Blog di critica, storia e statistica sportiva fondato l'11 maggio 2009: calcio, ciclismo, atletica leggera, tennis ...
Elenco blog personale
sabato 7 agosto 2021
domenica 11 luglio 2021
Coppa America 2021: vince l'Argentina
Un gol di Di Maria consente all'Argentina di vincere la Coppa America edizione 2021. Punita la formazione brasiliana, schierata male: Neymar non può fare il centravanti. Messi, all'ennesimo tentativo, vince il primo trofeo con l'Argentina. Più per la modestia degli avversari che per suoi meriti. In finale, come al solito, prova anonima e gol facilissimo sbagliato davanti al portiere. Il solito Messi in nazionale.
martedì 16 febbraio 2021
Barca-Psg 1-4: tripletta di Mbappé
Barcellona travolto in casa dal Psg, pur privo di Neymar. Dopo il rigore di Messi, per il resto assente, rimonta clamorosa dei parigini, animata dalla tripletta di un incontenibile Mbappé. Belle prove anche di Verratti, Paredes e Icardi. Oltre a Kean, autore del quarto gol parigino. Lasciatemi aggiungere una considerazione su Messi: stasera, più che mai, è sembrato un ex giocatore.
mercoledì 25 novembre 2020
Maradona addio! Il più grande giocatore della storia del calcio se n'è andato a 60 anni.
Stupore e incredulità. Lo stesso stupore e la stessa incredulità che provavo, tanti anni fa, di fronte alle prodezze sempre nuove, sempre abbaglianti, sempre prometeiche del più straordinario calciatore mai nato. Stupore e incredulità. La notizia mi raggiunge via radio, mentre sono in automobile. Dall'Argentina la notizia della morte di Diego Armando Maradona. Che stesse male e da tempo era noto; che avesse di recente subìto un delicato intervento chirurgico anche; che fosse scampato, lungo la scoscesa via dei mille eccessi seguiti allo splendore incandescente del campo, a molti agguati della vecchia con la falce pure. Tutto questo era noto, ma che Maradona potesse morire, ecco, questo era impossibile da pensare. Perché gli eroi non muoiono. E non dovrebbero morire. E Maradona era stato un eroe. Un eroe del Sud del Mondo, cresciuto dentro una delle tante ville miseria di Buenos Aires, ed era asceso alla gloria imperitura. Gli scudetti contro la storia a Napoli, il Mondiale 1986 contro le leggi della fisica, con l'Argentina. Con quel sinistro fabuloso e incantatore, che con la palla amoreggiava senza bisticci, ricambiato, tramutando in successi inaspettati tutti i sogni più avventurosi. Maradona aveva conservato lo sguardo timido del ragazzetto che, a dieci anni, intervistato dalla televisione argentina, dopo aver regalato palleggi e giocate da prestigiatore, diceva di voler giocare un mondiale con l'Argentina e di volerlo vincere: due sogni aveva, quei due. Li avrebbe realizzati entrambi. Menotti non lo convocò ai mondiali di casa del 1978, lasciando a Kempes e Passarella e Ardiles il compito di portare acqua al mulino dei colonnelli. Meglio così. Maradona era già un fenomeno, che solo di lontano poteva rassomigliare a Sivori, fortissimo ma senza un decimo della forza dirompente e del carisma di Diego Armando, o a Rivelino, brasiliano, mancino va da sé, idolo d'infanzia del medesimo Maradona. I due sommati e moltiplicati per dieci non potevano valere un decimo di Maradona. E sia detto con rispetto per quei campioni veri. Il problema è che Maradona era di un'altra pasta. Veniva da un altro mondo. Giocava un altro calcio. Nessuno ha saputo prendere per mano squadre, oneste e modeste, e portarle al trionfo come ha fatto lui. Nessuno ha saputo elevare il livello di gioco dei compagni come ha fatto lui. Nessuno, in nessuno sport. L'identificazione simbiotica e romanzesca che visse con Napoli, trascinata due volte sul tetto d'Italia fu emblematica e, mi si lasci dire, metacalcistica perché antistorica. Maradona fu il novello Masaniello, cui il popolo, tutto il popolo, però, mai voltò le spalle, continuando a sentirne e subirne e impetrarne fascino e malia anche quando Maradona se ne andò. Via dall'Italia nel marzo del 1991 è come se fosse oggi. Perché gli eroi, Maradona fu un eroe magnifico, possono fermare il tempo e lo fermano. I suoi gol, quella punizione dentro l'area contro la Juve di Tacconi, il gol contro l'Inghilterra a Messico '86, le giravolte e le rabone, e i mille calci che non riuscivano ad atterrarlo - perché Maradona aveva nelle cosce e nel tronco una forza erculea, che se ne infischiava dei suoi 165 cm - quei tiri mai violenti e sempre vincenti, quelle inesorabili carezze al pallone, tutto questo non è passato e non passerà. Non c'è Pelé che tenga, figuriamoci Messi. Maradona è stato, anzi, è, il più grande giocatore di ogni tempo. Perché è oltre il tempo. Maradona è morto e con lui se ne va, rattristata ma fiera, una parte della nostra giovinezza. Eppure Maradona è giovane, perché gli eroi sono giovani e belli. E noi possiamo illuderci di rimanere - e forse davvero restiamo - i ragazzi che eravamo allora, quando, anche tifando per altre squadre, ci dicevamo: hai visto? Hai visto cos'ha fatto Maradona? Sapevamo che sfuggiva anche al novero dei campionissimi e ce n'erano ai tempi, da Rummenigge a Platini a Zico. Epperò Maradona, questo l'ammettevamo tutti, era altro, era oltre, era troppo. Chi era Maradona? Dovreste intervistare i suoi compagni di squadra. Non uno, non uno di loro ha mai avuto parole che non fossero d'inalterabile riconoscenza e d'incessante elogio, nonostante gli allenamenti disertati e i molti privilegi che gli lasciavano. Perché Maradona era il più forte, senza lasciarlo intendere e senza farlo pesare. Assumendo tutte le responsabilità e dividendo tutti gli onori. Solo di qualche onere, l'allenamento appunto, amava fare a meno. Ma, in campo, in campo Maradona era sempre Maradona. Lo sapevano i compagni e lo sapevano gli avversari. Se mai vi venisse in mente, che so?, il confronto con Pelé, ecco, andate a leggere le formazioni, una migliore dell'altra, del Brasile del 1958, del 1962 (Pelé giocò una partita e mezza e fu sostituito, benissimo, da Amarildo) e del 1970, e poi scorrete la formazione dell'Argentina del 1986. Su, non c'è confronto. Pelé grandissimo, Maradona incommensurabile. La rive gauche del calcio. Il rivoluzionario, l'antagonista, il barricadero. Ve le figurate le facce degli inglesi, pieni di birra un'ora prima della chiusura dei pub, quando in cinque minuti Maradona scrisse il più grande dramma scespiriano mai rappresentato: gol di mano e poi il gol del secolo? Che faccia fece la Thatcher di fronte al pernacchio di quello scugnizzo, di quel guascone sudamericano, che Galeano definì il più umano degli dei e Brera ribattezzò divino scorfano? Una sconfitta militare, quella delle Malvinas vendicata con una sequela ritmata di tutte le figure del tango. Maradona non solo giocava meglio di chiunque altro, Maradona era il campione di un romanzo popolare, che ce la faceva. Era Jean Valjeant e Oliver Twist, ma pure, a modo suo, il principe Myskin, che il mondo, anche soltanto per sublimi, sfuggenti attimi lo cambiava sul serio. Il re di una corte dei miracoli, che batteva moneta e concedeva grazie. Mi piace ricordare che quando calciava i rigori, di solito, il portiere restava fermo, immobile, al centro della porta. Percosso e attonito, parafrasando qualcuno. Così siamo noi in questo momento. Perché, no, non ce l'aspettavamo. Che la terra gli sia lieve.
mercoledì 14 ottobre 2020
Neymar 64 gol con il Brasile, superato Ronaldo, punta Pelé
La tripletta al Perù regala a Neymar, 28 anni, che saranno 29 ad inizio 2021, il secondo posto solitario nella classifica dei cannonieri di ogni tempo della nazionale brasiliana: 64 gol! Superato Luis Nazario da Lima, in arte Ronaldo, fermo a 62 e che era più forte di lui. E punta il primatista Pelé, 77 gol, che, ca va sans dire, era più forte di lui. Ciò nondimeno, Neymar è un fuoriclasse. Un artista del gioco, uno che va poetando mentre gli altri, anche i migliori, prosano. Velocissimo e rapidissimo - sì, c'è differenza tra velocità e rapidità -, tecnicamente superlativo, qualità di tiro notevolissima, personalità e fantasia. Brasiliano nel senso tecnico del termine. Si è costruito una grande carriera a dispetto di un fisico poco esplosivo, che molti credevano poco adatto al calcio europeo. La verità è che quando Neymar in condizione punta l'avversario, lo salta, sistematicamente. Io lo preferisco, non da oggi, a Messi.
giovedì 1 ottobre 2020
Perché "Papu" Gomez è il miglior giocatore della Serie A
Non è certo per la doppietta, bellissima, segnata ieri sera contro la Lazio, che arrivo a definire il Papu Gomez come il miglior giocatore della Serie A, con ciò intendendo il giocatore con il miglior rendimento attuale. Quando arrivò in Italia, ai tempi del Catania, era soprattutto un'ala, tecnica e veloce, che segnava pochi gol ma belli. Dopo la parentesi ucraina, all'Atalanta ha inizialmente giostrato da seconda punta, compiendo, tuttavia, il definitivo salto di qualità la scorsa stagione, quando Gasperini - che passa per un grande innovatore e invece ripropone il calcio degli anni '80, peraltro assai efficace - lo spostò sulla trequarti. Ebbene, in quella terra di confine e perciò terra di nessuno, il tocco raffinato di Gomez è diventato preziosissimo. Lo stop sempre sorvegliato, la finta secca, la rapidità di gambe e il dribbling stretto e il passaggio di prima e il tiro improvviso: tutte le doti indispensabili ad un 10 vecchia maniera, qual è il Papu Gomez. Che peraltro corre anche tanto e non si tira indietro di fronte ai contrasti, sebbene non abbia il fisico del granatiere. La differenza delle sue giocate salta subito agli occhi e ci si chiede perché mai, alla soglia dei 33 anni, non abbia vestito la maglia di una grande tradizionale. Ha avuto poca fortuna anche in nazionale, avendo incrociato i coetanei, o giù di lì, Messi, Aguero e Di Maria, tutti diversi da lui, ma, insomma, gli spazi quelli erano.
sabato 15 agosto 2020
Il Bayern Monaco asfalta il Barca
Barca declinante e male allenato. Bayern Monaco raccolto e compatto. Thomas Muller torna il professore che si conosceva, ma la fotografia della partita, terminata 8-2 per i tedeschi, è quella di Leo Messi, già vista a Roma e a Liverpool e un mucchio di volte in nazionale: sguardo smarrito, braccia ciondolanti, testa bassa. Il contrario di un leader.
giovedì 16 luglio 2020
Il Real Madrid ha vinto la Liga!
Scudetto n. 34 per il Real Madrid.
martedì 23 giugno 2020
Storia dei mondiali di calcio: Russia 2018. Vince la Francia. 23^ puntata
Nel 2018, nella Russia di Putin, si disputa la 21^ edizione dei mondiali di calcio. L'Italia, com'era accaduto a quelli di Svezia del 1958, non c'è!
Alla vigilia, tra le favorite sono indicate l'Argentina di Messi, Higuain, Aguero e Di Maria e il Brasile di Neymar, che però è reduce da lungo infortunio, e Gabriel Jesus. Un gradino sotto la Francia e la Spagna. Pochi pronostici saranno rispettati.
Nei gironi eliminatori, nessuna grande sorpresa. La partita più avvincente è il derby iberico, con il Portogallo trascinato ad un rocambolesco pareggio, 3-3, da una tripletta di Cristiano Ronaldo. Impressiona il Belgio, che fa bottino pieno, mettendosi alle spalle l'Inghilterra di Harry Kane, autore di cinque gol in due partite.
L'Argentina esce agli ottavi di finale, sconfitta 4-3 dalla Francia, grazie ad una doppietta del diciannovenne Mbappé: un attaccante velocissimo e potente, che, da lontano, ricorda Ronaldo da Lima. Messi, con dispiacere dei suoi infaticabili laudatores, fallisce ancora l'obiettivo del mondiale: testa bassa, sguardo spaurito, in campo passeggia. Lontano anni luce del carisma impareggiabile di Maradona cui vorrebbero accostarlo. Il Brasile saluta la competizione ai quarti: sconfitta per 2-1 contro il Belgio di Hazard e De Bruyne, autore del gol decisivo. L'Inghilterra supera la Colombia: ancora un gol di Kane, su rigore, che gli varrà il titolo di capocannoniere della manifestazione.
In semifinale si ritrovano: Francia contro Belgio e Inghilterra contro Croazia. I croati, che hanno vinto due partite ai rigori, contro la Danimarca, agli ottavi, e la Russia, ai quarti, contano sul centrocampo meglio assortito del torneo: la regia bassa di Brozovic, il dinamismo tecnico di Rakitic e le rifiniture a tutto campo di Modric, forse la vera stella della manifestazione, e gli affondi di Perisic. Gli inglesi, secondo tradizione, arrivano stanchissimi e, del resto, mancano da una semifinale mondiale dal 1990. Vince la Croazia 2-1 ai supplementari, grazie ad un gol di Mandzukic. La Francia, invece, supera il Belgio con rete del difensore del Barca Umtiti.
In finale, parte forte la Croazia, con gran gol di Perisic, poi viene fuori la Francia che dilaga fino al 4-1, sigillato proprio da Mbappé. Alla fine quattro gol per lui e quattro per Griezmann, rifinitore elegante e spietato: entrambi girano intorno ad un centravanti classico come Giroud, formidabile di testa e nel gioco di sponda, che resta all'asciutto in tutto il mondiale. L'altra forza della Francia è stata il centrocampo, con Pogba, Matuidi e l'onnipresente Kanté.
Vince la Francia del pragmatico Deschamps, replicando il titolo del 1998, seconda la Croazia, terzo il Belgio, quarta l'Inghilterra.
(1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ (puntata, 7^ puntata, 8^ puntata, 9^ puntata, 10^ puntata, 11^ puntata, 12^ puntata, 13^ puntata, 14^ puntata, 15^ puntata, 16^ puntata, 17^ puntata, 18^ puntata, 19^ puntata, 20^ puntata, 21^ puntata, 22^ puntata)
venerdì 12 giugno 2020
Classifica dei primi dieci goleador in attività
Cristiano Ronaldo | Portogallo | 737 gol |
Lionel Messi | Argentina | 710 gol |
Zlatan Ibrahimovic | Svezia | 546 gol |
Robert Lewandowski | Polonia | 478 gol |
Luis Suarez | Uruguay | 473 gol |
Sergio Aguero | Argentina | 422 gol |
Klaas-Jan Huntelaar | Olanda | 418 gol |
Edinson Cavani | Uruguay | 403 gol |
Neymar | Brasile | 379 gol |
Wayne Rooney | Inghilterra | 363 gol |
martedì 25 febbraio 2020
Napoli-Barca: 1-1. Mertens, Griezmann
La cronaca: Napoli basso e compatto, Barca che palleggia alla ricerca di varchi che non trova. Sblocca la partita un contrasto di Zielinski con Umtiti. Assist per Mertens, che piazza un gran tiro alla sinistra di Ter Stegen. Più tardi Manolas sfiora il raddoppio su assist volante di Callejon. Barcellona imbrigliato, Messi periferico. Si va al riposo. Dopo pochi minuti della ripresa, deve uscire Mertens, infortunato, per Milik. Alla prima distrazione della difesa azzurra, pareggia il Barca con Griezmann. Il Napoli sfiora il gol con Callejon che tira addosso a Ter Stegen da due passi. Partita aperta. A due minuti dal termine, espulso Vidal, dopo scontro con Mario Rui. Infortunio per Piquet. Finisce in pareggio. Il Napoli può guardare con una certa fiducia al ritorno in Catalogna.
martedì 3 dicembre 2019
Messi è sopravvalutato, anche dopo il sesto pallone d'oro
lunedì 2 dicembre 2019
Pallone d'Oro 2019 al sopravvalutato Messi. Solo secondo Van Dijk
martedì 26 novembre 2019
Messi non merita il Pallone d'Oro 2019! Lo merita Van Dijk
mercoledì 30 ottobre 2019
I 59 anni di Diego Armando Maradona: il re del calcio
venerdì 4 ottobre 2019
I 10 migliori cannonieri (goleador) in attività
- Cristiano Ronaldo 704 gol
- Lionel Messi 684 gol
- Zlatan Ibrahimovic 539 gol
- Luis Suarez 463 gol
- Robert Lewandoski 443 gol
- Klaas Jan Huntelaar 413 gol
- Sergio Aguero 406 gol
- Edinson Cavani 399 gol
- Neymar 364 gol
- Wayne Rooney 359 gol
mercoledì 2 ottobre 2019
Barcellona-Inter 2-1
mercoledì 3 luglio 2019
Messi ha perso di nuovo: fuori dalla Coppa America 2019. Brasile in finale
martedì 7 maggio 2019
Liverpool-Barca 4-0: Origi (2), Wijnaldum (2). Liverpool in finale
Liverpool-Barcellona 4-0.
lunedì 6 maggio 2019
E se il Liverpool passasse il turno?
*Aggiornamento: Klopp ha annunciato che mancheranno sia Salah, e si sapeva, che Firmino!!! Ancora più difficile l'impresa che servirebbe al Liverpool.