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martedì 14 giugno 2022
domenica 8 maggio 2022
Balatonfüred: trionfa Cavendish
Terza e ultima tappa ungherese del Giro d'Italia 2022, da Kaposvar a Balatonfüred, cittadina termale affacciata sul lago di Balaton, il cosiddetto mare magiaro: frazione di 201 km per ruote veloci. E proprio in volata finisce, con il trionfo, che mancava dal 2013, di Mark Cavendish, il sedicesimo sulle strade del Giro. Secondo Demare, terzo Gaviria, quarto Girmay.
1. Cavendish
2. Demare s.t.
3. Gaviria s.t.
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mercoledì 17 novembre 2021
Giro d'Italia 2022: percorso e partecipanti
Si annuncia un Giro d'Italia difficilissimo quello del 2022, con partenza da Budapest in Ungheria e arrivo spettacolare, contro il tempo, all'Arena di Verona. Quella conclusiva sarà la seconda di due crono, per complessivi 26,3 km contro il tempo: poco. Penalizzati i grandi passisti. Sei le tappe di montagna. Sei gli arrivi in salita. Senza che ci sia coincidenza esatta tra le une e gli altri. Per esempio, la tappa dell'Aprica, di alta montagna, si chiude dopo una discesa di sei km. La prima tappa ungherese, piatta, si chiude con ascesa impegnativa. Ecco il dettaglio delle tappe, intervallate, da tre e non due giorni di riposo a causa della partenza magiara.
- 1^ 6 maggio Budapest - Visegrad 195 km
- 2^ 7 maggio Budapest - Budapest 9,2 km🕔
- 3^ 8 maggio Kaposvar - Balontofured 201 km
- 10 maggio primo giorno di riposo
- 4^ 10 maggio Avola - Etna (rif. Sapienza) 166 km
- 5^ 11 maggio Catania - Messina 162 km
- 6^ 12 maggio Palmi - Scalea 192 km
- 7^ 13 maggio Diamante - Potenza 198 km
- 8^ 14 maggio Napoli - Napoli 149 km
- 9^ 15 maggio Isernia - Blockhaus 187 km
- 16 maggio secondo giorno di riposo
- 10^ 17 maggio Pescara - Jesi 194 km
- 11^ 18 maggio Sant'Arcangelo di Romagna - Reggio Emilia 201 km
- 12^ 19 maggio Parma - Genova 186 km
- 13^ 20 maggio Sanremo - Cuneo 157 km
- 14^ 21 maggio Santena - Torino 153 km
- 15^ 22 maggio Rivarolo Canavese - Cogne 177 km
- 23 maggio terzo e ultimo giorno di riposo
- 16^ 24 maggio Salò - Aprica 200 km
- 17^ 25 maggio Ponte di Legno - Lavarone 165 km
- 18^ 26 maggio Borgo Valsugana - Treviso 146 km
- 19^ 27 maggio Marano Lagunare - Santuario di Castelmonte 178 km
- 20^ 28 maggio Belluno - Marmolada (Passo Fedaia) 167 km
- 21^ 29 maggio Verona - Verona 17,1 km🕔
Non si sa ancora, invece, chi parteciperà alla corsa rosa. Pogacar, Roglic e Bernal, i tre fari del ciclismo attuale nelle corse a tappe, andranno al Tour, a quanto pare. Potrebbero esserci i francesi Bardet e Thibaut Pinot, finalmente restituito all'agonismo dopo molta sfortuna. Forse, l'altro francese Gaudu, ottavo all'ultima Vuelta. Ma, anche Carapaz, vincitore nel 2019, Hart, vincitore nel 2020, almeno uno dei gemelli Yates. Forse Evenepoel, che vorrà scoprire se i grandi giri siano davvero alla sua portata. Io penso di sì. Ne sapremo di più nei primi mesi del 2022.
Aggiornamento del 03 gennaio 2022: Evenepoel pare proprio che non sarà al via del Giro e che correrà invece la Vuelta. Dovrebbe esserci Thomas Pidcock, il predestinato inglese che spopola anche nel ciclocross e che la corsa rosa l'ha già vinta, categoria under 23, nel 2020.
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sabato 19 giugno 2021
Ungheria-Francia 1-1: Fiola, Griezmann
Grande prova dell'Ungheria di Marco Rossi, che passa in vantaggio con un gol dell'infaticabile Fiola. Nella ripresa, Deschamps toglie Rabiot per Dembelè. Ma, l'Ungheria trascinata dal suo pubblico invece di difendere cerca il raddoppio. Da un rilancio di Lloris, viene innescato Mbappé: palla al centro sulla quale si avventa Griezmann e pareggia di sinistro. Esce anche Benzema - ottava partita senza gol in una fase finale degli Europei - per Giroud. Ma, il risultato non cambia. Bella impresa dell'Ungheria.
martedì 30 marzo 2021
Storia dei Campionati Europei di calcio: 1.
Il fascino dei Mondiali è tutt'altro. Più storia, più competizione, più talento, soprattutto quello sudamericano. Tuttavia, i Campionati Europei di calcio hanno ormai 61 anni e tanto da raccontare. Nacquero per sostituire la Coppa Internazionale, che, alla fine degli anni '20, aveva opposto le migliori squadre nazionali dell'Europa centrale, il che voleva dire le migliori nazionali europee tout court, con l'eccezione degli inglesi che, credo a torto, si ritenevano superiori a tutti gli altri e disertavano anche i Mondiali. E il primo successo (edizione 1927-30), aveva arriso proprio all'Italia di Vittorio Pozzo, illuminata, nelle ultime partite della competizione, dal genio irripetibile di Giuseppe Meazza. L'Italia rivinse nel 1935, mentre nel 1933 si era imposta l'Austria, il Wunderteam allenato da Hugo Meisl e guidato dal centravanti esile Sindelar. Sindelar, con il detto Meazza e l'ungherese Sarosi fu per un decennio il faro del calcio europeo e, allora, mondiale. Dopo la Seconda Guerra, la Coppa Internazionale tornò, registrando il successo dell'Ungheria favolosa di Puskas, nel 1953, e della Cecoslovacchia, proprio nel 1960. Altre nazioni, però, come Francia e Spagna, si facevano strada, mentre Austria e la stessa Ungheria, privata dei suoi migliori fuoriclasse ripiegati all'estero dopo l'invasione dei carri armati sovietici del 1956, si avviano ad entrare in un cono d'ombra.
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lunedì 16 novembre 2020
Il calcio degli anni '50: da Di Stefano a Kubala, da Puskas e Pelé
Il calcio riprese, in Europa, molto lentamente dopo la catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. Dalla fine degli anni '40 e nei primi anni '50 ci fu una perentoria affermazione del football nordico, svedese e danese, che non ha eguali nella storia. Forse perché la Svezia era rimasta fuori dal conflitto e la Danimarca ne era uscita prestissimo. La Svezia di Nordahl, Gren e Liedholm vinse l'oro alle Olimpiadi di Londra del 1948 e, senza di loro, perché ormai professionisti con il Milan - gli svedesi avevano una concezione solo dilettantistica del calcio - giunse terza ai mondiali del 1950 in Brasile.
Il Mondiale brasiliano fu complicato. Il secondo in Sudamerica, dopo quello uruguaiano del 1930. E lo stesso vincitore. L'Uruguay del divino dieci Schiaffino, tecnico ma tenace, artista del dribbling ma essenziale, il primo, pare, ad usare con sistematicità il tackle in scivolata, con gli arbitri che gli fischiavano sempre fallo.
Lui e Ghiggia firmarono il 2-1 nella finale, che era solo l'ultima partita di un girone conclusivo, che gettò nella disperazione milioni di brasiliani. Il calcio era già la loro religione laica, come lo è il ciclismo per il Belgio. L'Italia, orfana dei campionissimi del Toro scomparsi a Superga, vi ottenne una dolente eliminazione al primo turno. Come i superbi maestri inglesi: disertati i precedenti mondiali per ritenuta superiorità, vennero buttati fuori dagli ex coloni degli Stati Uniti, che stavano al calcio, come gli inglesi al buon cibo. Il magnifico centravanti brasiliano Ademir, nove gol e capocannoniere, dovette contentarsi del secondo posto. E, con lui, Zizinho. Uno del calibro di Pelé o, almeno di Zico, penalizzato dall'assenza di vere riprese televisive. Lo stesso destino di Meazza e Sindelar, di Leonidas e dello stesso Valentino Mazzola.
In Italia, dominavano Inter, Juve e, grazie agli svedesi più, dopo, lo stesso Schiaffino, il Milan. Che vinse nel 1951 uno scudetto dopo 44 anni! L'Inter aveva un formidabile trio d'attacco: il brevilineo e scattista Lorenzi, il fantasioso mancino svedese Skoglund e l'apolide Nyers, dalla progressione implacabile e dal tiro micidiale. Con Foni, due scudetti consecutivi nel '53 e nel '54. Squadra raccolta, difesa e contropiede. E Blason libero, ruolo e definizione che avrebbero avuto larghissima fortuna nel decennio successivo. Nella seconda metà degli anni '50, divenne una potenza calcistica anche la Fiorentina del portiere Sarti, dell'ala brasiliana Julinho, dell'attaccante argentino Montuori. Nel 1956 fu scudetto e, l'anno dopo, finale di Coppa dei Campioni, contro il Real Madrid di Santiago Bernabeu, illuminato dal massimo Alfredo Di Stefano.
Di Stefano, classe 1926, era il successore calcistico di Valentino Mazzola. Più alto e più attaccante, ma come il capitano del Grande Torino, uomo ovunque, che contrastava, dirigeva il gioco e lo concludeva. Un asso carismatico, che aveva difeso i colori della nazionale argentina, poi di quella colombiana e che avrebbe giocato anche con la Spagna.
Nel 1958, l'avrebbe raggiunto un altro fenomeno calcistico, l'ungherese Ferenc Puskas, totem della Grande Ungheria che perse d'un soffio i mondiali del 1954. L'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956 aveva spinto molti grandi giocatori della miglior squadra magiara, la Honved, che si trovavano in trasferta, a non rientrare in patria. Tra questi Puskas, che, prima del Real, avrebbe scontato due anni d'inattività forzata, preso oltre dieci chili e giocato altri otto anni, limitando il suo raggio d'azione, pronto ad innescare il suo tremendo sinistro. Le ultime due, delle cinque Coppe dei Campioni consecutive del Real Madrid, avrebbero portato anche la sua firma.
Ferenc Puskas |
Si diceva del mondiale del 1954, che si disputò in Svizzera. L'Ungheria vi arrivava da grande favorita. Dopo aver stravinto - nei paesi dell'Est erano tutti dilettanti - le Olimpiadi di Helsinki del 1952. Nel novembre del 1953, Puskas, mezzala sinistra, Kocsis, mezzala destra, e Hidegkuti, centravanti arretrato di altissima sapienza calcistica, avevano inflitto un perentorio 6-3 agli inglesi a Wembley. Poco dopo avevano tramortito gli avversari increduli con un 7-1 casalingo. In Svizzera, però, complice anche un infortunio di Puskas, che giocò menomato la finale, pur segnando il gol del vantaggio, s'impose la Germania Ovest, 2-1. E fu il centravanti tedesco Fritz Walter a sollevare la Coppa. I magiari, che erano stati grandissimi già negli anni '30, con Sarosi tra i pochi a contendere a Meazza il titolo di miglior giocatore del mondo, giocavano un calcio mai visto. Palla soprattutto a terra, terzini che attaccavano, e tiravano tutti da fuori. Il tiro all'ungherese, d'esterno piede, divenne proverbiale. I brasiliani, che a quel mondiale fallirono, decisero d'ingaggiare tecnici magiari per insegnare ai propri giocolieri il tiro dalla lunga e media distanza: non si poteva, capirono, entrare sempre in porta con la palla. Fu una delle premesse del successo verdeoro ai mondiali di Svezia del 1958.
Quei mondiali, quelli di Svezia 1958, l'Italia non li giocò proprio, come poi le sarebbe successo con gli ultimi di Russia 2018. Vinse il Brasile allenato da Vicente Italo Feola - il nome ne dice le origini - che schierava un attacco atomico - l'atomica era l'ossessione di quegli anni - con Garrincha, Didì, Vavà, Pelé e Zagallo. E se quest'ultimo tornava, ogni tanto, gli altri molto meno. E i terzini Djalma Santos e Nilton Santos attaccavano come ali aggiunte. Un trionfo, che rivelò al mondo l'estro impareggiabile di un Pelé non ancora diciottenne. Fu battuta la Svezia padrona di casa in finale, con gli stagionati, ma fortissimi, Liedholm e Skoglund ancora in campo. Capocannoniere, 13 gol!, Fontaine, attaccante francese d'origini non francesi, come la mezzala Kopa. E come, dopo, Platini, Zidane, Henry, Mbappé.
Il caso volle che Di Stefano non giocasse nemmeno un mondiale. Come lui Kubala, straordinario centrocampista del Barcellona, ungherese che debuttò con la nazionale cecoslovacca, migrò in quella ungherese e concluse in quella spagnola. Aveva un fisico, Kubala, che sarebbe ancora oggi dominante e un controllo di palla che si rivide in Zidane e Riquelme.
Lui, il detto Di Stefano e Valentino Mazzola sono stati i più forti campioni a non aver, non per loro colpa, disputato un solo mondiale in carriera.
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venerdì 25 ottobre 2019
Giro d'Italia 2020: il percorso. Quasi 60 km a cronometro
Giro d'Italia 2020 🚲, 9-31 maggio 2020.
Mi piace il nuovo percorso del Giro d'Italia 2020. Mi pare più equilibrato che negli anni passati. Intanto, tornano protagoniste le cronometro, non come nei primi anni '90, quando il Giro scimmiottava il Tour, esagerando nei km contro il tempo. Ce ne saranno tre. E decisiva potrebbe risultare l'ultima di poco più di 16 km, con arrivo finale a Milano. Dovesse tornare quello di due anni fa, il favorito d'obbligo sarebbe Tom Dumoulin. Cinque arrivi in salita e molte tappe vallonate, per fondisti, attaccanti di giornata e finisseur. Partenza dall'Ungheria. Due giorni di riposo il 18 e il 25 maggio.
Ecco le 21 tappe:
Mi piace il nuovo percorso del Giro d'Italia 2020. Mi pare più equilibrato che negli anni passati. Intanto, tornano protagoniste le cronometro, non come nei primi anni '90, quando il Giro scimmiottava il Tour, esagerando nei km contro il tempo. Ce ne saranno tre. E decisiva potrebbe risultare l'ultima di poco più di 16 km, con arrivo finale a Milano. Dovesse tornare quello di due anni fa, il favorito d'obbligo sarebbe Tom Dumoulin. Cinque arrivi in salita e molte tappe vallonate, per fondisti, attaccanti di giornata e finisseur. Partenza dall'Ungheria. Due giorni di riposo il 18 e il 25 maggio.
Ecco le 21 tappe:
- Budapest - Budapest 8,6 km⏰
- Budapest - Gyor 195 km
- Szekesfehervar - Nagykanizsa 204 km
- Monreale - Agrigento 136 km
- Enna - Etna (Piana Provenzana) 150 km
- Catania - Villafranca Tirrena 138 km
- Mileto - Camigliatello Silano 223 km
- Castrovillari - Brindisi 216 km
- Giovinazzo - Vieste 198 km
- San Salvo - Tortoreto Lido 212 km
- Porto Sant'Elpidio - Rimini 181 km
- Cesenatico - Cesenatico 205 km
- Cervia - Monselice 190 km
- Conegliano - Valdobbiadene 33,7 km⏰
- Base aerea Rivolto - Piancavallo 183 km
- Udine - San Daniele del Friuli 228 km
- Bassano del Grappa - Madonna di Campiglio 202 km
- Pinzolo - Laghi di Cancano 209 km
- Morbegno - Asti 251 km
- Alba - Sestriere 200 km
- Cernusco sul Naviglio - Milano 16,5 km⏰
mercoledì 20 giugno 2018
Quarto gol mondiale per Cristiano Ronaldo: Portogallo-Marocco 1-0
Gol di testa, dopo essersi liberato dalla marcatura avversaria e Cristiano Ronaldo sigla il vantaggio del Portogallo contro il Marocco. Quarto gol a Russia 2018, il settimo ai mondiali, il numero 85 in nazionale. Puskas, con l'Ungheria, si era fermato a 84. Tornando alla partita, dopo il precoce vantaggio lusitano al 4' del primo tempo, è il Marocco che fa la partita. Anche e soprattutto nella ripresa. Corsa, tecnica, pressing continuo. Fa tutto bene il Marocco, ma non trova il gol. Perché privo di un grande attaccante. E perché Rui Patricio è un ottimo portiere. Prestazione imbarazzante, tra i portoghesi, di Joao Mario.
domenica 26 giugno 2016
Hazard strepitoso: Belgio-Ungheria 4-0
Prova monumentale di Hazard, tornato su livelli di due anni fa. Trascina il Belgio ad un successo, forse troppo largo, contro una buona Ungheria. Splendido il suo gol, il terzo del Belgio contro i magiari: elegante sinossi dei fondamentali di stop, dribbling e tiro. Il Belgio va ai quarti di finale. Da quando gioca di rimessa, fa faville.
mercoledì 22 giugno 2016
Cristiano Ronaldo (#Cr7) 8 gol agli Europei, uno meno di Platini, 60 con il Portogallo, doppietta all'Ungheria
Non molla Cristiano Ronaldo: doppietta all'Ungheria per il pareggio del Portogallo. Mentre scrivo, il risultato è di 3-3. Riscatto immediato per l'asso portoghese all'ottavo gol segnato agli Europei, appena uno meno di Platini, che ne realizzò 9 tutti agli Europei vinti del 1984. Cristiano Ronaldo è il primo giocatore ad andare a segno in quattro Europei consecutivi: 2 gol nel 2004, 1 gol nel 2008, 3 gol e titolo di capocannoniere in condominio nel 2012, 2 gol nel 2016. Per di più Cristiano Ronaldo si issa a 60 gol con il Portogallo. Che va agli ottavi come una delle migliori terze e se la vedrà con la fortissima Croazia.
lunedì 14 marzo 2016
Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): Tokyo 1964 (#Tokyo1964), 16^ puntata
Prime Olimpiadi asiatiche nel 1964, Giappone, Impero del Sol Levante, Tokyo. Gli Stati Uniti tornano a conquistare il primo posto nel medagliere, tenendo dietro l'Urss e, manco a dirlo, i padroni di casa del Giappone. L'Italia in pieno boom economico, si conferma ai vertici dello sport mondiale ed ottiene un lusinghiero quinto posto, assommando 10 ori, 10 argenti e 10 bronzi. Nell'atletica leggera, da segnalare la prepotente affermazione, con tanto di primato del mondo eguagliato, dello statunitense Bob Hayes nei 100 m: viene dal football americano e si vede, corsa non elegante ma potente ed efficace. Un altro americano compie un passo decisivo verso la leggenda sportiva. Si tratta del colossale lanciatore Al Oerter, che nel disco conquista il terzo dei suoi quattro ori olimpici consecutivi, stabilendo un primato che, una trentina di anni dopo, soltanto Carl Lewis saprà eguagliare nel salto in lungo. L'Italia si aggiudica l'oro nella 50 km di marcia con Pamich, mentre un bronzo tanto bello quanto inaspettato giunge, sui 400 ostacoli, da Salvatore Morale. Nel ciclismo, come da tradizione, l'Italia brilla e porta a casa tre ori. Nel calcio, poiché non c'è spazio per i professionisti occidentali, dominano ancora una volta i paesi dell'est socialista. Trionfa l'Ungheria del capocannoniere Ferenc Bene, già terza agli Europei di Spagna di quell'anno. (cfr. 1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata, 9^ puntata, 10^ puntata, 11^ puntata, 12^ puntata, 13^puntata, 14^ puntata, 15^ puntata)
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venerdì 4 marzo 2016
Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): Helsinki 1952 (13^ puntata). La leggenda di Zatopek. Quando Bud Spencer era ancora Carlo Pedersoli
Nel 1952 le Olimpiadi si tengono ad Helsinki, in Finlandia. Dietro i soliti Stati Uniti, che conquistano il primo posto nel medagliere, arriva l'Urss, a rinfocolare una competizione senza quartiere, tra le due massime potenze mondiali: la guerra fredda, secondo la celebre definizione coniata da Orwell. Terza arriva l'Ungheria, paese del blocco socialista, come la Cecoslovacchia di Emil Zatopek, il leggendario fondista che, dopo le imprese di Londra 1948, si ripete conquistando i 5.000 ed i 10.000 m, aggiungendo un clamoroso successo nella maratona. L'Italia, che sta avviando una faticosa ma inesorabile ricostruzione sulle macerie della guerra, ottiene un ottimo quinto posto, assommando 8 ori, 9 argenti e quattro bronzi. Nell'atletica leggera, Consolini, oro nel disco a Londra quattro anni prima, vince l'argento, mentre da Dordoni arriva l'oro nella 50 km di marcia. Nella gara regina del nuoto, i 100 stile libero maschile, un atleta italiano scende per la prima volta sotto la soglia del minuto. Si tratta di un colosso napoletano di ottimi studi, Carlo Pedersoli, che poi avrà una straordinaria carriera di attore con il nome d'arte di Bud Spencer. Nonostante il primato italiano, Pedersoli esce di scena in semifinale. La riserva di caccia dell'Italia resta, però, la scherma. E, fra tutti, si distingue il grande Edoardo Mangiarotti, che, a sedici anni di distanza dall'oro di Berlino 1936 nella spada a squadre, conquista due medaglie d'oro ad Helsinki, nella spada individuale e di nuovo nella spada a squadre, oltre a due argenti, nel fioretto maschile e nel fioretto a squadre. (cfr. 1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata, 9^ puntata, 10^ puntata, 11^ puntata, 12^ puntata)
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martedì 13 maggio 2014
Storia dei mondiali di calcio: 6^ puntata (1954, vince la Germania Ovest in Svizzera)
Si torna in Europa, in nome di un'alternanza con il Sudamerica cui si derogherà parecchie volte. I mondiali del 1954 si disputano in Svizzera, paese neutrale per eccellenza, che non ha conosciuto i lutti della seconda guerra mondiale e sperimenta un benessere assai diffuso, tanto da attrarre una massa di emigranti dalla Spagna, dal Portogallo e, soprattutto, dalla stessa Italia. Quella azzurra, a metà anni '50, per tante ragioni, è una generazione povera di talenti. Finirà con un'eliminazione ancora al primo turno, cui contribuisce anche la confusione ai vertici federali. La grande favorita è l'Ungheria di Puskas, che gioca un calcio rivoluzionario. Nell'anno precedente, il 1953, ha impartito lezioni memorabili a tutti, Inghilterra compresa, mortificata nel tempio laico di Wimbledon per la prima volta nella sua storia. Puskas, mezzala mancina dal tiro potentissimo e precisissimo, con la palla che finisce accanto ai pali, quasi sempre senza alzarsi, è il leader tecnico di un gruppo irripetibile, nel quale si distinguono Kocsis, mezzala destra dalla strepitosa elevazione, alla fine capocannoniere con 11 reti, ed il centravanti finto, Hidegkuti, un rifinitore d'attacco che attira a centrocampo lo stopper avversario e libera lo spazio per i compagni di reparto. I fuoriclasse, nell'Ungheria, sono moltissimi, versatili. Grandi atleti e grandi giocolieri, calciano d'esterno come pochi ancora sanno fare e, soprattutto, sono autentici virtuosi del tiro dalla distanza. Quello che non praticano i brasiliani, sconfitti anzitempo. I verdeoro faranno tesoro della lezione ed importeranno maestri magiari per perfezionare il fondamentale del tiro propriamente dopo il mondiale del 1954. In finale la grande Ungheria perde a sorpresa contro la Germania Ovest, che rimonta grazie all'estro del poderoso Rahn, ma, soprattutto per via della scarsa vena di Puskas, che è infortunato e si spegne dopo aver segnato la rete del vantaggio. Sospetti di doping, piuttosto fondati, si addenseranno da subito sulla prestazione dei teutonici. Ma, alla fine, vincono loro. Terza finisce l'Austria, tornata ai fasti degli anni '30, mentre quarto arriva l'Uruguay del magnifico Schiaffino. (1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata)
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giovedì 8 maggio 2014
Storia dei mondiali di calcio: 4^ puntata (L'Italia trionfa a Parigi, 1938)
Dopo il 1934, l'Italia di Vittorio Pozzo vince anche le Olimpiadi di Berlino nel 1936. Ai mondiali del 1938 in Francia, pertanto, partecipa come favorita d'obbligo, sebbene i pronostici guardino con entusiasmo anche alle scuole danubiane ed al Brasile, nel quale impressionano i tanti virtuosi del palleggio e del dribbling oltre al fantastico centravanti Leonidas, che la leggenda accredita come il primo ad avere eseguito una rovesciata sui campi di calcio. Questo magari non è vero, vero è però che Leonidas era un fenomeno di istinto e di coordinazione, potente e veloce. Risulterà il capocannoniere del torneo. Manca l'Austria, annessa a maggio alla Germania. Sull'Europa dominano venti di guerra. Pozzo punta su un nuovo centravanti, Silvio Piola, mentre il comando del gioco resta affidato a Giuseppe Meazza, promosso capitano e lume tecnico della manifestazione iridata, ed a Giovanni Ferrari, suo compagno di squadra nell'Ambrosiana-Inter che ha appena conquistato il suo quarto scudetto. Il "metodo" di Pozzo, che viaggia e si aggiorna continuamente, ma evita di passare al "sistema", si adatta benissimo alle caratteristiche degli italiani. Meazza inventa traiettorie impensate ed i francesi, ammirati, lo ribattezzano "le grand peintre du football". In semifinale, l'Italia affronta il Brasile, che risparmia Leonidas in vista di una finale ritenuta certa. L'albagia verde-oro viene punita. Vince l'Italia con un clamoroso rigore di Meazza, che calcia tenendosi con una mano il pantaloncino intento a cadere per via di un'improvvida rottura dell'elastico. In finale, viene sconfitta l'Ungheria di Sarosi. Secondo campionato del mondo consecutivo, che allora ancora si chiama Coppa Rimet. L'Italia del calcio domina e dominerebbe ancora. Se poco più di un anno dopo non scoppiasse la seconda Guerra Mondiale, facendo saltare due edizioni dei mondiali nel 1942 e, a disastro compiuto, nel 1946. (1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata)
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venerdì 11 ottobre 2013
Van Persie, tripletta contro l'Ungheria, diventa il miglior marcatore della storia della nazionale olandese
Non c'è più l'Ungheria di una volta, finalista ai mondiali del '38 e del '54. Nemmeno quella di Detari di metà anni '80. Perde con punteggio più che tennistico contro l'Olanda, che ha mandato a segno i suoi giocatori migliori, Van Persie, Van der Vaart e Robben. In particolare, Van Persie segna una tripletta e si porta alla fatidica quota di 41 gol con la maglia della nazionale olandese, uno più di Kluivert, così da diventare il miglior marcatore della rappresentativa nazionale orange. Per il centravanti del Manchester United sono 232 i gol in carriera.
martedì 15 novembre 2011
L'Italia under 21 batte l'Ungheria per 2-0
Continua la marcia trionfale della nazionale under 21 di Ferrara, che supera i pari età dell'Ungheria per 2-0. Europei di categoria sempre più vicini e primato nel girone di qualificazione. I gol portano la firma di Gabbiadini, alla decima rete azzurra, che si conferma destinato a battere il primato di 19 marcature detenuto da Gilardino, e di Paloschi, subentrato nella ripresa al posto di Destro, per una volta, poco preciso al tiro. Una sola nota stonata: Santon è rimasto ancora una volta in panchina. Non soltanto Donati ha giocato al suo posto, ma, nella ripresa è entrato Faraoni, che ha sostanzialmente il suo ruolo. Non si spiega questa retrocessione di Santon a comprimario, dopo che Ferrara, appena insediato, aveva deciso di promuoverlo capitano. D'altra parte, occorre riconoscere che, attualmente, Santon fa panchina anche al Newcastle. Misteri del calcio. Per me, comunque, resta un campione. Incompreso.
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