Elenco blog personale

giovedì 7 dicembre 2017

Ancora sui limiti di Sarri e la crisi del Napoli

Il Napoli è in affanno da un mese. Segna poco da un mese. La sconfitta contro la Juve in campionato, come la sconfitta contro il Feyenoord in Champions, con retrocessione all'Europa League, è figlia di una crisi di gioco e, vieppiù, realizzativa che Sarri ha faticato ad ammettere. Pensava che Mertens centravanti, un espediente tattico straordinario ma provvisorio, potesse durare sempre. Ma, il Napoli di testa segna poco, pochissimo. Perché un centravanti classico non ce l'ha. E non l'ha voluto. Non essendolo lo stesso Milik. Mi ripeto: errore gigantesco non aver trattenuto Zapata. Anche perché ogni tanto, davanti, il pallone bisognerebbe anche tenerlo. E non si può pensare di andare a rete solo in contropiede oppure attraverso trame fitte di gioco. Per Sarri vale la battuta di Flaiano, secondo il quale, per gli italiani, il percorso più breve tra due punti non è la linea retta ma l'arabesco. Ed invece, nel calcio, la verticalità del gioco è fondamentale. Ed il gioco non è solo la somma di mille triangoli. E qualche volta serve anche la palla lunga addosso al centravanti di peso. Altrimenti, occorre una condizione atletica ed una concentrazione, che non sempre si possono tenere. Non per tutta una stagione. Sarri, di tutto ciò, molto sacchianamente, non ha tenuto conto. Ed il Napoli, uscitone ridimensionato, ha pagato l'inevitabile dazio di risultati.

Pallone d'oro 2017 a Cristiano Ronaldo V. Secondo Messi, terzo Neymar, quarto il sopravvalutato Buffon

Scrivevo questa mattina: "Alle 16:00 verrà svelata la classifica del pallone d'oro 2017. A meno di sorprese quanto mai improbabili, sarà Cristiano Ronaldo a succedere a se stesso ed a conquistare per la quinta volta in carriera, eguagliando il rivale di sempre Messi, il Ballon d'Or. Merito dei successi di squadra, Liga e Champions League con il Real Madrid, con doppietta in finale e titolo di capocannoniere, e della serie impressionante di gol con il Portogallo. Successo previsto, prevedibile. E giusto".
Ha vinto, da pronostico, Cristiano Ronaldo, davanti a Messi e Neymar. Quarto, a sorpresa, il sempre più sopravvalutato Buffon.

lunedì 4 dicembre 2017

Serie A 2017/18: il punto dopo la 15^ giornata. Inter capolista, la Juve passa a Napoli, primo punto del Benevento con il Milan

Resta un campionato molto sbilanciato quello italiano. Cinque squadre fanno corsa a parte. Inter capolista, che scavalca il Napoli battuto in casa dalla Juventus.  Che ospiterà proprio l'Inter sabato prossimo. Derby d'Italia che più classico non si può. Vincono anche Roma, in casa con la Spal, e Lazio, sul difficile campo della Sampdoria di Giampaolo. Ma, la notizia di giornata è il primo punto in A del Benevento che costringe al pareggio il Milan di Gattuso: gol memorabile del portiere Brignoli. Il Torino di Mihajlovic non vince più: pareggio con l'Atalanta. Da segnalare, infine, nel largo successo della Fiorentina contro un Sassonia caduta libera, i gol di due figli d'arte: Giovanni Simeone, forse il miglior colpitore di testa del campionato, e Federico Chiesa, identico al padre nel tocco e nello stile.

domenica 3 dicembre 2017

Inter-Chievo: 5-0. Inter capolista

Partita sontuosa dell'Inter, che travolge il Chievo 5-0. Da una grande accelerazione del ritrovato Santon, 100 presenze in nerazzurro, nasce il gol del vantaggio di Perisic, che si avventa sulla respinta di Sorrentino. Poi segna Icardi, seguito, nella ripresa, ancora da Perisic e da Skriniar, al cui fianco si distingue anche Ranocchia, oggi impeccabile. Perisic arrotonda sul 5-0, per la tripletta personale. Grandi i meriti di Spalletti. Scavalcato il Napoli in testa alla classifica. Sabato, l'Inter, da capolista giocherà sul campo della Juventus.  E vincerà.

Primo punto del Benevento in A: capolavoro di Gattuso

Stampa italiana incompetente! Ma la stampa in campo non ci va. Gattuso fa un capolavoro inverso: primo punto del Benevento in serie A. Pareggia, è il 2-2, il portiere beneventano allo scadere. Sceneggiatura favolosa. Degna di Milan-Cavese 1-2.

venerdì 1 dicembre 2017

Napoli-Juve: 0-1. Le colpe di Sarri

Bravo, ma testardo. Sarri sbaglia la preparazione della partita. Napoli fiacco, Hamsik spaventato dalla posta in gioco. E che errore aver rinunciato in estate a Zapata. Un centravanti di peso, in partite come quella di stasera, è indispensabile. E poi nessun tiro da fuori! Nessuna variazione sul tema abituale. La responsabilità è di Sarri, che sa usare un solo spartito tattico: ma, come si può subire un gol in contropiede, in casa, mentre si comanda la classifica, dopo una manciata di minuti? La Juve vince al San Paolo con gol proprio di Higuain. Una beffa per i tifosi napoletani. Lo scudetto, a questo punto, lo vincerà l'Inter.

mercoledì 29 novembre 2017

Napoli-Juve: prove tecniche di scudetto per Sarri. Inter alla finestra

Napoli-Juve, venerdì sera può dare una svolta al campionato del Napoli. Da anni ai vertici della serie A, mai come in questa stagione gli azzurri sembrano vicini a realizzare il sogno di uno scudetto, che manca dei tempi dell'inarrivabile Maradona. Rispetto al passato, il Napoli vince anche giocando maluccio, qualche volta. Ha più esperienza, più capacità di soffrire, forse, soprattutto, più convinzione nei propri mezzi. La Juve, però, sebbene a me paia in disarmo, è sempre un avversario scomodo. Batterla significherebbe quasi metterla fuori dai giochi. Il Napoli di Sarri ha una grande occasione. Mentre l'Inter è alla finestra. Il mio pronostico è questo: vince il Napoli e decide Insigne.

martedì 28 novembre 2017

Coppa Italia 2017/18: agli ottavi Inter-Pordenone

Vittoria a sorpresa contro il Cagliari ed il Pordenone, serie C o Lega Pro che dir si voglia, potrà sfidare l'Inter, il prossimo 12 dicembre, negli ottavi di finale della Coppa Italia 2017/18. Partite del genere erano frequenti un tempo in Coppa Italia e sono la regola in Coppa d'Inghilterra. 

lunedì 27 novembre 2017

Serie A 2017/18: il punto dopo la 14^ giornata. Montella esonerato, Milan a Gattuso

Napoli sempre capolista, ma con qualche affanno. Del resto, comprensibile. Vince di misura a Udine e si prepara ad ospitare la Juve, che prevale, da pronostico, sul Crotone. L'Inter vince a Cagliari, mentre il Milan del sopravvalutato Montella non va oltre il pareggio casalingo contro il Torino: la stagione rossonera è, senza attenuanti, fallimentare. Almeno, in campionato. Il Milan ha appena esonerato Montella, affidando la squadra a Gattuso, la cui carriera da allenatore è stata, finora, piuttosto scarsa. Frenano le romane, il Genoa pareggia contro la Roma, in una partita guastata dallo schiaffo di De Rossi e dalla successiva simulazione del capitano giallorosso. Simulazione decisamente peggiore dello schiaffo, peraltro. Espulsione più che giusta. Vincono Chievo, che domenica farà visita all'Inter, e Verona, corsaro contro un Sassuolo sempre più in crisi. Dopo quattordici giornate di campionato, la sensazione è che lo scudetto se lo giocheranno, nell'ordine, Napoli, Inter e Juve.

sabato 25 novembre 2017

Cagliari-Inter: 1-3

Non gioca bene l'Inter, soprattutto nel primo tempo. Ma, vince ugualmente contro il Cagliari per 3-1. Doppietta del solito Icardi e gol di Brozovic, subentrato a Vecino. Testa provvisoria della classifica, ma a gennaio un centrocampista di valore servirà.

mercoledì 22 novembre 2017

La dimensione internazionale di Insigne

Tenendo anche da parte lo splendido gol segnato ieri sera contro lo Shaktar, Insigne ha conquistato, solo Ventura non se n'era accorto, una marcata caratura internazionali. Gioca le grandi sfide e, spesso, le decide. A dispetto della taglia ridotta, in tempi di calciatori tutti marcantoni, il suo talento antico, il tocco, il dribbling, la conduzione del pallone, la rapidità dei movimenti e, da ultimo, anche il tiro, gli permettono di fare la differenza. I gol in Champions League sono il timbro di una personalità calcistica ormai matura. Dispiace che Insigne a Russia 2018 non possa esserci. Se il Napoli vincerà lo scudetto, ed è probabile, sarà stato per merito di Insigne.

Cristiano Ronaldo 114 gol in Champions League, 116 gol nelle Coppe Europee, dopo la doppietta all'Apoel

Doppietta ieri sera all'Apoel, il primo dei due gol, di testa, è un manifesto acrobatico, e Cristiano Ronaldo si issa a 114 gol in Champions League, a 116 gol nelle Coppe Europee. In quest'edizione della Champions, Cristiano Ronaldo ha già segnato 8 gol in 5 partite, offrendo un rendimento opposto a quello deficitario nella Liga, dove ha scritto una sola volta il proprio nome tra i marcatori. Ad ogni modo, i gol stagionali dell'asso portoghese sono già 10. E qualcuno parla di crisi!

lunedì 20 novembre 2017

Serie A 2017/18: il punto dopo la 13^ giornata. Napoli capolista, Inter seconda

Vince il Napoli di Insigne, ingiustamente escluso da Ventura nella caporetto azzurra contro la Svezia. Il Milan, che pure gioca meglio di altre volte, continua a navigare in acque limacciose. Il derby capitolino va alla Roma, soprattutto grazie al talento, di forza e temperamento, di Nainggolan. Uno che il Belgio si permette di tenere in panchina, solo perché può schierare, in ruoli prossimi al suo, Hazard e De Bruyne. Un tempo era l'Italia ad avere consimili problemi di abbondanza sulla trequarti e dintorni. La Juve crolla al Marassi contro la Samp del preparato Giampaolo e del grandissimo Zapata. Che ha tecnica e fisico, qualcosa di Boksic, con meno dribbling, ma maggior precisione sotto porta. Se il Napoli l'avesse tenuto, avrebbe lo scudetto in tasca. Che, invece, dovrà giocarsi per lo meno con l'Inter di Spalletti, che è sempre più coriacea, ritrova Santon, e batte una buona Atalanta 2-0: doppietta di testa di Icardi. Il secondo gol dell'argentino è un pezzo di scuola del centravanti. Per smarcamento, tempismo ed esecuzione. Arranca il Toro di uno spento Belotti, che sbaglia anche un calcio di rigore: 1-1 contro il Chievo. Pareggio anche tra Spal e Fiorentina: a segno Paloschi, tornato goleador e Chiesa, destinato a ripetere la carriera del padre. Sfuma sul finire della partita la possibilità del primo punto in serie A del Benevento: vince il Sassuolo 2-1.

domenica 19 novembre 2017

Inter-Atalanta: doppietta di Icardi

Doppietta di Icardi nella ripresa, dopo un primo tempo difficile, nel quale l'Inter soffre il pressing organizzato dell'Atalanta, una squadra dal temperamento inglese. Grande ritorno in campo di Santon, sapientemente rilanciato da Spalletti a sinistra. Ma, oggi ha giocato bene anche D'Ambrosio a destra. In crescita Gagliardini. L'Inter torna al secondo posto della classifica. E, per lo scudetto, sebbene il Napoli resti favorito, c'è.

venerdì 17 novembre 2017

Storia dei mondiali di calcio: 21^ puntata (Quarto titolo per la Germania a Brasile 2014)


I mondiali del 2014 si disputano in Brasile, dopo 64 anni da quelli del 1950, che proprio i padroni di casa persero, in una partita drammatica contro l'Uruguay di Ghiggia e Schiaffino. L'Italia, allenata da Prandelli, è reduce da un ottimo Europeo, chiuso al secondo posto dietro la Spagna. Ma, delude. Dopo l'iniziale successo contro l'Inghilterra, firmato da Balotelli, s'incarta, con Costarica e Uruguay. E va fuori al primo turno. Molte polemiche della vecchia guardia, guidata da Buffon, peraltro tra i meno convincenti della spedizione azzurra. Parte bene l'Argentina, con Messi che segna quattro gol nel girone eliminatorio, salvo sparire nelle partite ad eliminazione diretta, vieppiù nella finale contro una grande Germania, che già aveva travolto, 7-1, mineirazo, i padroni di casa del Brasile, orfano di Neymar, azzoppato nei quarti contro la Colombia del capocannoniere, con sei reti, James Rodriguez. Delude la Spagna campione in carica, fuori al primo turno come l'Italia, con Diego Costa, brasiliano naturalizzato a forza, che resta a secco. Alla fine, prima la Germania delle tre mezze punte, tra cui spicca Thomas Muller, 5 gol nella manifestazione come quattro anni prima. Il gol in finale, ai supplementari, lo segna però il discontinuo Gotze. Per la Germania, sapientemente guidata da Low, si tratta del quarto titolo mondiale: raggiunta l'Italia. Seconda l'Argentina di Messi, che rimane distante dal Maradona, sublime trascinatore ai mondiali del 1986, terza l'Olanda di Sneijder e Van Persie, al canto del cigno, quarto il deluso e deludente Brasile. Il centravanti tedesco Miroslav Klose, due gol, di cui uno nella semifinale stravinta contro il Brasile, raggiunge quota 16 gol ai mondiali ( dopo i 5 nel 2002, i 5 nel 2006 ed i 4 nel 2010), diventando il capocannoniere di tutti i tempi, davanti a Luis Nazario da Lima, Ronaldo, fermo a 15. (1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata12^ puntata13^ puntata14^ puntata15^ puntata16^ puntata17^ puntata18^ puntata19^ puntata20^ puntata)

mercoledì 15 novembre 2017

La rovina del calcio italiano: le scuole calcio

La locuzione scuola calcio mi ha sempre infastidito. Come se si potesse imparare a giocare. A giocare si comincia, dovrebbe cominciarsi, in modo naturale. Senza molte regole, senza grandi consegne, senza alcuna aspettativa. Un tempo, fino ai dieci anni almeno, si giocava per strada, in giardino, sui campetti oratoriali. Senza l'ombra di sedicenti allenatori, di solito giocatori mancati, e senza la supervisione ossessiva ed ossessionante di genitori competitivi. Quanto scritto oggi da Sconcerti, sul Corriere della Sera, lo condivido pressoché integralmente. Io, personalmente, ricordo che i triangoli imparavamo a chiuderli usando il muro come sponda. Che a stare in piedi, evitando simulazioni patetiche, ci tenevamo eccome, per non sbucciarci le ginocchia sull'asfalto. Lo stop si imparava con il super santos o con il più leggero super tele. E chi stoppava quei palloni, avrebbe stoppato con molta più facilità il tango e, vieppiù, il pallone di cuoio. Insomma, alle elementari, ma che scuola calcio bisogna fare? La nuova generazione di calciatori italiani frequenta la scuola calcio dall'età di 5 o 6 anni. Ma, come si può? Ed il gioco, il giuoco, del calcio, che fine fa? Vedere dei ragazzini obbligati a fare il fuorigioco, le diagonali, le sovrapposizioni,  è assurdo. Un Roberto Baggio, così, non potrà più nascere. Tutti i grandi talenti, quelli autentici, sono cresciuti per strada. Con questo non voglio dire, va da sé, che giocare liberi, su campetti di fortuna, renda tutti grandi giocatori. Per carità. Io non lo sono diventato e come me tantissimi altri. Epperò, la tecnica s'impara lì. E non si dimentica più. I grandi giocatori, quelli davvero capaci di fare la differenza, sono venuti tutti da lì.  Poi, ma solo poi, è giusto che venga la scuola. Dopo il gioco. Dopo aver giocato. Perché il calcio è prima di tutto un gioco. Ed allora ci sta che gli esordienti imparino, poco a poco, a sovrapporsi, a scalare. A conoscere le astuzie tattiche e le strategie del gioco. I giocatori italiani di oggi sono tutti mediamente più alti e più grossi di un tempo. Più strutturati. Sanno muoversi assieme. Epperò crossano male, stoppano peggio, tirano tre metri sopra la traversa. Non dribblano nemmeno un  birillo. Aveva più tecnica il Roberto Mancini, che, nel 1981, esordì con il Bologna in serie A, di tutti i pretesi trequartisti o fantasisti italiani di oggi messi assieme. Non credo che la FIGC abbia mai avuto tanti tesserati come oggi, nella sua storia più che centenaria. Ma, la modestia tecnica dei giocatori italiani attuali, tutti comprimari nelle grandi squadre, è imbarazzante. Troppa scuola calcio. Troppo presto. L'eliminazione contro la Svezia si spiega anche così. 

lunedì 13 novembre 2017

Italia eliminata dalla Svezia. Niente mondiali di Russia 2018. Unica consolazione: Buffon lascia

Non sentiremo più le sue prediche. Facciamoci bastare questa consolazione. Finisce la carriera azzurra del sopravvalutato Buffon. Purtroppo l'Italia non batte la Svezia e, complice la sconfitta dell'andata degli spareggi, perde l'ultimo treno per i mondiali di Russia 2018. L'ultima volta che la nazionale italiana aveva mancato una qualificazione ai mondiali era stata 60 anni fa, contro l'Irlanda del Nord. Perdemmo la possibilità di giocare i mondiali di Svezia, fatalità, 1958. Ventura, consigliato da Lippi, ha tante colpe, come il patetico blocco bianconero, vecchio come matusalemme. E gagliardo solo a parole. Sipario.

I gemelli del gol: John Toshack e Kevin Keegan

La storia europea del calcio inglese è stata prima distanza, neghittosa e superba, fino alla fine degli anni '40. Poi, il Manchester United di Busby, già prima del disastro di Monaco di Baviera, e poi dopo, con Best, Law e Bobby Charlton, aveva restituito un ruolo di primo piano ai pionieri di uno sport ormai mondiale. Ma, fu il Liverpool degli anni '70 ad aprire la strada ad un dominio mai ripetuto nei palcoscenici internazionali. Il Liverpool di una delle più straordinarie coppie del gol: Kevin Keegan, inglese, maglia n. 7, e John Toshack, gallese ma anche scozzese, maglia n. 10. Raramente, due giocatori hanno saputo intendersi bene come si intendevano loro. Segnare gol a grappoli, quasi sempre l'uno su assist dell'altro. Keegan era un'ala, diciamo pure ala destra in origine, ma a rivedere le immagini delle sue partite, era giocatore a tutto campo, come il Conti del 1982. Con la differenza che Keegan segnava come un goleador. Spesso di testa, a dispetto di una statura non da granatiere. Il granatiere, del resto, era Toshack. Con Keegan e Toshack a guidarne l'attacco, il Liverpool conquistò la Coppa Uefa nel 1973 e nel 1976, la Coppa dei Campioni nel 1977. Poi Keegan emigrò in Germania, nelle fila dell'Amburgo. Toshack rivinse la Coppa dei Campioni nel 1978 con il Liverpool. Keegan fu due volte pallone d'oro nel 1978 e nel 1979. Fu l'Italia a sbarrare la strada all'Inghilterra di Keegan verso Argentina 1978. Resta il fatto che, a livello di club, il calcio inglese della seconda metà degli anni '70 fu qualcosa di mai visto prima. Né dopo. Che il Liverpool fu l'architrave di quel dominio. E che Keegan e Toshack, che poi avrebbe avuto una carriera illustre anche da allenatore, furono il simbolo e l'asse portante di quel Liverpool. I gemelli del gol.

venerdì 10 novembre 2017

Svezia-Italia: 1-0. Disastro annunciato

Mi domando: come può una nazionale tra le più scarse della storia italiana rinunciare, con tanta iattanza, al talento di Balotelli? Nessun gioco, nessun triangolo chiuso, cambi di campo sbagliati, giocatori che si nascondono dietro gli avversari. E Balotelli resta a casa. No, non regge. Imbarazzante Svezia - Italia. I mondiali di Russia 2018 si allontanano. Ventura inadeguato al ruolo. 

giovedì 9 novembre 2017

Svezia-Italia: breve storia del calcio svedese

La Svezia contenderà all'Italia l'accesso ai mondiali di Russia 2018. Che squadra è e che storia ha avuto? Partiamo dal fondo. La nazionale di calcio svedese ha un blasone sovradimensionato rispetto al proprio movimento calcistico. Perchè? Ieri, Mario Sconcerti, ricordando l'epopea degli svedesi sbarcati in Italia alla fine degli anni '40, ha dato una spiegazione, non priva di valide suggestioni, e meritevole di essere condivisa. Fino ad un certo punto. Gli svedesi erano stati risparmiati dal conflitto mondiale appena finito, è vero. E potevano contare su di un benessere economico, che si traduceva in atleti più alti, più robusti, più forti. Perché meglio alimentati e meglio allenati. Sì, anche questo è vero. Ma, non basta. Perché la Svezia, che vinse le Olimpiadi del 1948, che fu terza ai mondiali brasiliani del 50 e che, alla fine del ciclo d'oro, fu secondo dietro il Brasile di Pelè, Didì, Vavà e Garrincha ai mondiali di casa del 1958, aveva già dato prova di competitività. Ai mondiali francesi del 1938, quando la guerra non era ancora cominciata, gli svedesi avevano raggiunto le semifinali. Cedendo alla grande Ungheria di Sarosi. Finirono quarti, battuti nella finale per il terzo posto dal Brasile di Leonidas. Eppoi, va ricordato, la Svezia sarebbe arrivata di nuovo terza ai mondiali americani del 1994, con giocatori come Brolin e Kennet Anderson, che in Italia conosciamo bene. Per essere un paese di appena dieci milioni di abitanti, con un clima ostile ed estremo nei 2/3 delle sue regioni, dove il calcio è sì praticato ma non lo sport nazionale, questi risultati sono comunque notevoli. Che spiegazione dare? Quella più persuasiva, a mio modo di vedere, va ricercata nel culto dell'educazione fisica, che in Svezia si pratica da oltre un secolo. Basti pensare che il quadro, detto, appunto, svedese e la spalliera, sono due attrezzi fondamentali nell'educazione fisica, che proprio in Svezia sono stati escogitati. Ecco: l'educazione fisica per tutti, praticata nelle scuole, è forse la migliore risposta alla domanda. I calciatori svedesi sono sempre stati grandissimi atleti. Il che faceva tutta la differenza, quando altri, quasi tutti, nel calcio, non si allenavano a dovere ed i calciatori avevano, per lo più, petti incavati e cosce ipertrofiche. Si tenga presente che la preparazione atletica, in Italia, cominciò ad acquistare basi più solide solo con l'avvento di Herrera. Prima di lui, la preparazione si basava, pressoché esclusivamente, sulla corsa lunga. Con il tempo, l'importanza di una seria preparazione atletica e l'utilità di allenare muscoli e doti elastiche è stata capita anche altrove. E la superiorità atletica svedese ha perso quell'unicità decisiva. Provate a confrontare la struttura atletica di Liedholm con quella dei centrocampisti italiani degli anni '50. La differenza salta all'occhio. Poi, la Svezia ha avuto anche calciatori di vero talento. Perché il calcio è anche, e soprattutto, almeno a parer mio, tecnica. Nonché estro, fantasia. Skoglund, per esempio, aveva tecnica, estro e fantasia sudamericani. Sebbene svedese. La Svezia di oggi, per rispondere al primo quesito, è squadra sempre solida atleticamente. Non ha campioni assoluti, dopo che Ibrahimovic si è fatto da parte. Ma, è solida. I suoi giocatori sono grandi atleti. Come sempre. L'Italia farà fatica. Perché quella di Ventura non ha il talento diffuso di altre nazionali italiane del passato. E perché la Svezia, s'è detto, il suo blasone ce l'ha. Non vale il nostro, ma ce l'ha.