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venerdì 4 settembre 2020

Perché Giacinto Facchetti è stato un campione unico

Riprendo il titolo del post. Perché Giacinto Facchetti è stato un campione unico? Non solo perché il suo nome compare al terzo posto di una formazione leggendaria, dominatrice in Italia, in Europa e nel mondo a metà dei favolosi anni '60, la Grande Inter di Angelo Moratti ed Helenio Herrera, non solo perché fu il capitano della nazionale italiana campione d'Europa nel 1968 e seconda, dietro il miglior Brasile di sempre, ai mondiali del 1970. No, non solo e non tanto per questo. 

Giacinto Facchetti - Wikipedia
Giacinto Facchetti, Inter

Giacinto Facchetti è stato un campione unico, e irripetibile, perché ha inventato un modo di giocare prima sconosciuto. Perché, schierato terzino sinistro, imperversava sulla fascia fino al fondo del campo avversario, come e più di un'ala, perché segnava come un centravanti - 10 gol su azione nella stagione 1964/65-, perché aveva un fisico dominante che gli consentiva progressioni micidiali e di cui non abusava. Osservateli gli avversari che provassero a contrastarlo, sembravano scolaretti alle prese con un colosso. Eppure sempre corretto, esitava ad affondare un tackle, non sgomitava, non spingeva. Era, naturalmente, più forte. Soffrì anche qualche avversario in carriera e arrivò stremato alla finale del mondiale '70, pagando dazio contro due fenomeni come Carlos Alberto e Jairzinho. Sempre corretto, sempre nobile, sempre elegante. Gli inglesi del Liverpool non si capacitavano di come un terzino potesse devastare in quel modo la loro difesa. Facchetti è stato il primo a giocare in quel modo. Nessuno ha saputo imitarlo. Breitner sarebbe stato un terzino sinistro più tecnico e manovriero, Krol anche, Maldini più abile in difesa, Roberto Carlos più devastante al tiro. Ma quel che faceva Facchetti quando attaccava, quando copriva 70 metri di campo in pochi secondi, con la sua falcata regale da quattrocentista, è rimasto impresso nelle retine e nei ricordi di quelli che lo videro allora e sorprende e sbalordisce coloro che lo rivedano oggi. Forse solo il Gareth Bale dei tempi del Tottenham ha restituito quella sensazione d'impotenza, avvertita dagli avversari, che Facchetti diffondeva ad ogni passo di corsa.

giovedì 28 maggio 2020

L'Inter dovrebbe trattenere Lautaro

Una grande squadra trattiene i grandi campioni, specialmente se giovani e destinati ad una grande carriera. Lautaro Martinez è un grande campione e deve ancora compiere 23 anni. Lasciarlo andare al Barca sarebbe un errore imperdonabile da parte dell'Inter. Come accadde con Roberto Carlos, che pure aveva 23 anni, mandato al Real Madrid nel 1996. Per conto mio, sarebbe un errore anche non riprendere Icardi!

lunedì 21 gennaio 2019

Fenomenologia di Zaniolo

Un grande giocatore si riconosce immediatamente. E Zaniolo appartiene a questo novero. E non soltanto per la qualità tecnica, notevolissima, o per la prestanza atletica, ragguardevole ed essa pure evidente, ma per la personalità che mostra, a 19 anni e mezzo. Per la garra con la quale affronta i contrasti, per la consapevolezza del gioco, con la quale solca il campo, la testa sempre alta, per il coraggio di cercare giocate difficili. Spesso eseguendole con naturalezza disarmante. Molti tifosi interisti, scottati dagli addii prematuri a Roberto Carlos o a Pirlo, cercano di sminuirne il valore, sentenziando che è troppo presto per parlare di campione, che si potrebbe perdere. Non sarà così.  Poco contano i paragoni. A Kakà non somiglia, il brasiliano era più veloce, nemmeno a Zidane, che aveva più tecnica. A me ricorda un poco Ballack. Oppure Alli del Tottenham. Però, Zaniolo è mancino e ha un temperamento da leader. La Roma, grazie all'acume di Monchi, ha fatto un grande affare. In ogni caso, è fortissimo. L'Inter dovrebbe cercare di riportarlo a casa. Sarebbe, sarà, difficilissimo.

lunedì 5 giugno 2017

Classifica dei primi dieci difensori goleador della storia del calcio

Provo a proporre una classifica, da aggiornare, dei primi dieci difensori goleador della storia del calcio, precisando che, alcuni di loro, hanno fatto la spola tra centrocampo e difesa. Per quanto siano stati, per lo più, difensori. Escludo il grandissimo Breitner, che, dopo alcuni anni da terzino sinistro, spese la più parte della carriera a centrocampo. E Sammer, che giocò a lungo a centrocampo, e fu poi libero alla tedesca.


  1. Ronald Koeman 253 gol
  2. Daniel Passarella 175 gol
  3. Fernando Hierro 156 gol
  4. Laurent Blanc 152 gol
  5. Roberto Carlos 122 gol
  6. Franz Beckenbauer 113 gol
  7. Sinisa Mihajlovic 106 gol
  8. Giacinto Facchetti 78 gol
  9. Andreas Brehme 73 gol
  10. John Terry 73 gol

mercoledì 14 novembre 2012

Ibrahimovic segna quattro gol all'Inghilterra

Clamorosa quaterna di Zlatan Ibrahimovic, mai così decisivo con la casacca della nazionale svedese. Abbattuta l'Inghilterra di uno degli allenatori più sopravvalutati al mondo, Roy Hodgson, quello che mandò via Roberto Carlos per Pistone. La Svezia ha vinto per 4-2 e, udite, udite, Ibrahimovic ha segnato quattro gol. Prova straordinaria del centravanti del Psg, destinata a rimanere negli annali. Per le statistiche è la seconda quaterna di Ibrahimovic con la nazionale: segnò quattro reti anche contro Malta nel 2004, in una partita di qualificazione ai mondiali del 2006. Ora, Ibra è terzo nella classifica dei goleador della nazionale svedese, dietro Rydell, 49 gol, e Nordahl, 43, dopo aver superato e staccato Henrik Larsson, fermo a 37. Ultimo dato, Ibrahimovic è salito a 291 gol in carriera. Quota 300 è vicina.

venerdì 5 ottobre 2012

I dieci migliori terzini sinistri della storia

Veniamo ai dieci migliori terzini sinistri della storia (ora siamo ai primi 32, 4 giugno 2024). Sulla prima posizione, assegnata a Giacinto Facchetti, non ci possono essere dubbi. Il primo difensore - attaccante, si sarebbe poi detto fluidificante della storia, talmente efficace sotto porta che Brera scrisse per anni di vederlo attaccante ed una volta Herrera l'accontentò. Il suo gol al Liverpool in Coppa Campioni, i suoi dieci gol in un campionato di serie A, senza rigori e punizioni, ne testimoniano la grandezza. Secondo al pallone d'oro nel 1965 ci fu invidiato per anni da tutto il mondo. Sugli altri nomi, si potrà discutere, ma, c'è l'eccellenza del ruolo, da Nilton  Santos, a Brehme, da Roberto Carlos a Maldini. La prevalenza degli italiani è evidente. Inizialmente non citavo l'asso olandese Ruud Krol, solo perché l'avevo collocato in posizione eminente nella classifica dei migliori liberi. Stesso discorso per il brasiliano Junior, che compare anche nella classifica dei centrocampisti. Ho deciso di rimediare, essendo stato straordinario in entrambi i ruoli. Cosa ne pensate?
1. Facchetti
2. Maldini
3. Roberto Carlos
4. Brehme
5. Krol
6. Nilton Santos
7. Cabrini
8. Breitner
9. Maroso
10. Schnellinger
11. Marcelo
12. Marzolini
13. Camacho
14. Rava
16. Briegel
16. Lantos
17. De Vecchi
18. Lizarazu
19. Van Tiggelen
20. Branco
20. Everaldo
22. Alaba
23. 
Van Bronckhorst
24. Tarantini
25. Rocca
26. Chivu
27. 
Candela
28. Ray Wilson
29. Junior 
30. Jordi Alba
31. Andrew Robertson
32. Ashley Young

mercoledì 20 giugno 2012

Euro 2012: dieci buone ragioni per battere l'Inghilterra

Abbiamo avuto il verdetto: sarà l'Inghilterra a contendere all'Italia l'accesso alle semifinali. Qui di seguito un elenco, semiserio, di dieci buone ragioni, storiche, metastoriche, politiche e calcistiche a mente delle quali è necessario che l'Italia batta l'Inghilterra.
1. Gli inglesi, quando Cesare attraversò la Manica, vivevano la gran parte del tempo sugli alberi, mangiavano la carne cruda ed erano organizzati in comuni, plurale di "la comune", di moralità molto disordinata, non sapevano scrivere, non sapevano leggere, a stento conoscevano il fuoco. Per imparare la civiltà hanno dovuto aspettare l'opera infaticabile dei missionari cristiani.
2. Gli inglesi hanno sempre patito il complesso di Roma. Ricordate Enrico VIII Tudor?
3. Gli inglesi si sono ingeriti, troppo, nelle vicende politiche nostrane, padri di quella sentina del vizio che è la massoneria, hanno esportato i loro ideali decadenti in mezzo mondo, foraggiato Garibaldi, tenuto in scacco la Marina del Regno di Napoli. E tutto questo per bassi interessi economici e politici.
4. Mangiano malissimo.
5. I loro bagni sono privi di bidé.
6. Danno sui loro pessimi tabloid un'immagine non veritiera dell'Italia, in nome di un complesso di superiorità che non ha ragione di esistere.
7. Sui loro quotidiani reputati seri esprimono giudizi taglienti sulla nostra politica, che controllano, sulla nostra economia, che controllano e via di questo passo. Pensino agli affari loro. Troppa birra fa male.
8. Avranno anche inventato il calcio, ma, l'hanno sempre giocato malissimo.
9. Sono già sicuri di vincere, sicché una sconfitta brucerebbe moltissimo.
10. A livello di nazionale, hanno vinto, con gol sospetto, soltanto il mondiale di casa. Non possiamo averne paura, tanto più che li allena Roy Hodgson, uno che non volle Ronaldo e mandò via Roberto Carlos, ma dai!

lunedì 30 aprile 2012

Roy Hodgson ct inglese: storia semiseria di un allenatore fortunatissimo

I successi di Roy Hodgson sono tutti vichinghi, come il suo cognome del resto. Normanno. Quattro titoli nazionali in Svezia. Premetto che mi è cordialmente antipatico. Allenava il Malmo che estromise l'Inter dalla Coppa dei Campioni nel 1989: difficile da credere a parecchi lustri di distanza. Allenatore della Svizzera, della Finlandia. Poi, l'Inter. Chissà perché? Agli albori della presidenza Moratti. Non ricordo una sua invenzione tattica, ma soltanto un italiano faticoso e faticato, strascinato, tirato via. Tutto inglese, insomma. La finale persa ai rigori con lo Shalke 04. Se ne andò nel 1997, proprio dopo la scoppola europea. Tornò nel 1999, esperienza del tutto dimenticabile. Poi se ne andò a vincere in Danimarca, bella forza, al Copenaghen. E poi tanti altri incarichi, persino il Liverpool. Sempre mediocri i risultati. E così Roy Hodgson diventa, alla vigilia degli Europei, commissario tecnico della nazionale inglese. Con quel profilo da Mr. Bean appena uscito da un pub. Sarà all'altezza? Ne dubito, ma, la fortuna in carriera non gli è mancata. Gli interisti lo seguiranno con immutatata gratitudine, per non aver voluto Ronaldo nel 1996 e per aver preferito, quello stesso anno, Pistone a Roberto Carlos!!! Roy Hodgson: un finissimo intenditore di calcio! Ma, dai!