Elenco blog personale

giovedì 10 maggio 2018

Giro d'Italia 2018: sull'Etna vince Chaves, Simon Yates maglia rosa

Oggi, sesta tappa del Giro d'Italia 2018, Caltanissetta-Etna, 169 km e salita sul vulcano di 15 km, con i primi dieci caratterizzati da aspre pendenze. Froome continua a pedalare con fatica. Il Giro è ancora lungo, ma il britannico è lontano dalla forma migliore. Ha vinto Chaves, mentre la maglia rosa è finita a Simon Yates, gemello di Adam. I due saranno dei riferimenti nelle grandi corse a tappe per i prossimi anni. Ho visto meglio Pozzovivo e Thibaut Pinot. Il francese, insieme a Tom Dumoulin, ora terzo a 16", resta il mio favorito per il successo finale. Simon Yates, che, peraltro, è compagno di squadra di Esteban Chaves, non so se sia già pronto per vincere il Giro. Però, va forte dappertutto. Preciso: a cronometro non brilla, ma si difende. Più del gemello,  perlomeno.

mercoledì 9 maggio 2018

Giro d'Italia 2018: a Santa Ninfa vince Enrico Battaglin, secondo Visconti

Quinta tappa del Giro d'Italia 2018, ancora in terra siciliana, da Agrigento a Santa Ninfa, in provincia di Trapani, 475 m sul livello del mare. Movimenta la corsa una fuga di quattro corridori, che scappano via dal principio. Quando mancano 22 km all'arrivo, Vendrame si avvantaggia sui tre compagni di fuga, mentre il plotone comincia ad aumentare l'andatura. Il gruppo torna compatto a pochi chilometri da Santa Ninfa. Perde contatto Miguel Angel Lopez. Pozzovivo resta allo scoperto a 1,8 km dalla vetta. I grandi si studiano. Scatta Ulissi in vista del triangolo rosso. Lo segue Pozzovivo. Vince Enrico Battaglin, alla terza affermazione in carriera sulle strade del Giro, secondo Giovanni Visconti. Domani, si sale sull'Etna. E si capirà, se non altro, chi, il Giro, non potrà vincerlo. Capitolo Froome: o è un grande attore o domani perderà almeno un minuto.

Storia dei mondiali di calcio: Clodoaldo del Brasile '70. Il ritratto dei grandi campioni (22^ puntata)

Giocava nel Brasile più forte di sempre, quello che si aggiudicò definitivamente la Coppa Rimet, nome originario dei mondiali di calcio, nel 1970, battendo 4-1 l'Italia di Valcareggi in finale. Una squadra formidabile, capitanata dal terzino destro Carlos Alberto e che schierava, contemporaneamente, alla faccia degli alchimisti della tattica, del pressing e del fuorigioco e del gruppo, che poi sarebbero venuti, i migliori 5 numeri 10 brasiliani del tempo. L'inarrivabile Pelé, Tostao, Jarzinho, Gerson e Rivelino. Pelé interpretò se stesso. Gli altri si adattarono. Jarzinho da ala destra, Rivelino da ala sinistra, Tostao da centravanti, Gerson da mezzala. Eppure, in campo, comandava Clodoaldo. Il regista basso si direbbe oggi, il volante, appena ventunenne. Un prodigio di tecnica e di corsa, di visione del gioco e di carisma. Quel Brasile, che Zagallo aveva voluto a dispetto di tutte le regole più banali sui ruoli e la complementarietà, si reggeva sulla sapienza strategica, prima, e tattica, poi, di Clodoaldo. Così giovani, in mezzo al campo, solo due altri giocatori sono stati determinanti, nella diversità da Clodoaldo. Duncan Edwards, l'asso del Manchester United precocemente scomparso nella tragedia di Monaco di Baviera, ed il Bernd Schuster, che, con l'allora Germania Ovest, incantò agli Europei d'Italia del 1980. (1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata12^ puntata13^ puntata14^ puntata15^ puntata16^ puntata17^ puntata18^ puntata19^ puntata20^ puntata, 21^ puntata)
Brasile-Italia, finale dei campionati del
mondo del 1970 in Messico

martedì 8 maggio 2018

Giro d'Italia 2018: Tim Wellens vince a Caltagirone

Giro d'Italia 2018, quarta tappa da Catania a Caltagirone. Arrivo spettacolare e molto più duro di quanto avessi creduto. Vince Tim Wellens su Woods ed Enrico Battaglin. In ombra i grandi della generale. Si fa vedere solo Pozzovivo a 300 m dal traguardo. Dennis conserva la maglia rosa. Da segnalare la bella prova di Davide Formolo, decimo al Giro dello scorso anno, giunto quarto al traguardo di Caltagirone. Potrebbe essere alla svolta della carriera. Questo Giro, comunque, si preannuncia durissimo. Froome, arrivato a 21" dal vincitore di giornata, mi è parso in difficoltà. E non so dire se si dipenda soltanto dai postumi della caduta in Israele. Anche Aru non brillante.

Mondiali di calcio: i grandi che non li hanno giocati o li hanno giocati male

Si tratta della massima competizione calcistica. Eppure, i mondiali di calcio, dal 1930 ad oggi, per mille ragioni, sono stati mancati da alcuni grandissimi calciatori. Altri, pur titolari di una reputazione calcistica di primissimo ordine, hanno steccato proprio lì, sul palco pallonaro più solenne. Eccone due brevi liste.

Mai ai mondiali:

1. Alfredo Di Stefano.

Alfredo Di Stefano, argentino, classe 1926, era già un fenomeno negli anni '40. Nel River Plate della mitica maquina. Epperò i mondiali del 1946 non ci furono. Nel 1950, quando, scomparso tragicamente Valentino Mazzola, contendeva a Puskas il titolo di miglior giocatore del mondo, l'Argentina si rifiutò di partecipare ai mondiali brasiliani. Emigrò. Saltò i mondiali svizzeri del 1954, approdò al Real Madrid, che, più di tutti, contribuì a rendere la squadra di club migliore di sempre, divenne cittadino spagnolo. Ma, la Spagna, come l'Italia, mancò la qualificazione a Svezia '58. Nel 1962, un infortunio gli tolse i mondiali cileni. Da molti considerato il miglior giocatore di sempre, Di Stefano finì la carriera senza giocare un mondiale.

2. Valentino Mazzola.

Valentino Mazzola, mitico capitano del Grande Torino, avrebbe già fatto faville, si fossero mai giocati, ai mondiali del '42. Ma, la guerra li impedì. Stesso discorso, a guerra ormai finita, per quelli del '46. Ai tempi Mazzola, assieme a Pedernera del River Plate, era il numero uno al mondo. A quelli del '50 il destino non lo fece arrivare.

3. Laszlo Kubala.

Lazslo Kubala cambiò tre nazionalità nella sua carriera. Cecoslavacco, ungherese, spagnolo riuscì ad essere. Colonna del Barcellona. Centrocampista totale, un fisico da pugile innestato su piedi d'artista. La Spagna mancò le qualificazioni sia nel 1954 sia nel 1958. I mondiali di calcio persero le prestazioni di un mito.

4. George Best.

Il quinto Beatle, il più talentuoso asso d'oltremanica, la leggenda del Manchester United, il re del dribbling e della dolce vita, George Best, nacque nordirlandese. E non un giocò un solo mondiale. Un'ingiustizia sportiva enorme.

Ryan Giggs.

L'ala sinistra del Manchester United di Alex Ferguson. La tecnica, il tiro, la corsa. Ryan Giggs ha pagato la scelta di giocare con il Galles. Che pure partecipò ai mondiali del 1958. Avrebbe potuto giocare con l'Inghilterra. Che, con lui in campo, forse avrebbe vinto un altro titolo dopo quello del 1966. Andò diversamente.

I giocatori che fallirono ai mondiali:

1. Marco Van Basten.

Ad Italia '90, fu l'ombra del campione che pure era, dopo aver impressionato agli europei di due anni prima. Marco Van Basten rimase a secco. Olanda fuori agli ottavi. Nel 1994, un terribile infortunio, che poi avrebbe posto fine alla sua carriera, lo tenne fuori dai giochi.

2. Zlatan Ibrahimovic.

Ai mondiali del 2006, rimase a secco con la Svezia. Non si qualificò ai mondiali successivi del 2010 e del 2014. non giocherà a Russia 2018.



lunedì 7 maggio 2018

L'Inter potrebbe riprendere Balotelli

Si libera a parametro zero. Partiamo da qui. Alle radici di quello che potrebbe essere un vero affare per molte squadre. Balotelli, a giugno, sarà svincolato. Ed un centravanti, duttile e forte e tecnico, come lui, potrebbe migliorare qualunque organico. Al Nizza si è ritrovato. Più di 40 gol in due stagioni, 24 in quella che sta per terminare, 16 in Ligue 1: strepitoso quello segnato ieri contro il Marsiglia. Si vocifera anche di un suo ritorno all'Inter. E tanti tifosi nerazzurri si dichiarano contrari. Io, no. Balotelli ha un talento autentico, da tempo conduce vita tranquilla e ritirata e, come ho sempre sostenuto, ha ancora voglia di grande calcio. Sì, fossi nella dirigenza dell'Inter, lo riprenderei. E dovrebbe, poiché lo merita, anche tornare in nazionale.

Giro d'Italia 2018: 4^ tappa Catania-Caltagirone. I favoriti

Domani, dopo il riposo odierno dedicato al trasferimento da Israele alla Sicilia, riprenderà il Giro d'Italia 2018. Con una tappa, la quarta, piuttosto impegnativa, per lunghezza, 198 km, caldo atteso sulle strade, percorso vallonato e finale con uno strappo di 1 km a pendenze superiori al 10%. Difficile che una fuga possa arrivare al traguardo. Difficile che i grandi del gruppo possano nascondersi. Il Thibaut Pinot, ammirato al Tour of the Alps, sarebbe il naturale favorito. Ma, anche Pozzovivo potrebbe dire la sua. Da non escludere, però, azioni da finisseur di corridori come Visconti.

Serie A 2017/18: il punto dopo la 36^ giornata. Campionato farsesco

La Juve vincerà il settimo scudetto. Ma, a stento potrà festeggiarlo. Ha vinto le due ultime partite senza merito, grazie a decisioni arbitrali clamorosamente sbagliate. Pjanic non espulso contro l'Inter, Cuadrado non espulso contro l'Inter, Rugani non espulso contro il Bologna e mi limito a ricordare gli episodi più salienti. No, questo campionato non è più di una farsa. Il Napoli si è perso, pareggiando ieri contro il Torino, dopo la sconfitta a Firenze. Ma, insomma, posso capire il contraccolpo psicologico ricevuto. La Roma, vittoriosa a Cagliari, è quasi in Champions. Il quarto posto sarà affare tra Inter, che ha strapazzato l'Udinese, e Lazio, fermata sul pari dall'Atalanta. Si salva, e mi dispiace, il Sassuolo, battendo la Sampdoria. Milan, Atalanta e Fiorentina si giocano l'Europa League. Il Cagliari è seriamente candidato alla retrocessione, ma rischiano anche Udinese, Crotone, Chievo e Spal. Gradirei la retrocessione dell'Udinese.

domenica 6 maggio 2018

sabato 5 maggio 2018

Giro d'Italia 2018: vince Viviani a Tel Aviv. Dennis in maglia rosa

Vittoria in volata per Elia Viviani a Tel Aviv, nella seconda tappa del Giro d'Italia 2018. Vittoria netta di un corridore in forma. Però, davvero poca concorrenza per lui. Le ruote veloci, in questo Giro, sono pochissime. La maglia rosa è passata da Tom Dumoulin a Rohan Dennis, grazie ad un traguardo intermedio.

Juve-Bologna 3-1: campionato ridicolo

Mancata espulsione di Rugani, dopo la mancata espulsione di Pjanic la settimana scorsa. Fallo di Khedira in occasione del secondo gol della Juve. La Juve batte immeritatamente il Bologna 3-1. Ma, questo è un campionato ridicolo, farsesco. Che non  merita di essere più seguito. 

venerdì 4 maggio 2018

Giro d'Italia 2018: trionfa Tom Dumoulin a Gerusalemme.

Domina la cronometro di Gerusalemme ed indossa la prima maglia rosa il campione uscente Tom Dumoulin, scrollandosi di dosso il peso del pronostico e delle aspettative. Froome, forse condizionato dalla caduta occorsagli in mattinata, durante il giro di ricognizione, perde 37" dal campione olandese. Buona prova di Pozzovivo. Sufficiente Thibaut Pinot. Maluccio Aru. Ricapitolando, primo Tom Dumoulin, secondo Dennis e terzo il belga Campenaerts: entrambi a 2", divisi da centesimi. Pozzovivo, quanto agli uomini di classifica, a 27", Thibaut Pinot a 33", Froome, s'è detto, a 37", Esteban Chaves a 48", Aru a 50", Miguel Angel Lopez a 56". Domani, si resta in Israele, tappa pianeggianti, adatta alle ruote veloci.
Risultati immagini per tom dumoulin
Tom Dumoulin in maglia rosa
al Giro dello scorso anno

Il campionato non è finito: la Juve può perdere lo scudetto

Tre giornate alla fine della serie A 2017/18. Il campionato non è finito. La Juve fermata dal Crotone, battuta dal Napoli e messa sotto dall'Inter, è in evidente difficoltà. Nonostante il soccorso della stampa amica. E non è detto che domani batta il Bologna. Lo scudetto può ancora finire al Napoli.

giovedì 3 maggio 2018

Giro d'Italia 2018: cronometro a Gerusalemme. I favoriti della prima tappa

Domani, finalmente, comincerà il Giro d'Italia 2018. Con una cronometro vallonata di 9,7 km nella cornice mitica, e mistica, di Gerusalemme. Tra i favoriti per la prima maglia rosa, Tom Dumoulin e Froome, due tra i maggiori pretendenti al successo finale. Per dare un saggio della propria forza ed assestare un colpo alle sicurezze degli altri. Entrambi potrebbero, astrattamente almeno, accettare la sfida di prendere la maglia rosa per tenerla fino alla fine, fino a Roma. Impresa che, nella storia del Giro, è riuscita solo a Girardengo, Binda, Merckx e Bugno, nel 1990. Poi, più a nessuno. Sono curioso di vedere come si comporterà Thibaut Pinot. Che lo scorso proprio a cronometro perse il Giro.
Aggiornamento del 04 maggio 2019, ore 11.20: Froome è caduto nel giro di ricognizione lungo il percorso della cronometro. Partirà ugualmente.

A Kiev la finale sarà: Real Madrid - Liverpool. Come nel 1981: allora vinse il Liverpool, gol di Alan Kennedy

La finale di Champions League 2018 sarà Real Madrid - Liverpool. Come fu Liverpool - Real Madrid quella del 1981. Sebbene si parlasse allora di Coppa dei Campioni. Vinse il Liverpool 1-0, gol di Alan Kennedy. Per la terza volta, dopo i successi del 1977 e 1978. Il calcio inglese, sia pure solo a livello di club, dominava. Tanto che nel 1979 e nel 1980 aveva vinto il Nottingham Forest, mentre nel 1982 avrebbe vinto l'Aston Villa. Quel Liverpool era una squadra implacabile, con molti buoni giocatori ed alcuni fuoriclasse come il portiere Clemence e l'attaccante-ala Dalglish, ma c'erano anche Souness, a centrocampo, e Neal, in difesa e, soprattutto, Bob Paisley* in panchina. Il Real era, invece, guidato dal sornione tecnico slavo, che tanto bene avrebbe poi fatto in Italia, Vujadin Boskov e schierava Santillana e Camacho, Del Bosque ed il tedesco Stielike. Per tornare ai tempi nostri, il Liverpool ha eliminato la Roma. Tanti gol fatti, tanti gol presi da entrambe le squadre. Tatticamente un disastro, all'andata come al ritorno. Va avanti il Liverpool, per aver segnato, all'andata, un gol in più. Il Real Madrid è largamente favorito a Kiev.

*Bob Paisley, che in Italia, in nome di un provincialismo calcisticamente ostentato, si ricorda poco, merita invece di essere considerato come uno dei massimi allenatori della storia. Non solo per i successi alla guida del Liverpool, in Inghilterra e in Europa, eloquenti per se stessi. Ma, soprattutto, per aver portato il calcio inglese oltre corsa e tackle e cross, oltre palla lunga e pedalare. Con Paisley, si affermò un nuovo modo di giocare, riassunto nel motto pass and move. Tutti partecipavano al gioco, fin dalla difesa. Oggi, pare normale, a metà degli anni '70 non era così. Men che meno in Inghilterra. Controllo del pallone, passaggio e subito movimento per liberare nuove traiettorie di passaggio. Conquista lenta ma inesorabile di spazio e di campo. Avanzata collettiva, stile rugby.

mercoledì 2 maggio 2018

Russia 2018: la ventesima edizione dei mondiali di calcio. Gli otto gironi eliminatori

L'Italia non ci sarà. Come non ci fu, in Svezia, nel 1958. Ai prossimi mondiali di calcio di Russia 2018 mancherà la nazionale italiana. Ecco gli otto gironi eliminatori. Non mi sorprenderei, se l'Argentina di Messi uscisse al primo turno. Croazia ed Islanda sono due avversari scomodi.


  • Gruppo A: Russia, Uruguay, Egitto, Arabia Saudita
  • Gruppo B: Portogallo, Spagna, Iran, Marocco
  • Gruppo C: Francia, Perù, Danimarca, Australia
  • Gruppo D: Argentina, Croazia, Islanda, Nigeria
  • Gruppo E: Brasile, Svizzera, Costarica, Serbia
  • Gruppo F: Germania, Messico, Svezia, Corea del Sud
  • Gruppo G: Belgio, Inghilterra, Tunisia, Panama

  • Gruppo H: Polonia, Colombia, Senegal, Giappone

Real Madrid alla terza finale consecutiva in Champions League

Non un calcio brillante quello giocato dal Real Madrid nella doppia semifinale contro il Bayern Monaco. Epperò i blancos hanno la meglio sui bavaresi ed accedono alla terza finale di Champions League. In tre anni. E saranno ancora una volta i favoriti. Mi ha colpito, più di tutti, Cristiano Ronaldo, meno lucido del solito sotto porta, ma capace, nel finale di partita di ieri, di tre o quattro straordinari recuperi difensivi, che raccontano, meglio di ogni altra immagine, la sua statura di uomo squadra, di giocatore ovunque, di nuovo Di Stefano del calcio mondiale. Recuperi che hanno fatto la differenza, mentre il Bayern attaccava alla ricerca del gol della qualificazione. E pensare che, agli esordi, Cristiano Ronaldo era un individualista tutto finte, dribbling e giocate a sensazione.
Alfredo di Stefano
Cristiano Ronaldo 

lunedì 30 aprile 2018

Serie A 2017/18: il punto dopo la 35^ giornata

Vecino dopo un quarto d'ora, in Inter-Juve, Koulibaly dopo cinque minuti, in Fiorentina-Napoli. Espulsione precoce è diventata la patologia temporanea della trentacinquesima giornata della serie A 2017/18. E così la Juve, senza merito alcuno, risale a +4 sul Napoli. L'Inter è, per ora, quinta e con difficoltà accresciute di qualificarsi alla prossima Champions League. Straordinaria operazione gattopardesca: cambiare tutto, perché nulla cambiasse. Dal 1998, gol dentro due metri non dato all'Empoli e poi Iuliano che abbatte Ronaldo, nulla è cambiato. Come nel romanzo di Dumas padre, Vent'anni dopo, appunto. Pjanic che resta in campo e tutta la critica, prevenuta ed incompetente, che si concentra sui cambi di Spalletti. Ora, Spalletti non avrebbe dovuto togliere Icardi ma Perisic. Senza cambiare quattro posizioni in una volta sola, frastornando la squadra. Ma, l'Inter in dieci da più di un'ora, era sulle gambe. E pure la Juve, in Champions e contro il Napoli, ha preso gol allo scadere. Ma, non si può guardare il dito che indica la luna, invece della luna medesima. Roma e Lazio vincono da pronostico e restano terza e quarta. Successo che quasi vale la salvezza per il Crotone di Zenga sul Sassuolo. 

sabato 28 aprile 2018

Inter-Juve 2-3

Assurda espulsione di Vecino. Arbitraggio imbarazzante di Orsato. La Juve si ritrova in vantaggio 1-0, gol di Douglas Costa. Con l'Inter in 10. Ma, stasera non si molla. Inter solida. Brozovic lucidissimo. Si arriva all'intervallo. L'Inter c'è e pressa a dispetto dell'inferiorità numerica. Punizione di Cancelo e meraviglioso gol di testa di Icardi. Juve colpita. Da un affondo di Perisic nasce il teologico autogol di Barzagli. Inter 2, Juve 1. Poi, crollo fisico dell'Inter. La Juve la ribalta. Ma, 11 contro 11 sarebbe andata diversamente. Detto questo, disastrosa la prova di Handanovic.