Elenco blog personale

giovedì 27 maggio 2021

Marcelo Bielsa all'Inter?

Soprannominato El Loco, chi, meglio di Marcelo Bielsa potrebbe sedere sulla panchina di una squadra come l'Inter? Il tecnico argentino ha 30 e passa anni di esperienza. Sa giocare con quattro o cinque moduli diversi, ha temperamento e carisma. Saprebbe appastarsi benissimo con l'ambiente e il tifo nerazzurro. Allegri sta andando alla Juve, Simone Inzaghi resta alla Lazio. Io, perché il sentimento viene prima di tutto, vorrei sempre Zenga. In mancanza, non mi viene in mente un nome migliore di quello di Bielsa. Sempre senza alcun rimpianto per Conte.

Giro d'Italia: a Stradella vince Bettiol

Diciottesima tappa del Giro d'Italia 2021, da Rovereto a Stradella: 231 km sostanzialmente pianeggianti. Sarà l'ultima occasione dei velocisti, che dovranno guardarsi dalle fughe che certamente saranno imbastite sin dai primi chilometri di corsa. 

La cronaca.

Nessuna volata di gruppo. Arriva solitario Bettiol, precedendo gli altri fuggitivi di giornata. 

mercoledì 26 maggio 2021

Inter e Conte addio: è ufficiale

Conte pare ai saluti con l'Inter.

Facciamo ordine:

  1.  Non volevo Conte. Mai voluto. Sì, per il suo passato bianconero. In una Juve che non era quella che fu di Trapattoni, peraltro.
  2. La passata stagione, Conte ha commesso molti errori, sia in Champions che nella disgraziata finale di Europa League. Peraltro, anche in campionato furono persi punti facili, dopo la pausa da Covid, contro Sassuolo, Bologna e Verona.
  3. Le sue dichiarazioni prima e dopo la finale di Europa League furono improvvide, inappropriate e intempestive.
  4. Nella stagione appena finita, ha iniziato male, soprattutto in Champions. Gli va però riconosciuto di aver corretto il tiro, abdicando in parte alla sua ortodossia tattica, abbassando il baricentro della squadra, e, complice l'impossibilità di operare sul mercato, valorizzando Perisic e, soprattutto, Eriksen, fino ad allora tenuti ai margini del progetto sportivo. Lo scudetto, pertanto, è anche merito suo. 
Detto tutto questo, Conte vuole andar via? Vada pure. Io non lo rimpiangerò. Si parla anche di una buonuscita per lui a margine di una risoluzione consensuale del contratto di lavoro. Se così fosse, la decisione d'interrompere il rapporto sembrerebbe dell'Inter. O, per lo meno, anche dell'Inter. E non soltanto di Conte. Forse Suning non ha dimenticato le dichiarazioni dello scorso anno.

Sega di Ala: vince Daniel Martin. Crisi Bernal

Diciassettesima tappa del Giro d'Italia 2021, da Canazei a Sega di Ala: 193 km con due Gpm di prima categoria. Il Passo di San Valentino e la salita finale, dove si affronterà una pendenza media del 9,8 %, con punte del 12,1 %. La logica vorrebbe un altro attacco tremendo di Bernal. Ma, il ciclismo non sempre obbedisce alla logica.

La cronaca.

E infatti, le pendenze impossibili dell'ultima ascesa terremotano la corsa. Attacca Simon Yates ed Egan Bernal cede, con Daniel Martinez che lo trascina letteralmente, spronandolo ad ogni pedalata. Caruso prima fatica e perde le ruote della maglia rosa, poi torna su Bernal. In testa c'è l'irlandese Daniel Martin, da non confondere con il ridetto Martinez. Yates, in compagnia di Joao Almeida, liberato quest'ultimo dalla luogotenenza di Evenepoel, cerca anche il successo di tappa. Hugh John Carty e Vlasov sprofondano. Su Bernal, Caruso e Daniel Martinez rientrano anche Pello Bilbao e Diego Ulissi. Negli 700 metri, Almeida molla Simon Yates e s'invola al secondo posto, perché il primo è di Daniel Martin. Simon Yates risale in terza posizione, Caruso, ancora una volta bravissimo, resta secondo, mentre Bernal, per la prima volta in quest'edizione del Giro, ha dato segni di vistosa stanchezza. La terza settimana. Siamo alla terza settimana. E questo conta. Domani, si dovrebbe rifiatare. Prima degli arrivi in salita di venerdì e sabato e la cronometro di domenica. Per finire, caduto nella discesa dal Passo di San Valentino, arrivato comunque al traguardo, ha deciso di lasciare il Giro Remco Evenepoel. Tornerà per vincere.

Addio a Tarcisio Burgnich: eroe della Grande Inter

Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso

Avevo appena finito di ricordare che, 50 anni fa, era scomparso Armando Picchi, libero e capitano della Grande Inter, quando mi sono accorto che era venuto a mancare Tarcisio Burgnich che, di quella squadra leggendaria e paradigmatica e irripetibile e iconica di una stagione meravigliosa, era stato il terzino destro, il gladiatore, il marcatore arcigno e insuperabile. Spalle larghissime, quadricipiti poderosi, stacco imperioso. Il tormento per ogni attaccante, che si aggirasse dalle sue parti. Classe 1939, visse tutta l'epopea di quella squadra voluta e plasmata da Angelo Moratti ed Helenio Herrera. E riuscì a vincere anche dopo, lo scudetto in rimonta del 1971, quando della Grande Inter erano rimasti lui, Facchetti, Mazzola, Jair e Corso. La formazione sopracitata divenne una cantilena, una filastrocca. C'è una scena di Ecce Bombo di Nanni Moretti che lo spiega plasticamente. E fu colonna anche della nazionale Tarcisio Burgnich, campione europeo nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970, passando gli ultimi anni di carriera, nel ruolo di libero, perché aveva anche acume tattico a chili il formidabile difensore friulano. Che la terra gli sia lieve.

C'era una volta Armando Picchi: colonna della Grande Inter. Manca da mezzo secolo

Era nato il 20 giugno del 1935, a Livorno, Armando Picchi. Un brevilineo di costituzione robusta, che aveva giocato per una vita da terzino destro, senza brillare. Tenace nei contrasti, attento nella marcatura. Fino a venticinque anni. Dopo le esperienze con la squadra della sua città e la stagione (1959/60) alla Spal, Picchi approdò all'Inter, che era appena stata affidata alle cure tecniche di Helenio Herrera: allenatore di nazionalità argentina ma randagio e giramondo, ossessionato dal gioco del calcio, colto, spiritoso, istrionico e motivatore sommo. Uno che avrebbe rivoluzionato il calcio italiano e internazionale, conferendo al ruolo dell'allenatore un fascino e una centralità prima mai sperimentate. Chi ricorda i nomi degli allenatori del Real Madrid che aveva appena finito di vincere 5 Coppe dei Campioni consecutive? Ecco, intanto Herrera, con il Barcellona di Kubala e Suarez, quel Real l'aveva battuto due volte per il titolo di campione di Spagna. Ed era stato capace, all'inizio degli anni '50, di vincere due scudetti anche con l'Atletico Madrid. Angelo Moratti l'aveva scelto perché ne aveva riconosciuto le stimmate del vincente. Herrerà, però, del calcio italiano sapeva poco. Al debutto, si era presentato come un offensivista - perché il Barcellona ha sempre avuto una vocazione di quel tipo anche prima di Cruijff - e il suo obiettivo dichiarato era quello di segnare più di 100 gol in campionato: insomma ai ritmi che erano stati soltanto del Grande Torino. Il campo, dove le squadre italiane, pur non tutte, già praticavano un solido calcio di rimessa, suggerì ad Herrera di cambiare spartito. Picchi fu spostato nel ruolo di libero: Herrera ne aveva riconosciuto il carisma, l'innata sapienza calcistica, la facilità di lettura delle azioni, la dote di preveggenza delle traiettorie. Sarebbe divenuto il perno della Grande Inter, specialmente dopo l'arrivo, nel 1961, di Suarez. Picchi, promosso capitano, comandava la difesa e guidava moralmente tutti, Suarez, dirigeva il gioco. E non era catenaccio, perché in quella squadra Facchetti attaccava come un'ala, a centrocampo Corso regalava olio su tela, passeggiando, di Suarez s'è detto, e c'erano gli scatti di Jair e le serpentine ardite di Sandro Mazzola. Attesa e contropiede, a volte, sì. Ma anche attacchi corali contro difese schierate. E, sempre, una solidità difensiva degna de La Rochelle. Quell'Inter, capitanata da Picchi, che telecomandava i compagni della difesa, avrebbe potuto difendere un 1-0 per ore. Arrivarono successi in serie: 3 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali. Fino al tramonto, improvviso e bruciante del 1967: in pochi giorni una Coppa dei Campioni persa contro il Celtic Glasgow (ma mancava Suarez) e uno scudetto finito alla Juve, per la papera di Sarti contro il Mantova. Herrera e Picchi non si prendevano più. Pare che il Mago fosse geloso della leadership del capitano e del rispetto che i compagni gli portavano. Pare. Picchi andò al Varese. Un anno dopo andò via anche Herrera. E lo stesso Angelo Moratti passò la mano in favore di Fraizzoli. Picchi si preparava ad una grande carriera da allenatore. Prima proprio a Varese, poi nella sua Livorno. Finché lo chiamò Boniperti alla Juve. Prima, però, giocando nella nazionale, durante Italia-Bulgaria del 26 aprile 1968, una caduta rovinosa, la frattura del bacino, una botta tremenda, le cure forse inadeguate. E un dolore che non sarebbe passato più. Fino a diventare un cancro. Il 26 maggio del 1971, mezzo secolo fa, Picchi moriva per un singolarissimo tumore alla costola, dopo aver lasciato - sopraffatto da dolori lancinanti - la panchina della Juve a campionato in corso, dopo che l'Inter aveva appena conquistato il suo undicesimo scudetto. Armando Picchi non aveva ancora compiuto 36 anni. E sono cinquant'anni oggi. Lo stadio del Livorno porta il suo nome.

lunedì 24 maggio 2021

Serie A 2021: il punto finale.

Si è conclusa ieri la Serie A 2020/21. I verdetti su scudetto, all'Inter, e retrocessione, per Benevento, Crotone e Parma, erano già stati emessi. Si è decisa anche la corsa per la qualificazione alla Champions. A Inter e Atalanta, si sono aggiunti Milan, corsaro a Bergamo e così secondo in classifica, e Juve, miracolata dal pareggio interno del Napoli contro il Verona e, la mia opinione è questa, soprattutto dall'esito di Juve-Inter della scorsa giornata. Perché, sì, il Napoli ha gettato via punti contro il Verona e, prima, contro il Cagliari. E ha le sue responsabilità nell'aver fallito un obiettivo alla portata. Ma, non si può sostenere che il rendimento della Juve sia stato superiore. Anzi. Ieri il Napoli ha affrontato un Verona motivato - e ci sta, ma reduce da un pessimo girone di ritorno - mentre la Juve ha passeggiato a Bologna. Tanto per mettere un fatto accanto all'altro.  L'Inter ha vinto lo scudetto con 91 punti finali, ma era già suo quando ne aveva assommati 82, a 4 giornate dal termine: 82 punti li aveva fatti anche lo scorso anno, quando bastarono solo per il secondo posto dietro la Juve di Sarri. Questo, per dare una dimensione del fallimento sportivo della Juve di Pirlo: 13 punti meno dell'Inter, 15 punti meno dello scorso anno. Salita sul carro dell'Europa che più conta, perché un calcio, che Cuadrado ha dato a Perisic, gli è valso un rigore tra i più sensazionali e incomprensibili e comici della storia del calcio. Lì si è decisa la lotta per la Champions. Questa è stata la Serie A 2020/21. Questa è, se vi piace.

A Cortina d'Ampezzo vince Bernal: tappa tagliata. Saltano Marmolada e Pordoi

Oggi, sedicesima tappa del Giro d'Italia 2021, da Sacile a Cortina d'Ampezzo, per 153 km. Subito un'ascesa severa lungo La Crosetta, poi, dopo un centinaio di km, il Passo Giau, che, tuttavia non sarà sede di traguardo. Scollinato il Giau ci sarà una discesa di una ventina di chilometri prima che la strada risalga con pendenze contenute fino all'arrivo di Cortina d'Ampezzo. Tagliate le salite della Marmolada e del Pordoi, che sarebbe stata la cima Coppi, la più alta, del Giro. Per avverse condizioni metereologiche. Non vedremo più, di questo passo, tappe memorabile come il Bondone del 1956 o il Gavia, quest'ultima la ricordo benissimo, del 1988. 

La cronaca.

Vince ancora Bernal. Quando scatta, in salita, ora come ora, nessuno può resistergli. Resuscita agonisticamente Barde, bravissimo nella discesa dal Monte Giau, secondo a 27", assieme a Damiano Caruso, mai così competitivo. Poi, con 1'18" Ciccone, subito dopo Hugh John Carty, che risale al terzo posto della classifica generale, lui che fu terzo alla Vuelta a Espana 2020. Secondo, per ora, è il detto Caruso. Bernal ha già vinto il Giro. A meno di sorprese davvero difficili da immaginare. Evenepoel naufraga al diciannovesimo posto: ora ha più di 28' da Bernal. Sta pagando la lunghissima assenza dalle corse. Domani, secondo e ultimo giorno di riposo.

domenica 23 maggio 2021

Harry Kane III: capocannoniere della Premier League per la terza volta

Il Tottenham ha chiuso al settimo posto la Premier League e lui potrebbe anche cambiare squadra dopo tanti anni. Per adesso, possiamo dire che Harry Kane ha vinto per la terza volta il titolo di capocannoniere della Premier League: ha segnato 23 gol (con 14 assist), uno più di Salah. Lo considero sempre il miglior centravanti del mondo. 

Inter-Udinese 5-1: 91 punti in A!

Larga vittoria dell'Inter contro l'Udinese per celebrare, al Meazza, la conquista del diciannovesimo scudetto e toccare quota 91 punti in Serie A. Segnano Young, Eriksen, subentrato a Sensi, su punizione, poi, nella ripresa, Lautaro su rigore, Perisic e Lukaku, subentrato a Pinamonti. Per i friulani, accorcia Pereyra dal dischetto. 

Giro d'Italia 2021: a Gorizia vince Campenaerts

Oggi, quindicesima tappa del Giro d'Italia 2021, lunga 147 km, da Grado a Gorizia. Frazione vallonata, adatta a colpi di mano. Il gruppo risentirà delle fatiche di ieri.

La cronaca. 

Va via una fuga, costante di questo Giro n. 104. A Gorizia, sotto la pioggia, vince Campenaerts. Costretto al ritiro il tedesco Buchmann, che era sesto nella generale.

venerdì 21 maggio 2021

Monte Zoncolan: trionfa Fortunato. Bernal domina

La tappa odierna, la quattordicesima del Giro d'Italia 2021, è tra le più dure di quest'edizione. La scalata del durissimo Monte Zoncolan chiuderà una frazione lunga 205 km. Prima altri due Gpm. Chi vorrà provare a spodestare Bernal, per ora saldamente in maglia rosa, non potrà nascondersi. 

La cronaca.

Va via anche oggi una fuga. E non  so dire se perché i favoriti non ambiscano al successo parziale o se non sappiano controllare la corsa. Tra i sette battistrada, è il venticinquenne Lorenzo Fortunato ad avvantaggiarsi e conquistare, con un meraviglioso assolo nella nebbia di uno Zoncolan durissimo e innevato, il più bello e importante successo della carriera: il primo tra i professionisti. Dietro, si staccano in tanti dal gruppo maglia rosa. Il primo è Nibali. Soffre e perde anche Evenepoel. Mentre Simon Yates, scatta da dietro, alla maniera di Delgado. Ma, Bernal lo segue. E lungo l'ultimo chilometro lo stacca, consolidando il primato in classifica. Yates, ora, è secondo a 1'33" dall'asso colombiano. Damiano Caruso si conferma ottimo terzo. Poi, Vlasov e Hugh John Carty. 


La corsa alla Champions, che la Juve non merita

Manca la trentottesima e ultima giornata della Serie A 2020/21 e ancora restano da stabilire i nomi delle ultime due squadre che si qualificheranno alla prossima Champions League. Due posti per tre. Una tra Milan, Napoli e Juve non ce la farà. La Juve andrà a Bologna, il Milan a Bergamo contro l'Atalanta, mentre il Napoli ospiterà il Verona. Senza l'esilarante serie di errori arbitrali di Juve-Inter, i bianconeri sarebbero già, e giustamente, rassegnati all'Europa League. Invece, tutto è ancora possibile. Nel frattempo, la Juve, anche grazie a due nuovi, clamorosi, errori arbitrali ha vinto, a spese dell'Atalanta, la Coppa Italia. Per quanto mostrato in stagione, la Juve di Pirlo non meriterebbe l'accesso alla Champions. Mi auguro vivamente che, domenica sera, si possa commentare l'ultimo esito del campionato senza passare in rassegna le decisioni dei direttori di gara. Sarebbe importante. Non nutro fiducia, tuttavia. 

Giro d'Italia 2021: a Verona vince Nizzolo!

Tredicesima frazione del Giro d'Italia 2021. Lunga tappa pianeggiante, 198 km, dalla Romagna al Veneto, da Ravenna a Verona. Riusciranno i velocisti a disputare una volata di gruppo o ci sarà la solita fuga lasciata andare troppo presto?

La cronaca. 

Questa volta la fuga non arriva: attaccanti di giornata ripresi a 7 km dal traguardo. Si vede davanti anche la maglia rosa di Egan Bernal. Sarà volata di gruppo compatto, ma allungato, negli ultimi due chilometri e mezzo. Parte lo sprint. Affini si ritrova in testa, ma Nizzolo compie una grande rimonta e lo supera, conquistando il suo primo successo al Giro d'Italia nonché in una grande corsa a tappe. Un'affermazione che il campione italiano ed europeo, dopo tanti piazzamenti, inseguiva da tutta la carriera. Secondo Affini, terzo Sagan.

giovedì 20 maggio 2021

A Bagno di Romagna vince Vendrame

Oggi, dodicesima tappa del Giro d'Italia 2021, da Siena a Bagno di Romagna. Frazione lunga 212 km, con quattro GPM tra terza e seconda categoria ed arrivo in leggerissima ascesa. 

La cronaca.

Quest'edizione del Giro va così: non c'è giorno senza fuga. E la fuga di solito arriva. Primo, sul traguardo di Bagno di Romagna, giunge Andrea Vendrame, avvantaggiatosi per tempo sui compagni di sortita. Poi ripreso da Hamilton, che allo sprint è secondo. Terzo George Bennet, quarto Brambilla, quinto Visconti. Per il resto, tutto immutato in classifica generale. Da registrare, un bell'attacco di Nibali in discesa nel finale: riesce a guadagnare un gruzzolo di secondi sul gruppo della maglia rosa. Non vincerà il Giro e nemmeno salirà sul podio, ma ha ancora voglia di essere protagonista.

mercoledì 19 maggio 2021

A Montalcino vince Schmid. Crisi per Evenepoel, grande Bernal

Oltre 30 km di sterrato nella campagna, nell'undicesima tappa del Giro d'Italia 2021, da Perugia a Montalcino. Una piccola "Strade Bianche", dove pressione delle ruote, abilità di guida del mezzo e resistenza alla polvere conteranno quanto buone gambe. Bernal ed Evenepoel torneranno a sfidarsi per la testa provvisoria della classifica.

La cronaca.

Va via l'immancabile fuga. Tutti aspettano lo sterrato, che produce più selezione di quanta ne fosse attesa. Tra le vittime del percorso, ma forse anche del giorno di riposo e dei fantasmi della caduta alla Sanremo 2020, c'è anche Remco Evenepoel, mentre Egan Bernal, ma si sapeva, si mostra a proprio agio lungo questa miniatura di Strade Bianche. La fuga arriva: vince Schmid davanti a Covi. Bernal, dietro, è scatenato e stacca tutti quelli del suo gruppetto nell'ultimo km. Mentre la generosità sollecitata da ordini di scuderia di Joao Almeida non riesce a contenere il crollo del compagno di squadra Evenepoel, che cede all'asso colombiano 2'08". Si difendono discretamente Vlasov, Hugh Carty, Simon Yates e un combattivo Damiano Caruso, che risale al terzo posto in classifica generale. Debacle, invece, per Ciccone e, più ancora, per Nibali.

martedì 18 maggio 2021

Il Toro è salvo: Lazio-Torino 0-0

Pareggio stentato contro la Lazio, con Sirigu sugli scudi e un rigore che Immobile spreca sul palo. Si salva il Torino, con una giornata d'anticipo, rendendo una formalità l'ultima partita contro il Benevento, che sarebbe altrimenti stata una sfida drammatica. Nicola ha portato a termine il suo compito, dopo la partenza disastrosa di Giampaolo. Detto questo, credo che il Toro, come i suoi tifosi e la sua storia, meriti un presidente diverso da Cairo.

lunedì 17 maggio 2021

I migliori ciclisti colombiani della storia

Propongo una classifica a punti dei migliori ciclisti colombiani della storia Il primo è attualmente Nairo Quintana. La soglia di rilevanza è fissata in 400 punti. Classifica aggiornata al 12 settembre 2022.

  • Tour de France:                                            


 1. 350 punti 2. 200 punti 3. 150 punti 4. 120 5. 100 6. 80 punti 7. 70 8. 60 punti 9. 50 punti 10. 40 punti                        

    • Giro d'Italia:


    1. 300 punti 2. 150 punti 3. 100 punti 4. 80 punti 5. 70 punti 6. 60 punti 7. 50 punti 8. 40 punti 9. 30 punti 10. 20 punti    



    • Vuelta a Espana:



    1. 200 punti 2. 100 punti 3. 80 punti 4. 70 punti 5. 60 punti 6. 50 punti 7. 40 punti 8. 30 punti 9. 20 punti 10. 10 punti    



    • Campionato del mondo:



    1. 100 punti 2. 70  punti 3. 60 punti 4. 50 punti 5. 40 punti 6. 30 punti 7. 20 punti 8. 10 punti 9. 8 punti 10. punti    



    • Classiche "monumento" (Milano - Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi - Roubaix, Liegi - Bastogne - Liegi, Giro di Lombardia) e Giro della Svizzera:

    1. 60 punti 2. 54 punti 3. 48 punti 4. 42 punti 5. 36 punti 6. 30 punti 7. 24 punti 8. 18 punti 9. 12 punti 10. 6 punti      


    • Campionato nazionale, Classiche internazionali (Freccia Vallone, Amstel Gold Race, Clasica di San Sebastian, Campionato di Zurigo, Parigi - Tours, Gand - Wevelgem, Olimpiadi):


    1. 50 punti 2. 40 punti 3. 30 punti



    • Brevi corse a tappe di maggior prestigio (Tirreno - Adriatico, Parigi - Nizza, Giro del Delfinato, Midi Libre, Giro di Romandia, Giro dei Paesi Baschi, Giro del Trentino, Bicicletta Basca, Vuelta a Burgos, Giro di Catalogna, Giro del Mediterraneo, Giro del Belgio, Vuelta a Murcia, Vuelta a Levante -Comunità Valenciana-, Giro di Danimarca, Criterium International, Giro di Gran Bretagna, Settimana Ciclistica Lombarda, Giro di Aragona, Giro della Comunità Valenciana, Giro dell'Algarve, Tour du Haut Var, Giro del Lussemburgo, Quattro Giorni di Dunkerque, Giro dell'Andalusia):


    1. 40 punti

    • Classiche del calendario italiano e classiche minori del calendario internazionale (Tre Valli Varesine, Coppa Agostoni, Coppa Bernocchi, Milano - Torino, Giro del Veneto, Giro del Piemonte, Giro del Friuli, Giro dell'Appennino, Giro del Lazio, Giro dell'Emilia, Trofeo Matteotti, Gran Premio Industria e Commercio, Giro di Toscana, Gran Premio Città di Camaiore, Coppa Sabatini, Trofeo Laigueglia, Coppa Placci, Gran Premio Beghelli, Strade Bianche, E3 Harelbeke, Freccia del Brabante, Het Volk, Gran Premio di Francoforte, Scheldeprijs, Gran Premio di Vallonia, Gran Premio Primavera, Gren Premio di Montreal, Primus Classic, Attraverso le Fiandre, Ronde Van Limburg, Gran Premio Cantone Argovia):


    
    1. 30 punti


    • Campionati nazionali minori (1. 30 punti, 2. 20 punti, 3. 10 punti)

    • Brevi corse a tappe e *corse di un giorno di minor prestigio (Giro di Slovenia, Giro della Repubblica Ceca, Giro di Sardegna, Route du Sud, Giro dell'Algarve, Giro dell'Irlanda, Giro delle Asturie, Settimana Catalana, *Escalada a Montjuic, * Vuelta a la Rioja, Giro dell'Austria, Giro del Qatar, Giro del Portogallo, Tour Down Under, Vuelta a Colombia, Giro di Polonia) 
    1. 25 punti
    • Vittorie di tappa nei grandi giri nazionali (Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta a Espana):


    per ogni vittoria al Tour: 15 punti
    per ogni vittoria al Giro: 12 punti
    per ogni vittoria alla Vuelta: 10 punti

    1. Nairo Quintana (Colombia): 2.128 punti: 830 punti al Tour de France (due volte secondo, una volta terzo, una volta sesto, una volta ottavo, una volta decimo), 450 punti al Giro d'Italia (una volta primo, una volta secondo), 370 punti alla Vuelta a Espana (una volta primo,due volte quarto, una volta ottavo), 12 punti al Giro di Lombardia (una volta nono), 40 punti alla Vuelta a Murcia (una volta primo), 40 punti al Giro dei Paesi Baschi (una volta primo), 80 punti alla Vuelta a Burgos (due volte primo), 80 punti alla Tirreno-Adriatico (due volte primo), 40 punti al Giro di Catalogna (una volta primo), 40 punti al Giro di Romandia (una volta primo), 40 punti al Giro della Comunità Valenciana (una volta primo), 40 punti alla Haut Var (una volta primo), 50 punti alla Route du Sud (due volte primo), 30 punti al Giro dell'Emilia (una volta primo), 30 punti per vittorie di tappa al Tour (due vittorie di tappa), 36 punti per vittorie di tappa al Giro (tre vittorie di tappa), 20 punti per vittorie di tappa alla Vuelta (due vittorie di tappa)

    2. Rigoberto Uran (Colombia): 1.233 punti: 370 punti al Tour de France (una volta secondo, una volta settimo, una volta ottavo, una volta decimo), 400 punti al Giro d'Italia (due volte secondo, due volte settimo), 60 punti alla Vuelta a Espana (una volta settimo, una volta nono), 36 punti alla Liegi-Bastogne-Liegi (una volta quinto), 144 punti al Giro di Lombardia (tre volte terzo), 54 punti al Giro della Svizzera (una volta secondo), 40 punti alle Olimpiadi (una volta secondo), 30 punti alla Gran Piemonte (una volta primo), 30 punti al Gran Premio del Quebec (una volta primo), 30 punti alla Milano-Torino (una volta primo), 15 punti per vittorie di tappa al Tour (una vittoria di tappa), 24 punti per vittorie di tappa al Giro (due vittorie di tappa) [carriera ancora in corso]

    3. Egan Bernal (Colombia): 939 punti (2016-) : 350 punti al Tour de France (una volta primo), 300 punti al Giro d'Italia (una volta primo), 50 punti alla Vuelta a Espana (una volta sesto), 48 punti al Giro di Lombardia (una volta terzo), 60 punti al Giro della Svizzera (una volta primo), 40 punti al Giro di California (una volta primo), 40 punti alla Parigi-Nizza (una volta primo), 30 punti al Gran Piemonte (una volta primo), 24 punti per vittorie di tappa al Giro (due vittorie di tappa) [carriera ancora in corso]


    4. Fabio Parra (Colombia): 830 punti (1985-1992): 290 punti al Tour de France (una volta terzo, una volta sesto, una volta ottavo), 410 punti alla Vuelta a Espana (una volta secondo, quattro volte quinto, una volta settimo, una volta ottavo), 30 punti al campionato colombiano (una volta primo), 50 punti al Giro di Colombia (due volte primo), 30 punti per vittorie di tappa al Tour (due vittorie di tappa), 20 punti per vittorie di tappa alla Vuelta (tre vittorie di tappa),

    5. Luis Herrera (Colombia): 756 punti (1985-1992): 250 punti al Tour de France (una volta quinto, una volta sesto, una volta settimo), 40 punti al Giro d'Italia (una volta ottavo), 200 punti alla Vuelta a Espana (una volta primo), 40 punti al Giro del Delfinato (una volta primo), 25 punti al Giro d'Aragona (una volta primo), 100 punti alla Vuelta a Colombia (quattro volte primo), 45 punti per vittorie di tappa al Tour (tre vittorie di tappa), 36 punti per vittorie di tappa al Giro (tre vittorie di tappa), 20 punti per vittorie di tappa alla Vuelta (due vittorie di tappa)


    6. Miguel Angel Lopez (Colombia): 569 punti (2015-) : 80 punti al Tour de France (una volta sesto), 150 punti al Giro d'Italia (una volta terzo, una volta settimo), 170 punti alla Vuelta a Espana (una volta terzo, una volta quinto, una volta ottavo), 60 punti al Giro della Svizzera (una volta primo), 40 punti al Giro di Catalogna (una volta primo), 30 punti alla Milano-Torino (una volta primo), 15 punti per vittorie di tappa al Tour (una vittoria di tappa), 24 punti per vittorie di tappa alla Vuelta (due vittorie di tappa) [carriera ancora in corso]

    7. Esteban Chaves (Colombia): 508 punti (2011-)  : 150 punti al Giro d'Italia (una volta secondo), 160 punti alla Vuelta a Espana (una volta terzo, una volta quinto), 78 punti al Giro di Lombardia (una volta primo, una volta ottavo), 30 punti al Gran Premio Città di Camaiore (una volta primo), 30 punti al Giro dell'Emilia (una volta primo), 36 punti per vittorie di tappa al Giro (tre vittorie di tappa), 24 punti per vittorie di tappa alla Vuelta (due vittorie di tappa) [carriera ancora in corso]





    "Ad honorem" Santiago Botero (Colombia): 390 punti: 250 punti al Tour de France (una volta quarto, una volta settimo, una volta ottavo), 40 punti al Giro di Romandia (una volta primo), 25 punti al Giro di Colombia (una volta primo), 45 punti per vittorie di tappa al Tour (tre vittorie di tappa), 30 punti per vittorie di tappa al Tour (tre vittorie di tappa)

    "Ad honorem" Alvaro Mejia (Colombia): 285 punti (1989-1997):  120 punti al Tour de France (una volta quarto), 50 punti al campionato del mondo (una volta quarto), 10 punti al campionato colombiano (una volta terzo), 40 punti alla Vuelta a Murcia (una volta primo), 40 punti al Giro di Catalogna (una volta primo), 25 punti alla Route du Sud (una volta primo)

    "Ad honorem" Oliviero Rincon (Colombia): 317 punti (1990-1998): 70 punti al Giro d'Italia (una volta quinto), 140 punti alla Vuelta a Espana (una volta quarto, una volta quinto, una volta decimo), 10 punti al campionato del mondo (una volta ottavo), 25 punti all'Escalada Montjuic (una volta primo), 25 punti alla Vuelta a Colombia (una volta primo), 15 punti per vittorie di tappa al Tour (una vittoria di tappa), 12 punti per vittorie di tappa al Giro (una vittoria di tappa), 20 punti per vittorie di tappa alla Vuelta (due vittorie di tappa)


    Giro d'Italia 2021: a Foligno trionfa Sagan

    Oggi, decima tappa del Giro d'Italia 2021, da l'Aquila a Foligno, dall'Abruzzo alle Marche. Frazione di soli 139 km. Con prevedibile arrivo in volata, tolto il caso di una fuga ben congegnata. 

    La cronaca.

    In volata, s'impone Peter Sagan, davanti al colombiano Gaviria e all'italiano Cimolai. Lotta per gli abbuoni intermedi tra Bernal, tirato da Ganna, ed Evenepoel, che riesce a rosicchiare un secondo. Nel ciclismo di soltanto dieci anni fa, sarebbe stato impensabile che due pretendenti al successo finale si contendessero un traguardo  intermedio. Tutto cambia. Per Sagan, si è trattato del secondo successo di tappa sulle strade del Giro, dopo quello del 2020, nonché della vittoria n. 120 tra i professionisti.

    Serie A: 1961-2021. Cos'è cambiato?

    Un arbitraggio così mediocre, da suscitare le critiche di tutta la stampa estera, sospesa tra incredulità e ilarità. Perché non si era ancora visto un calciatore pestare la gamba di un avversario - come ha fatto Cuadrado con Perisic - e ottenere un rigore irreale persino in una fiaba. Proteste e indignazione tra i tifosi altrui, perché così la Juve ha vinto una delle tante partite che, nella sua storia, non avrebbe meritato di vincere. E la lotta per la qualificazione alla prossima Champions s'è infiammata. E se il Napoli pare padrone del suo destino: è in vantaggio e affronterà il Verona in casa. Il Milan, invece, dovrà espugnare il campo dell'Atalanta, che, sulla carta, appare più impervio di quello del Bologna, che accoglierà le truppe bianconere. Va sempre allo stesso modo. Anche 60 anni fa, andava così. Stagione 1960/61, Juve-Inter nel ritorno e invasione di campo di spettatori non paganti. Vittoria data all'Inter a tavolino. Da regolamento. Appello della Juve, sentenza ribaltata. Gara da ripetere. Per protesta contro la Figc, presieduta da Umberto Agnelli, che era al tempo stesso presidente della Juve, Angelo Moratti mandò in campo la Primavera. Debutto e gol della bandiera per il giovane Sandro Mazzola. Nel 1998 Iuliano abbatté in area Luis Nazario da Lima in arte Ronaldo. L'arbitro Ceccarini vide, solo lui, un fallo del centravanti nerazzurro. Sfondamento in luogo dell'ostruzione. Simoni perse le staffe, restando incomparabilmente signorile. La settimana prima, a Empoli, la palla era entrata. Si era vista dagli spalti finire nella porta della Juve. Ma, a referto quel gol non fu mai messo. Ecco, quelli di sabato, perché non c'è stato solo il fantomatico rigore concesso a Cuadrado ma il gol, regolarissimo, tolto a Lautaro in mezzo a tanti altri errori, tengono il confronto con quelli che ho rievocato sopra. E tanti altri ne ho tralasciato. Il fiume degli errori sembra - ma potrebbe anche trattarsi d'illusione ottica, per carità - sempre sfociare nel mare della Juve. Quel che trovo strano è il silenzio, ora come allora, della stampa nazionale, non tutta, ma quasi tutta. Aveva ragione Mourinho.