Elenco blog personale

domenica 14 agosto 2022

Jakobsen campione d'Europa

A Monaco di Baviera, è l'olandese Jakobsen a conquistare il titolo di campione d'Europa, precedendo in volata il francese Demare e il belga Merlier. Viviani, primo degli italiani, è settimo. Non brillantissimo l'esordio da commissario tecnico di Bennati.

sabato 13 agosto 2022

Lecce-Inter 1-2: Dumfries!

Inter con Darmian a destra e Dimarco in difesa. Nerazzurri subito in vantaggio con un colpo di testa di Lukaku su sponda aerea di Darmian. All'inizio della ripresa, Lukaku anticipato, Inter lenta a fronteggiare un contropiede leccese manovrato e pareggio di Ceesay. Skriniar spaesato. Lecce arrembante, Inter confusa, con Brozovic privo di idee, che rimedia anche un cartellino giallo. Il croato poi esce stanchissimo per Mkhitaryan, mentre Gosens, molto impreciso, lascia il posto a Bastoni, con Dimarco che va in fascia. Fuori Darmian per Dumfries e Calhanoglu, in ombra per tutto il tempo della sua gara, per Dzeko. Dumfries prende il palo con un gran colpo di testa contrastato da un avversario. Sfiora il gol anche Lautaro su cross di Bastoni. Ora, l'Inter è tutta nella metà campo del Lecce. Lautaro va di nuovo vicino al gol con una girata al volo di destro. Inzaghi rischia anche Correa per Skriniar. Recupero. Allo scadere, dopo angolo di Barella, Lautaro di testa indirizza sul palo lontano il pallone che Dumfries scaraventa in rete, regalando all'Inter tre punti sudatissimi ma comunque meritati. La prestazione resta poco convincente. Tanti, a cominciare dallo stesso Lukaku, sono lontani dalla forma migliore. Gosens fa per ora rimpiangere Perisic. Ma il gruppo c'è. E il carattere anche. Pure quello di Simone Inzaghi che, intervistato, mostra il suo disappunto per le voci mercato in uscita che ancora rincorrono la sua squadra. Ha fatto bene.

Serie A 22/23: si parte!

Comincia oggi il campionato di Serie A 2022/23. Prima di Ferragosto! E tutto questo per consentire di disputare i mondiali in Qatar tra novembre e dicembre. È tutto talmente strano che, mentre scrivo, sta piovendo. 

mercoledì 10 agosto 2022

Vuelta a España 2022: favoriti

Meno di 10 giorni alla Vuelta a España 2022. Propongo un borsino dei favoriti. Roglic cerca il poker consecutivo sulle strade di Spagna dopo le delusioni del Tour; Evenepoel il primo grande giro da protagonista. Torna Bernal, ma è difficile che sia subito competitivo. Al via, anche Thibaut Pinot.

  1. Roglic ****
  2. Carapaz ****
  3. Simon Yates ***
  4. Joao Almeida ***
  5. Evenepoel ***
  6. Landa ***
  7. Enric Mas ***
  8. Quintana **
  9. Jai Hindley **
  10. Geoghegan Hart *
  11. Bernal *
  12. Thibaut Pinot *

domenica 7 agosto 2022

Come sta l'Inter?

La partita con il Villareal, persa 4-2, non l'ho vista. Ma pure restando ai soli numeri, che non dicono tutta la verità ma neppure mentono, l'impressione è che la fase difensiva dell'Inter vada registrata. Anche lo scorso anno ci sono stati i medesimi problemi in determinate partite. Almeno in campionato, il successo passa da lì, dalla difesa, meglio dalla fase difensiva. Simone Inzaghi è atteso da questa sfida. Avrebbe avuto bisogno di un difensore più veloce. Era stato individuato Bremer. Che poi è finito alla Juve. Il problema resta. C'è da sperare che De Vrij torni ai suoi livelli. Per il resto, si dovrà lavorare tatticamente. Una cosa, però, Inzaghi potrebbe farla subito: panchinare Handanovic. 

sabato 30 luglio 2022

Clasica di San Sebastian: bis di Evenepoel

Bis nella corsa che ne aveva mostrato, tra i professionisti, tutto lo straordinario talento. Remco Evenepoel torna a trionfare nella Clasica di San Sebastian, dove già s'era imposto nel 2019. Secondo Sivakov, terzo Benoot. Come già alla Liegi-Bastogne-Liegi, Evenepoel è partito da lontano e ha vinto per distacco. Fuga anni '40. Nessuno ha la sua forza in piano. Resta, per lui, solo l'incognita dei grandi giri. La prossima Vuelta a España ci dirà di più. 

martedì 26 luglio 2022

Il calcio degli anni '80: Maradona, Zico, Rummenigge, Platini, Falcao, Matthaus, Gullit, Van Basten, Francescoli, Careca...

Gli anni '80 furono anni calcisticamente straordinari e gli ultimi autenticamente liberi dai durissimi condizionamenti dei mercati televesivi, che, dopo, avrebbero preso il sopravvento e mutato la geografia e la storia dell'arte della pelota.

Nel 1980, alla vigilia dei campionati europei che si sarebbero tenuti proprio in Italia, deflagra da noi lo scandalo del calcio scommesse, una vicenda mai abbastanza chiarita, che conosce evitabili eccessi di spettacolarizzazione con tanto di calciatori arrestati in campo alla fine delle partite. Lo sfregio all'immagine del movimento nazionale è profondo. Seguono processi e squalifiche, che coinvolgono anche campioni di fama riconosciuta come Bruno Giordano e Paolo Rossi, che si professerà sempre innocente. 

Gli Europei, si diceva. Vince la Germania Ovest, perché c'è anche e ancora la Germania Est il più fedele alleato dell'URSS, Berlino è divisa da un muro che è simbolo e monito della guerra fredda, la cortina di ferro è ancora attualissima.

I tedeschi, dell'Ovest, sono guidati dal formidabile Karl-Heinz Rummenigge, possente ma tecnico ed acrobatico attaccante del Bayern Monaco, dalla progressione irresistibile. Attorno a lui, molti altri campioni, da Breitner a Stielike, da Hrubesch, centravanti colossale che sembra uscito da un'opera di Wagner, fino al giovane, superbo Bernd Schuster, mezzala ambidestra dalla tecnica sudamericana, la corsa poderosa e una sapienza calcistica da veterano. In finale, i tedeschi battono il Belgio. L'Italia ripete invece il quarto posto ottenuto ai mondiali d'Argentina del 1978, non senza rimpianti. 

Riaprono, dopo la serrata decisa nel 1966, le frontiere calcistiche. Ogni squadra italiana di Serie A potrà tesserare un calciatore straniero. Uno soltanto, per il momento. All'Inter, arriva il raziocinante regista austriaco Prohaska, alla Juve il mancino irlandese Brady, al Milan nessuno, perché i rossoneri sono retrocessi per via del calcio-scommesse. Ma, sono Napoli e Roma ad accogliere i due campioni migliori. L'asso olandese Krol, va sotto il Vesuvio. Già magnifico terzino sinistro, si reinventa libero di regia. Alla Roma, arriva invece il brasiliano Paulo Roberto Falcao, alto, biondo, elegante egli pure, ha corsa leggera, tiro secco, perentorio stacco di testa, diventa l'anima della squadra, che condurrà, nel 1983, alla conquista del secondo storico scudetto, sotto la guida di Liedohlm, assieme a Bruno Conti, Agostino Di Bartolomei, Ancelotti, Pruzzo

Nel 1980, lo scudetto va all'Inter di Bersellini, che abbina la classe di un centravanti moderno ante litteram come Altobelli all'estro scapricciato di Evaristo Beccalossi e con loro Muraro, Oriali, Marini, il libero e capitano Graziano Bini e Bordon, costretto alla panchina in nazionale da Dino Zoff, che ha già 38 anni e sta per vivere un straordinario tramonto di carriera. Nel 1981 e nel 1982, il campionato va invece alla Juve di Trapattoni, che costituirà l'ossatura dell'Italia campione del mondo nel 1982: Zoff, appunto, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli. E non senza polemiche della Roma, che è seconda nel 1981, e della Fiorentina, che è seconda nel 1982. 

E il 1982 è l'anno dei Mondiali di Spagna. Una squadra è favorita rispetto a tutte le altre, il Brasile di Tele Santana, che raduna una pattuglia di fuoriclasse straordinari con due soli punti deboli, il portiere e il centravanti, il lungagnone Serginho, che viene preferito a Roberto Dinamite, mentre il giovane Careca è fermato da un infortunio. Il centrocampo di quel Brasile è irripetibile: la regia arretrata di Falcao, la corsa elegante di Cerezo, i tocchi magici del leader della democracia corinthiana, Socrates, virtuoso del colpo di tacco, le progressioni e il mancino atomico di Eder, i dribbling e le rasoiate del numero 10, il Pelè bianco, Zico. Senza dimenticare che il terzino sinistro, Leo Junior ha piedi più che da centrocampista. 


Poi, c'è l'Argentina campione del mondo in carica, capitanata da Passarella, che con Scirea e Krol è il miglior libero del mondo, il tedesco Stielike viene dopo di loro, con Kempes e Ardiles e lui, il più grande di sempre, anche se non ancora tutti lo riconoscono, Diego Armando Maradona. L'Italia è dietro nel pronostico, ma quel mondiale lo vince, in mezzo a mille polemiche, battendo nel secondo girone eliminatorio proprio Argentina e Brasile. Dopo 44 anni, l'Italia è, per la terza volta, campione del mondo. Rossi è capocannoniere con 6 gol, tre al Brasile, due alla Polonia in semifinale, uno alla Germania Ovest in finale. Bruno Conti, ala destra di piede mancino, autentico regista laterale dell'Italia è il miglior giocatore della manifestazione. L'urlo di Tardelli, per il secondo gol della finale, l'esultanza sugli spalti del Presidente Pertini e Zoff con la coppa fanno il giro del mondo. 

Dino Zoff con la Coppa del Mondo 1982

E il campionato italiano di Serie A è il miglior campionato del mondo. I grandi campioni vengono tutti in Italia. Nel 1984, alla vigilia dello storico scudetto del Verona di Bagnoli, in serie A sono pronti a giocare: Maradona, nel Napoli, Zico all'Udinese, Falcao e Cerezo, nella Roma, Rummenigge e Brady, nell'Inter, Platini e Boniek, nella Juve, Socrates e Passarella nella Fiorentina, Briegel ed Elkjaer nel Verona. Ma ci sono anche Junior, nel Torino, Hateley nel Milan, Michael Laudrup nella Lazio. Una straordinaria, mai vista, parata di stelle. Si fa prima a contare i pochi assi del pallone che non ci sono: Francescoli, Lineker, Schuster, Brian Robson. I migliori sono tutti da noi.

Karl Heinze Rummenigge
con la maglia dell'Inter

L'Italia, dopo la sbornia dei festeggiamenti del 1982, complice uno svecchiamento della squadra cui Bearzot non procede per umana riconoscenza verso i suoi campioni, fallisce le qualificazioni a Euro 1984. In Francia, vincono i padroni di casa, trascinati da Michel Platini, capocannoniere con 9 gol e vertice del quadrilatero magico del centrocampo transalpino, formato anche da Fernandez, Tigana e Giresse. Il calcio definito dai medesimi francesi, con qualche concessione alla propria grandeur, calcio champagne. In finale, i francesi battono la Spagna. In quegli Europei, che noi guardiamo da casa, si mette in mostra il talento ancora poco irreggimentato del danese Michael Laudrup e quello del belga Vincenzo Scifo.

A destare grande sensazione è sopratutto la Danimarca di Laudrup, per il gioco spumeggiante dove forza fisica, coraggio e qualità tecnica trovano una sintesi quasi perfetta. Nasce la Danish Dynamite: Morten Olsen, LerbyFrank Arnesen, l'ala inarrestabile dell'Ajax,  l'indomabile attaccante Preben Larsen Elkjaer e Michael Laudrup danno spettacolo. Solo il rigore sbagliato da Elkjaer contro la Spagna, in semifinale, ferma la corsa lanciatissima dei Vichinghi del pallone.

Nel 1986, tornano i Mondiali. Toccherebbe, nella logica dell'alternanza, al Sudamerica. E precisamente alla Colombia. Ma, ai colombiani, alle prese con terribili problemi interni, non riesce di organizzare una competizione così risonante e complessa. E così, dopo appena 16 anni, si torna in Messico, per celebrare l'apoteosi del massimo genio calcistico apparso sulla terra a miracol mostrare: Diego Armando Maradona. Guiderà una squadra modesta, dentro la quale a stento brillano stelle minori come Ruggeri e Burruchaga e Valdano, a un trionfo inaspettato. Cinque gol, tra i quali due, il più beffardo e il più bello di sempre agli inglesi, già nemici in una recente guerra da operetta eppure sentitissima per il possesso delle Malvinas o Falkland, davanti alle coste argentine. Gli inglesi della Tatcher, tre anni prima vincono con le armi, Maradona, a Mexico '86, vendica la storia con il pallone, che pare prolungamento e sublimazione del suo stesso corpo di atleta tarchiato e compatto. Si ripeterà con una favolosa doppietta al Belgio in semifinale, e lanciando Burruchaga verso la rete del vittorioso 3-2 contro la Germania Ovest in finale. Capocannoniere del torneo, Gary Lineker, 6 gol. L'Italia esce agli ottavi contro la Francia di Platini. Bearzot affonda con il suo gruppo storico. Della spedizione azzurra si salvano in pochi, di più Altobelli, quattro gol più un autogol provocato. 

In Europa, nelle competizioni per club, dominano inizialmente le squadre inglesi. La Coppa dei Campioni va al Nottingham Forest nel 1980, all'Aston Villa nel 1982, al Liverpool nel 1981 e nel 1984. Nel 1983, vince l'Amburgo, con gol dalla distanza di Magath, negando alla Juve il primo successo in una competizione ancora mai vinta. Il successo per gli uomini del Trap giunge nel 1985, dopo i tragici scontri dell'Heysel di Bruxelles, dove si scatena la violenza cieca degli hooligans del Liverpool: 39 morti e immagini raccapriccianti. La Juve, in un clima surreale, vince 1-0 ma c'è poco da festeggiare. Si tratta del canto del cigno della Juve del Trap, illuminata dall'estro di Platini, tre volte consecutive capocannoniere in Serie A (1983, 1984 e 1985) e vincitore di altrettanti Palloni d'Oro.

Il 10 francese gioca un calcio fantasioso. Salva le caviglie, cedendo il pallone sempre un momento prima di subire il contrasto avversario. Gioca tanto di prima e segna punizioni meravigliose.

Michel Platini
con la maglia della Juve

Le squadre inglesi vengono squalificate dalle competizioni internazionali per cinque anni. Finisce così un dominio inziato nel 1977. E si apre la strada a successi inaspettati in Coppa dei Campioni: Steaua Bucarest nel 1986, ai rigori sul Barca, Porto nel 1987, Psv Eindhoven nel 1988. L'anno dopo, tocca al Milan di Sacchi, che ha il vento della critica in poppa. Rischia di uscire contro la Stella Rossa di Belgrado: si salva per la nebbia. Sempre nel 1989, c'è anche il successo in Coppa Uefa del Napoli di Maradona. Che aveva già vinto uno storico primo scudetto nel 1987 e si sarebbe ripetuto tre anni dopo, all'alba del nuovo decennio.

Maradona con
la maglia del Napoli

Nel 1988, in Germania, sempre Ovest, si disputano gli Europei. L'Italia, passata da due anni nelle mani di Azeglio Vicini, è forte. Difesa di ferro con Zenga, il miglior portiere del mondo del momento, Bergomi, capitano, Ferri, Franco Baresi e un giovane Paolo Maldini. Davanti Vialli, che brilla solo contro la Spagna, e Mancini, che gioca titolare, anche se Altobelli è ancora un centravanti migliore di lui. E poi Giannini in regia e Donadoni all'ala destra. Gli azzurri escono in semifinale contro l'URSS del calcio robotico del colonnello Valerij Lobanowski. Che in finale perderà contro l'Olanda di Gullit, numero dieci rossonero, e Van Basten, da poco tornato da un infortunio, tanto che lo scudetto con il Milan l'ha visto poco in campo. Van Basten parte inizialmente dalla panchina: gioca il manovriero Bosman. La partita d'esordio, proprio contro l'URSS, gli olandesi la perdono. Poi, entra contro l'Inghilterra, nella seconda partita del girone: tre gol! Sarà il capocannoniere della manifestazione e vincerà il primo di tre palloni d'oro. Il suo gol al volo, da posizione defilata a incrociare sul palo lontano - permesso anche da una fasciatura rigida sulla fragile caviglia destra - è splendido.

Marco Van Basten
con la maglia del Milan

Dasaev è battuto. Zenga, un gol così, però, nemmeno bendato avrebbe potuto prenderlo.

Walter Zenga 
con la maglia dell'Inter
e il trofeo di miglior portiere del mondo

Proprio Zenga difenderà la porta dell'Inter, innervata dai tedeschi Matthaus e Brehme, nell'ultimo campionato del decennio, che i nerazzurri, allenati dal Trap, venuto a Milano nel 1986, si aggiudicheranno con una sfilza di record e sei giornate d'anticipo. Il Napoli di Maradona, Careca e Alemao finisce a 11 punti, il Milan di Gullit, Rijkaard e Van Basten a 12: si assegnano ancora due punti per vittoria. Il calcio all'italiana di Trapattoni, quello con le marcature a uomo e il libero, s'impone sulla zona sacchiana.

Il campionato di Serie A resta altamente competitivo. In 10 anni, dal 1980 al 1989, vincono lo scudetto sei squadre diverse: quattro la Juve (1981, 1982, 1984, 1986), due l'Inter (1980, 1989), uno la Roma (1983), uno il Verona (1985), uno il Napoli (1987), uno il Milan (1988).

Nel decennio, si disputano tre edizioni della Coppa America. Le prime due sono vinte dall'Uruguay di Enzo Francescoli. Nel 1983, la Celeste vince davanti al Brasile, nel 1987, davanti al Cile. Nel 1989, vince il Brasile di Romario e Bebeto, superando proprio l'Uruguay. 


 Per approfondire:

domenica 24 luglio 2022

TdF 2022: a Parigi vince Philipsen

Nel giorno del trionfo di Vingegaard, che si aggiudica ufficialmente il Tour de France 2022, a Parigi, sui Campi Elisi, è Philipsen a conquistare in volata la ventunesima e ultima tappa di questa bellissima edizione della Grande Boucle. Vingegaard e i compagni di squadra si sono concessi il lusso di arrivare con una cinquantina di secondi di ritardo. 

La classifica generale finale.
1. Jonas Vingegaard (DAN) 
2. Tadej Pogacar (SLO)  a 2'43" 
3. Geraint Thomas (GBR) a 7'22"
4. David Gaudu (FRA) a 13'39"
5. Aleksandr Vlasov (RUS) a 15'46"
6. Nairo Quintana (COL) a 16'33"
7. Romain Bardet (FRA) a 18'11"
8. Luis Meintjes (SUD) a 18'44"
9. Aleksej Lutesenko (KAZ) a 22'56"
10. Adam Yates (GBR) a 24'52"

sabato 23 luglio 2022

TdF 2022: a Rocamadour vince Van Aert

Ventesima e penultima tappa del Tour de France 2022, da Lacapelle-Marival a Rocamadour, gara cronometro di 40,7 km. Ma, i giochi sono già fatti per la classifica generale. Trionfatore di giornata Van Aert, che precede il compagno di squadra Vingegaard di 29" e Pogacar di 27". Poi Geraint Thomas e Ganna. Vingegaard ha vinto il Tour, ma si sapeva già. Vlasov scavalca Quintana al quinto posto della classifica generale. 

venerdì 22 luglio 2022

Tour de France 2022: a Cahors vince Laporte

Diciannovesima tappa del Tour de France 2022, da Castelnau-Magnoac a Cahors, per 188,3 km. Percorso non interamente pianeggiante con due Gpm di quarta categoria, è l'ultima occasione per i guastatori, prima della cronometro di domani e dell'immancabile volata che ci sarà domenica sui Campi Elisi di Parigi.

La cronaca.

Laporte anticipa la volata e regala ai francesi il primo successo in questo Tour de France. Poi, Philipsen precede allo sprint Dainese.


La classifica generale (dopo 19 tappe).
1. Jonas Vingegaard (DAN) 
2. Tadej Pogacar (SLO)  a 3'26" 
3. Geraint Thomas (GBR) a 8'00"
4. David Gaudu (FRA) a 11'05"
5. Nairo Quintana (FRA) a 13'25"

giovedì 21 luglio 2022

TdF 2022: Vingegaard trionfa sull'Hautacam

Diciottesima tappa del Tour de France 2022, da Lourdes a Hautacam, 143,2 km e 3 Gpm: Aubisque, horse categorie, 16,4 km al 7,1% di pendenza media, Col de Spandelles, prima categoria, 10,3 km all'8,3 % e infine l'Hautacam, horse categorie, 13,6 km al 7,8% di pendenza. Salite vere, salite dure, Pirenei classici: oggi si potrebbe riscrivere la classifica. Occorrerano, come sempre nel ciclismo, gambe e coraggio, coraggio e gambe. Passasse indenne la giornata di oggi, Vingegaard avrebbe vinto il Tour. Pogacar lo sa e ci proverà fino in fondo. E l'Hautacam, salita irregolare per eccellenza, che presenta continue variazioni pendenza, si presta pochissimo ad un ritmo regolare ed è perciò ideale per un attacco. Da parte di chi stia bene sul serio.

La cronaca. 

Va via una fuga di oltre venti corridori, con Pinot, Van Aert, Ciccone. Dietro, già sul Col de Spandelles, battaglia senza esclusione di colpi tra Pogacar, che attacca a ripetizione, e Vingegaard, che resiste. I duellanti massimi di questo Tour restano da soli. Pogacar cade, il rivale danese lo aspetta. E il loro duello viene suggellato da una stretta di mano, gesto cavalleresco che passerà alla storia del ciclismo come la borraccia passata da Bartali a Coppi. O da Coppi a Bartali. Davanti invece, continuano la loro fuga l'immenso Van Aert, Martinez e Thibaut Pinot, che porta sulle spalle le ambizioni di revanche di tutta la Francia. Vingegaard recupera due compagni di squadra, Benoot e Sepp Kuss, uno che in qualunque altra squadra avrebbe i gradi di capitano. Rientrano anche Geraint Thomas e Meintjes. Tra i primi e il gruppo maglia gialla altri due corridori, superstiti della fuga: Verona e Lutsenko. Il gruppo maglia gialla recupera sotto il ritmo imposto da Kuss. Fa caldo. Bevono e si bagnano tutti i corridori, ripetutamente. Davanti, attacca Van Aert. Martinez lo segue, Pinot si stacca. Ripresi e staccati Verona e Lutsenko. Stesso destino per Pinot. Kuss, Vingegaard e Pogacar, staccato Thomas, inseguono ora Van Aert e Martinez. Anche i due battistrada vengono ripresi. Martinez si stacca subito, Kuss anche. Restano Van Aert, che ha ancora la forza di tirare, Vingegaard e Pogacar. Poi, clamoroso al Tour!, a poco più di 4 km dall'arrivo, si stacca anche Pogacar: credo che la caduta sofferta abbia pesato e pesi. Van Aert, strepitoso, si fa da parte. E Vingegaard s'invola da solo verso il traguardo. Pogacar lotta per non crollare, la maglietta completamente aperta. Lo sloveno arriva con 1'04" dalla maglia gialla. Il Tour, di fatto, è finito. E ha vinto, con merito, Vingegaard. Naufraga Bardet, si difende Gaudu, che risale al quarto posto della generale.

La classifica generale (dopo 18 tappe).
1. Jonas Vingegaard (DAN) 
2. Tadej Pogacar (SLO)  a 3'26" 
3. Geraint Thomas (GBR) a 8'00"
4. David Gaudu (FRA) a 11'05"
5. Nairo Quintana (FRA) a 13'25"

mercoledì 20 luglio 2022

TdF 2022: sul Peyragudes trionfa Pogacar

Diciassettesima tappa del Tour de France 2022, da Saint-Gaudens a Peyragudes. Frazione breve, 129,7 km attraverso i Pirenei. Manca ancora la vittoria di un francese in qeust'edizione della Grande Boucle. E potrebbe arrivare tra oggi e domani. Comincia l'ultimo atto della sfida tra Pogacar e Vingegaard, mentre Geraint Thomas, sornione, resta in attesa di qualche evento favorevole. 

La cronaca. 

Fuga precoce di Thibaut Pinot e Lutsenko, che passano nell'ordine sul Col d'Aspin. Poi, la corsa esplode. E sul Peyragudes restano davanti in tre: i duellanti Vingegaard, in maglia gialla, e Pogacar, scortato dal compagno di squadra Brandon McNulty. Inseguono Geraint Thomas e Bardet. Vingegaard non si stacca. Arrivano gli ultimi durissimi 400 m, con pendenze da muro, al 16%. Parte Pogacar, lo scavalca Vingegaard, ma Pogacar, che pure sembra a tutta, è a tutta, lo ripassa di nuovo, con una determinazione assoluta, feroce, alla maniera di Merckx, e vince la sua terza tappa. Quanto al Tour, invece, la sensazione è che Vingegaard sia oggi più vicino a vincerlo. Ma, è la sensazione di oggi. Terzo McNulty, poi a 2'34" Thomas, a 2'34" Lutsenko, a 2'38" Bardet, che risale al quinto posto della classifica generale.


La classifica generale (dopo 17 tappe).
1. Jonas Vingegaard (DAN) 
2. Tadej Pogacar (SLO)  a 2'18" 
3. Geraint Thomas (GBR) a 4'56"
4. Nairo Quintana (COL) a 7'53"
5. Romain Bardet (FRA) a 7'57"

martedì 19 luglio 2022

TdF 2022: a Foix trionfa Hugo Houle

Sedicesima tappa del Tour de France 2022, da Carcassonne a Foix, 178,5 km. La tappa successiva al giorno di riposo presenta sempre più incognite delle altre e quella odierna, che introduce i Pirenei nel romanzo di questo Tour, ha già difficoltà proprie, con quattro Gpm, gli ultimi due di prima categoria. Quando sarà stato valicato l'ultimo di questi, il Mur de Pèguére, mancheranno poco più di 20 km al traguardo, in discesa. La maglia gialla Vingegaard riparte senza il sostegno di Roglic e Kruijswijk, entrambi ritiratisi domenica. La terza settimana di un grande giro è sempre la più difficile e si annuncia tanto caldo sul percorso e i Pirenei non sono le Alpi: sono più spogli, più assolati, più inclementi. Charly Gaul, che considero secondo come scalatore solo a Gino Bartali, li chiamava les lieux infames: i luoghi infami, per la fatica innaturale che esigevano. E che esigono.

La cronaca. 

Tra i 29 attaccanti di giornata, il canadese Houle resta solo al comando. Ad inseguirlo una manciata di corridori, tra i quali anche Damiano Caruso. Il Mur de Pèguére è durissimo, con tratti anche al 16 o 17%. Van Aert, pure lui tra i fuggitivi della prima ora, fa fatica. Più dietro, il gruppo della maglia gialla accelera quando a guidarlo passa Majka, che prepara il terreno per un attacco del suo capitano Pogacar. Cedono, ma non troppo, Gaudu, Geraint Thomas e Adam Yates. Vingegaard, invece, tiene, scortato da Sepp Kuss. Poi, salta il cambio a Majka, che deve spostarsi e scendere di bicicletta. Ripassa avanti Kuss e accelera ancora. Con lui restano Vingegaard, Pogacar e Quintana. Houle, davanti, scollina da solo. In discesa dal Mur de Pèguére Thomas rientra. Mentre Van Aert ha atteso l'arrivo di Vingegaard e si è messo in testa al gruppo maglia gialla. Hugo Houle vince e con pieno merito. Per il resto, da registrare la giornata storta di Romain Bardet, che perde più di 3' da Vingegaard, Pogacar, Thomas e Quintana, precipitando al nono posto in classifica generale.

La classifica generale (dopo 16 tappe).
1. Jonas Vingegaard (DAN)
2. Tadej Pogacar (SLO)  a 2'22" 
3. Geraint Thomas (GBR) a 2'43"
4. Nairo Quintana (COL) a 4'15"
5. David Gaudu (FRA) a 4'24"

Eugene 2022: Tortu, 20"18, in semifinale sui 200 m

Ha tutto del grande duecentista, Filippo Tortu. Lo conferma il tempo di 20"18 con il quale ha vinto la propria batteria e conquistato l'accesso alla semifinale dei 200 piani ai mondiali di atletica in corso di svolgimento a Eugene. L'accesso alla finale è alla sua portata. Peccato che la detta semifinale si correrà alla 04:10 di mercoledì. Chi la seguirà, da noi, in Italia? Errore peggiore, nella programmazione, a cominciare dalla sede stessa del mondiale, non sarebbe stato possibile.  

lunedì 18 luglio 2022

Eugene 2022: Fraser-Price regina dei 100 m

La giamaicana Shelly-Ann Fraser-Price ha conquistato, a Eugene 2022, il suo quinto oro mondiale sui 100 m. A parte Bubka, che vinse sei ori nel salto con l'asta, non mi viene in mente alcunché di paragonabile. E la Fraser, allora solo Fraser, cominciò a Berlino 2009. Se consideriamo che è stata, nei 100, anche oro olimpico a Pechino, che ha vinto un oro anche nei 200 ai mondiali del 2015, di nuovo a Pechino, che complessivamente vanta sette medaglie olimpiche, di cui due ori, e 12 mondiali, di cui 10 ori, distribuite tra 100, 200 e 400×100, se consideriamo tutto questo, dobbiamo riconoscerla come una delle massime atlete di sempre. 

Dybala va alla Roma, meglio per l'Inter

Finito il romanzetto estivo su Dybala: va alla Roma. Dove avrà possibilità di mostrare il suo talento, che considero di molto inferiore a quello di Recoba, tanto per offrire dei riferimenti. Dybala, da alcuni anni, mostra un rendimento molto alterno, senza grandi garanzie di tenuta atletica. All'Inter, con Lautaro e Lukaku, avrebbe giocato pochissimo. Pertanto, non condivido la disperazione di molti amici nerazzuri per il mancato arrivo del mancino argentino. Ora, l'Inter dovrebbe, secondo me, salutare Dzeko e Sanchez, tenere Pinamonti e cercare di prendere Bremer. Conti permettendo. 

domenica 17 luglio 2022

TdF 2002: a Carcassonne vince Philipsen

Quindicesima tappa del Tour de France 2022, da Rodez a Carcassonne, 202,5 km. La prima notizia di giornata è il ritiro di Primoz Roglic, già da tempo fuori classifica. La tappa finisce con un volata di gruppo che premia il belga Philipsen sul connazionale Van Aert e Pedersen. 

La classifica generale (dopo 15 tappe).
1. Jonas Vingegaard (DAN)
2. Tadej Pogacar (SLO)  a 2'22" 
3. Geraint Thomas (GBR) a 2'43"
4. Romain Bardet (FRA) a 3'01"
5. Adam Yates a 4'06"

Eugene 2022: Kerley vince i 100 m

Premetto che 9 ore di fuso, tante ce ne sono tra l'Italia e Eugene, Oregon, Stati Uniti, stanno rendendo un pessimo servizio ai mondiali di atletica leggera. Beninteso dal nostro punto di vista. Impossibile seguire tutti gli eventi, collocati nel cuore della notte. Detto questo, Jacobs si è ritirato prima della semifinale dei 100 m. L'oro, in finale, è andato a Kerley, argento proprio dietro Jacobs a Tokyo, che ha vinto in 9'86": non un tempo straordinario. Bracy e Bromell hanno completato un podio tutto statunitense. La defezione di Jacobs ora preoccupa anche in vista della staffetta 4x100. 

sabato 16 luglio 2022

TdF2022: a Mende trionfa Matthews, Bettiol secondo

La quattordicesima tappa del Tour de France 2022, da Saint-Etienne a Mende, 192,5 km e tanta salita, sebbene non memorabile, vede andar via la fuga. Tra i battistrada, prevale infine Matthews, secondo Bettiol, terzo Thibaut Pinot. Dietro scaramucce prive di esiti significativi per loro tra Vingegaard, saldamente in maglia gialla, e Pogacar. Cedono invece una manciata di secondi Geraint Thomas, Bardet e Adam Yates.

venerdì 15 luglio 2022

TdF 2022: a Saint-Etienne vince Pedersen

Dopo le fatiche dell'Alpe d'Huez, la tredicesima tappa del Tour de France 2022, da Le Bourg d'Oisans a Saint-Etienne, 193 km, si annuncia, sulla carta, meno difficile, sebbene il percorso, mediamente lungo per quest'edizione della Grande Boucle, riservi qualche insidia. 

La cronaca. 

Va via la fuga: c'è anche Ganna, che poi si stacca nel finale e giunge sesto. Vince il danese, già campione del mondo, Mads Pedersen. Immutate le prime posizioni della classifica generale.