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martedì 22 giugno 2021
martedì 16 febbraio 2016
Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): Berlino 1936 (11^ puntata). La leggenda di Jesse Owens
Nel 1936, le Olimpiadi, undicesima edizione dell'era moderna, si tennero a Berlino. I nazisti, di cui ancora molti in Europa sottovalutavano il pericolo, si profusero in uno sforzo senza precedenti per comunicare al mondo la folle idea di superiorità della civiltà tedesca e della fantomatica razza ariana. Hitler diede incarico ad una giovane regista, peraltro ricca di talento, Leni Riefenstahl di raccontare per immagini l'avventura delle Olimpiadi: ne sortì un lungo film, Olympia, maniacale ed estetizzante, ma tecnicamente notevole, nel quale gli sforzi degli atleti venivano ripresi da mille angolazioni. Un capolavoro inquietante. L'eroe della manifestazione, inesorabile beffa alle teorie razziali dell'imbianchino austriaco, sarà lo statunitense di colore Jesse Owens, quattro medaglie d'oro, a cominciare da quella più prestigiosa sui 100 piani, cui si aggiungeranno l'oro sui 200, l'oro nella 4x100 e l'oro nel salto in lungo. Soltanto Carl Lewis, a Los Angeles 1984, riuscirà ad eguagliare questo primato. La Germania trionfa però nel medagliere, davanti agli Stati Uniti, usciti a pezzi dalla "grande depressione" ed alla sorprendente Ungheria. Quanto alla regina della manifestazione, l'atletica leggera, nel mezzofondo veloce, l'Italia ottiene un argento con Mario Lanzi, negli 800 m, ed un bronzo con Beccali, campione a Los Angeles, nei 1.500 m. Ma, il risultato più bello è quello colto dalla staffetta 4x100: un argento dietro gli imprendibili americani capitanati da Owens. L'Italia conquistò anche un oro nell'atletica femminile, con la grandissima Ondina Valla: la sua vittoria negli 80 m ad ostacoli fu decretata dal fotofinish, utilizzato per la prima volta sul filo di lana. Nel medagliere, l'Italia finì quarta, mettendo assieme otto ori, nove argenti e cinque bronzi. Ben quattro ori giunsero dalla scherma, da lustri riserva di caccia prediletta dagli atleti italiani. Il successo più festeggiato venne però dal calcio, dove la nazionale di Vittorio Pozzo confermò la superiorità del calcio nostrano, faro negli anni '30. Con Pozzo, l'Italia era stata campione del mondo nel 1934 e si sarebbe confermata tale a Parigi, nel 1938. (cfr. 1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata, 9^ puntata, 10^ puntata)
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giovedì 8 maggio 2014
Storia dei mondiali di calcio: 4^ puntata (L'Italia trionfa a Parigi, 1938)
Dopo il 1934, l'Italia di Vittorio Pozzo vince anche le Olimpiadi di Berlino nel 1936. Ai mondiali del 1938 in Francia, pertanto, partecipa come favorita d'obbligo, sebbene i pronostici guardino con entusiasmo anche alle scuole danubiane ed al Brasile, nel quale impressionano i tanti virtuosi del palleggio e del dribbling oltre al fantastico centravanti Leonidas, che la leggenda accredita come il primo ad avere eseguito una rovesciata sui campi di calcio. Questo magari non è vero, vero è però che Leonidas era un fenomeno di istinto e di coordinazione, potente e veloce. Risulterà il capocannoniere del torneo. Manca l'Austria, annessa a maggio alla Germania. Sull'Europa dominano venti di guerra. Pozzo punta su un nuovo centravanti, Silvio Piola, mentre il comando del gioco resta affidato a Giuseppe Meazza, promosso capitano e lume tecnico della manifestazione iridata, ed a Giovanni Ferrari, suo compagno di squadra nell'Ambrosiana-Inter che ha appena conquistato il suo quarto scudetto. Il "metodo" di Pozzo, che viaggia e si aggiorna continuamente, ma evita di passare al "sistema", si adatta benissimo alle caratteristiche degli italiani. Meazza inventa traiettorie impensate ed i francesi, ammirati, lo ribattezzano "le grand peintre du football". In semifinale, l'Italia affronta il Brasile, che risparmia Leonidas in vista di una finale ritenuta certa. L'albagia verde-oro viene punita. Vince l'Italia con un clamoroso rigore di Meazza, che calcia tenendosi con una mano il pantaloncino intento a cadere per via di un'improvvida rottura dell'elastico. In finale, viene sconfitta l'Ungheria di Sarosi. Secondo campionato del mondo consecutivo, che allora ancora si chiama Coppa Rimet. L'Italia del calcio domina e dominerebbe ancora. Se poco più di un anno dopo non scoppiasse la seconda Guerra Mondiale, facendo saltare due edizioni dei mondiali nel 1942 e, a disastro compiuto, nel 1946. (1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata)
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martedì 8 aprile 2014
Storia dei mondiali di calcio: 3^ puntata (L'Italia trionfa nel '34 a Roma)
Orgoglio inglese a parte, è la nazionale italiana a dominare la scena per tutti gli anni '30. Grandi rivali non mancano, a cominciare dagli ungheresi, celebri per la fitta ragnatela di passaggi con la quale avanzano verso la porta avversaria, ma anche per le splendide conclusioni ad effetto, eseguite con l'esterno del piede, in un'epoca nella quale parecchi calciano ancora di punta: si pensi a Levratto, che a questa maniera realizza gol a grappoli. Come è forte la Cecoslovacchia, come è forte l'Austria, il famoso Wunderteam, allenato da Hugo Meisl. L'Italia di Vittorio Pozzo, giornalista e grande studioso del calcio, gioca con il Metodo e fa incetta di successi, dalla Coppa Internazionale, antesignana degli attuali campionati europei, fino ai mondiali. Nel 1934, a Roma, giunge il primo successo degli azzurri, guidati dall'estro impareggiabile di Meazza, infallibile centravanti con l'Ambrosiana - Inter, che in nazionale arretra a mezzala di regia, mentre il centrattacco è il bolognese Schiavio. Al fianco di Meazza, come mezzala sinistra, gioca il lucidissimo Giovanni Ferrari, la difesa è guidata da Luisito Monti, centromediano oriundo, viene dall'Argentina, che costituisce muro invalicabile per gli avanti nemici e prima rampa di lancio per la propria squadra. In finale l'Italia batte la Cecoslovacchia 4-2. E' un trionfo, che qualche storico di basse vedute cercherà di sminuire, facendolo passare per opera del fascismo. Invece, sul campo, l'Italia si dimostra più forte. Meazza, cosa che ai tempi suoi nessuno sa fare, già lancia la palla negli spazi vuoti, già immagina traiettorie impensate, vede quello che gli altri non vedono e, complici due piedi straordinari, lo realizza (1^ puntata, 2^ puntata).
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