Giocava nel Brasile più forte di sempre, quello che si aggiudicò definitivamente la Coppa Rimet, nome originario dei mondiali di calcio, nel 1970, battendo 4-1 l'Italia di Valcareggi in finale. Una squadra formidabile, capitanata dal terzino destro Carlos Alberto e che schierava, contemporaneamente, alla faccia degli alchimisti della tattica, del pressing e del fuorigioco e del gruppo, che poi sarebbero venuti, i migliori 5 numeri 10 brasiliani del tempo. L'inarrivabile Pelé, Tostao, Jarzinho, Gerson e Rivelino. Pelé interpretò se stesso. Gli altri si adattarono. Jarzinho da ala destra, Rivelino da ala sinistra, Tostao da centravanti, Gerson da mezzala. Eppure, in campo, comandava Clodoaldo. Il regista basso si direbbe oggi, il volante, appena ventunenne. Un prodigio di tecnica e di corsa, di visione del gioco e di carisma. Quel Brasile, che Zagallo aveva voluto a dispetto di tutte le regole più banali sui ruoli e la complementarietà, si reggeva sulla sapienza strategica, prima, e tattica, poi, di Clodoaldo. Così giovani, in mezzo al campo, solo due altri giocatori sono stati determinanti, nella diversità da Clodoaldo. Duncan Edwards, l'asso del Manchester United precocemente scomparso nella tragedia di Monaco di Baviera, ed il Bernd Schuster, che, con l'allora Germania Ovest, incantò agli Europei d'Italia del 1980. (1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata, 9^ puntata, 10^ puntata, 11^ puntata, 12^ puntata, 13^ puntata, 14^ puntata, 15^ puntata, 16^ puntata, 17^ puntata, 18^ puntata, 19^ puntata, 20^ puntata, 21^ puntata)
Brasile-Italia, finale dei campionati del mondo del 1970 in Messico |
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