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martedì 18 febbraio 2020

Se ne va Harry Gregg, stella del Manchester United. Salvò Bobby Charlton nel disastro aereo di Monaco

Nella seconda metà degli anni '50, una squadra in Inghilterra svetta sulle altre: due titoli nazionali nel 1956 e nel 1957. Si tratta del Manchester United di Busby, capitanata dal giovane e fenomenale mediano Duncan Edwards, che spaventa gli avversari solo a farsi vedere, per via del suo tackle micidiale. Prende sempre il pallone, ma gli avversari volano via comunque. Il Manchester United viene considerato, all'inizio del 1958, il rivale più accreditato del Real Madrid sulla via della leggenda, per la conquista della terza Coppa dei Campioni. Poi, la tragedia. L'aereo che riportava a casa gli inglesi, dopo il pareggio sul campo della Stella Rossa di Belgrado, fa scalo a Monaco di Baviera. Nella laboriosa fase di decollo, l'aereo si schianta e prende fuoco. Ventitré morti, tra di loro anche Duncan Edwards ed altre future stelle del calcio britannico. Si salva Bobby Charlton, grazie al coraggio del portiere nordirlandese Harry Gregg, alla sua prima stagione a Manchester. Harry Gregg è mancato ieri. Fu eletto miglior portiere dei mondiali del 1958, quelli che rivelarono al mondo il genio di Pelè, in Svezia. L'Irlanda del Nord si fermò ai quarti di finale. Risultato mai più ripetuto. Gregg è stato il più popolare calciatore nordirlandese, prima che irrompesse, sempre al Manchester United, il genio ribelle di Best.
File:WillemIIManchesterUnited1963c.jpg
Manchester United nel 1963

martedì 31 ottobre 2017

La leggenda di Duncan Edwards

Strappato alla vita da un tremendo, quanto banale incidente aereo. In una fredda notte del febbraio 1958. A Monaco di Baviera, dove un aereo charter era atterrato, per sosta tecnica, prima di ripartire per l'Inghilterra. Trasportava il Manchester United di Matt Busby, proverbiale allenatore scozzesse, che stava allestendo la squadra più forte del mondo. Di ritorno da Belgrado, con la qualificazione alle semifinali della terza Coppa dei Campioni, che avrebbe vinto il Real Madrid sul Milan di Liedholm e Schiaffino. Tutto finì quella sera di febbraio. Anche la carriera di Duncan Edwards, il più forte dei ragazzi allenati da Busby, già protagonista degli ultimi due campionati vinti con il Manchester, 1956 e 1957, già colonna della nazionale inglese, già capace di strappare ad uno come Stanley Matthews predizioni di una carriera leggendaria. Non aveva ancora compiuto 22 anni Duncan Edwards, centrocampista universale, dal fisico imponente, dal tackle perfetto, ambidestro, commander in chief  del gioco. Bobby Charlton, che da quella tragedia si salvò miracolosamente, suo amico fraterno, ne avrebbe sempre parlato come del miglior giocatore mai visto. Charlton, sempre con Busby in panchina, e Denis Law e George Best, dieci anni dopo, la Coppa Campioni sarebbe riuscito a vincerla, dopo i mondiali conquistati in patria due anni prima. Duncan Edwards, invece, per via di un destino cinico e baro, per indulgere alla felice espressione coniata da Saragat, fu fermato mentre la sua stella calcistica cominciava a splendere. Eppure, se a quasi 60 anni da quella Superga inglese, in terra tedesca, Duncan Edwards fa ancora parlare di sé, beh, allora, vuol dire che il suo talento, quella forza fisica senza riscontri, tolto forse Luisito Monti, quei palloni strappati con facilità irrisoria, i lanci a tagliare il campo, il tiro da sberla, erano davvero fuori dal comune. Chissà cosa avrebbe potuto fare, se quell'aereo, invece di schiantarsi sulla pista di Monaco, fosse riuscito ad alzarsi in volo.