Blog di critica, storia e statistica sportiva fondato l'11 maggio 2009: calcio, ciclismo, atletica leggera, tennis ...
Elenco blog personale
domenica 20 giugno 2021
Italia-Galles 1-0: Pessina
venerdì 11 giugno 2021
Turchia-Italia: 0-3. Sigillo di Insigne
Si comincia. La partita inaugurale di Euro 2020, ma siamo nel 2021 e capite tutta la potenza e la forza di suggestione del marchio (o brand?), sarà Turchia-Italia. Gli azzurri di Mancini sono reduci da tanti risultati utili consecutivi, ma ci sono state nazionali più attrezzate, con un rendimento simile prima di una grande rassegna internazionale che, poi, alla resa dei conti, hanno fallito: per esempio, la nazionale di Valcareggi ai mondiali del 1974, cui giunse da favorita. L'Italia attuale, almeno, favorita non è. Per il resto, stiamo a vedere.
La cronaca.
Insigne vivace. Anche Berardi è vispo. Gli altri più bloccati. A cominciare da Jorginho: senza Kantè al fianco, sembra un altro giocatore. Turchia ordinata dietro e pronta a contrattaccare. Si va al riposo a reti inviolate. Nella ripresa, cresce la prestazione degli azzurri, trascinati da Barella, trasformato dopo un primo tempoin ombra. Berardi provoca l'autogol di Demiral. Immobile si avventa su una palla vagante dopo tiro di Spinazzola, fino alla gemma finale di Insigne, che fissa il risultato sul 3-0 per l'Italia. Difficile immaginare un debutto migliore. Citazione speciale per Berardi: il migliore in campo.
martedì 23 marzo 2021
Il calcio di strada: la ricchezza svanita
C'era una volta il calcio di strada, il calcio da strada. Era una necessità, essendo il campo da calcio, per molti, un sogno, una chimera, un'opportunità per pochi. Ora, intendiamoci, non dico che i campetti in erba sintetica, dove vengono allevate le nuove generazioni di futuri calciatori, siano da disprezzare. Non dico questo. Tuttavia, la rarefazione del calcio di strada ha determinato la caduta verticale non soltanto della qualità tecnica, ma anche dell'estro, dell'inventiva, insomma di tutte quelle risorse cui le difficoltà e gli ostacoli costringono ad attingere.
Giocare sulla terra battuta, in mezzo all'erba alta, sulla spiaggia o sull'asfalto, interrotto, qua e là, da buche e bucherelle, beh, era un esercizio continuo all'imprevisto, una sollecitazione ripetuta alla destrezza, un invito costante alla ricerca e al mantenimento dell'equilibrio. Non cadere, non farsi male, non strapparsi la tuta, era l'imperativo morale che guidava i giovani calciatori fino ad una trentina d'anni fa. E, allora, non deve stupire che, proprio dalla strada, in mezzo a quelle difficoltà quasi dickensiane, siano germogliati i maggiori talenti del calcio italiano e non solo. Quelli che, obbligati ad usare un muretto per chiudere un triangolo, quelli che, riusciti ad addomesticare non dico un Tango o un SuperSantos, ma persino un SuperTele, trovavano poi facile, se non banale, calciare un pallone regolamentare, molto più docile.
Meazza veniva dalla strada, come Valentino Mazzola. E dopo, i Rivera, i Mazzola, i Riva, al più vennero dall'oratorio, dalla terra battuta o dal cemento. Fu lì che impararono a schivare i colpi, ad anticiparli. Lì appresero il colpo d'occhio, la divinazione delle traiettorie. Ancora gli ultimi talenti più puri del calcio italiano è su campetti improvvisati, lontanissimi da quelli odierni, che avviarono il loro apprendistato calcistico. Mancini e Roberto Baggio, Zola e Del Piero, Totti e Cassano. Non uno di loro ha iniziato diversamente. Imparando a stare in piedi senza la consolazione di un atterraggio sull'erba sintetica. Questo manca oggi al calcio italiano. Questa gavetta. Poi, sì, ad un certo punto, si rendono necessarie anche le strutture, i completini e le mantelline. Sì, ma più avanti nel tempo.
Cosa se ne può concludere? Nulla. La mia è una mera costatazione. La nostra povertà d'un tempo - anche solo quella di campi e strutture e scuole calcio - era, per una di quelle contraddizioni della vita che oggi faticheremmo ad ammettere, la nostra ricchezza. Era il nostro romanzo di formazione. L'avversario da affrontare e vincere, l'Uriah Heep che guardava male David Copperfield. Oggi, tutto questo non c'è più. C'è tutto il resto. L'organizzazione, non dappertutto, ma da tante parti sì, la tattica, le diagonali, il fuorigioco. Da subito. Come in Olanda, come in Svezia. Soltanto che il calcio - molti l'hanno dimenticato - prima di essere uno sport, è un gioco. O un giuoco, come si diceva.
domenica 10 gennaio 2021
Roma-Inter: 2-2. Vidal e Conte frenano l'Inter
Partita decisiva all'insopportabile orario delle 12:30 di domenica. La Roma ospita l'Inter, obbligata a vincere dopo il solito rigoroso successo di ieri sera del Milan. Ma, la Roma è, con l'Atalanta, la squadra più in salute del campionato.
La cronaca: l'Inter va sotto, gol di Pellegrini, pareggia e passa in vantaggio, con Skriniar e Hakimi - sempre più goleador aggiunto - e viene raggiunta a quattro minuti dallo scadere da Mancini. Pessimo l'ingresso di Vidal, il cui liscio si associa alla vasta collezione di errori stagionali. Un punto sul campo della Roma sarebbe stato anche buono, senza la brutta sconfitta rimediata in settimana dalla Samp. Conte anche oggi ha sbagliato i cambi. La sua insistenza su Vidal diventa sempre meno comprensibile. Al netto di questo, all'Inter ha fallito quasi tutte le partite decisive. Purtroppo.
mercoledì 30 dicembre 2020
Pinamonti deve restare all'Inter
Pinamonti dovrebbe restare all'Inter. Anche se il mainstream nerazzurro lo vorrebbe altrove. È sottovalutato. A 21 anni e mezzo e con il vasto repertorio di cui dispone, ha tutto per diventare il centravanti del futuro. Mancini, che come tecnico considero fino ad un certo punto, ma il talento sa riconoscerlo, si è espresso da tempo in suo favore. Come fece per Zaniolo. Filippo Inzaghi, che nel ruolo qualcosa ha dimostrato, pare che lo voglia al Benevento. Ecco, di questi pareri, all'Inter, farebbero bene a tener conto.
lunedì 16 novembre 2020
Bastoni, Barella, Berardi e Insigne i migliori dell'Italia di Mancini
Queste partite di Nations League vanno prese con le pinze. Somigliano più ad amichevoli che a sfide sentite, con una posta in palio davvero importante. Tuttavia, per l'Italia di Mancini, ieri vittoriosa per 2-0 contro la Polonia, sono arrivate indicazioni confortanti. Dal gruppo, che appare affiatato, al gioco, che si esprime con disinvoltura, fino alle prestazioni dei singoli. Su tutti, Insigne, tecnico e resistente, fantasioso eppure continuo. Bastoni ha dimostrato di poter giocare bene in una difesa a quattro e mi chiedo se Conte se ne sia accorto. Barella è tra i massimi centrocampisti continentali. A voler essere rigidi, gli mancano quei due/tre centimetri di statura, con i quali sarebbe stato anche più dominante. Bravo anche Berardi. Tra i 19 e i 21 anni sembrava un predestinato. Poi, è calato. Ha saputo, cosa che a pochi riesce, rialzarsi e tornare più forte di prima. Ha ormai, a 26 anni, grande esperienza. Segna e fa segnare. Attaccante esterno di grande affidabilità. Cosa manca allora all'Italia? Un centravanti. Belotti e Immobile, in azzurro, non ripetono le prestazioni della serie A. Balotelli si è perso. Destro anche. Kean non mi pare all'altezza del compito. Io, ma sono di parte, aspetterei Pinamonti.
giovedì 15 ottobre 2020
La nazionale e il "caso" Immobile
Quanto è forte Ciro Immobile? A leggere le statistiche della Serie A, è fortissimo. A scorrere quelle della nazionale, un onesto mestierante del gol. E la verità? Sta, come spesso accade, nel mezzo. Nella Lazio, Immobile è il terminale unico del gioco, segnano anche altri, ma è a lui che i compagni guardano di più. E nella Lazio, che pratica un calcio di rimessa, organizzato ma di rimessa, Immobile può gettarsi negli spazi, dove spesso è immarcabile. Anche aiutato dal livello attuale delle difese, non alto. E gioca tranquillo, ha il sostegno di tutti e segna tanto. In nazionale, c'è più fraseggio e l'ambizione di comandare il gioco. Immobile deve fare più sponde. Insomma, non è proprio nella sua acqua. E, poi, non è tranquillo. Perché ieri sera, contro l'Olanda, di occasioni ne ha avute due, una clamorosa, e le ha fallite. Con la Lazio non le avrebbe sbagliate. Non entrambe. Insomma, è una combinazione di circostanze. Resta la differenza tra la sua caratura nazionale e quella internazionale. Ormai ha 30 anni e la tendenza è marcata. Per concludere, è meno forte di quanto raccontino i suoi gol in campionato, ma più forte di quanto dicano le sue cifre scarne in azzurro. Ed è soprattutto, a parer mio, questione di personalità. Del resto ebbe difficoltà analoghe lo stesso Mancini, pur tecnicamente straordinario. Comandante in capo alla Samp, spesso comparsa in nazionale. Con un'attenuante. Mancini avrebbe dovuto soffiare il posto a sua maestà Roberto Baggio, mica facile! Immobile non ha grandi avversari nel suo ruolo, attualmente.
lunedì 12 ottobre 2020
Perché Kean gioca in nazionale?
La sfida tra Italia e Polonia finisce 0-0. Agli azzurri manca un grande centravanti ed il giocatore potenzialmente migliore, l'infortunato Zaniolo. Ora, al netto di tutto questo, una domanda si fa strada. Ma, Kean, sei gol, under 21 compresa, nell'ultimo anno e mezzo, perché mai gioca in nazionale? Ieri sera è entrato nella ripresa e questa mattina ho letto giudizi iperbolici su di lui. A me è sempre sembrato sopravvalutato. Delle volte il calcio, invece che mistero senza fine bello, come lo descriveva Brera, mi appare come un mistero senza fine e basta.
martedì 8 settembre 2020
Olanda-Italia 0-1. Infortunio per Zaniolo
La nazionale di Mancini è una squadra organizzata, di buona qualità, ma senza fuoriclasse. L'unico sarebbe Zaniolo, andato incontro, a quanto pare, ad un altro gravissimo infortunio. Al ginocchio sinistro dopo quello al ginocchio destro. E tutto nello spazio di pochi mesi. Accanimento della malasorte su un grande talento di 21 anni. Dopo Zaniolo, c'è Barella, che, tanto per offrire dei riferimenti, ha la corsa di Tardelli, il temperamento e i gol di Berti, non la forza fisica del primo, non la progressione del secondo, ma più tecnica di entrambi. Insomma, è un gran giocatore. Quanto a Mancini, da me mai troppo apprezzato come tecnico - per contro, fu un grandissimo e sottovalutato calciatore - ammetto che ha saputo rivedere certe convinzioni di alcuni anni fa. A cominciare da quelle sul "centrocampo fisico". Convinzioni così categoriche che lo illusero che Kuzmanovic potesse far la differenza come Vieira. Insomma, ha capito che il gioco può comandarsi, in mezzo al campo, anche senza colossi. E che i marcantoni non sono tutti uguali: un conto, appunto, è Vieira, un altro è Kuzmanovic. La nazionale italiana, in questa fase, è tra le migliori d'Europa. Sebbene non abbia fuoriclasse davanti.