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Visualizzazione post con etichetta Maradona. Mostra tutti i post
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martedì 10 aprile 2012

Il Milan torna nella "fatal Verona": fra poco, Chievo - Milan

Il Milan a Verona ha perso due scudetti. "La fatal Verona" è locuzione che si escogitò nel 1973, quando i rossoneri videro sfumare il tricolore sul filo del traguardo. Vinse la Juve. E successe di nuovo nel 1990: ricordate l'espulsione di Van Basten che, infuriato, si tolse la maglietta? Il Milan di Sacchi, proprio quella domenica, si avviò al tramonto. Lo scudetto andò al Napoli di Maradona. Dopo 22 anni, ancora Verona, ancora uno scudetto in bilico, la rivale è di nuovo la Juve, sebbene ci siano ancora sette partite da giocare, compresa quella di stasera. Il Milan, carico di infortuni affronterà il Chievo, mentre nelle due precedenti occasioni giocò contro l'Hellas Verona. Come andrà a finire? Sarà ancora fatal Verona?

mercoledì 21 marzo 2012

La media gol di Messi. Che non è il più forte di sempre. Maradona era di un'altra categoria

Numeri iperbolici quelli di Messi. Dopo la tripletta di ieri sera, i gol con il Barcellona sono 234, sicché Messi, 25 anni a giugno, diventa il più grande goleador della storia del Barca. Notevole, assolutamente notevole. Se non fosse che si ricomincia con la solita storia dei confronti con i grandi del passato, che, a detta dei lodatori del tempo presente, Messi avrebbe già superato. Non sono d'accordo. Perché si trascura di considerare il fattore "Barca". Senza perdersi in troppe disquisizioni, cito qualche numero significativo. Messi, nel Barcellona più forte di sempre, segna con una straordinaria media, 0,75 nella Liga, 0,76 in Champions. Con la casacca dell'Argentina, però, mistero apparente del calcio, la sua media si normalizza ed anzi precipita a 0,32, poco meno di un gol ogni tre partite. Ci sarà un motivo? Perché dev'esserci. Ne converrete. Lo 0,32 con l'Argentina, peraltro, è il frutto del rapporto tra le 64 partite giocate, una quantità statisticamente affidabile, ed i 22 gol segnati. Qual è il vero Messi? Quello del Barca, fenomenale, oppure quello con la maglia albiceleste, forte, ma meno di tanti altri? Probabilmente, la risposta esatta sta nel mezzo. Sicché Messi è fortissimo, nessun dubbio, ma Maradona resta di un'altra categoria.
Aggiungo che Ronaldo, nonostante i terribili infortuni patiti in carriera, ha chiuso l'attività agonistica con una media di 0,68 gol a partita, 442 reti in 644 partite: media superiore a quella mantenuta fino ad ora da Messi di 0,64 gol partita, frutto del rapporto tra le 416 partite giocate ed i 269 gol segnati.
* Aggiornamento dell'8 maggio 2012: Messi è arrivato, ad una giornata dalla fine, a 50 gol nella Liga, davvero troppo perché si possa ancora considerare attendibile il campionato spagnolo, nel quale Cristiano Ronaldo è comunque a 45. Cifre iperboliche. Basti pensare che proprio Cristiano Ronaldo, in Premier League, si è fermato al massimo a 31.
*Aggiornamento dell'11 dicembre 2012: gli 86 gol stagionali di Messi sono un'enormità. Battuto il primato di Gerd Muller: 85 gol nel 1972. Il punto, però, è un altro, richiamando quanto scritto sopra, nella Liga Messi segna troppo, perché nella Liga, in assoluto, si segna troppo. Chiarisco meglio il mio pensiero in nuovo post che segnalo: "Messi 86 gol: fermate la Liga!".
*Aggiornamento dell'8 giugno 2013: ieri Messi ha giocato l'ennesima partita a bassissima intensità con l'Argentina, nella sfida terminata a reti bianche contro la Colombia. Segnalo, al riguardo, un nuovo post:  "La media gol di Messi, strepitosa con il Barca precipita con l'argentina".
*Aggiornamento del 28 luglio 2021: torno a questo post dopo più di otto anni. Messi ha continuato a segnare a raffica con il Barca ed anzi la sua media è cresciuta a 0,86 gol a partita. Come ha continuato a faticare con l'Argentina: 0,50 gol a partita, ad oggi, meglio di prima, ma nettamente peggio che in blaugrana. Ha fallito la finale mondiale del 2014 e le finali di Coppa America 2015  e 2016, vincendo, ma ai rigori, quella del 2021. La mia idea su di lui non è mutata.

venerdì 16 marzo 2012

I dieci calciatori più forti di sempre: Maradona, Pelé, Cruijff, Meazza, Di Stefano, Puskas, Ronaldo, Messi, Rummenigge, Eusebio

E' una delle passioni degli amanti del calcio, formare graduatorie dei migliori giocatori della storia del calcio. Così, improvviso una mia classifica, che tiene conto del talento individuale, dei successi personali e di squadra, della capacità di incidere in un'epoca e di lasciare un'impronta del proprio passaggio sui campi di calcio. Molti non saranno d'accordo, ed è inevitabile. Valga la classifica che segue come provocazione.
1. Maradona              6. Puskas
2. Pelé                        7. Ronaldo
3. Cruijff                   8. Messi
4. Meazza                  9. Rummenigge
5. Di Stefano           10. Eusebio
Cosa ne pensate? Avete graduatorie alternative da proporre?

giovedì 8 marzo 2012

Maradona è più forte di Messi. Messi è meno forte di Maradona

Cinquina o non cinquina, che poi il Bayer Leverkusen non è il Real di Di Stefano, sebbene qualcuno sembri averlo dimenticato, Messi non è Maradona. Eppure tutti stanno lì a somministrare sondaggi, che, manco a dirlo, dopo la pretesa impresa di ieri sera, cominciano a premiare Messi. Non ho visto un solo gol difficile tra i suoi di ieri. Ha tirato bene, e persino di destro, ma sempre marcato con molta cortesia, altro che i calcioni rifilati a Maradona durante tutta la carriera. Lionello Messi, in due Mondiali, ha segnato un miserrimo gol, non decisivo, e tanto basti. Maradona rendeva sublimi le squadre in cui giocava, Messi è reso sublime dal Barcellona. Sempre che qualcuno non ritenga che Fusi, Alemao e Crippa valgano Xavi, Iniesta e Fabregas, o che De Napoli valga Busquets. Messi, per conto mio, è e rimarrà lontanissimo da Maradona. E' il migliore di questi tempi Messi. Ma, Maradona è il migliore di ogni tempo. Per il futuro, nemmeno troppo remoto, poi, Messi dovrà guardarsi da Neymar, che segna gol meravigliosi come questi in Coppa Libertadores.

mercoledì 25 gennaio 2012

Del Piero punta Roberto Baggio: 317 gol contro 318 in carriera

Il gol di ieri sera in Coppa Italia contro la Roma ha permesso a Del Piero di avvicinare Roberto Baggio, ora terzo dietro Piola, 364 gol, e l'incommensurabile Meazza, 338 gol, nella speciale classifica dei maggiori goleador italiani di ogni tempo in tutte le competizioni professionistiche. Se Baggio ha segnato 318 gol, Del Piero è a 317. Il sorpasso, verosimilmente, ci sarà. Poi, Roberto Baggio è stato un giocatore assai più forte, uno che, senza i gravissimi infortuni che ne hanno martoriato la carriera, avrebbe conteso il primato, se non a Maradona e Pelé, a tutti quelli dopo di loro. Dietro Del Piero, per tornare ai numeri, c'è Inzaghi a 315 e poi Altobelli a 298. Scommetto, comunque, che Totti, fermo a 279 reti, a fine carriera avrà superato tutti. Anche Piola.

martedì 6 dicembre 2011

Un saluto a Socrates, calciatore, artista, dottore in medicina, fondatore della "democracia corinthiana"

E' scomparso precocemente, come Best qualche anno fa, Socrates, una delle stelle più luccicanti del firmamento calcistico brasiliano. E, per inevitabile estensione, mondiale. Difficile classificarlo come giocatore, probabilmente mezzala, e non solo per il numero otto che indossava sulla maglia. Molto alto, superava il metro e novanta, magro, asciutto, tirato, sembrava lento, ma, palla al piede diventava estramente veloce, basti rivedere il gol che segnò all'Italia ai Mondiali del 1982. Possedeva un tiro di rara potenza e precisione, per via della notevole statura e di una felice scelta di tempo, segnava molti gol di testa. Socrates era tutto questo, senza dubbio, ma, soprattutto era un uomo squadra, un regista senza fissa dimora in campo, dacché svariava molto, accentrava il gioco, senza tuttavia mantenere il pallone un solo secondo di più, palleggiatore finissimo, ma amante dei tocchi di prima. E dei colpi di tacco, sua specialità massima, sintesi di una visione beffarda e visionaria del gioco del calcio. Detestava le regole, detestava la società occidentale, il capitalismo, ma, anche, per venire al calcio, la dieta dell'atleta, le rinunce, i ritiri, gli allenatori. Al Corinthians convinse i compagni all'ammutinamento, proclamando una democracia, nella quale a decidere erano i giocatori: dal modulo, alla formazione, agli allenamenti. Senza capi. Eppure il capo c'era ed era proprio Socrates, un tribuno, che fumava, beveva, cercava la compagnia delle donne e giocava al calcio senza nessuna intenzione agonistica. Eppure vinceva. Con il Corinthians ci riuscì. Con il Brasile ci andò soltanto vicino. Nel 1982, è storia notissima, il Brasile di Santana, capitanato proprio da Socrates si fece eliminare dall'Italia per non accontentarsi del pareggio: il centrocampo di quella squadra mette soggezione al solo ricordo. Zico, Falcao, Cerezo, Eder e Socrates appunto. Tanto che Junior doveva adattarsi da terzino sinistro. Se non si fosse infortunato Careca alla vigilia, quella squadra difficilmente sarebbe stata battuta. Il centravanti Serginho ne fu, infatti, il solo punto debole. Socrates venne anche in Italia, alla Fiorentina, nella stagione 1984/85, quando da noi giocavano tutti i migliori, dai suoi connazionali a Maradona, da Platini a Rummenigge ad Elkjaer e via eccellendo. Non si trovò a suo agio: troppo tattico e disciplinato il nostro calcio. Sull'uomo il giudizio spetta a Dio, come calciatore è stato grandissimo. Come personaggio anche. Benedetto Croce per spiegare il successo della Gioconda s'inventò un aggettivo, "allotrio" per definire il valore più che artistico dell'opera. Ecco Socrates lascia un ricordo forte anche per il suo valore "allotrio", per la sua ambizione di leggere la società moderna secondo canoni non convenzionali. Per la sua andatura lenta, nella vita e sul campo. Per il fatto di essere laureato in medicina, lettore accanito eppure sempre e comunque calciatore. Per le sue battute pungenti in un mondo rassegnato alla finta diplomazia.

giovedì 1 dicembre 2011

Maradona più forte di Pelè, Neymar più forte di Messi

Pelé ha dichiarato di recente che Neymar, a suo giudizio, è più forte di Messi, dacché più completo. In prospettiva, sono d'accordo. L'asso argentino, per carità, ha numeri imbarazzanti, e mi riferisco sia ai gol che segna che alle giocate che esegue, però Neymar è quasi ambidestro, laddove Messi è soprattutto mancino, e Neymar segna gol molto diversi fra loro, non in fotocopia, per quanto bellissimi, come Messi. Che ha alle spalle una squadra, il Barcellona, che non ha rivali al mondo: forse, quest'anno, il Real Madrid. Neymar, nel Santos, è la stella e spesso fa tutto da solo: di certo, non può contare, come suggeritori, su Xavi, su Iniesta, su Fabregas e via eccellendo. Tanto che Messi, con l'Argentina, dove Xavi e compagni non giocano, stenta parecchio, laddove Neymar, con il Brasile, è già decisivo. Insomma, ha ragione Pelè, Neymar è, o sarà presto, migliore di Messi. Come Maradona è stato migliore di Pelé. E migliore di tutti, in assoluto. Per rendersene conto, basti confrontare i compagni di squadra di Maradona al mondiale vinto in Messico, con quelli, straordinari, di Pelé nelle vittorie mondiali del 1958 e del 1970. Non cito la vittoria del 1962, perché Pelé giocò poco, si fece male ed al suo posto si distinse Amarildo, che basto ed avanzò per il trionfo finale. Segno che Pelé, pur grandissimo, in quel Brasile, non era del tutto necessario. Che ne pensate?

martedì 18 ottobre 2011

Storia di Recoba: 1.

Recoba, narrano le fonti, non so quanto agiografiche, voleva smettere con il calcio a diciotto anni. Penarono molto a convincerlo che, palla al piede, avrebbe potuto realizzare tutti i suoi sogni. All'alba degli anni '90, infatti, Recoba, per tutti già il Chino, non aveva quella feroce ambizione, forse necessaria ai più grandi successi, che invece tanti altri calciatori pare avessero agli inizi. Si pensi a Batistuta, arrivato tardi al calcio da altri sport, che si allenava a calciare per ore ed ore. Si pensi ad Inzaghi che, ancora oggi, 38 anni sulle spalle, segue una dieta che nemmeno un frate penitente, si pensi a Nedved, che, durante le vacanze, si appartava per ore a correre nei boschi, temendo che la forma gli scappasse via. Tutta gente decisa ad arrivare. Tutta gente arrivata, alla fine. Recoba no, andava malvolentieri ad allenarsi. E si sarebbe accontentato di un lavoro qualsiasi, lasciando il calcio al posto degli svaghi. Insomma, per indulgere al linguaggio del teatro, nessun sacro fuoco, nessuna vocazione speciale. Soltanto un talento immenso, talmente grande da imbarazzare non soltanto gli altri, ma, anche lui stesso. Debuttò nella Primera Division de Uruguay con il Danubio, una delle tante squadre di Montevideo: stagione 1993-94. Nello spazio di pochi mesi, la reputazione di Maradona oriental, poiché orientali sono per gli argentini tutti gli uruguagi, dimorando ad est del Rio de la Plata, si diffuse in tutto il sudamerica. 1^ puntata (cfr. 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata, 9^ puntata)