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giovedì 28 maggio 2020

L'Inter dovrebbe trattenere Lautaro

Una grande squadra trattiene i grandi campioni, specialmente se giovani e destinati ad una grande carriera. Lautaro Martinez è un grande campione e deve ancora compiere 23 anni. Lasciarlo andare al Barca sarebbe un errore imperdonabile da parte dell'Inter. Come accadde con Roberto Carlos, che pure aveva 23 anni, mandato al Real Madrid nel 1996. Per conto mio, sarebbe un errore anche non riprendere Icardi!

giovedì 9 aprile 2020

L'eleganza di Michael Laudrup, il maestro del dribbling a due tocchi

Anno di grazia 1983. La serie A di calcio è il campionato più bello e più competitivo del mondo. Giungono da tutto il mondo i migliori giocatori e tanti già ci sono. Arriva pure, alla Lazio neopromossa, un diciannovenne danese, Michael Laudrup, ma in prestito, perché il suo cartellino appartiene alla Juventus: Boniperti, che quando giocava ne ebbe parecchi, e forti, di danesi in squadra, scommette sul suo futuro di campione. Il problema è trovargli un ruolo. Laudrup è alto 1,83 m, ha un fisico asciutto, gambe forti e reattive. Eccelle nel dribbling, ha uno scatto fulmineo. Pensano in molti che sia una seconda punta. Ma, segna poco. Anche quando, nel 1985, si trasferisce alla Juve, per sostituire Boniek. Platini lo fulmina con un giudizio splendido ma feroce: il più grande giocatore del mondo, in allenamento. Con i bianconeri gioca quattro stagioni da eterna promessa, fino al 1989. E la serie A lo saluta come un incompiuto, privo di grande personalità. Lo prende, però, e non è un caso, il Barca di Cruijff il magnifico. Avviene la svolta. Laudrup con i blaugrana inizia ad interpretare il suo ruolo naturale: la mezzala. Comanda il gioco offensivo, dribbla con naturalezza disarmante, segna con quel suo tiro secco, improvviso, anticipato. Non è barocco, sebbene tecnicamente superiore. Questo lo rende molto apprezzato da Cruijff. Il Barca vince tutto, in Spagna, in Europa e nel mondo. Solo nel 1994, finale di Coppa dei Campioni contro il Milan, la regola dei tre stranieri in campo, e un errore di valutazione del tecnico olandese tiene Michael Laudrup fuori da una partita che il Barcellona perde a sorpresa per 4-0. Senza il danese, il centrocampo catalano è lento e prevedibile. Laudrup poi andrà al Real Madrid, vincendo un'altra Liga, quindi in Giappone, per chiudere nell'Ajax che era stato di Cruijff. Manca il successo agli Europei di Svezia del 1992, perché aveva temporaneamente abbandonato la nazionale danese. Il suo congedo avviene ai mondiali di Francia del 1998. Quarti di finale contro il Brasile. Tolto Ronaldo, il più brasiliano in campo, per tocco ed estro e fantasia è proprio il danese Laudrup. L'eleganza applicata al gioco del calcio. Quell'eleganza, anche nel tratto e nei comportamenti, che fuorviò molti giudizi su di lui. Laudrup era un gentiluomo che si scaldava poco. Ma accendeva il gioco. Chiedete ai giocatori, passati e presenti chi sia stato il miglior giocatore della Liga nei primi anni '90. Risponderanno, anzi hanno tutti già risposto, Michael Laudrup. Il suo dribbling a due tocchi (the two-touch dribble), sempre lo stesso, con palla spostata a velocità massima dal destro al sinistro, ha fatto scuola. Quasi quanto la finta di Garrincha.

venerdì 14 febbraio 2020

Dopo Icardi, Lautaro? Le strategie dell'Inter

L'Inter si è ritrovata con due dei migliori attaccanti del mondo, tra loro diversi e, a mio parere, complementari. E cosa decide? Prima si libera, non definitivamente per ora, di Icardi, che viene messo ai margini dopo 124 gol con la casacca nerazzurra; ora, si vocifera del possibile addio di Lautaro Martinez, corteggiato, come sempre accade ai grandi giocatori, da molte squadre straniere. Pare sia dal Real Madrid che dal Barcellona. L'Inter non rinnovò il contratto di Icardi, per non meglio precisate questioni di spogliatoio, ora, per non rinnovare il contratto di Lautaro, di cosa si parlerà?

lunedì 16 dicembre 2019

Ottavi di Champions: Lione-Juve, Napoli-Barca, Atalanta-Valencia

Sorteggi di Champions League, va bene, gli altri dicono UCL Draws, ma sorteggi di Champions va benissimo. Sorteggio benevolo per la Juve, che pesca il Lione, e tutto sommato abbordabile per la sorprendente Atalanta, che giocherà contro il Valencia. Il Napoli ha l'impegno più arduo, contro il Barcellona. Lo scontro più altisonante è quello tra Real Madrid e Manchester City.


  • Borussia Dortmund - PSG
  • Real Madrid - Manchester City
  • Atalanta - Valencia
  • Atletico Madrid - Liverpool
  • Chelsea - BayernMonaco
  • Lione - Juventus
  • Tottenham - Lipsia
  • Napoli - Barcellona


giovedì 29 agosto 2019

Sorteggi Champions: Inter con Barça e Borussia Dortmund

L'Inter pesca ancora il Barcellona e poi Borussia Dortmund e Slavia Praga. Non sarà facile qualificarsi. Ma è doveroso che Conte e Marotta ci riescano. La Juve se la vedrà con l'Atletico Madrid, il Bayer Leverkusen e la Lokomotiv Mosca. Il Napoli, che può puntare almeno al secondo posto, con Liverpool, Salisburgo e Gent. Sorteggio morbido per l'Atalanta. Tolto il City, dovrà vedersela con Shakhtar Donetsk e Dinamo Zagabria.

lunedì 11 marzo 2019

Zidane è il nuovo allenatore del Real Madrid

Solari va via. Zidane torna ad essere l'allenatore del Real Madrid. In Spagna, non hanno paura di rovinare il ricordo di un passato recente ricco di trionfi. Nemmeno l'Inter dovrebbe averne con Mouirnho!

mercoledì 6 marzo 2019

L'Ajax archivia il Real Madrid. Tornerà Mourinho alla guida dei blancos?

Finito in archivio, dopo una notte europea dal sapore antico. Il Real Madrid, vincitore delle ultime tre edizioni della Champions League, tredici in totale, va fuori agli ottavi per mano dell'Ajax di Amsterdam, una squadra che, da 50 anni, carsicamente scompare per riapparire a scrivere la storia del calcio europeo. L'Ajax di ieri non ha campioni iconici, come furono nei primissimi anni '70 Cruijff e Neeskens e Suurbier e Krol, dentro una rivoluzione tattica e culturale che si sprigionava da tutta la terra dei tulipani, perché anche il Feyenoord di Rotterdam, quello di Van Hanegem, aveva sovvertito i canoni tattici dell'epoca e si era issato sul tetto d'Europa, nel 1970. Né giocatori forti come quelli che, a metà anni '90, rivinsero la Champions e ne sfiorarono un'altra: Seedorf, Davids, Kluijvert, Litmanen, i gemelli Frank e Ronald De Boer, Kanu. Epperò ha giocatori di sicuro talento, che corrono molto e si divertono altrettanto. Il Real Madrid, umiliato 4-1 sul campo di casa del Bernabeu, è apparso stanco. E, comprensibilmente, demotivato. Vincere appaga e, alla lunga, il potere logora anche chi ce l'ha. Peraltro, i blancos erano privi del loro giocatore di maggior valore e temperamento, il capitano Sergio Ramos. Che vale per tre e difende per quattro. Era dal 2010 che l'avventura del Real in Champions non terminava agli ottavi di finale. Poi, arrivò Mourinho, fresco di triplete con l'Inter. La storia pare destinata a ripetersi.

lunedì 5 novembre 2018

Van der Vaart si ritira

Talento mancino della terza generazione d'oro olandese, Rafael Van der Vaart, 35 anni, decide di appendere le scarpette al chiodo. Da qualche anno, la traiettoria della sua carriera era discendente. Eppure il talento messosi in luce nell'Ajax di Amsterdam, è stato a lungo il leader di quella pattuglia di talenti, Robben, Sneijder, Huntelaar e Van Persie, tutti nati tra il 1983 e il 1984, che sfiorò il successo ai mondiali sudafricani del 2010. Centrocampista offensivo completo, resistente e veloce, dal tiro secco e preciso. Baricentro basso, controllo pieno del pallone, sapeva reggere il confronto spalla a spalla con difensori più alti e più robusti di lui. Calciava le punizioni a foglia morta, saltava gli avversari con facilità, ma sapeva anche comandare il gioco offensivo con grande naturalezza. Ha brillato oltre che nell'Ajax, nell'Amburgo e nel Tottenham, con una parentesi, in chiaroscuro, nel Real Madrid. Ha vinto, in carriera, molto meno di quanto il suo talento gli avrebbe permesso. Chiude con 198 gol in carriera, proprio come Recoba: il talento mancino, tolto Maradona, per eccellenza.

Rafael Van der Vaart

domenica 27 maggio 2018

Real Madrid - Liverpool 3-1. Tredicesima Champions per il Real Madrid, terza consecutiva

Tredicesima Champions League per il Real Madrid, che ha battuto 3-1 il Liverpool di Klopp, bravo ma sulle tracce di Cuper. Doppietta del subentrato Bale, fantastica la rovesciata, e gol di Benzema per i blancos. Due papere del portiere del Liverpool, Karius. La prima è persino più goffa di quella che, nel 1965, permise il gol di Peirò nella rimonta dell'Inter di Herrera proprio contro il Liverpool.

giovedì 3 maggio 2018

A Kiev la finale sarà: Real Madrid - Liverpool. Come nel 1981: allora vinse il Liverpool, gol di Alan Kennedy

La finale di Champions League 2018 sarà Real Madrid - Liverpool. Come fu Liverpool - Real Madrid quella del 1981. Sebbene si parlasse allora di Coppa dei Campioni. Vinse il Liverpool 1-0, gol di Alan Kennedy. Per la terza volta, dopo i successi del 1977 e 1978. Il calcio inglese, sia pure solo a livello di club, dominava. Tanto che nel 1979 e nel 1980 aveva vinto il Nottingham Forest, mentre nel 1982 avrebbe vinto l'Aston Villa. Quel Liverpool era una squadra implacabile, con molti buoni giocatori ed alcuni fuoriclasse come il portiere Clemence e l'attaccante-ala Dalglish, ma c'erano anche Souness, a centrocampo, e Neal, in difesa e, soprattutto, Bob Paisley* in panchina. Il Real era, invece, guidato dal sornione tecnico slavo, che tanto bene avrebbe poi fatto in Italia, Vujadin Boskov e schierava Santillana e Camacho, Del Bosque ed il tedesco Stielike. Per tornare ai tempi nostri, il Liverpool ha eliminato la Roma. Tanti gol fatti, tanti gol presi da entrambe le squadre. Tatticamente un disastro, all'andata come al ritorno. Va avanti il Liverpool, per aver segnato, all'andata, un gol in più. Il Real Madrid è largamente favorito a Kiev.

*Bob Paisley, che in Italia, in nome di un provincialismo calcisticamente ostentato, si ricorda poco, merita invece di essere considerato come uno dei massimi allenatori della storia. Non solo per i successi alla guida del Liverpool, in Inghilterra e in Europa, eloquenti per se stessi. Ma, soprattutto, per aver portato il calcio inglese oltre corsa e tackle e cross, oltre palla lunga e pedalare. Con Paisley, si affermò un nuovo modo di giocare, riassunto nel motto pass and move. Tutti partecipavano al gioco, fin dalla difesa. Oggi, pare normale, a metà degli anni '70 non era così. Men che meno in Inghilterra. Controllo del pallone, passaggio e subito movimento per liberare nuove traiettorie di passaggio. Conquista lenta ma inesorabile di spazio e di campo. Avanzata collettiva, stile rugby.

mercoledì 2 maggio 2018

Real Madrid alla terza finale consecutiva in Champions League

Non un calcio brillante quello giocato dal Real Madrid nella doppia semifinale contro il Bayern Monaco. Epperò i blancos hanno la meglio sui bavaresi ed accedono alla terza finale di Champions League. In tre anni. E saranno ancora una volta i favoriti. Mi ha colpito, più di tutti, Cristiano Ronaldo, meno lucido del solito sotto porta, ma capace, nel finale di partita di ieri, di tre o quattro straordinari recuperi difensivi, che raccontano, meglio di ogni altra immagine, la sua statura di uomo squadra, di giocatore ovunque, di nuovo Di Stefano del calcio mondiale. Recuperi che hanno fatto la differenza, mentre il Bayern attaccava alla ricerca del gol della qualificazione. E pensare che, agli esordi, Cristiano Ronaldo era un individualista tutto finte, dribbling e giocate a sensazione.
Alfredo di Stefano
Cristiano Ronaldo 

giovedì 12 aprile 2018

Il lamento di Buffon e la stampa muta. Cierresettete

Neologismo regalato dalla partita di ieri sera: cierresettete. Hanno per anni impartito o creduto d'impartire lezioni di virile sopportazione, tutto un "uso obbedir tacendo". L'arbitro è l'alibi dei perdenti ed altre sciocche amenità. Ieri tutti a piangere come prefiche inconsolabili dopo il rigore, laicamente sacrosanto, che ha mantenuto la storia della Juve dentro il pascolo abituale, fino al confine. Buffon ha parlato e straparlato, in tv. Mai interrotto, un proclama che normalmente non si consente ad un calciatore. Né a qualcun altro. Ora, ai lamenti di Buffon, ai pianti greci della caudataria stampa nazionale, voglio dedicare questo video. Ma perché? 

martedì 3 aprile 2018

Juve-Real Madrid: 0-3. Immenso Cristiano Ronaldo: 120 gol in Champions League, 122 gol nelle Coppe Europee, 654 gol in carriera

Il secondo gol di Cristiano Ronaldo è la sintesi di una carriera leggendaria. Nelle partite solenni, nessuno decisivo come lui. Forse Michael Jordan nei play-off. In un altro sport, però. Juve travolta in casa dal Real Madrid. Sempre e solo fino al confine. Tutte smentite le patetiche previsioni della stampa nazionale. Dybala deludente ed espulso. Buffon da pensione. Nessuna traccia delle strategie di Allegri. Come mai? Tornando a Cristiano Ronaldo, l'asso portoghese ha segnato 120 gol in Champions League, 122 gol nelle Coppe Europee, 654 gol in carriera!

lunedì 19 marzo 2018

Cristiano Ronaldo 650 gol in carriera: quaterna al Girona!

Nessuna crisi. Ho letto, nei mesi passati, di statistiche dei tiri, di percentuali di realizzazione scemate. Di declino. Sciocchezze! Quaterna, ieri sera, nel 6-3 che il Real Madrid ha rifilato al Girona, e Cristiano Ronaldo si è issato a 650 gol in carriera: ripeto, 650 gol in carriera. Strepitoso. Nella Liga, i gol di Cristiano Ronaldo sono 22, Messi, 25, è a tre passi. In stagione, i gol dell'asso lusitano sono 37 in 35 partite: alla solita media, da quando è al Real, di più di un gol a partita: 443 gol in 429 partite! Cristiano Ronaldo è, per ora, quinto assoluto nella classifica dei migliori goleador della storia. Può finire la carriera in cima a questa classifica.


  1. Pelé 762 gol
  2. Romario 746 gol
  3. Gerd Muller 731 gol
  4. Puskas 700 gol
  5. Cristiano Ronaldo 650 gol
  6. Eusebio 626 gol
  7. Josef Bican 622 gol
  8. Messi 616 gol
  9. Zico 528 gol
  10. Di Stefano 512 gol

mercoledì 14 febbraio 2018

Real Madrid-Psg 3-1: Cristiano Ronaldo 117 gol in Champions League, 119 gol nelle Coppe Europee

Di rigore e di ginocchio, arriva la solita doppietta per Cristiano Ronaldo, il giocatore più decisivo e prolifico della storia della Champions League. Ribalta una partita che il Psg stava vincendo 1-0, con gol di Rabiot, nell'andata degli ottavi di finale della Champions League 2017/18. Poi, segna anche Marcelo ed il Real chiude 3-1. Per Cristiano Ronaldo, si tratta del gol n. 117 in Champions, nonché del gol n. 119 nelle Coppe Europee.

giovedì 7 dicembre 2017

Pallone d'oro 2017 a Cristiano Ronaldo V. Secondo Messi, terzo Neymar, quarto il sopravvalutato Buffon

Scrivevo questa mattina: "Alle 16:00 verrà svelata la classifica del pallone d'oro 2017. A meno di sorprese quanto mai improbabili, sarà Cristiano Ronaldo a succedere a se stesso ed a conquistare per la quinta volta in carriera, eguagliando il rivale di sempre Messi, il Ballon d'Or. Merito dei successi di squadra, Liga e Champions League con il Real Madrid, con doppietta in finale e titolo di capocannoniere, e della serie impressionante di gol con il Portogallo. Successo previsto, prevedibile. E giusto".
Ha vinto, da pronostico, Cristiano Ronaldo, davanti a Messi e Neymar. Quarto, a sorpresa, il sempre più sopravvalutato Buffon.

mercoledì 22 novembre 2017

Cristiano Ronaldo 114 gol in Champions League, 116 gol nelle Coppe Europee, dopo la doppietta all'Apoel

Doppietta ieri sera all'Apoel, il primo dei due gol, di testa, è un manifesto acrobatico, e Cristiano Ronaldo si issa a 114 gol in Champions League, a 116 gol nelle Coppe Europee. In quest'edizione della Champions, Cristiano Ronaldo ha già segnato 8 gol in 5 partite, offrendo un rendimento opposto a quello deficitario nella Liga, dove ha scritto una sola volta il proprio nome tra i marcatori. Ad ogni modo, i gol stagionali dell'asso portoghese sono già 10. E qualcuno parla di crisi!

martedì 31 ottobre 2017

La leggenda di Duncan Edwards

Strappato alla vita da un tremendo, quanto banale incidente aereo. In una fredda notte del febbraio 1958. A Monaco di Baviera, dove un aereo charter era atterrato, per sosta tecnica, prima di ripartire per l'Inghilterra. Trasportava il Manchester United di Matt Busby, proverbiale allenatore scozzesse, che stava allestendo la squadra più forte del mondo. Di ritorno da Belgrado, con la qualificazione alle semifinali della terza Coppa dei Campioni, che avrebbe vinto il Real Madrid sul Milan di Liedholm e Schiaffino. Tutto finì quella sera di febbraio. Anche la carriera di Duncan Edwards, il più forte dei ragazzi allenati da Busby, già protagonista degli ultimi due campionati vinti con il Manchester, 1956 e 1957, già colonna della nazionale inglese, già capace di strappare ad uno come Stanley Matthews predizioni di una carriera leggendaria. Non aveva ancora compiuto 22 anni Duncan Edwards, centrocampista universale, dal fisico imponente, dal tackle perfetto, ambidestro, commander in chief  del gioco. Bobby Charlton, che da quella tragedia si salvò miracolosamente, suo amico fraterno, ne avrebbe sempre parlato come del miglior giocatore mai visto. Charlton, sempre con Busby in panchina, e Denis Law e George Best, dieci anni dopo, la Coppa Campioni sarebbe riuscito a vincerla, dopo i mondiali conquistati in patria due anni prima. Duncan Edwards, invece, per via di un destino cinico e baro, per indulgere alla felice espressione coniata da Saragat, fu fermato mentre la sua stella calcistica cominciava a splendere. Eppure, se a quasi 60 anni da quella Superga inglese, in terra tedesca, Duncan Edwards fa ancora parlare di sé, beh, allora, vuol dire che il suo talento, quella forza fisica senza riscontri, tolto forse Luisito Monti, quei palloni strappati con facilità irrisoria, i lanci a tagliare il campo, il tiro da sberla, erano davvero fuori dal comune. Chissà cosa avrebbe potuto fare, se quell'aereo, invece di schiantarsi sulla pista di Monaco, fosse riuscito ad alzarsi in volo. 

giovedì 14 settembre 2017

Cristiano Ronaldo 108 gol in Champions, 110 gol nelle Coppe Europee, 615 gol in carriera

A segno anche ieri, una doppietta, contro l'Hapoel, nel primo turno dei gironi della Champions League 2017/18, Cristiano Ronaldo si issa a 108 gol in Champions League, 110 gol nelle Coppe Europee, 615 gol in carriera, primatista assoluto tra i giocatori in attività e sesto assoluto dietro Pelé, Romario, Gerd Muller, Puskas ed Eusebio. Il dato che più impressiona, tra quelli dell'asso portoghese, è però il rendimento realizzativo con la maglia del Real Madrid: 409 gol in 397 partite, più di gol a partita! E va avanti così ormai da più di otto anni.

sabato 3 giugno 2017

Cristiano Ronaldo 106 gol in Champions, 108 gol nelle Coppe Europee, 605 gol in carriera

Da ala dribblomane a centravanti implacabile, da virtuoso di rabone, finte e passi doppi, a professore di balistica applicata al calcio. Nelle occasioni solenni, Cristiano Ronaldo c'è sempre: doppietta alla Juve nella finale di Cardiff e Cristiano Ronaldo si issa a 106 gol in Champions League, a 108 gol nelle Coppe europee, a 605 gol in carriera. Niente da aggiungere.