È mancato Eugenio Bersellini, storico allenatore della vecchia scuola italiana, che raggiunse l'acme della carriera tra il 1977 ed il 1982: per cinque anni allenatore di un'Inter in cui Fraizzoli era il presidente e Sandro Mazzola, appena passato dal campo alla scrivania, il direttore sportivo. Lo chiamavano sergente di ferro Bersellini, per i suoi metodi di allenamento e di governo della squadra. Vinse lo scudetto del 1980 e le Coppe Italia del 1978 e del 1982. Nel mezzo, il mundialito a squadre del 1981. Era un'Inter compatta e determinata, capace però anche di vittorie ampie e spettacolari, innervata dal talento umbratile di Beccalossi, che solo Bersellini riuscì a far rendere al meglio, e dai gol meravigliosi di Altobelli. A centrocampo Oriali e Marini e Pasinato, che furoreggiava sulla fascia destra. Mediano di spinta prima di Zanetti, più forte di Zanetti. Bini, libero mancino elegantissimo, era il capitano. Bordon il guardiano della porta. E poi Beppe Baresi e Canuti e Occhipinti e Carletto Muraro, ala sinistra che prometteva mirabilia e si fermò a mezza strada. Tutti loro a Bersellini ed alla sua guida sicura debbono moltissimo. Da anni era ormai lontano dal grande calcio. Ma non c'è un tifoso nerazzurro nato prima degli anni '80 che l'abbia dimenticato. Che la terra gli sia lieve.
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