Blog di critica, storia e statistica sportiva fondato l'11 maggio 2009: calcio, ciclismo, atletica leggera, tennis ...
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venerdì 27 settembre 2024
Il Brasile dei mondiali del 1978: i dualismi
venerdì 12 giugno 2020
Il mito di Roberto Rivelino
Rivelino, all'anagrafe brasiliana, Roberto Rivellino, è stato uno dei massimi calciatori della storia brasiliana. Di schiette origini italiane, intraprese la sua leggendaria carriera nel Corinthians di San Paolo. Numero 10, nel Paese, il Brasile, dove quel numero aveva assunto, già prima di Pelé, una dimensione simbolica, narrativa, immaginifica e quasi magica. Quando ancora in Europa si delirava per il 9, il centravanti, i brasiliani subivano l'incantamento delle giocate impreviste e spettinate dei grandi artisti, di cui il 10 sulla maglia era il primo e più immediato segno di distinzione.
Ai mondiali messicani del 1970, Rivelino è uno dei cinque numeri dieci che l'allenatore Zagallo, già due volte campione del mondo con la nazionale verdeoro da giocatore, pretende di far convivere. Con lui ci sono Gerson, Jairzinho, Tostao e sua maestà Pelè. Il dieci, noblesse oblige, andrà a quest'ultimo, Tostao si adatterà a giostrare da centravanti, Jairzinho agirà da ala destra, Gerson da mezzala e Rivelino andrà all'ala sinistra. Sarà un trionfo. Rivelino incanta.
Brasile 1970 Rivelino è alla sinistra di Pelé |
Ai mondiali tedeschi del 1974, con il precoce ritiro dal calcio di Tostao e l'abbandono della nazionale da parte di Pelè, sarà proprio Rivelino il giocatore simbolo del Brasile, il cui sogno s'infrangerà contro il gioco totale dell'Olanda. Quarto posto finale.
Il giovane Maradona, argentino, e perciò poco propenso all'ammirazione dei brasiliani, confesserà, all'apice della fama, di essersi ispirato a due campioni degli anni '70: il connazionale Bochini e, come si sarà intuito, Roberto Rivelino. Maestro del dribbling, dell'assist e del tiro.
martedì 7 maggio 2019
I grandi allenatori valorizzano i giocatori: le intuizioni di Pozzo e Zagallo
La bellezza salverà il mondo (Fedor Dostoevskij, L'Idiota)
mercoledì 9 maggio 2018
Storia dei mondiali di calcio: Clodoaldo del Brasile '70. Il ritratto dei grandi campioni (22^ puntata)
Brasile-Italia, finale dei campionati del mondo del 1970 in Messico |
mercoledì 28 dicembre 2016
La "rive gauche" del calcio
sabato 17 maggio 2014
Storia dei mondiali di calcio: 10^ puntata (1970, in Messico vince il Brasile, Italia seconda)
Altro che quattro, quattro, due, disponibilità al sacrificio, culto ossessivo del gruppo, diagonali, fuorigioco e sciocchezze assortite sul tema. Il Brasile del 1970, la più straordinaria squadra della storia del calcio, mai avrebbe visto la luce in questi tempi. Dopo la cocente delusione del 1966, il Brasile aveva in testa un solo obiettivo, vincere i campionati del mondo del 1970, organizzati dal Messico. Che già aveva accolto le Olimpiadi del 1968. Una singolare coincidenza voleva che ci fossero contemporaneamente cinque straordinari numeri dieci nel campionato verdeoro. Un qualunque allenatore di scuola sacchiana ne avrebbe fatto giocare uno soltanto. Zagallo, nel frattempo divenuto commissario tecnico, osò invece schierarli tutti assieme. Il dieci, con tutte le conseguenze del ruolo, cadde, noblesse oblige, sulle spalle di Pelé. Tostao si adattò come centravanti, Gerson arretrò in cabina di regia, Jarzinho andò all'ala destra, Rivelino all'ala sinistra. Un magnifico assieme di artisti del pallone, dribbling, tiro, giocate di prima. Quelli che nelle squadre di club erano tenori chiamati al do di petto, seppero cantare in coro come mai prima. L'Italia, campione d'Europa in carica, aveva tante stelle, da Mazzola e Rivera, chiamati dopo i quarti ad una sciocca staffetta, a Riva e Boninsegna, che nel Cagliari fino ad un anno prima bisticciavano e che in quell'estate trovarono una grande intesa, da Facchetti, a De Sisti, a Burgnich a Domenghini. In semifinale, contro la Germania Ovest, la partita era vinta allo scadere dei tempi regolamentari. Fu un gol di Schnellinger su dormita della difesa azzura a riaprire i giochi. Mazzola era uscito alla fine del primo tempo. Al suo posto Rivera. Nei supplementari colpi di scena a ripetizione, errori, gol, rimonte, fino al gol decisivo di Rivera per un 4-3 finale rimasto leggendario. Festa in tutta Italia e tricolori sventolanti nelle piazze: era la prima volta nel dopoguerra. Nell'altra semifinale, il Brasile ebbe ragione dell'Uruguay. In finale, il Brasile passò con un folgorante colpo di testa di Pelé, pareggio di Boninsegna. Dopo un'ora di gioco, l'Italia aveva tenuto botta. Poi, i brasiliani dilagarono. Gerson dalla distanza, Jarzinho con un diagonale dei suoi, infine il capitano verdeoro Carlos Alberto, all'esito di un'azione magistralmente diretta da Pelé. Terzo mondiale per il Brasile, che si aggiudicò definitivamente la Coppa Rimet. Capocanniere del torneo, il centravanti tedesco Gerd Muller, un torello implacabile in area di rigore, autore di dieci gol. (1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata, 9^ puntata, 10^ puntata, 11^ puntata)
lunedì 29 ottobre 2012
I dieci migliori attaccanti (ali sinistre) della storia
*Aggiornamento del 3 giugno 2024.
- Puskas
- Rummenigge
- Cristiano Ronaldo
- Rivelino
- Sivori
- Neymar
- Czibor
- Nyers
- Riva
- Raul Gonzalez Blanco
- Giggs
- Schevchenko
- Ribery
- Rensenbrink
- Corso
- Henry
- Gento
- Orsi
- Cantona
- Recoba
- Dzajic
- Gareth Bale
- Piet Keizer
- Rivaldo
- Nedved
- Blochin
- Zagallo
- Stoichkov
- David Villa
- Reguzzoni
- Eder (Brasile 1982)
- John Robertson
- Reus
- Overmars
- Ginola
- Di Canio
- Barnes
- Perisic
- Insigne