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venerdì 20 novembre 2020

Serie A 1984/85: il campionato più ricco di campioni

Ci fu un tempo in cui la Serie A era il centro del mondo calcistico: gli anni '80. E in quel decennio, forse effimero ma prospero, spensierato e gaudente, ci fu una stagione in cui tutti i più forti giocatori del mondo stavano in Italia: 1984/85. Con pochissime eccezioni, che dirò più avanti. L'anno prima, la Juve di Trapattoni aveva conquistato il 21° scudetto, associandovi anche la Coppa delle Coppe, trascinata da Platini. Il 10 francese aveva dominato l'Europeo di casa del 1984, segnandovi nove gol! Tuttora è il capocannoniere di sempre della manifestazione continentale, assieme a Cristiano Ronaldo, che però ha spalmato i suoi gol in quattro edizioni. A Platini, gli stranieri erano due per squadra, si sommava Boniek, attaccante polacco velocissimo, contropiedista fulmineo, che, in realtà, avrebbe saputo interpretare altri tre o quattro ruoli. A Udine, giocava il più amato, se non il più forte giocatore brasiliano dopo Pelé, perché quello è stato Ronaldo, Arthur Antunes Coimbra Zico. Già dall'anno prima. Uno che dipingeva i calci di punizione, che dribblava come avrei visto fare dopo solo a Roberto Baggio, un artista magnifico eppure essenziale. Nel 1983, quando il suo trasferimento all'Udinese pareva saltare, i tifosi esposero uno striscione eloquente, di asburgica nostalgia: "O Zico o Austria". A loro si aggiunse, il più forte di tutti, l'Argentino Diego Armando Maradona, che approdò a Napoli e ne divenne simbolo e sinossi. Titolare di un sinistro fiabesco. Reduce da due stagioni tribolate al Barca, tra tibie rotte ed intossicazioni alimentari, arrivò con la reputazione di nuovo Sivori. Se ne sarebbe andato come il più grande calciatore della storia. All'Inter giunse il capitano della nazionale tedesca e della Germania Ovest, Karl Heinze Rummenigge. Un'apparizione. Quadricipiti erculei, progressione inarrestabile, tiro violento, acrobazie mai viste. Alla Fiorentina, dove la difesa era governata dal Caudillo Daniel Passarella, capitano dell'Argentina campione del mondo nel 1978, approdò Socrates. Mezzala brasiliana, colto e anticonformista, medico ma fortissimo bevitore: elegante in campo, virtuoso del colpo di tacco e, al tempo stesso, del gioco verticale, grande colpitore di testa per via del suo fisico da ala piccola del basket, aveva ispirato la rivoluzione della democracia corinthiana. Poche regole, allenamenti autogestiti, fantasia al potere. In Italia, sarebbe stato poco capito, soprattutto per quell'aria di sufficienza con cui si cimentava nelle imprese del pallone. Un grande fuoriclasse. Come Junior che vestì la maglia del Torino: terzino sinistro naif in nazionale, in Italia divenne regista di movimento, dal dribbling stretto e dal tiro improvviso. Cerezo, altro pilastro del Brasile di Santana che perse dall'Italia a Spagna 1982, affiancava il grande Falcao alla Roma. Cerezo era così forte che, anni dopo, a quasi quarant'anni correva ancora il doppio di un ventenne. E, degli assi verdeoro, in Italia, c'era anche Dirceu, uno che aveva spesso tenuto Zico in panchina ai mondiali argentini del 1978: fantasista sbrigliato come i suoi ricci, con un mancino tonitruante. Quell'anno all'Ascoli, nel girovagare incessante della sua arte calcistica. Al Verona di Bagnoli, quarto nel 1983 e sesto nel 1984, arrivarono il tedesco Briegel, terzino sinistro nella Germania Ovest, che Bagnoli schierò da mediano d'assalto, e il danese Elkjaer. Due assi, che ebbero molta parte nello storico successo gialloblu. Basti dire che Briegel segnò nove gol su azione! Elkjaer, uno che portava a spasso tre difensori alla volta, che accelerava come oggi può fare solo Mbappé, ne segnò otto, ma tutti decisivi. E poi c'erano il centravanti inglese Trevor Francis, alla Samp, fermato da tanti infortuni, il centravanti austriaco Schachner, al Toro, il giovane fantasista danese Michael Laudrup, alla Lazio, l'ariete inglese Hateley al Milan. Una simile ricchezza di assi non c'era stata prima e non ci sarebbe stata dopo. Chi mancava? Schuster, che giocava nel Barca, il giovane Francescoli che brillava al River Plate, forse Lineker, e dico forse perché stava venendo fuori allora come la quinta del Buitre in Spagna. Lo scudetto, si diceva, andò al Verona, con 43 punti, davanti al Toro, 39 punti, e all'Inter, 38.

giovedì 17 maggio 2018

Storia dei mondiali di calcio: il leggendario Brasile 1982

Non vinse. Anzi, perse 3-2 contro gli azzurri, nella seconda partita di un formidabile secondo turno eliminatorio, che raggruppava, oltre al Brasile, l'Italia, per l'appunto, e l'Argentina campione del mondo in carica. Epperò, non si ha memoria di una squadra altrettanto bella e fantasiosa e ricca di talenti multiformi. Forse solo il Brasile del 1970, che aveva però una difesa più forte. Il Brasile del 1982, che vide infrangersi contro una grandissima Italia i propri sogni di gloria, annoverava tra le proprie fila il genio calcistico di Zico, il più rapido ed acrobatico numero 10 che mai si sia visto. Le sue punizioni, segnò così contro la Scozia, erano calci di rigori. La corsa elegante di Junior, costretto da esigenze di copione a recitare da terzino sinistro, lui che era un 10 a propria volta. La sapienza strategica di Falcao, il comandante del gioco, destro e sinistro, testa sempre alta, tiro secco. Il mancino tonante di Eder, che alternava conclusioni violentissime a tocchi morbidi. La falcata regale di Socrates, il capitano neghittoso, il virtuoso del colpo di tacco e del gioco di prima. Basti dire che il meno tecnico, a centrocampo, era Cerezo. Un altro fenomeno. Il pallone, accarezzato da questi maestri del gioco, viaggiava velocissimo, da destra a sinistra, a fiammate. Ecco gli 11, di 15, gol più belli, che quel Brasile, allenato da Telé Santana, segnò al Mundial spagnolo del 1982.

mercoledì 10 ottobre 2012

I dieci migliori (centro)mediani della storia

Poiché si tratta di mettere assieme la migliore formazione possibile della storia del calcio, i ruoli hanno la loro importanza. E non sono soltanto undici. Nella mia squadra, a vocazione più offensiva, il mediano non è il corridore incontrista, ma, piuttosto il centromediano metodista, oggi si direbbe regista basso od arretrato. Sicché, insomma, ho scritto nel titolo (centro)mediani propriamente perché voglio scegliere quei giocatori che abbiano curato la regia della squadra. Nel metodo, il regista arretrato era appunto il centromediano. Segue la classifica, che contiene qualche forzatura, nel senso che Suarez e Matthaus, ad esempio, sono giocatori assai diversi, ma tutti e due sono stati facitori di gioco, mezzala di regia il primo, centrocampista d'assalto il secondo, ma all'Inter il gioco passava dai suoi piedi. Alla fine, il denominatore comune è il comando del gioco. Il resto è opinabile. Cosa ne pensate?
*Aggiornamento del 22 febbraio 2022: estendo la classifica ai primi trentacinque.
1. Suarez Miramontes
2. Falcao (Brasile)
3. Xavi
4. Andrade (Uruguay)
5. Matthaus
6. Billy Wright
7. Obdulio Varela
8. Clodoaldo
9. Rijkard
10. Modric
11. Luisito Monti
12. Bozsik
13. Vieira
14. Liedholm
15. Ardiles
16. Van Hanegem
17. Dunga
18. Pirlo
19. Duncan Edwards
20. Redondo
21. Xabi Alonso
22. Mario Coluna (Benfica)
23. Veron
24. Kroos
24. Roy Keane
25. Schweinsteiger
26. Emerson
27. Bulgarelli
28. Gerrie Muhren
29. Guti
30. Giannini
31. Ocwirk
32. Van Bommel
33. Fernandez
34. Cambiasso
35. Effenberg
36. Mascherano




sabato 25 agosto 2012

Comincia il campionato: l'Inter debutta a Pescara. Non convocato Maicon

Comincia oggi il campionato di serie A 2012/13: uno dei più poveri, tecnicamente, della storia. Ricordo che, dopo i mondiali vittoriosi del 1982, la serie A radunava i migliori assi della pelota. Falcao già c'era, poi, arrivarono, Platini e Boniek, Junior e Cerezo, Dirceu e Rummenigge, Zico, l'innarrivabile Maradona, quindi Gullit, Van Basten, Matthaus, Voeller. Una strepitosa sequela di fuoriclasse. Oggi, i migliori, con qualche eccezione, sono tutti altrove ed il tasso tecnico del nostro campionato è minore di quello della Premier League e della Liga, forse anche della Bundesliga. Meno soldi, ma, anche minori idee. La Juventus, campione in carica, parte favorita, il Milan, nonostante tutto, dirà la sua. La sorpresa potrebbe essere la Roma di Zeman: Totti tornerà a fare faville. L'Inter, invece, resta un'incognita. Cassano, Gargano e Pereira portano nuova linfa, ma Maicon quasi certamente andrà via. Domani, nella trasferta di Pescara, il brasiliano non ci sarà. E tutti capiscono perché.

mercoledì 9 maggio 2012

Atletico Madrid batte Atletico Bilbao 3-0: Simeone supera Bielsa e conquista l'Europa League

Doppietta di Falcao e gol di Diego, tra i talenti più sottovalutati della sua generazione. L'Atletico Madrid di Simeone si aggiudica l'Europa League ai danni dell'Atletico Bilbao di Bielsa, che, c'è da sperare a questo punto, non verrà all'Inter. Lo scrivo, perché non credo che la scelta di Stramaccioni sia stata presa in modo definitivo. E, comunque, non mi persuade. In Stramaccioni, infatti, magari mi sbaglierò, non intravedo tracce di carisma. Comunque, con la sconfitta di stasera, il pericolo di vedere Bielsa sulla panchina dell'Inter è scongiurato. Accontentiamoci.