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martedì 23 giugno 2020

Storia dei mondiali di calcio: Russia 2018. Vince la Francia. 23^ puntata

Nel 2018, nella Russia di Putin, si disputa la 21^ edizione dei mondiali di calcio. L'Italia, com'era accaduto a quelli di Svezia del 1958, non c'è! 


Alla vigilia, tra le favorite sono indicate l'Argentina di Messi, Higuain, Aguero e Di Maria e il Brasile di Neymar, che però è reduce da lungo infortunio, e Gabriel Jesus. Un gradino sotto la Francia e la Spagna. Pochi pronostici saranno rispettati. 


Nei gironi eliminatori, nessuna grande sorpresa. La partita più avvincente è il derby iberico, con il Portogallo trascinato ad un rocambolesco pareggio, 3-3, da una tripletta di Cristiano Ronaldo. Impressiona il Belgio, che fa bottino pieno, mettendosi alle spalle l'Inghilterra di Harry Kane, autore di cinque gol in due partite.


L'Argentina esce agli ottavi di finale, sconfitta 4-3 dalla Francia, grazie ad una doppietta del diciannovenne Mbappé: un attaccante velocissimo e potente, che, da lontano, ricorda Ronaldo da Lima. Messi, con dispiacere dei suoi infaticabili laudatores, fallisce ancora l'obiettivo del mondiale: testa bassa, sguardo spaurito, in campo passeggia. Lontano anni luce del carisma impareggiabile di Maradona cui vorrebbero accostarlo. Il Brasile saluta la competizione ai quarti: sconfitta per 2-1 contro il Belgio di Hazard e De Bruyne, autore del gol decisivo. L'Inghilterra supera la Colombia: ancora un gol di Kane, su rigore, che gli varrà il titolo di capocannoniere della manifestazione.


In semifinale si ritrovano: Francia contro Belgio e Inghilterra contro Croazia. I croati, che hanno vinto due partite ai rigori, contro la Danimarca, agli ottavi, e la Russia, ai quarti, contano sul centrocampo meglio assortito del torneo: la regia bassa di Brozovic, il dinamismo tecnico di Rakitic e le rifiniture a tutto campo di Modric, forse la vera stella della manifestazione, e gli affondi di Perisic. Gli inglesi, secondo tradizione, arrivano stanchissimi e, del resto, mancano da una semifinale mondiale dal 1990. Vince la Croazia 2-1 ai supplementari, grazie ad un gol di Mandzukic. La Francia, invece, supera il Belgio con rete del difensore del Barca Umtiti.


In finale, parte forte la Croazia, con gran gol di Perisic, poi viene fuori la Francia che dilaga fino al 4-1, sigillato proprio da Mbappé. Alla fine quattro gol per lui e quattro per Griezmann, rifinitore elegante e spietato: entrambi girano intorno ad un centravanti classico come Giroud, formidabile di testa e nel gioco di sponda, che resta all'asciutto in tutto il mondiale. L'altra forza della Francia è stata il centrocampo, con Pogba, Matuidi e l'onnipresente Kanté.


Vince la Francia del pragmatico Deschamps, replicando il titolo del 1998, seconda la Croazia, terzo il Belgio, quarta l'Inghilterra.


(1^ puntata2^ puntata3^  puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ (puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata12^ puntata13^ puntata14^ puntata15^ puntata16^ puntata17^ puntata18^ puntata19^ puntata20^ puntata, 21^ puntata22^ puntata)


venerdì 15 maggio 2020

Italia-Francia 6-2: 15 maggio 1910, prima partita della nazionale italiana

Sono passati 110 anni. La Belle Epoque era al tramonto, cui avrebbe contribuito anche la guerra che l'Italia, un anno dopo, avrebbe dichiarato alla Turchia per la conquista della Libia. Preannuncio dell'immane conflitto che stava per scatenarsi in Europa. Presidente del Consiglio era Luzzatti, ma il dominus della politica italiana restava Giovanni Giolitti. Allo Stadio Civico Arena di Milano, il 15 maggio del 1910, alle ore 15:30, ci fu il debutto della nazionale italiana di calcio contro la Francia, davanti a poco meno, o poco più, di 4.000 spettatori. Il calcio era ancora un gioco praticato da pochissimi amatori, quasi sconosciuto nel Mezzogiorno, per niente popolare, dacché lo sarebbe diventato solo nel primo dopoguerra. Ed era un calcio confuso e confusionario, che ancora andava dietro alla Piramide di Cambridge: grosso modo tutti all'attacco, continui uno contro uno, assembramenti - allora non vietati! - e contrasti dozzinali, campanili e rinvii strampalati. Alcuni calciatori provenivano dalla ginnastica, dai quadri svedesi e dalla parallele asimmetriche. L'Italia era allenata da Umberto Meazza, solo omonimo del magnifico Giuseppe Meazza, che sarebbe nato, sempre a Milano, di lì a pochi mesi. La selezione dei giocatori era affidata ad una commissione tecnica federale. L'Italia vinse 6-2. Fu soltanto l'inizio.


File:Italy football team 1910.jpg - Wikipedia
Nazionale Italiana al debutto, 15 maggio 1910

ITALIA: De Simoni (U.S. Milanese), Varisco (U.S. Milanese), Calì (Doria) (cap.), Trerè (Ausonia), Fossati (Inter), Capello D. (Torino), Debernardi (Torino), Rizzi (Ausonia), Cevenini I (Milan), Lana (Milan), Boiocchi (U.S. Milanese). Commissione tecnica federale. All.: U. Meazza.

FRANCIA: Tessier, Mercier, Sollier, Rigal, Ducret, Vascout, Mouton, Sellier, Bellocq, Ollivier, Jourde (cap.). Commissione tecnica interfederale.

Reti: 13' Lana, 20' Fossati, 49' Sellier, 59' Lana, 62' Ducret, 66' Rizzi, 82' Debernardi, 89' Lana rigore.

giovedì 23 aprile 2020

Tour de France 1989: LeMond e Fignon. Il romanzo di due campioni leggendari e di una rivalità unica

Il Tour più bello e avvincente, cui mi sia capitato di assistere, resta quello del 1989. Al via, il grande favorito era il beniamino di casa Laurent Fignon, il professore, così detto per via di occhialini dalla montatura dorata che gli conferivano un'aria molto seria. Fignon era tornato competitivo nelle gare tappe proprio al Giro d'Italia appena vinto su Flavio Giupponi.
Laurent Fignon
Talento precoce, aveva già conquistato, nel 1983 e nel 1984 due Tour de France consecutivi e sembrava destinato a stabilire una lunga tirannia nel mondo delle due ruote: nel 1984 aveva appena 24 anni, essendo nato a Parigi il 12 agosto del 1960. Ecco, quell'anno, il 1984, quello delle Olimpiadi di Los Angeles, Fignon aveva sfiorato anche il Giro, perdendo la maglia rosa nella cronometro finale che giungeva all'Arena di Verona: decisivo l'apporto tecnologico fornito a Moser dalle ruote lenticolari. Al Tour, però, aveva dato dieci minuti a sua maestà Bernard Hinault e undici al campione del mondo in carica Greg LeMond. Invece, da quel momento cominciò un periodo di buio agonistico per Fignon, dovuto anche a ripetuti infortuni. Hinault avrebbe vinto il Tour del 1985, il suo quinto e rimasto l'ultimo per i francesi!, davanti a LeMond, con Fignon assente. Lemond avrebbe vinto, primo americano della storia, il Tour del 1986, Hinault secondo e pronto al ritiro a soli 32 anni. Il professore francese avrebbe dovuto attendere, si diceva, il Giro del 1989 per tornare a fare classifica in un grande giro. Nel frattempo, si era annesso, noblesse oblige, due Milano-Sanremo consecutive ('88 e '89).
File:Laurent Fignon, Système U (cropped).jpg - Wikipedia
Laurent Fignon (FRA)
Greg LeMond
Greg LeMond era un predestinato. Ciclista dove, negli Usa, il ciclismo era sport di puro diletto, aveva messo a profitto il fatidico incontro con un italoamericano di origini marchigiane, Fred Mengoni. Suo ispiratore e mentore. LeMond, nato in California il 26 giugno 1961, era stato campione del mondo nel 1983, dopo il secondo posto inflittogli da Saronni a Goodwood nel 1982. Ma, era anche magnifico corridore da gare a tappe. In carriera, faceva il Giro per preparare il Tour. Eppure arrivò con facilità terzo e quarto nella corsa della Gazzetta ('85 e 86). S'è detto del Tour che vinse su Hinault nel 1986. Poi, il fato volle esigere da lui un prezzo elevatissimo dalla gloria ottenuta. Un incidente, un banale incidente di caccia, rimase ferito e forzatamente lontano dalle competizioni per due lunghi anni, essendosi temuto per la sua carriera oltre che per la sua vita. Tornava alle corse proprio nel 1989. Quando comincia la nostra storia.
Greg LeMond - Wikipedia
Greg Lemond (USA)
Tour de France 1989
Dopo anni contrappuntati da assenze dolorose, al via della Grande Boucle, ci sono tutti i migliori. Fignon, appunto, fresco vincitore del Giro, LeMond, risorto, Pedro Delgado, vincitore, tra le polemiche, del Tour del 1988, la corazzata della PDM, che schiera, tutti assieme, Theunisse, Rooks, Alcala e Kelly: finiranno tutti e quattro tra i primi dieci della classifica generale, pur mancando il podio. La corsa comincia con un coup de theatre: lo spagnolo Delgado, nel cronoprologo del Lussemburgo, si presenta al via con due minuti e mezzo di ritardo. Perché? Si tireranno in ballo i sospetti di doping che avevano adombrato la sua vittoria dell'anno prima. Delgado dovrà correre in rimonta tutto il Tour e chiuderà terzo, nonostante la superiorità manifesta in salita. La prima maglia gialla è dell'olandese Breuking, classe 1964, uno che aveva più reputazione nelle corse a tappe, allora, dei coetanei Bugno e Indurain, luogotenente di Delgado. Fignon prende la maglia gialla alla quinta tappa. LeMond gliela porta via alla decima, dopo una cronometro interminabile, 73 km, che giunge a Futuroscope. Fignon la riprende a Superbagneres, sui Pirenei, e la cede di nuovo a LeMond, a Gap, all'esito della quarta cronometro di quel Tour! Fignon va meglio in salita. E si veste ancora di giallo dopo l'Alpe d'Huez, domata dall'olandese Theunisse. Fino alla cronometro, la quinta, che giunge a Parigi da Versailles, il 23 luglio 1989. La Francia è tutta con Fignon. Con l'eccezione degli inconsapevoli organizzatori, che hanno infarcito il Tour di 190,3 km contro il tempo, cronosquadre compresa! Fignon lotta, ma LeMond vola. E vince il Tour de France 1989 con il vantaggio più esiguo e beffardo della storia del ciclismo: 8"! Otto, tremendi secondi, che porranno fine alla carriera di Fignon ad alti livelli. La seconda beffa per Fignon, dopo quella di Verona 1984. Troppo. LeMond vincerà anche il Tour, il suo terzo, del 1990.


domenica 21 luglio 2019

Foix Prat d'Albis: si stacca Alaphilippe. Vince Simon Yates

🚲 Le Tour De France 2019
Tappa durissima la quindicesima del Tour de France 2019, ancora sui Pirenei, da Limoux a Foix Prat d'Albis, tre gran premi della montagna di prima categoria, arrivo in salita, caldo, tensione e due settimane di corsa nelle gambe. Se Alaphilippe oggi non si stacca, il Tour è suo. Thibaut Pinot sta bene come non mai e vuol recuperare il tempo sciaguratamente perso in pianura.  La Francia vuole l'erede di Hinault, ultimo vincitore transalpino del Tour nel 1985! Potrebbe attaccare anche Bernal, che vuole i gradi di capitano di Geraint Thomas. C'è il terreno per terremotare la classifica generale. Sarebbe possibile anche un temerario attacco da lontano.
La corsa: fuga. Davanti resta solo Simon Yates. Sulla salita finale è Thibaut Pinot ad accendere le polveri. Si staccano in tanti,  a cominciare da Geraint Thomas. A 5 km dall'arrivo si stacca anche la maglia gialla Alaphilippe, che lotta come un leone e arriva stremato ma ancora al comando della classifica generale. Vince Simon Yates, secondo un grande Thibaut Pinot, che arriva con Landa. Partita apertissima. Domani giorno di riposo. Alaphilippe terrà la maglia gialla martedì e mercoledì il tracciato addirittura gli si adduce. Poi, le Alpi. Tre tappe dure, soprattutto l'ultima.
Ordine d'arrivo:
1. Simon Yates
2. Thibaut Pinot a 33"
3. Landa a 33"
4. Buchmann a 51"
5. Bernal a 51"

lunedì 25 marzo 2019

Quanto è forte l'Inghilterra di Harry Kane!

Travolto il Montenegro 5-1, fuori casa. Quanto è forte l'Inghilterra di Harry Kane: il miglior centravanti del mondo per distacco. Già 22 gol per lui in nazionale. In 37 partite. Ora, si è messo a segnare pure Sterling, che con i bianchi d'Albione, fino a due partite fa, aveva percentuali di realizzazione disastrose. Gli inglesi, quarti ai mondiali di Russia, mi sembrano i più seri rivali della Francia in vista dei prossimi Europei.

mercoledì 11 luglio 2018

Croazia - Inghilterra 2-1: Croazia in finale contro la Francia

Inglesi avanti con punizione pennellata da Trippier. Il raddoppio sfuma. Anche per errori di un Kane stanchissimo. E la solita inconsistenza di Sterling. Nella ripresa, sale in cattedra Perisic, che prima pareggia, nella ripresa, poi serve a Mandzukic, nei supplementari, la palla che vale il 2-1. A quel pubto, teatro croato e perdite di tempo. Inghilterra priva di una regia efficace. Croazia in finale, per la prima volta nella sua giovane storia. Domenica, sfiderà la Francia, per vincere i mondiali di Russia 2018.

Croazia - Inghilterra: le formazioni

Stasera, ore 20:00, Mosca, la seconda semifinale dei mondiali di Russia 2018, Croazia - Inghilterra. La vincente sfiderà la Francia, nella finale in programma domenica, ore 17:00.



Ecco le probabili formazioni:



CROAZIA: Subasic; Vrsaljko, Lovren, Vida, Strinic; Brozovic; Rebic, Rakitic, Modric, Perisic; Mandzukic



INGHILTERRA: Pickford; Walker, Stones, Maguire; Henderson; Trippier, Lingard, Alli, Young; Sterling, Kane

martedì 10 luglio 2018

Francia - Belgio 1-0: Francia in finale con gol di Umtiti

Un gol di testa di Umtiti, all'inizio della ripresa, basta alla Francia per battere il Belgio ed approdare alla finale di Russia 2018, dove sfiderà Croazia o Inghilterra. Io  credo l'Inghilterra. Il limite del Belgio, stasera, è stato Lukaku. Troppo lento negli spazi intasati dell'area francese. Troppo legato. Troppo legnoso. Mai che gli riesca un anticipo. Nella Francia, invece, oltre al talento puro di Mbappé e alla qualità media altissima, colpisce la maturità di Griezmann. Regista offensivo di straordinaria lucidità. Alla Bobby Charlton.

Francia - Belgio. Le formazioni

Stasera, ore 20.00, San Pietroburgo, la prima semifinale dei mondiali di Russia 2018:
Francia - Belgio.
"Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae...." (Giulio Cesare, Commentarii De Bello Gallico)
 Insomma, è un derby.

Ecco le probabili formazioni:


FRANCIA: Lloris; Pavard, Varane, Umtiti, Hernandez; Kanté, Pogba, Matuidi; Giroud; Griezmann, Mbappé

BELGIO: Courtois; Alderweireld, Kompany, Vermaelen; Carrasco, Witsel, Fellaini, Chadly; Lukaku, Hazard, De Bruyne

venerdì 6 luglio 2018

Uruguay-Francia 0-2: Varane e Griezmann

Francia in semifinale, a Russia 2018. Battuto un Uruguay piuttosto modesto, e privo di Cavani, con gol di Varane e Griezmann, aiutato dalla papera colossale di Muslera. Ciò detto, questa Francia è forte sul serio. Griezmann ne è il leader tecnico e morale. La qualità media della squadra è altissima.

sabato 30 giugno 2018

Francia-Argentina 4-3: doppietta di Mbappè. Messi assente

Qualcuno lo paragona ad Henry, a me ricorda di più il primo Michael Owen, fatto sta che Mbappè ha una velocità fenomenale ed una superba tecnica di tiro. Lo scatto che procura il fallo da rigore di Rojo è impressionante. Griezmann trasforma. Di Maria pareggia con tiro alla Recoba. Nella ripresa, l'Argentina passa in vantaggio con gol di Mercado, che devia con  fortuna un tiretto di Messi, anonimo come sempre in partite come questa. Pavard, con bellissimo tiro di esterno destro, pareggia. Mbappè, prima di sinistro e poi di destro, porta la Francia sul meritato 4-2, che diventa 4-3 per il gol di testa del subentrato Aguero nel recupero. Ogni palla persa dall'Argentina è un contropiede della Francia, in cui si fanno apprezzare anche Pogba e Giroud, centravanti antico, che si porta a spasso sempre due avversari. Messi a secco in partite ad eliminazione diretta, dopo quattro mondiali. Direi che possa bastare.

martedì 26 giugno 2018

Argentina agli ottavi, battuta la Nigeria

Anche con un gol di Messi, aiutato dalla difesa naif della Nigeria, l'Argentina vince ed approda agli ottavi di finale, dove affronterà la Francia. E, salvo sorprese oggi impensabili, perderà. Pessima, al solito, la prova di Higuain. 

venerdì 1 giugno 2018

Francia-Italia 3-1

Francia di grande spessore, tecnico ed atletico.  Va sul 2-0 con Umtiti e rigore di Griezmann. L'Italia, che schiera anche due terzini di modestia tecnica assoluta, come D'Ambrosio e De Sciglio, si aggrappa alla classe di Balotelli. Una sua punizione violentissima costringe Lloris alla respinta su cui si avventa Bonucci, che accorcia le distanze. Nella ripresa diverse occasioni da ambo le parti. Bravo e volitivo Chiesa. Francia sprecona con Dembelè, che però è un velocista imprendibile e poi inventa un pallonetto meraviglioso per il 3-1 francese. Dopo azione avviata dal solito errore di.disimpegno di D'Ambrosio. Eppure Mancini dovrebbe conoscerlo. La nazionale italiana resta in alto mare. La Francia, invece, al netto di una certa mancanza di concretezza, potrebbe anche vincere i mondiali. Di certo, non parte battuta.

venerdì 6 aprile 2018

Le nazioni del ciclismo: Italia, Francia, Belgio, Spagna, Olanda, Lussemburgo e Svizzera

Ho aggiornato il post, per il resto valido, con riflessioni sulle ultime tre stagioni. Qualcosa è cambiato (vedi sotto in verde).

I primi di febbraio, ho cominciato a pubblicare una classifica a punti, certo opinabile, ma formata secondo criteri tutto sommato neutri, dei migliori ciclisti della storia*. Quanto al rendimento. Ha stravinto Merckx, con vantaggio enorme su secondo e terzo, rispettivamente Hinault e Bartali. Figuriamoci gli altri, più staccati. Ripeto, classifica di rendimento, legata ai risultati. Perché, sarebbe stato assai più difficile graduare il talento. Ma, di certo, Pantani avrebbe scalato moltissime posizioni in classifica, nella quale sarebbero entrati alcuni pionieri, rimasti fuori perché, ai tempi loro, molte corse ancora non c'erano. Ma, nemmeno questo è il punto del post. Scorrendo la classifica, si è riproposto un vecchio tema. Le nazioni del ciclismo, della storia del ciclismo, sono, per lo più, sebbene qualcosa stia cambiando, sette. Curiosamente, ma è una mera coincidenza, cinque su sette, sono le stesse che diedero vita, alla CEE: Italia, Francia, Belgio, Spagna, Olanda, Lussemburgo, e Svizzera. L'Europa unita, progetto fallito, secondo me, nacque con la Germania, allora Ovest, in luogo della Spagna. La Svizzera, si sa, sta sempre per conto proprio. La Spagna, tornando al ciclismo, ha iniziato lentamente. Ha avuto il suo primo grande giro nazionale, soltanto nel 1935, laddove il Tour de France si corre dal 1903 ed il Giro d'Italia dal 1909. Ed i primi grandissimi campioni soltanto negli anni '50, con Bahamontes, formidabile scalatore, e Miguel Poblet, passista velocissimo, capace di ben figurare anche nelle gare a tappe. L'Italia aveva già avuto quattro campionissimi: Girardengo, Binda, Bartali e Coppi. E campioni della statura di Guerra e Magni, per tacere degli altri. Da nessuna parte, però, il ciclismo era diventato religione laica come in Belgio. Ed il Belgio aveva dato formidabili corridori da corse in linea, ma anche dominatori di grandi giri. Il primo a vincere tre Tour de France, fu, per esempio, il belga Thys. Eguagliato dal francese Bobet, soltanto a metà degli anni '50. Poi, venne, per i belgi, Merckx, che vinse tutto, dappertutto. Diciannove classiche monumento: 7 Milano-Sanremo, 2 Giri delle Fiandre, 3 Parigi-Roubaix, 5 Liegi-Bastogne-Liegi, 2 Giri di Lombardia. Primato assoluto. Soltanto altri due suoi connazionali, Van Looy e Roger De Vlaeminck seppero vincere almeno una volta tutte le classiche monumento. Ma, Merckx vinse anche 5 Tour de France, come prima di lui Anquetil, e dopo di lui Hinault ed Indurain, 5 Giri d'Italia, come prima di lui Binda e Coppi, e dopo di lui nessuno. Una Vuelta a Espana. E tre campionati del mondo. Nel "dopo Merckx", però, i belgi, se rimasero competitivi nelle grandi corse di un giorno, quasi sparirono nelle grandi corse a tappe. Dopo la vittoria di De Muynck al Giro del 1978, nessun belga ha più trionfato tra Giro, Vuelta e Tour. Mentre, gli spagnoli hanno cominciato a farla da padroni. Con Lejarreta e Delgado, poi, più di tutti, Indurain e Contador, sette grandi giri a testa, passando per Olano ed Heras, per Sastre e Valverde, uno che ha vinto moltissimo anche le corse di un giorno, come, in parte, aveva saputo fare Oscar Freire Gomez, tre mondiali, tre Milano-Sanremo. L'Italia, negli ultimi cento anni, è rimasta costante, tolti pochi periodi di basso profilo. In tutte le competizioni su strada. La Francia, per contro, almeno nelle grandi gare a tappe, ha conosciuto, con dieci anni di ritardo, le medesime difficoltà del Belgio. Dal 1985, ultimo successo di Bernard Hinault a Parigi, non ha più vinto il Tour. E, dopo di allora, due soli grandi giri: con Fignon, il Giro d'Italia 1989, con Jalabert la Vuelta a Espana 1995. Soltanto da qualche anno, con Bardet e Thibaut Pinot è tornata competitiva nei grandi giri, pur senza vincerli. Anche nelle corse di un giorno, i francesi, dopo il ritiro di Jalabert, hanno vinto pochissimo. Quasi niente. Tolta la Milano-Sanremo con Demare. Sicché, in questo momento, la nazione guida del ciclismo, è la Spagna. Ma, qualcosa si muove. Per l'Olanda, ad esempio. Con Tom Dumoulin. Uno che, fossimo nei primi anni '90, quando al Tour, ed in parte al Giro, c'erano cronometro lunghissime, partirebbe sempre per vincere i grandi giri. Per la Gran Bretagna, sembrava il caso eccezionale di Froome chiacchierato ma vincente come pochi, e Cavendish, tra i maggiori velocisti di sempre, 30 tappe al Tour. Ma, se consideriamo il successo di Wiggins al Tour del 2012 e quello di Geraint Thomas al Tour 2018, con Simon Yates, che doma le salite di Giro e Vuelta, qualcosa sta cambiando nella terra d'Albione. Sono tornati nelle retrovie gli USA, che da 30 anni, svanita l'illusione Armstrong, non hanno più trovato un campione come Greg LeMond, tre Tour e due campionati del mondo. E nelle retrovie resta la Svizzera, che, del resto, è sempre andata a fiammate. Prima delle guerra, solo Heinrich Suter si staccò dalla massa. Poi, l'epoca d'oro di Kubler e Koblet, a cavallo tra anni '40 e '50 . Un lungo riflusso, fino a Tony Rominger, 3 Vuelta e 1 Giro, ma anche secondo al Tour e classiche vinte, ed Alex Zulle. Poi negli ultimi quindici anni, Fabian Cancellara, dominatore delle classiche del pavé, 3 Fiandre e 3 Roubaix. Anche il Lussemburgo arranca. Eppure, Nicolas Frantz fu tra i più forti corridori degli anni '20. E Gaul è stato, con Bartali e Pantani, il miglior grimpeur della storia. Dopo il ritiro dei fratelli Schleck, però, non c'è un campione lussemburghese. Forse, ma rimane indecifrabile, Bob Jungels. La nazione che ha compiuto più progressi, dopo aver fatto per decenni le cose migliori nel ciclismo su pista, è la Germania. Che dovette aspettare, per un campione, Rudi Altig negli anni '60. Poi, Junkermann e Thurau. Ma, il corridore tedesco più forte resta Ullrich e, dopo di lui, un velocista capace di vincere 4 Sanremo come Zabel. Epperò, oggi, la Germania ha un plurivincitore come Greipel, il miglior velocista del mondo come Kittel ed un movimento solido. E' diventata una realtà l'Australia, che ha Matthews e Caleb Ewan, dopo aver avuto Cadel Evans, vincitore di Tour e campionato del mondo, e McEwen, velocista di rango. Mentre, negli anni '80, il primo grande corridore aussie, Phil Anderson, costituiva una continua sorpresa. Si sono aggiunte nazioni come la Russia ed il Kazakistan e l'Ucraina. E la Slovacchia del maggior talento contemporaneo, Peter Sagan, uno che nemmeno sa quanto sia forte. E, ma da 30 anni, cominciando con Lucho Herrera, arrivando a Quintana, i grandi scalatori colombiani. 

*Aggiornamento al 29 marzo 2021.

La Francia ha trovato in Alaphilippe, vincitore della Sanremo 2019 e del campionato del mondo 2020, un nuovo grande campione. Bernal è stato il primo colombiano a vincere il Tour, nel 2019. Gli inglesi, negli ultimi 9 anni, si sono annessi 11 vittorie nei grandi giri: 1 Wiggins (1 Tour), 7 Froome (4 Tour, 1 Giro, 2 Vuelta), 1 Geraint Thomas (1 Tour), 1 Geoghegan Hart (1 Giro, 2020), 1 Simon Yates (1 Vuelta). Nessuno ha saputo far meglio in questo lasso di tempo. Roglic (2 Vuelta e una Liegi) e Pogacar (1 Tour) hanno messo al centro della scena ciclistica la piccola Slovenia. Insomma, le nazioni del ciclismo non sono più soltanto sette.

*Aggiornamento del 06 aprile 2022: Roglic ha vinto anche la terza Vuelta nel 2021 e Pogacar il secondo Tour oltre alla Liegi e al Lombardia. In questo 2022, ai loro successi si è sommata l'affermazione di Mohoric alla Sanremo. Dominio sloveno.

* Sono stati classificati i primi 162 ciclisti della storia, fino ad ora. Guida l'Italia, con 48 corridori.
Italia: 48 corridori
Belgio: 27 corridori
Francia: 19 corridori
Spagna: 19 corridori
Olanda: 10 corridori
Svizzera: 7 corridori
Lussemburgo: 5 corridori
Germania: 5 corridori
Gran Bretagna: 3 corridori
Irlanda: 2 corridori
Australia: 2 corridori
Danimarca: 2 corridori
USA: 2 corridori
Portogallo, Slovacchia, Colombia, Russia, Kazakistan, Norvegia, Slovenia: 1 corridore

venerdì 3 marzo 2017

E' scomparso Raymond Kopa, asso di Stade Reims, Real Madrid e Francia

Uno dei più forti giocatori degli anni '50, francese di origini polacche, come tanti, come Chopin, Raymond Kopa, nato Kopaszewski, si fece conoscere nella più forte squadra francese del tempo lo Stade Reims, con la quale raggiunse la prima finale di Coppa dei Campioni, nel 1956, contro il Real Madrid di Di Stefano, cui sarebbe approdato, l'anno dopo, condividendo il mito, che dei blancos che si andava edificando. Vi rimase fino al 1959, conquistando tre titoli europei, l'ultimo proprio contro lo Stade Reims, nel 1959. Nel mezzo, i mondiali di Svezia del 1958, conclusi al terzo posto con la Francia, dietro il Brasile di Pelè, Vavà, Didì, Zagallo, Garrincha e la Svezia padrona di casa. Il suo connazionale Fontaine avrebbe vinto, con 13 gol, il titolo di capocannoniere. La locuzione calcio champagne, poi tornata di moda ai tempi di Platini, Tigana e Giresse, fu coniata allora, per Kopa e Fontaine. Kopa era un brevileneo, artista del dribbling, che eseguiva in mille modi, compiaciuto, tanto che gli rimproveravano di sbarazzarsi raramente del pallone, qualche volta sacrificando compagni meglio posizionati. Era il precipitato, questo studiato egoismo, dei suoi esordi da ala. Poi divenne centravanti, ma a modo suo, agendo spesso fuori dall'area, partendo in dribbling. Al Real Madrid, si spostò di nuovo sull'ala, perché al centro signoreggiava Di Stefano e a sinistra, dal 1958, cannoneggiava Puskas. Nell'anno del mondiale svedese, complice la grandeur transalpina, fu pallone d'oro. Nato nel 1931, Kopa è mancato oggi.

giovedì 1 settembre 2016

Segna sempre Pellè: Italia 1 Francia 3

Grande gol di Pellè in mezzo alla migliore prestazione della Francia, che batte 3-1, a Bari, la prima Italia di Ventura. Il centravanti azzurro ha in nazionale un alto rendimento: 8 gol in 18 partite. Che giochi in Cina, poco importa. Sono gli altri a preoccupare. A cominciare dal solito, sopravvalutato, Buffon.

domenica 10 luglio 2016

#PortogalloFrancia 1-0 gol di #Eder. Portogallo campione d'Europa

Giustizia è fatta. Punito dal campo e dai suoi numi tutelari il bruttissimo intervento di Payet che esclude Cristiano Ronaldo dalla più parte della finale degli Europei 2016. Partita tirata, ma Pogba sarebbe forte? In Italia, magari. Si è nascosto, spaventato dall'importanza della posta in palio. I portoghesi, ebbri di tecnica, addormentano il gioco, e Griezmann sbaglia di misura almeno tre gol. Poi i portoghesi cambiano passo con l'ingresso di Eder, una forza della natura. Che, nel secondo tempo supplementare, inventa un gran destro incrociato per il gol della vittoria portoghese. Grande prova di Joao Mario ma bravo anche Quaresma subentrato proprio a Cristiano Ronaldo. Primo grande successo internazionale per il Portogallo. Meritato. Piange la Francia. E chissenefrega.

giovedì 7 luglio 2016

Francia-Germania: 2-0, doppietta di Griezmann che sale a 6 gol, capocannoniere di Euro 2016

Possesso sterile, sacchismo sconfitto. La Germania va a casa, la Francia vola in finale con doppietta di Griezmann, che sale a 6 gol ed ipoteca il titolo di capocannoniere di Euro 2016. Domenica finale tra Francia e Portogallo. Francia favorita ma Cristiano Ronaldo può decidere altrimenti.

mercoledì 6 luglio 2016

Portogallo in finale: Cristiano Ronaldo 9 gol come Platini

Già nel 2012 lo indicavo come uno dei più grandi colpitori di testa della storia del calcio. Imperioso è stato il suo stacco per il gol del vantaggio del Portogallo contro il Galles: Cristiano Ronaldo, nei momenti salienti c'è sempre. Portogallo in finale. Aspetta la Germania o la Francia.

domenica 26 giugno 2016

Ha ragione Gary #Lineker: #Pogba sopravvalutato

Ha ragione Gary Lineker: Pogba è sopravvalutato. E parecchio.  Non dico che non sia forte. Ma non è il fenomeno che la patetica ed esterofila stampa italiana pretende. L'hanno capito persino gli sciovinisti francesi. Mediocre, fin qui, il suo Europeo.