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venerdì 2 dicembre 2022

Saluto ad Ercole Baldini

Ercole Baldini è stato, nella seconda metà degli anni '50, uno dei migliori ciclisti del mondo. Poderoso passista, ha saputo stabilire il primato del mondo dell'ora, che era appartenuto ad Anquetil e, prima, a Coppi; ha vinto la prova in linea delle Olimpiadi di Melbourne, nel 1956, la prova in linea del campionato italiano nel 1957 e del campionato del mondo, nel 1958. In quello stesso 1958, l'anno di Nel blu dipinto di blu, si era imposto anche al Giro d'Italia, mettendo in fila il belga Brankart, il grandissimo grimpeur lussemburghese Charly Gaul, Louison Bobet, già vincitore di tre Tour de France, e Gastone Nencini. Tra i migliori cronomen che la storia del ciclismo ricordi, Baldini, classe 1933, capace di difendersi anche in salita, andò incontro ad un precoce crepuscolo agonistico. Il ricordo delle sue imprese è, tuttavia, sopravvissuto.  

mercoledì 21 ottobre 2020

A Madonna di Campiglio: vince O'Connor. Per il resto, molta noia

Diciassettesima tappa del Giro d'Italia 2020, da Bassano del Grappa a Madonna di Campiglio. Riparte l'assalto alla maglia rosa del portoghese Almeida, che deve difendere 17" di vantaggio su Kelderman e molto di più sugli più immediati inseguitori. Con tre Gpm di prima categoria: Forcella Valbona, Monte Bondone - ascesa resa mitica dalla tappa da tregenda vinta Gaul nel Giro del 1956 - e quella finale a Madonna di Campiglio: 203 km. Molti aspettano la crisi secca di Almeida, preannunciata domenica e smentita ieri. Se Nibali avesse le gambe giuste, oggi, dovrebbe provare ad attaccare già sul Monte Bondone.

La cronaca.

Va via la fuga. Il che significa già tanto. Vince l'australiano O'Connor, che riscatta il secondo posto di ieri. Nessuno dà battaglia alla maglia rosa di Almeida, che arriva fresco e relativamente riposato a Madonna di Campiglio. Una tappa sprecata dai suoi rivali. I quali, però, occorre pensare, forse non avevano le gambe per attaccare. E la preoccupazione di difendere o migliorare i piazzamenti ha pesato. Non darei troppa importanza alla querelle interna alla Sunweb. Sì, Hindley ha fatto uno scatto e ha chiuso Kelderman. Ma, nessuno dei due ne aveva abbastanza, secondo me, per staccare davvero il portoghese. Poi, qualche gelosia fa parte della storia del ciclismo. 

martedì 19 maggio 2020

I migliori scalatori del ciclismo: grimpeur e passisti scalatori

La montagna e il ciclismo, un connubio ormai indissolubile, sebbene non necessario. E non originario. Le prime corse ciclistiche, fino ai primissimi anni del 1900, ne avevano pochissima di salita. Intendo, di salita vera. Al Tour de France, le salite degne di questo nome, si videro alla terza edizione, nel 1905, con il Massiccio dei Vosgi ed un assaggio di Alpi, per esempio. Si comprese presto, tuttavia, che lo spettacolo offerto dalle arrampicate sui versanti alpini o pirenaici era unico, sia da un punto di vista naturalistico ed estetico che da un punto di vista agonistico e sportivo. Molta storia ciclistica, soprattutto nelle corse a tappe, si è scritta in salita. Propongo una classifica dei migliori scalatori del ciclismo, distinguendo tra grimpeur, scalatori puri, e passisti scalatori. Scattisti gli uni, capaci di costanti progressioni i secondi. Proporrò anche una classifica dei migliori cronoman, dei migliori velocisti e dei migliori discesisti.


I Grimpeur
  1. Gino Bartali (Italia)
  2. Charly Gaul (Lussemburgo)
  3. Marco Pantani (Italia)
  4. Federico Bahamontes (Spagna)
  5. Lucien Van Impe (Belgio)
  6. José Manuel Fuente (Spagna)
  7. Julio Jimenez Munoz (Spagna)
  8. Lucho Herrera (Colombia)
  9. Vicente Trueba(Spagna)
  10. Nairo Quintana (Colombia)
  11. Raymond Poulidor (Francia)
  12. Alejandro Valverde (Spagna)
  13. Thibaut Pinot (Francia)
  14. Roberto Heras (Spagna)
  15. René Vietto (Francia)
  16. Richard Virenque (Francia)
  17. Claudio Chiappucci (Italia)
  18. Joaquim Rodriguez (Spagna)
  19. Steven Rooks (Olanda)
  20. Imerio Massignan (Italia)
I Passisti/Scalatori
  1. Fausto Coppi (Italia)
  2. Eddy Merckx (Belgio)
  3. Bernard Hinault (Francia)
  4. Alfredo Binda (Italia)
  5. Alberto Contador (Spagna)
  6. Chris Froome (Inghilterra)
  7. Luison Bobet (Francia)
  8. Felice Gimondi (Italia)
  9. Luis Ocana (Spagna)
  10. Pedro Delgado (Spagna)
  11. Gianni Bugno (Italia)
  12. Laurent Fignon (Francia)
  13. Greg LeMond (USA)
  14. Miguel Indurain (Spagna)
  15. Jacques Anquetil (Francia)
  16. Costante Girardengo (Italia)
  17. Joop Zootemelk (Italia)
  18. Vincenzo Nibali (Italia)
  19. Bernard Thevenet (Francia)
  20. Tony Rominger (Svizzera)

lunedì 4 maggio 2020

Giro d'Italia 1994: Berzin, Pantani, Indurain

Nel 1994, al Giro d'Italia c'è aria di rinnovamento. Torna Miguel Indurain, alla ricerca del tris rosa, c'è sempre Chiappucci, che ha in squadra un relativamente giovane scalatore, in fondo ha già 24 anni, Marco Pantani, c'è Eugenio Berzin, russo, egli pure di 24 anni, che ha appena conquistato la Liegi-Bastogne-Liegi. E c'è anche Bugno, che ha avuto nel 1993 il suo annus horribilis, che ha vinto, due mesi prima e d'un soffio, il Giro delle Fiandre su Museeuw e cerca conferme alla sua rinascita agonistica nella corsa a tappe che più ama.
La corsa.
La prima sorpresa alla seconda tappa. Breve cronometro, che, udite, udite, sfugge ad Indurain ed è vinta dal suo ex gregario, il francese Armand De Las Cuevas, che ha lasciato la Banesto per la Castorama, inseguendo ambizioni di successo in proprio. Secondo è Berzin! Solo terzo Indurain. Il giorno dopo, Moreno Argentin, a Osimo, prende tappa e maglia rosa. Quarta tappa, con arrivo a Loreto Aprutino, Bugno scatta nel finale e fa il vuoto facilmente. Tutti i grandi del gruppo, il primo è Chiappucci, si danno la pena di organizzare l'inseguimento. Bugno si volta spesso a sorvegliare il rientro del gruppo, che evita e vince a braccia alzate. Avesse insistito di più, avrebbe preso la maglia rosa, che resta invece ad Argentin, per 7". E Bugno perde qui il suo Giro. Come, nel 1991, l'aveva perso nella Collecchio-Langhirano, cronometro di 43 km che aveva vinto su Bernard, fermandosi ad un secondo dalla maglia rosa di Chioccioli. Cosa intendo dire? Bugno, dotato di classe immensa, ha una corsa però neghittosa, di rimessa, raramente attacca e mai programma un attacco. Strategicamente è molto naif. Il Giro del 1990 lo vinse proprio perché prese subito la maglia, tenendola fino al termine. Ma, torniamo al 1994. Il giorno dopo Berzin, a Campitello Matese si aggiudica tappa e maglia rosa. Che terrà fino alla fine, consolidando il suo vantaggio nella cronometro che arriva a Follonica, che domina, e nella cronoscalata di Passo del Bocco. Indurain non è più il tiranno contro il tempo. A Follonica, dopo Berzin, c'è, ancora lui!, De Las Cuevas, Bugno è terzo. Il navarro cede due minuti e mezzo! Tutti aspettano una crisi di Berzin sulle montagne, perché si dubita possa mantenere la forma della Liegi. La manterrà a dispetto di tutti i pronostici. Il Giro si arrampica sulle Dolomiti. Il 4 giugno Pantani vince a Merano e si rivela al grande pubblico. Siamo di fronte ad uno scalatore puro, formidabile, della razza di Bartali e di Gaul, dice subito Rino Negri. Come Bartali scatta con le mani basse sui manubri e se ne va. Il giorno dopo, nella tappa che arriva all'Aprica,  Pantani dà spettacolo sulle pendenze innaturali del Mortirolo. Indurain cerca di restare con lui. Ma, è inutile. Il ritmo di Pantani, quello che dirà di tenere per "abbreviare la sua agonia", è insostenibile per chiunque. Bugno tracolla sul Mortirolo. Poi, lungo l'Aprica, dimezza lo svantaggio. Come sempre cresce con lo scorrere dei chilometri. Peccato, per lui, che la tappa ne misuri solo 188! Alla fine, il Giro andrà a Berzin, classe 1970, davanti a Pantani, nuovo idolo dei tifosi, classe 1970, che ha detronizzato il capitano Chappucci, e Indurain, sconfitto dopo tre anni in un grande giro. Bugno è ottavo. Con molti rimpianti.
Giro d'Italia ´94 | Indurain,Berzin,Pantani | Anders | Flickr
Indurain, Berzin, Pantani al Giro 1994


giovedì 19 aprile 2018

I migliori ciclisti lussemburghesi della storia

Propongo una classifica a punti dei migliori ciclisti lussemburghesi della storia. Primo è risultato il grande Nicola Frantz, vincitore di due Tour de France negli anni '20, appena davanti a Gaul, probabilmente il miglior scalatore della storia del ciclismo.
  • Tour de France:                                            


 1. 350 punti 2. 200 punti 3. 150 punti 4. 120 5. 100 6. 80 punti 7. 70 8. 60 punti 9. 50 punti 10. 40 punti                

    • Giro d'Italia:


    1. 300 punti 2. 150 punti 3. 100 punti 4. 80 punti 5. 70 punti 6. 60 punti 7. 50 punti 8. 40 punti 9. 30 punti 10. 20 punti    



    • Vuelta a Espana:



    1. 200 punti 2. 100 punti 3. 80 punti 4. 70 punti 5. 60 punti 6. 50 punti 7. 40 punti 8. 30 punti 9. 20 punti 10. 10 punti    



    • Campionato del mondo:



    1. 100 punti 2. 70  punti 3. 60 punti 4. 50 punti 5. 40 punti 6. 30 punti 7. 20 punti 8. 10 punti 9. 8 punti 10. punti    



    • Classiche "monumento" (Milano - Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi - Roubaix, Liegi - Bastogne - Liegi, Giro di Lombardia) e Giro della Svizzera:

    1. 60 punti 2. 54 punti 3. 48 punti 4. 42 punti 5. 36 punti 6. 30 punti 7. 24 punti 8. 18 punti 9. 12 punti 10. 6 punti      


    • Campionato nazionale, Classiche internazionali (Freccia Vallone, Amstel Gold Race, Clasica di San Sebastian, Campionato di Zurigo, Parigi - Tours, Gand - Wevelgem, Olimpiadi):


    1. 50 punti 2. 40 punti 3. 30 punti



    • Brevi corse a tappe di maggior prestigio (Tirreno - Adriatico, Parigi - Nizza, Giro del Delfinato, Midi Libre, Giro di Romandia, Giro dei Paesi Baschi, Giro del Trentino, Bicicletta Basca, Vuelta a Burgos, Giro di Catalogna, Giro del Mediterraneo, Giro del Belgio, Vuelta a Murcia, Vuelta a Levante -Comunità Valenciana-, Giro di Danimarca, Criterium International, Giro di Gran Bretagna, Settimana Ciclistica Lombarda, Giro di Aragona, Giro della Comunità Valenciana, Giro dell'Algarve, Tour du Haut Var, Giro del Lussemburgo, Quattro Giorni di Dunkerque, Giro dell'Andalusia):


    1. 40 punti

    • Classiche del calendario italiano e classiche minori del calendario internazionale (Tre Valli Varesine, Coppa Agostoni, Coppa Bernocchi, Milano - Torino, Giro del Veneto, Giro del Piemonte, Giro del Friuli, Giro dell'Appennino, Giro del Lazio, Giro dell'Emilia, Trofeo Matteotti, Gran Premio Industria e Commercio, Giro di Toscana, Gran Premio Città di Camaiore, Coppa Sabatini, Trofeo Laigueglia, Coppa Placci, Gran Premio Beghelli, Strade Bianche, E3 Harelbeke, Freccia del Brabante, Het Volk, Gran Premio di Francoforte, Scheldeprijs, Gran Premio di Vallonia, Gran Premio Primavera, Gren Premio di Montreal, Primus Classic, Attraverso le Fiandre, Ronde Van Limburg, Gran Premio Cantone Argovia):


    
    1. 30 punti


    • Campionati nazionali minori (1. 30 punti, 2. 20 punti, 3. 10 punti)

    • Brevi corse a tappe e *corse di un giorno di minor prestigio (Giro di Slovenia, Giro della Repubblica Ceca, Giro di Sardegna, Route du Sud, Giro dell'Algarve, Giro dell'Irlanda, Giro delle Asturie, Settimana Catalana, *Escalada a Montjuic, * Vuelta a la Rioja, Giro dell'Austria, Giro del Qatar, Giro del Portogallo, Tour Down Under, Vuelta a Colombia, Giro di Polonia, Eneco Tour) 
    1. 25 punti
    • Vittorie di tappa nei grandi giri nazionali (Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta a Espana):


    per ogni vittoria al Tour: 15 punti
    per ogni vittoria al Giro: 12 punti
    per ogni vittoria alla Vuelta: 10 punti

    1. Nicolas Frantz (Lussemburgo): 2.416 punti (1922-1934): 1.320 punti al Tour de France (due volte primo, due volte secondo, una volta quarto, una volta quinto), 130 punti al campionato del mondo (una volta secondo, una volta terzo), 360 punti al campionato lussemburghese (dodici volte primo), 24 punti alla Milano-Sanremo (una volta settimo), 54 punti al Giro delle Fiandre (una volta sesto, due volte nono), 78 punti alla Parigi-Roubaix (una volta quarto, una volta quinto), 80 punti alla Parigi-Tours (una volta primo, una volta terzo), 40 punti al Giro dei Paesi Baschi (una volta primo), 30 punti alla Parigi-Bruxelles (una volta primo), 300 punti per vittorie di tappa al Tour de France (20 vittorie di tappa)


    2. Charly Gaul (Lussemburgo): 2.402 punti (1953-1962): 700 punti al Tour de France (una volta primo, due volte terzo, una volta nono),  960 punti al Giro d'Italia (due volte primo, due volte terzo, due volte quarto), 110 punti al campionato del mondo (una volta terzo, una volta sesto, una volta settimo), 230 punti punti al campionato lussemburghese (sei volte primo, due volte secondo, una volta terzo),  120 punti al Giro del Lussemburgo (due volte primo), 150 punti per vittorie di tappa al Tour de France (dieci vittorie di tappa), 132 punti per vittorie di tappa al Giro d'Italia (undici vittorie di tappa)

    3. Francois Faber (Lussemburgo): 1.655 punti (1906-1914): 970 punti al Tour de France (una volta primo, due volte secondo, una volta quinto, una volta settimo, una volta nono), 24 punti alla Milano-Sanremo (una volta sesto),  156 punti alla Parigi-Roubaix (una volta primo, una volta terzo, una volta quinto, una volta nono), 60 punti al Giro di Lombardia (una volta primo), 130 punti alla Parigi-Tours (due volte primo, una volta terzo), 30 punti alla Parigi-Bruxelles (una volta primo), 285 punti per vittorie di tappa al Tour de France (diciannove vittorie di tappa)

    4. Andy Schleck (Lussemburgo): 1.267 punti: 750 punti al Tour de France (una volta primo, due volte secondo), 150 punti al Giro d'Italia (una volta secondo), 100 punti al campionato lussemburghese (una volta primo, due volte secondo, tre volte terzo), 180 punti alla Liegi-Bastogne-Liegi (una volta primo, una volta terzo, una volta quarto, una volta sesto), 42 punti al Giro di Lombardia (una volta quarto), 45 punti per vittorie di tappa al Tour (tre vittorie di tappa)

    5. Frank Schleck (Lussemburgo): 1.243 punti (2003-2016): 390 punti al Tour de France (una volta terzo, due volte quinto, una volta decimo), 70 punti alla Vuelta a Espana (una volta quarto), 55 punti al campionato del mondo (una volta quarto, una volta decimo), 110 punti al campionato lussemburghese (tre volte primo, due volte terzo), 192 punti alla Liegi-Bastogne-Liegi (una volta secondo, due volte terzo, una volta settimo, una volta ottavo), 72 punti al Giro di Lombardia (una volta terzo, una volta settimo), 114 punti al Giro della Svizzera (una volta primo, una volta secondo), 90 punti all'Amstel Gold Race (una volta primo, una volta secondo), 40 punti al Giro del Lussemburgo (una volta primo), 40 punti al Criterium International (una volta primo), 30 punti al Giro dell'Emilia (una volta primo), 30 punti per vittorie di tappa al Tour (due vittorie di tappa), 10 punti per vittorie di tappa alla Vuelta (una vittoria di tappa)

    6. Bob Jungels (Lussemburgo):  337 punti (2013-) : 100 punti al Giro d'Italia (una volta sesto, una volta ottavo), 150 punti al campionato lussemburghese (cinque volte primo), 60 punti alla Liegi-Bastogne-Liegi (una volta primo), 12 punti per vittorie di tappa al Giro (una vittoria di tappa), 15 punti per vittorie di tappa al Tour (una vittoria di tappa) [carriera ancora in corso]








    venerdì 6 aprile 2018

    Le nazioni del ciclismo: Italia, Francia, Belgio, Spagna, Olanda, Lussemburgo e Svizzera

    Ho aggiornato il post, per il resto valido, con riflessioni sulle ultime tre stagioni. Qualcosa è cambiato (vedi sotto in verde).

    I primi di febbraio, ho cominciato a pubblicare una classifica a punti, certo opinabile, ma formata secondo criteri tutto sommato neutri, dei migliori ciclisti della storia*. Quanto al rendimento. Ha stravinto Merckx, con vantaggio enorme su secondo e terzo, rispettivamente Hinault e Bartali. Figuriamoci gli altri, più staccati. Ripeto, classifica di rendimento, legata ai risultati. Perché, sarebbe stato assai più difficile graduare il talento. Ma, di certo, Pantani avrebbe scalato moltissime posizioni in classifica, nella quale sarebbero entrati alcuni pionieri, rimasti fuori perché, ai tempi loro, molte corse ancora non c'erano. Ma, nemmeno questo è il punto del post. Scorrendo la classifica, si è riproposto un vecchio tema. Le nazioni del ciclismo, della storia del ciclismo, sono, per lo più, sebbene qualcosa stia cambiando, sette. Curiosamente, ma è una mera coincidenza, cinque su sette, sono le stesse che diedero vita, alla CEE: Italia, Francia, Belgio, Spagna, Olanda, Lussemburgo, e Svizzera. L'Europa unita, progetto fallito, secondo me, nacque con la Germania, allora Ovest, in luogo della Spagna. La Svizzera, si sa, sta sempre per conto proprio. La Spagna, tornando al ciclismo, ha iniziato lentamente. Ha avuto il suo primo grande giro nazionale, soltanto nel 1935, laddove il Tour de France si corre dal 1903 ed il Giro d'Italia dal 1909. Ed i primi grandissimi campioni soltanto negli anni '50, con Bahamontes, formidabile scalatore, e Miguel Poblet, passista velocissimo, capace di ben figurare anche nelle gare a tappe. L'Italia aveva già avuto quattro campionissimi: Girardengo, Binda, Bartali e Coppi. E campioni della statura di Guerra e Magni, per tacere degli altri. Da nessuna parte, però, il ciclismo era diventato religione laica come in Belgio. Ed il Belgio aveva dato formidabili corridori da corse in linea, ma anche dominatori di grandi giri. Il primo a vincere tre Tour de France, fu, per esempio, il belga Thys. Eguagliato dal francese Bobet, soltanto a metà degli anni '50. Poi, venne, per i belgi, Merckx, che vinse tutto, dappertutto. Diciannove classiche monumento: 7 Milano-Sanremo, 2 Giri delle Fiandre, 3 Parigi-Roubaix, 5 Liegi-Bastogne-Liegi, 2 Giri di Lombardia. Primato assoluto. Soltanto altri due suoi connazionali, Van Looy e Roger De Vlaeminck seppero vincere almeno una volta tutte le classiche monumento. Ma, Merckx vinse anche 5 Tour de France, come prima di lui Anquetil, e dopo di lui Hinault ed Indurain, 5 Giri d'Italia, come prima di lui Binda e Coppi, e dopo di lui nessuno. Una Vuelta a Espana. E tre campionati del mondo. Nel "dopo Merckx", però, i belgi, se rimasero competitivi nelle grandi corse di un giorno, quasi sparirono nelle grandi corse a tappe. Dopo la vittoria di De Muynck al Giro del 1978, nessun belga ha più trionfato tra Giro, Vuelta e Tour. Mentre, gli spagnoli hanno cominciato a farla da padroni. Con Lejarreta e Delgado, poi, più di tutti, Indurain e Contador, sette grandi giri a testa, passando per Olano ed Heras, per Sastre e Valverde, uno che ha vinto moltissimo anche le corse di un giorno, come, in parte, aveva saputo fare Oscar Freire Gomez, tre mondiali, tre Milano-Sanremo. L'Italia, negli ultimi cento anni, è rimasta costante, tolti pochi periodi di basso profilo. In tutte le competizioni su strada. La Francia, per contro, almeno nelle grandi gare a tappe, ha conosciuto, con dieci anni di ritardo, le medesime difficoltà del Belgio. Dal 1985, ultimo successo di Bernard Hinault a Parigi, non ha più vinto il Tour. E, dopo di allora, due soli grandi giri: con Fignon, il Giro d'Italia 1989, con Jalabert la Vuelta a Espana 1995. Soltanto da qualche anno, con Bardet e Thibaut Pinot è tornata competitiva nei grandi giri, pur senza vincerli. Anche nelle corse di un giorno, i francesi, dopo il ritiro di Jalabert, hanno vinto pochissimo. Quasi niente. Tolta la Milano-Sanremo con Demare. Sicché, in questo momento, la nazione guida del ciclismo, è la Spagna. Ma, qualcosa si muove. Per l'Olanda, ad esempio. Con Tom Dumoulin. Uno che, fossimo nei primi anni '90, quando al Tour, ed in parte al Giro, c'erano cronometro lunghissime, partirebbe sempre per vincere i grandi giri. Per la Gran Bretagna, sembrava il caso eccezionale di Froome chiacchierato ma vincente come pochi, e Cavendish, tra i maggiori velocisti di sempre, 30 tappe al Tour. Ma, se consideriamo il successo di Wiggins al Tour del 2012 e quello di Geraint Thomas al Tour 2018, con Simon Yates, che doma le salite di Giro e Vuelta, qualcosa sta cambiando nella terra d'Albione. Sono tornati nelle retrovie gli USA, che da 30 anni, svanita l'illusione Armstrong, non hanno più trovato un campione come Greg LeMond, tre Tour e due campionati del mondo. E nelle retrovie resta la Svizzera, che, del resto, è sempre andata a fiammate. Prima delle guerra, solo Heinrich Suter si staccò dalla massa. Poi, l'epoca d'oro di Kubler e Koblet, a cavallo tra anni '40 e '50 . Un lungo riflusso, fino a Tony Rominger, 3 Vuelta e 1 Giro, ma anche secondo al Tour e classiche vinte, ed Alex Zulle. Poi negli ultimi quindici anni, Fabian Cancellara, dominatore delle classiche del pavé, 3 Fiandre e 3 Roubaix. Anche il Lussemburgo arranca. Eppure, Nicolas Frantz fu tra i più forti corridori degli anni '20. E Gaul è stato, con Bartali e Pantani, il miglior grimpeur della storia. Dopo il ritiro dei fratelli Schleck, però, non c'è un campione lussemburghese. Forse, ma rimane indecifrabile, Bob Jungels. La nazione che ha compiuto più progressi, dopo aver fatto per decenni le cose migliori nel ciclismo su pista, è la Germania. Che dovette aspettare, per un campione, Rudi Altig negli anni '60. Poi, Junkermann e Thurau. Ma, il corridore tedesco più forte resta Ullrich e, dopo di lui, un velocista capace di vincere 4 Sanremo come Zabel. Epperò, oggi, la Germania ha un plurivincitore come Greipel, il miglior velocista del mondo come Kittel ed un movimento solido. E' diventata una realtà l'Australia, che ha Matthews e Caleb Ewan, dopo aver avuto Cadel Evans, vincitore di Tour e campionato del mondo, e McEwen, velocista di rango. Mentre, negli anni '80, il primo grande corridore aussie, Phil Anderson, costituiva una continua sorpresa. Si sono aggiunte nazioni come la Russia ed il Kazakistan e l'Ucraina. E la Slovacchia del maggior talento contemporaneo, Peter Sagan, uno che nemmeno sa quanto sia forte. E, ma da 30 anni, cominciando con Lucho Herrera, arrivando a Quintana, i grandi scalatori colombiani. 

    *Aggiornamento al 29 marzo 2021.

    La Francia ha trovato in Alaphilippe, vincitore della Sanremo 2019 e del campionato del mondo 2020, un nuovo grande campione. Bernal è stato il primo colombiano a vincere il Tour, nel 2019. Gli inglesi, negli ultimi 9 anni, si sono annessi 11 vittorie nei grandi giri: 1 Wiggins (1 Tour), 7 Froome (4 Tour, 1 Giro, 2 Vuelta), 1 Geraint Thomas (1 Tour), 1 Geoghegan Hart (1 Giro, 2020), 1 Simon Yates (1 Vuelta). Nessuno ha saputo far meglio in questo lasso di tempo. Roglic (2 Vuelta e una Liegi) e Pogacar (1 Tour) hanno messo al centro della scena ciclistica la piccola Slovenia. Insomma, le nazioni del ciclismo non sono più soltanto sette.

    *Aggiornamento del 06 aprile 2022: Roglic ha vinto anche la terza Vuelta nel 2021 e Pogacar il secondo Tour oltre alla Liegi e al Lombardia. In questo 2022, ai loro successi si è sommata l'affermazione di Mohoric alla Sanremo. Dominio sloveno.

    * Sono stati classificati i primi 162 ciclisti della storia, fino ad ora. Guida l'Italia, con 48 corridori.
    Italia: 48 corridori
    Belgio: 27 corridori
    Francia: 19 corridori
    Spagna: 19 corridori
    Olanda: 10 corridori
    Svizzera: 7 corridori
    Lussemburgo: 5 corridori
    Germania: 5 corridori
    Gran Bretagna: 3 corridori
    Irlanda: 2 corridori
    Australia: 2 corridori
    Danimarca: 2 corridori
    USA: 2 corridori
    Portogallo, Slovacchia, Colombia, Russia, Kazakistan, Norvegia, Slovenia: 1 corridore

    domenica 17 luglio 2016

    Gli scatti teatrali di Aru

    A beneficio di telecamera. Tanto per farsi notare. Ma a che servono gli scatti di Fabio Aru? Teatro e poco più. Da Bartali a Gaul a Pantani, i grandi scalatori partono e non si voltano, testa bassa a pedalare, a scavare un solco sempre più profondo. Oggi, sul Massiccio della Giura, Aru ha fatto uno scattino tanto per ricordarci che al Tour c'è anche lui. Froome se n'è accorto a stento. Subito Aru si è voltato. Subito l'hanno ripreso. Tutto inutile. Aru, se presenti al via i migliori specialisti delle corse a tappe, non è da primi cinque posti al Tour. Perché perde troppo a cronometro, fatica sempre sul passo, soffre il vento. In salita, poi, lo scatto per far male agli avversari. E' vero, nella terza settimana sale di tono, o meglio, essendo un diesel mantiene la condizione, quando altri calano. Ma, per vincere un Tour de France ci vuole ben altro.

    sabato 20 luglio 2013

    Tour de France 2013: a Semnoz trionfa Quintana, secondo Joaquim Rodriguez, terzo Froome che conquista il Tour

    Corre da cannibale Froome, ma non è Merckx. A 1,2 km dal traguardo di Semnoz, prova a conquistare l'ultima tappa di montagna, scattando in faccia a Quintana e Joaquim Rodríguez. Quintana, però, risponde quasi subito e poi scatta a propria volta involandosi verso il primo successo della carriera al Tour. Il colombiano, 23 anni, è uno scalatore puro che ricorda i grandi della storia, da Bartali a Gaul, da Bahamontes a Delgado fino a Pantani. Prima o poi, la maglia gialla sarà sua. Chiude primo a Semnoz e secondo al Tour. E' la nuova stella del ciclismo mondiale. Nella classifica di tappa il secondo è Joaquim Rodríguez, il terzo è Froome, che paga la sua ingordigia. Froome conquista il Tour de France 2013, perché domani a Parigi si sfilerà o poco più. Le polemiche su di lui, però, continueranno.