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giovedì 10 dicembre 2020

Tributo a Paolo Rossi eroe di Spagna '82

Gli anni '70, con la guerriglia ideologica a intensità variabile, con il terrorismo e gli scontri di piazza, l'eskimo e i capelli sporchi, quegli anni grigi e snervanti finirono nel 1982. Sì, durante il Mundial di Spagna. Con la tripletta di Paolo Rossi al Brasile; con la doppietta di Paolo Rossi alla Polonia; con il gol di Paolo Rossi alla Germania Ovest. Il tripudio collettivo per il terzo mondiale vinto dall'Italia - e Paolo Rossi capocannoniere - fu il giro di pagina nel libro della storia. Per questo Paolo Rossi, con Bearzot che lo volle a dispetto di due anni di inattività per una discussa squalifica per calcio-scommesse, a dispetto di Pruzzo capocannoniere lasciato a casa e Altobelli, grandissimo, a lungo in panchina, fu il simbolo di una ritrovata, genuina spensieratezza nazionale. Paolo Rossi, classe 1956, scomparso nella notte, era un centravanti di rara abilità tecnica, ma di pochissima forza fisica. Alto 1,74 m, pesava assai meno di 70 kg. Ma era fulmineo in area di rigore. Il suo scatto era mortifero. Rapace come Gerd Muller, senza la sua durezza. Profeta delle traiettorie, che leggeva prima degli altri, aveva il dono del tempo. In anticipo su tutti. Faceva prima quel che dopo, con il difensore addosso, non sarebbe stato più possibile. Un volto pulito, un fisico normalissimo. E un tremendo goleador. Costretto a lasciare presto il campo, dopo quattro menischi saltati, come presto lascia questa terra. Un congedo inaspettato, come inaspettata fu la sua resurrezione agonistica durante il Mundial spagnolo. Un autentico colpo di scena, che spiazzò tutta la critica e tutti i tifosi. Uno dei massimi espedienti narrativi della storia del calcio. Prima tutte le critiche, poi tutti gli elogi, prima la polvere, poi l'altare. Chi se lo scorda più!

venerdì 5 aprile 2019

Dirceu: un sinistro che cantava. La rivalità con Zico nel 1978

Arrivò in Italia, al Verona, nel 1982, che aveva già 30 anni e la migliore carriera alle spalle. Un brevilineo dalle cosce possenti, la corsa facile, aveva vinto molto nel mezzofondo da ragazzo, ed un sinistro fatato. Dal quale partivano tiri di rara potenza e più rara precisione. In serie A, a Verona, a Napoli, ad Ascoli, a Como, ad Avellino, si vide sempre con la maglia numero 10 sulle spalle, ma, Dirceu era una mezzala classica, che in Brasile aveva spesso giocato sulla fascia. Lì, lo voleva Tele Santana, allenatore della mitica compagine verdeoro, che riuscì a perdere contro l'Italia di Bearzot nel 1982, in una partita divenuta proverbiale. Dirceu, che aveva già giocato i mondiali tedeschi del 1974 e quelli argentini del 1978, costringendo, udite, udite, il galinho Zico alla panchina, in Spagna vide il campo solo per mezzora. Difficile ritagliarsi uno spazio in quel centrocampo stellare, guidato da Falcao, illuminato da Socrates, puntellato da Cerezo, innervato dalla corsa elegante di Junior e dalla potenza di Eder e sublimato dal grande rivale Zico, che contendeva a Maradona il titolo di miglior giocatore del mondo. Cambiò un mucchio di squadre in carriera, Dirceu, sempre adattandosi a nuovi compagni e nuovi stili gioco. Gol da 25 e passa metri, favolose punizioni, lanci illuminanti. Gli è mancata la fortuna, sul campo, avendo solo sfiorato le vittorie che avrebbe meritato, e nella vita, da cui si congedò troppo presto per un incidente stradale. Il suo tiro fece scuola.

mercoledì 21 maggio 2014

Storia dei mondiali di calcio: 13^ puntata (1982, al Mundial di Spagna vince l'Italia, il mito di Pablito)

Vigilia funestata da polemiche interminabili. Gli azzurri di Bearzot vengono attaccati dalla stampa nazionale unanime, ma anche da dirigenti, osservatori, tifosi. A Bearzot si rimprovera di aver lasciato a casa Beccalossi, che a dire il vero avrebbe meritato la convocazione di più agli Europei del 1980, e soprattutto il capocannoniere Pruzzo. Sicché il Mundial di Spagna, anno di grazia 1982, non comincia sotto i migliori auspici. Nel girone eliminatorio di Vigo, arrivano tre brutti pareggi, contro Perù, Polonia e Camerun ed una stentatissima qualificazione al girone successivo, che ci vede opposti ai campioni del mondo uscenti dell'Argentina, nella quale già brilla la stella dell'immenso Maradona, ed ai fantastici giocolieri del Brasile di Santana: un centrocampo strepitoso, dove Falcao comanda il gioco, Cerezo galoppa, Junior muove dalla fascia sinistra, Zico segna, Socrates inventa ed Eder calcia a velocità mai viste. Un tripudio di tecnica, di eleganza. Una squadra che pare destinata a raccogliere l'eredità di quella del 1970. A sorpresa, l'Italia batte l'Argentina, con gol di Tardelli e Cabrini, mentre Rossi, rientrato dopo una lunga squalifica dovuta allo scandalo scommesse del 1980, seguita a stentare, attirandosi gli strali della critica. Contro il Brasile, cui basterebbe un pareggio, per accedere alle semifinali, Rossi però si ridesta dal lungo letargo e segna un tripletta destinata a mutare il corso della storia del mondiale e della sua carriera. A nulla valgono, per i supponenti brasiliani, che non accettano di giocare per il pareggio, le bellissime reti di Socrates e di Falcao. Esordisce al mondiale in quella storica partita Beppe Bergomi, 18 anni e mezzo, che prende il posto dell'acciaccato Collovati. Non uscirà più di squadra fino alla fine. In semifinale, una doppietta di Rossi estromette la Polonia, cui manca l'asso Boniek. Nell'altra semifinale, i tedeschi battono ai rigori, dopo una strepitosa rimonta la Francia di Platini e Giresse. Decisivo l'ingresso dell'infortunato Rummenigge, che segna il suo quinto gol. Rummenigge e Rossi, alla vigilia della finale tra Germania Ovest ed Italia guidano la classifica cannonieri con cinque reti. In finale, Bergomi, che gioca al posto dell'infortunato Antognoni, con cambio di modulo deciso da Bearzot, marca Rummenigge, reduce dalla conquista di due palloni d'oro consecutivi. La mossa si rivelerà decisiva. Bruno Conti, ala destra imprendibile, furoreggia dappertutto, ha tecnica brasiliana e concretezza europea. Sarà il miglior giocatore del mondiale. Atterrato in area a metà del primo tempo, rigore per l'Italia, che Cabrini calcia a lato del palo alla sinistra di Schumacher. Nella ripresa, però, l'Italia passa con Rossi, sei gol e capocannoniere del torneo, raddoppia con un gol da urlo, urlo vero, di Tardelli, dopo scambio in area tra l'immenso libero Scirea ed il giovane Bergomi, segno che l'Italia attaccava a pieno organico. E dilaga con una prodezza di Altobelli. Per i tedeschi arriverà poi il gol della bandiera di Breitner. Italia campione del mondo per la terza volta: 1934, 1938, 1982. Il capitano Zoff alza la coppa. E' un trionfo. (1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata, 12^ puntata, 13^ puntata, 14^ puntata)