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lunedì 27 novembre 2023

L'Italia vince la Coppa Davis 2023

Bella, bellissima vittoria sull'Australia. Bravo, bravissimo Sinner. E meriti anche al capitano Volandri per la gestione. Ciò va riconosciuto. Ma, non si può dar torto a Pietrangeli, che rimpiange la Coppa Davis di un tempo. Con le trasferte. Le superfici scelte dalle squadre ospitanti. Le partite tutte al meglio dei cinque set. Aveva un altro fascino quella competizione. Non è un'opinione, ma un fatto. Detto questo, l'Italia ha vinto la Coppa Davis 2023 e ce ne felicitiamo tutti. 

giovedì 5 ottobre 2023

Sinner, Panatta e Pietrangeli

Ci vorrebbe Gianni Clerici per affrescare un confronto tra Sinner, recente vincitore del torneo di Pechino, dopo aver sconfitto Alcaraz e Medvedev, e le due leggende del tennis azzurro che l'hanno preceduto: Adriano Panatta e Nicola Pietrangeli. Nel mezzo, 70 anni buoni non solo di tennis ma di storia italiana. E non soltanto italiana.


Sì, perché Pietrangeli, classe 1933, esordisce nel circuito maggiore nel 1952, con Luigi Einaudi Capo dello Stato, De Gasperi presidente del Consiglio, durante la corsa alla presidenza americana di Eisenhower. Le radio - la televisione è ancora in fase di gestazione da noi - trasmettono Vola Colomba o Papaveri e Paperi di Nilla Pizzi o Le foglie morte di Yves Montand. Nei cinema italiani proiettano Umberto D., l'ennesimo capolavoro di Vittorio De Sica, in quelli americani: Mezzogiorno di fuoco, Otello con Orson Welles, Cantando sotto la pioggia, Scaramouche. Gli italiani vanno soprattutto in bicicletta e amano giocoforza, più di ogni altro sport, il ciclismo. Il calcio segue, manco a dirlo, a ruota. Il tennis è sport aristocratico e alto borghese per eccellenza, appena più popolare dell'equitazione. 


Pietrangeli, che ha un talento cristallino ma non è sostenuto ad un'ambizione feroce, si affida a un magnifico rovescio, a fulminei colpi d'incontro e a un tocco raffinato, che lo sorregge nelle giocate di volo, che sa eseguire sebbene non sia un attaccante. Sulla terra rossa, in particolare, costruisce una carriera formidabile, conquista due volte il Roland Garros (1959 e 1960), tre volte il torneo di Montecarlo, gioca un numero spropositato di partite in Coppa Davis e sfiora il successo con la maglia azzurra, che poi otterrà da capitano non giocatore nel 1976. Nel frattempo vive bene, fa la dolce vita prima della Dolce Vita, il film di Fellini del 1960 che racconta una Roma gaudente e spensierata, che Pietrangeli che conosce benissimo, perché la anima. 


Domina per tre lustri, prima che Adriano Panatta, di diciassette anni più giovane, gli tolga il primato di miglior giocatore italiano. Ma succede per raggiunti limiti d'età. Il mondo, nel frattempo, con una rapidità mai sperimentata prima, è cambiato. C'è stato il Concilio Vaticano II, dagli organi si è passati alle chitarre, la rivoluzione beat, il rock, il '68. Gli anni '70 sono l'alba di un nuovo mondo. Panatta lo interpreta. Con i capelli lunghi, i pantaloni a zampa d'elefante e un tennis tutto d'attacco, servizio e volée e la veronica, un colpo tutto suo, eseguito di spalle, a sventare i pallonetti avversari. Anche Panatta domina sulla terra rossa, nell'epoca d'oro del tennis. Batte, l'unico a riuscirci, per due volte, Borg al Roland Garros. Che vince nel 1976, dopo aver trionfato a Roma e prima di alzare la Coppa Davis, capitanato da Pietrangeli, in Cile. Vince di meno Panatta, ma il tennis, anche grazie a lui in Italia, e grazie a Borg e Connors e Vilas e Gerulaitis in tutto il mondo, esce dai circoli elitari per farsi più popolare e raggiungere un numero di praticanti prima impensabili. Sono anche amici Panatta e Pietrangeli, litigano, ma sono anche amici. Entrambi affascinati dalla bella vita, entrambi sornioni e animati da un bonario cinismo tipicamente capitolino.


Sinner, con loro due, c'entra pochissimo. Altoatesino, come Thoeni nello sci degli anni '70, è timido, ritroso, restio alla ribalta. E vuole vincere moltissimo e moltissimo vincere. Ha meno talento, sia di Pietrangeli sia di Panatta. Ma, il doppio o il triplo della voglia di affermarsi. Ha colpi solidi, duramente allenati. Che si sforza costantemente di migliorare. Ha vinto meno di loro e, forse, a fine carriera avrà vinto più di loro. Appartiene a questo tempo, si allena in modo scientifico, sente poco il fascino della nazionale, vive con un'intensità professionale il suo sport. Allena la mente come uno scacchista, programma, analizza. Ha metodo. 


Chi preferisco dei tre? In che ordine li colloco? In quello storico, in quello del post. Pietrangeli, Panatta, Sinner. Per lo stile di gioco e, se uno è conservatore, è conservatore, per la simpatia verso l'epoca di ciascuno di loro. 

giovedì 23 giugno 2022

Quando Pietrangeli sfiorò Wimbledon: era il 1960

Per anni ci si è interrogati su chi sia stato il miglior tennista italiano di sempre. Pietrangeli o Panatta? La domanda resta attuale, anche se la nuova generazione di talenti, da Berrettini a Sinner a Musetti aggiungerà nuovi nomi al dilemma. Prima della cosiddetta Era Open, di certo nessuno è stato forte quanto Nicola Pietrangeli: due volte vincitore del Roland Garros, tre volte vincitore a Montecarlo, due volte vincitore agli Internazionali d'Italia. Per parlare del singolare, ma fu anche uno straordinario campione del doppio. Sulla terra rossa, ha avuto pochi rivali. Eppure andò vicino a vincere anche il torneo di Wimbledon. Era il 1960.  


Al primo turno, Pietrangeli superò per 6,3, 9-7 [il tie-break non esisteva ancora], 6-3, lo statunitenense Patty. Non uno qualunque: dieci anni prima si era imposto proprio a Wimbledon, dopo averlo fatto al Roland Garros. Aveva però, Patty, 36 anni, nove più di Pietrangeli, e declinava. Nel secondo turno (6-1, 6-4, 9-7), Pietrangeli sconfisse l'australiano Mulligan, giovanotto di 20 anni, che sui prati londinesi avrebbe raggiunto la finale due anni dopo. Al terzo turno, superò in cinque combattutissimi set il britannico Wilson (6-2, 4-6, 13-11, 6-8, 6-3), per sorvolare più agevolmente gli ottavi di finale contro l'americano Frost (6-4, 6-1, 6-2). Nei quarti, Pietrangeli battè in 4 set lo spilungone statunitense Barry MacKay (16-14, 6-2, 3-6, 6-4), che un anno primo aveva vissuto la migliore stagione della carriera con le semifinali proprio a Wimbledon e agli Australian Open (che pure si disputavano sull'erba).


E fu così che giunsero le semifinali, dove Pietrangeli incrociò la racchetta con il talento sublime del mancino australiano Rod Laver, di anni 22, che l'anno dopo e poi ancora nel 1969, dopo la parentesi del professionismo, avrebbe completato il Grande Slam stagionale! Il gioco di Laver, magnifico servizio, rovescio affilato, superba presenza a rete, sapienza unica di tocco, era grosso modo il contrario di quello di Pietrangeli, che si svolgeva più da fondo campo. Certo quello di Laver si adattava di più all'erba. La partita fu intensa e durò cinque set. Pietrangeli vinse il primo e il terzo, Laver il secondo, il quarto e il quinto (4-6, 6-3, 8-10, 6-2, 6-4). Fu la grande occasione mancata di Pietrangeli sull'erba, dove mai vinse un torneo, lui che, nel solo singolare, seppe conquistarne 48. Prima del magnifico Wimbledon 1960, che poi in finale Fraser avrebbe vinto contro Laver, una sola altra volta Pietrangeli aveva brillato sull'erba, a Sidney, dove nel 1957 aveva perso proprio contro Fraser.

mercoledì 7 luglio 2021

Berrettini in semifinale a Wimbledon

Come Pietrangeli, senza la classe di Pietrangeli, ma con 17 cm di più in altezza, che nel tennis moderno contano, Berrettini va in semifinale a Wimbledon. Battuto Auger-Aliassime. E intravede anche la finale, perché il polacco Hurkacz - che ha battuto Federer - non mi pare un avversario irresistibile. Berrettini sarebbe il primo italiano nella storia a riuscirci.

martedì 9 aprile 2019

Il torneo di Montecarlo: 5 vittorie italiane

Monte-Carlo Rolex Masters 2019 (13 aprile - 21 aprile 2019)
ATP Masters 1000

Sulla terra rossa, si gioca moltissimo, in Europa e in America del Sud, ma tre tornei di tennis svettano su tutti gli altri: il Roland Garros, una delle quattro prove Slam, a Parigi, poi Roma e Montecarlo. Il torneo di Montecarlo comincerà fra pochi giorni e nessun italiano ha, almeno sulla carta, la minima speranza di successo. Sebbene Fognini e Cecchinato, semifinalista al Roland Garros nel 2018, siano tra i maggiori specialisti della superficie. Eppure c'è stato un tempo in cui l'Italia, a Montecarlo, vinceva o arrivava in fondo. Il primo successo azzurro risale al lontano 1922, quando Giovanni Balbi di Robecco, aristocratico, che aveva anche giocato saltuariamente a calcio nel Genoa, s'impose in finale sul francese Gerbault. Nel 1936, a vincere, superando Bunny Austin, fu Giovanni Palmieri. Dopo la guerra, ci furono i tre successi del più grande tennista italiano delle storia, Nicola Pietrangeli, che vinse nel 1959, nel 1967 e nel 1968, perdendo una finale contro lo spagnolo Santana. Dopo di allora, solo Barazzutti s'issò fino alla finale, perdendo contro il grande Borg, nel 1977. 

sabato 31 gennaio 2015

Il doppio Fognini - Bolelli vince gli Open d'Australia 2015

Successo storico per il tennis italiano agli Australian Open 2015. Trionfa il doppio formato da Fognini e Bolelli, quasi 56 anni dopo l'ultimo e fino ad oggi unico successo azzurro nel doppio per il tennis maschile: allora, 1959, al Roland Garros, vinsero Pietrangeli e Sirola, due fuoriclasse, soprattutto Pietrangeli. Ed il doppio ai tempi era frequentato anche dai grandi singolaristi, che oggi invece per lo più lo disertano. Resta tuttavia l'impresa di Fognini e Bolelli: un titolo dello Slam è un titolo dello Slam. Chissà? Magari quest'affermazione sarà il viatico per una nuova carriera per Fognini e Bolelli anche nel singolare. 

mercoledì 16 maggio 2012

Flavia Pennetta agli ottavi a Roma: battuta la Stephens, trova la Cetkovska

Eliminata Francesca Schiavone al primo turno, eliminata Sara Errani al secondo, dopo i molti successi degli ultimi mesi, resta Flavia Pennetta ad agitare la bandiera italiana agli Internazionali di Roma. Perentorio successo in due set per la splendida campionessa brindisina contro la Stephens, sospsinta dal tifo calorosissimo dello stadio Pietrangeli. Agli ottavi di finale, la Pennetta trova la Cetkovska: la partita è alla sua portata. Dopo la lunga assenza per infortunio, la Pennetta è tornata a giocare un tennis aggressivo e, quando comanda il gioco, può battere qualunque avversaria del circuito Wta. Vola agli ottavi anche Seppi, fresco vincitore a Belgrado, dopo aver battuto Isner in tre set: l'altoatesino è nel miglior momento della carriera.

domenica 6 maggio 2012

Seppi trionfa a Belgrado: secondo titolo Atp dopo Eastbourne per l'altoatesino

Andreas Seppi vince a Belgrado, terra battuta, approfittando dell'assenza dell'idolo di casa e numero uno al mondo, Djokovic. Per il campione altoatesino, si tratta del secondo successo nel circuito Atp, dopo quello clamoroso colto lo scorso anno sull'erba di Eastbourne. Tenendo da parte i mostri sacri Pietrangeli e Panatta, era dai tempi di Cané e Camporese che un tennista italiano non s'imponeva in tornei di prestigio. Peraltro, Seppi ha dimostrato di saper giocare anche su superfici diverse. Insomma, il campionissimo ancora manca al nostro movimento, ma, la media nobiltà, con queste vittorie, e sette giocatori tra i primi 100, è riconquistata.

lunedì 13 febbraio 2012

Italietta di Davis: sconfitta pesante dalla Repubblica Ceca

Niente da spartire con le tenniste, che dominano da anni in Fed Cup. Il tennis maschile italiano, tornato dopo un decennio di purgatorio nella serie A di Coppa Davis, ha ricevuto una severa lezione al primo turno contro la Repubblica Ceca. Sconfitta netta, inappellabile. Si dirà che sul veloce gli italiani soffrono da sempre, che Berdych ha talento da primo della classe, che Stepanek ha grande esperienza. Che Seppi era al rientro dopo un esilio biennale, che Bolelli è incostante. Ma, insomma, nemmeno nel doppio, storico punto di forza italiano dai tempi di Pietrangeli e Sirola, si è riusciti a fare qualcosa di buono. Si va agli spareggi, confidando nella buona sorte.