Blog di critica, storia e statistica sportiva fondato l'11 maggio 2009: calcio, ciclismo, atletica leggera, tennis ...
Elenco blog personale
sabato 7 novembre 2020
venerdì 6 novembre 2020
Vuelta 2020: a Salamanca vince Nielsen, Roglic secondo
Sedicesima tappa della Vuelta a Espana 2020, da Salamanca a Ciudad Rodrigo, frazione collinare, prima della tappa decisiva di domani. Che Roglic teme, tanto che partecipa allo sprint odierno e giunge secondo dietro il danese Nielsen, guadagnando un abbuono di 6" che potrebbero risultare preziosi nella difesa della maglia rossa. Ora Carapaz è a 45", Carty a 53". Per Magnus Cort Nielsen si è trattato del terzo successo assoluto sulle strade della Vuelta.
giovedì 5 novembre 2020
A Puebla de Sanabria vince Philipsen
A Puebla de Sanabria, traguardo della quindicesima tappa della Vuelta a Espana 2020, terzo arrivo in volata e successo del giovane sprinter belga Jasper Philipsen sul tedesco Ackermann. Invariata la classifica generale.
mercoledì 4 novembre 2020
Ad Ourense bis di Tim Wellens
Ad Ourense, traguardo della quattordicesima tappa della Vuelta a Espana 2020, è Tim Wellens a vincere, battendo i compagni di fuga, Woods e Stybar. Per il corridore belga è il secondo successo di tappa in quest'edizione. Classifica generale invariata, con Roglic in maglia rossa.
L'Inter dovrebbe esonerare Conte
Premetto la mia antipatia per Antonio Conte e la sua lunga militanza bianconera, che ho sempre considerato un serio ostacolo all'arrivo prima e alla permanenza poi sulla panchina dell'Inter. Premetto anche la mia antipatia verso il calcio troppo manovrato, fraseggiato dal basso, i retropassaggi al portiere, un'infinità di tempo per progredire sul campo di 20 metri. Una specie di guardiolismo, ma senza Messi e senza Xavi e senza Iniesta. Perché preferisco il calcio più immediato, quello verticale, sì, anche con i lanci lunghi, perché il problema è saperli eseguire. E il fraseggio breve è il rifugio della modestia tecnica. E preferisco il calcio senza fronzoli. Hakimi ieri sera ha fatto un retropassaggio figlio di questa cultura collettivista, quasi sovietica e al tempo stesso radical chic del calcio contemporaneo. Quel pallone andava o difeso o buttato fuori, senza tanti fronzoli né orpelli. Invece no, non buttare il pallone. Regalarlo magari agli avversari ma non buttarlo. Oltre l'autolesionismo. Premesso tutto questo, il problema è Conte. Problema di non agile soluzione. Il rapporto con la società si era già incrinato ad agosto ed è proseguito, nell'insoddisfazione generale, solo perché Conte avrebbe desiderato l'esonero e Suning le dimissioni: in ballo i 12 (o giù di lì) milioni di ingaggio netti del tecnico leccese.
Conte non sa leggere le partite, ricava pochissimo dai cambi - ieri Zidane con i cambi ha vinto la partita -, pratica un solo tipo di calcio, conosce un solo schieramento, il 3-5-2 alla cui ortodossia nemmeno pensa di poter derogare. L'Inter ha già perso 7 punti in serie A e altrettanti in Champions, dove occupa un mestissimo ultimo posto nel Girone B. Il rendimento dell'Inter, negli scontri diretti e nelle partite solenni della scorsa come di questa stagione, è stato pessimo. Conte non ha soluzioni e, ultimamente, si è messo a parlare di progetto, di crescita programmata. La difesa fa acqua da tutte le parti: 15 gol subiti in 9 gare stagionali. Eppure Conte non ne parla, non assume una responsabilità al riguardo. Il problema era evidente già alla fine della passata stagione, quando l'Inter perse la possibilità di vincere lo scudetto prendendo gol evitabilissimi contro Sassuolo, Verona e via di seguito. Non è stato risolto ed anzi si è aggravato.
Andrebbe esonerato, Conte. Perché l'Inter avrebbe ancora la possibilità di una buona stagione e di tornare a vincere un trofeo. Senza Conte, però. O, per lo meno, senza questo Conte, ostinatamente in difesa delle sue convinzioni, sbugiardate dal campo. La qualità della rosa nerazzurra, al netto di un paio di lacune, permetterebbe un'inversione di rotta. Persino con Conte in panchina. Conte è disponibile a cambiare registro? A rivedere tante sue posizioni che somigliano a petizioni di principio? Io credo di no. E, perciò, ritengo necessario il suo esonero. Stiamo a vedere cosa succede.
martedì 3 novembre 2020
Real Madrid - Inter 3-2: Conte al capolinea
Fase difensiva nerazzurra imbarazzante. Vidal che perde palloni in serie sulla sua trequarti campo, Hakimi che regala palla a Benzema che scherza con Handanovic uscito a caccia di farfalle. Primo gol madrileno. Replicato da Sergio Ramos, che stacca indisturbato perché De Vrij se lo perde. Ha segnato decine di gol così il capitano del Real ma De Vrij se lo perde. È un tacco magico di Barella a liberare il destro incrociato di Lautaro che accorcia le distanze. Intervallo. Nella ripresa, contro un Real comunque dimesso e compassato, l'Inter cerca il pareggio, lo sfiora e infine lo trova con Perisic servito da Lautaro. Il croato esce stremato e con lui Barella, ammonito. Entrano Gagliardini e la terza punta meno forte della storia dell'Inter: Sanchez. Sì, perché del suo passato poco mi importa. Oggi, è un ex giocatore! Poi, l'Inter riesce nell'impresa di prendere un gol in contropiede con pasticcio tra Hakimi e De Vrij salito senza motivo a metà campo: parte Vinicius in contropiede, D'Ambrosio al solito non sa che fare, palla a Rodrigo e 3-2 per il Real. La Champions di Conte è un disastro. La costruzione insistita dal basso tediosa, stucchevole e sovente esiziale. Un fallimento annunciato.
Real Madrid - Inter: più di una partita
Real Madrid contro Inter, stasera, Champions League di scena al Santiago Bernabeu, ore 21:00. Più di una partita. Poche sfide hanno il fascino di questa. Poche.
Nel 1964, al Prater di Vienna, la Grande Inter di Helenio Herrera e Angelo Moratti, sconfisse per 3-1 il Real Madrid di Santiago Bernabeu, di Puskas e Di Stefano, Gento e Amancio. Vittoria perentoria dei nerazzurri: 3-1 e doppietta di Sandro Mazzola e prima Coppa dei Campioni. E la genesi di una leggenda.
Nel 1966, semifinali di Coppa dei Campioni: vittoria madrilena in Spagna, 1-1 a Milano. Real in finale per la sesta Coppa.
Nel 1981, di nuovo semifinali di Coppa dei Campioni. L'Inter di Bersellini, Altobelli, Beccalossi, Oriali, Bini e il giovane Bergomi sfida il Real Madrid allenato da un ex giocatore pieno di estro, che sarà poi guida tecnica della Sampdoria in Italia: Vujadin Boskov. Il Real è forte, dal terzino sinistro Camacho al libero tedesco Stielike. Fino al capitano Santillana: centravanti dal poderoso stacco aereo. Alto 1,75 m è uno dei migliori colpitori di testa della storia e diventa la bestia nera dell'Inter. All'andata lui e Juanito regalano il 2-0 al Real. Al ritorno un gol dell'elegantissimo Bini dà all'Inter una vittoria che non basta per la qualificazione.
Nel 1983, quarti di finale di Coppa delle Coppe, 1-1 a Milano, 2-1 per il Madrid, avanti loro.
Nel 1985, semifinale di Coppa Uefa, 2-0 per l'Inter al Meazza, 3-0 per loro in Spagna, con Bergomi colpito da una monetina e costretto ad uscire nel primo tempo, ricorso nerazzurro respinto: primo ed unico caso del genere!
Nel 1986, semifinali di Coppa Uefa, 3-1 per l'Inter al Meazza, doppietta di Tardelli, 5-1, dopo i supplementari a Madrid. Di nuovo fuori contro la "quinta del Buitre" la formidabile generazione di talenti fiorita all'ombra dell'attaccante spagnolo Emilio Butragueno. Altobelli e Rummenigge vengono riempiti di calci sotto una direzione arbitrale casalinga, Mandorlini finisce espulso. Manifestazioni limpidissime del prepotere del Real Madrid. Santillana, in queste quattro eliminazioni dell'Inter, timbra sei gol!
Nel 1998, l'Inter di Simoni, siamo nel girone di Champions, visita il Real e becca un 2-0, che mina la panchina. Al ritorno, una doppietta del magnifico Roberto Baggio stende il Real nel 3-1 finale e regala l'accesso ai quarti di Champions League.
Mirador de Ezaro: poker di Roglic di nuovo in rosso
Tredicesima tappa della Vuelta a Espana 2020, cronometro di 33,7 km da Muros a Mirador de Ezaro. Frazione pianeggiante, per veri specialisti contro il tempo, fino agli ultimi due km, quando si presenta un muro con pendenza media di quasi il 15%.
Vince Roglic: quarto successo di tappa per lo sloveno in questa Vuelta, precedendo di 1' lo statunitense Barta. Bella prova di Carty, che si conferma al terzo posto della generale. Lo stesso Carapaz si è ben difeso. Ora è secondo, dietro Roglic, a 39".
lunedì 2 novembre 2020
Serie A 2020/21: il punto dopo la 6^ giornata
Milan sempre in testa, dopo la sofferta vittoria contro l'Udinese, propiziata da una rovesciata di Ibrahimovic. Non so quanto potrà durare la supremazia rossonera. Ma credevo poco anche nel Milan di Zaccheroni, che poi vinse lo scudetto nel 1999. Perciò, dirò solo sottovoce che non mi pare in grado di durare.
La Juve fatica altrettanto e di più contro lo Spezia, vincendo solo quando i liguri calano d'intensità. Doppietta di Cristiano Ronaldo, che sale a 749 gol in carriera. Vicinissimo ai 761 o 762 segnati da Pelé in partite ufficiali. Sarebbe, i gol di Bican mi convincono fino ad un certo punto, il record assoluto.
L'Inter pareggia male contro il Parma. O Conte svolta e vince le prossime due partite oppure penso che ci sarà l'esonero evitato ad agosto.
Sconfitta del Napoli contro il Sassuolo di De Zerbi, che gioca bene, ma gli azzurri hanno fallito un mucchio di occasioni. Troppe.
Vittoria anche per la Roma, contro la Fiorentina, e la Lazio, in rimonta su un Toro sempre più ultimo.
domenica 1 novembre 2020
Angliru: vince Hugh John Carty
Sull'Alto de l'Angliru, una delle salite più terribili del ciclismo, traguardo della dodicesima tappa della Vuelta a Espanã 2020, vince Hugh John Carty, un altro corridore britannico dal futuro brillante e dal presente notevole come Geoghegan Hart. Dietro di lui, Vlasov, Enric Mas e Carapaz. Roglic perde 10" da Carapaz, che così riconquista la maglia rossa. Carty, invece, è terzo nella generale.
sabato 31 ottobre 2020
Inter-Parma 2-2. Conte in difficoltà
Recita penosa dell'Inter di Conte contro un Parma catenacciaro ma organizzato. Che con due mezzi ribaltamenti di campo trova due gol con Gervinho. Sul secondo l'uscita di Handanovic è imbarazzante. Rimonta solo nel finale con sinistro del subentrato Brozovic, altrimenti insufficiente in regia, e colpo di testa di Perisic su punizione di Kolarov, quanto mai sfiatato. Tanto inutile possesso della palla, angoli a profusione, calciati male anche da Eriksen. Tardivo l'ingresso di Pinamonti, che si è battuto bene. Si fatica a segnare, specialmente senza Lukaku che in queste partite, le sue partite, fa spesso la differenza. E si subiscono troppi gol: 10 nelle prime 6 giornate! E questo è il problema più serio. La difesa a 3 non funziona ma Conte si rifiuta di capirlo: De Vrij può giocare solo al centro. Terzo di destra sbaglia in occasione di entrambe le reti parmensi. Il gioco va troppo sulle fasce. Oggi, persino Hakimi non era in giornata. Altri punti persi. Ripeto: Conte andava esonerato ad agosto.
Alto de la Farrapona: vince Gaudu
Undicesima tappa della Vuelta a Espanã 2020, da Villaviciosa all'Alto de la Farrapona. Vince il francese Gaudu. Roglic sempre in maglia rossa.
venerdì 30 ottobre 2020
A Suances Roglic vince e torna maglia rossa
Decima tappa della Vuelta a Espanã 2020. Sul traguardo di Suances sprint vincente di Primoz Roglic, che con questo tris riconquista la maglia rossa, sfilandola a Carapaz. Hanno però lo stesso tempo.
Ad Aguilar de Campoo vince Ackermann
Secondo arrivo in volata alla Vuelta a Espanã 2020, nella nona tappa corsa ieri e arrivata ad Aguilar de Campoo. Vittoria del tedesco Ackermann.
mercoledì 28 ottobre 2020
Pirlo come Maifredi: Juve-Barca 0-2
Altro che calcio posizionale! Il Barca stasera sembrava impegnato in una partita di allenamento contro la Juve di Pirlo. Se i catalani non avessero gustato troppo il piacere di andare in porta con la palla, la partita sarebbe terminata con un punteggio più che tennistico. Pirlo mi pare ben avviato sulla strada che, alla Juve, fu di Maifredi.
Alto de Moncalvillo: vince Roglic!
Ottava tappa della Vuelta a Espana 2020, da Logrono all'Alto de Moncalvillo, traguardo inedito. Negli ultimi 3 km, è Carty a partire. Replica Carapaz in maglia rossa, ma Roglic tiene. Si avvantaggia Vlasov. Nell'ultimo km è Roglic, a scattare e vincere in solitudine. Ora, l'asso sloveno, che va forte più da più di due mesi!, è secondo in classifica generale a 15" da Carapaz.
L'Inter e il suo gioco nella storia del calcio
Le squadre di calcio hanno un'anima? La questione sembrerebbe di lana caprina. E non si può applicare la teologia dell'Aquinate allo sport più popolare. Certo e ci mancherebbe altro. Però, ogni squadra, pensateci bene, è diversa dalle altre. Ha, se non una propria anima, un proprio modo di essere, di comunicare. E di stare sul campo. Pensate al River Plate e al Boca Juniors: stili di gioco diversi e riconoscibili che si perpetuano da più di un secolo. Pensate all'Ajax, al calcio totale, che si nutre di atletismo e tecnica diffusa, coralità e visione d'assieme: gioca così da 50 anni e ieri si è visto contro l'Atalanta in Champions. Anche nel calcio italiano è così. Le grandi tradizionali hanno il loro stile di gioco. Il Milan, almeno dai tempi degli svedesi Gren, Nordahl e Liedholm, poi l'uruguagio Schiaffino, ha cercato di comandare il gioco, di attaccare prima di tutto. La Juve, al netto del suo peso politico sportivo sempre ingentissimo, ha tradizionalmente schierato squadre coriacee, muscolari, innervate ogni tanto da un giocatore di talento superiore: Sivori, Platini, Roberto Baggio, Zidane. Ma non c'è stata Juve più Juve di quella di Trapattoni degli anni '70: quella di Furino, Benetti, Tardelli. Così l'Inter di Conte. L'Inter, per venire al tema del post, è sempre stata squadra lunatica e di reazione. Grande difesa, contropiede, ma potete anche parlare di ripartenze fulminee, e genio diffuso in avanti. Dai tempi di Cevenini III, uno che con il pallone faceva cose mai viste prima. Ed erano gli anni '20. E poi Meazza, che, ci fossero più documentate immagini di repertorio, metterebbe a tacere le dispute sul più grande giocatore di sempre. Maradona, escluso, va da sé. Le Inter vincenti che si ricordino avevano tutte queste caratteristiche. Quella di Foni - scudetti nel 1953 e nel 1954 - con il libero, quando pochi lo usavano, e un attacco atomico: la rapidità di Lorenzi, la forza di Nyers, il genio ribelle dello svedese sudamericano Skoglund. Che avrebbe avuto emuli in Corso, Beccalossi, Recoba. Della Grande Inter tutti sanno tutto. Quante partite vinse per 1-0? Per una punizione di Corso? Per un contropiede di Jair o Mazzola? E la difesa, quella difesa leggendaria, non c'era modo di violarla. Anche l'Inter di Bersellini era così. Solidissima dietro, davanti si concedeva il lusso di Beccalossi, che tutti credono mancino, ma era destro in origine, che dribblava passeggiando, dietro le due punte Altobelli e Muraro. Anche l'Inter dei record era così. Più forte, ma giocava così. Contrattaccando. La cavalcata di Berti contro il Bayern Monaco è il manifesto di quella squadra. Così pure l'Inter di Simoni, che si chiudeva e ripartiva liberando Moriero e sua maestà Ronaldo. La stessa Inter del triplete, che pure aveva una rosa e possibilità con pochi eguali al suo tempo, era una squadra reattiva. Monolitica dietro e fantasiosa in avanti. Ora, cosa c'entra lo schema di Conte, il pressing alto, uno sterile possesso del pallone, tre difensori, due terzini e tre mediani, senza un fantasista e senza fantasia, con la storia calcistica nerazzurra? Si può vincere contro la propria storia? Accadde al Brasile del 1994. Ma fu un'eccezione. E l'eccezione è sempre l'ancella della regola.
martedì 27 ottobre 2020
Shakhtar Donetsk - Inter: 0-0
Seconda partita del girone della Champions League 2020/21, gruppo B: l'Inter affronta gli ucraini dello Shakhtar Donetsk. Battuti agevolmente in estate, in Europa League. Vediamo cosa succederà stasera.
Inter: Handanovic; D'Ambrosio, De Vrij, Bastoni; Hakimi, Brozovic, Vidal, Young, Barella; Lukaku, Lautaro.
Eriksen, pertanto, parte dalla panchina. Conte insiste su Barella trequartista assaltatore. A sinistra, ritorna Young. Predominio territoriale nerazzurro. Ma predominio sterile. Molto impreciso Lautaro che sbaglia un gol clamoroso a metà ripresa. Lukaku è altrettanto impreciso nelle sponde e mostra quei limiti di gioco, che in serie A si notano meno. Lo Shakhtar ha giocatori tecnici e veloci, che affondano spesso con facilità. L'Inter perde altri due punti. Eriksen entrato tardi resta un corpo estraneo. Ciò che più colpisce è che la regia sia di fatto affidata al mancino di Bastoni. Va da sé che ne venga fuori niente. L'ho già scritto che Conte non è allenatore da Coppe? Mi pare di sì.