni, altre dodici vittorie: quattro contro Federer (2006, 2007, 2008, 2011), tre contro Djokovic (2012, 2014, 2020), due contro Thiem (2018, 2019), una contro Soderling (2010), una contro Ferrer (2013), una contro Wawrinka (2017). Quattordici vittorie in quattordici finali, 122 partite vinte e tre sole sconfitte sulla terra rossa di Parigi: da Soderling agli ottavi di finale, nel 2009, da Djokovic ai quarti di finale, nel 2015, da Granollers, al terzo turno nel 2016 (ma Nadal si ritirò). Numeri impressionanti e, per se stessi, indiscutibili. So di avere un'opinione impopolare, so che mi fa ombra il tifo storico per Federer e l'antipatia che Nadal, non come uomo, ma come tennista, mi ha sempre ispirato. Ma tutte le vittorie che ha ottenuto a Parigi, tantissime, straordinariamente tante, sono venute non contro veri specialisti della terra battuta. Non contro i migliori di sempre, almeno. Non del calibro, per stare all'era Open, di un Borg, di un Vilas, ma pure di un Wilander, di un Lendl, di un Kuerten, di uno stesso Muster. Nemmeno del livello di Moya o Ferrero, che declinavano quando lui debuttò. Insomma, Nadal, il più grande giocatore della storia sulla terra rossa, non ha affrontato né il secondo né il terzo, neppure il quarto giocatore della storia sulla medesima superficie. Sotto questo aspetto, gli è andata bene. Non ne ha colpa. Ha battuto - e con merito - chi ha affrontato. Cambia qualcosa nella valutazione delle sue vittorie? Probabilmente no. Però, è andata così. E mi pare giusto ricordarlo.

mercoledì 1 giugno 2022

Italia-Argentina 0-3: Lautaro, Di Maria, Dybala

L'Italia, campione d'Europa, contro l'Argentina, campione del Sud America. Trofeo nuovo di zecca, ma confronto di grande fascino, che sarebbe stato bello giocare al prossimo mondiale. Dove l'Italia, incredibile dictu, non sarà presente. Sicché dovremo accontentarci della partita di questa sera.

Finisce 3-0 per l'Argentina ispirata da Lautaro, autore del primo gol e dell'assist per il secondo, firmato da un Di Maria in stato di grazia. Il terzo per l'Albiceleste lo sigla il subentrato Dybala nella ripresa con un mancino chirurgico. Solo Donnarumma impedisce che il passivo azzurro assuma dimensioni tennistiche. Messi ha giocato questa sera la miglior partita della sua stagione. Quanto all'Italia, meglio stendere un velo pietoso.