Elenco blog personale

lunedì 9 novembre 2020

Serie A 2020/21: il punto dopo la 7^ giornata

Rallenta la corsa del Milan. Il Verona del preparato Juric imbriglia i rossoneri, che si aggrappano al solito Ibrahimovic, capocannoniere provvisorio, per strappare un pareggio nel finale di partita. Ibra, prima, aveva anche sbagliato un rigore. A 39 anni, la sua caratura fisica fuori norma gli consente ancora di dominare il gioco aereo. Sono pochissimi i difensori capaci, quanto a taglia, di contrastarlo. Vecchia storia. Perché il calcio è un gioco semplice.

La Juve di Pirlo è fermata dal pareggio nel recupero della Lazio, priva di Immobile: bel gol di Caicedo, attaccante sottovalutato ma di valore ormai accertato. Simone Inzaghi ne sa più di Pirlo, come allenatore. 

Vince il Napoli, con zuccata di Osimhen contro il Bologna e la Roma contro il Genoa: tripletta di Mkhitaryan contro una difesa rossoblu sin troppo allegra. Napoli e Roma mi sembrano, ad oggi, le due squadre più complete.

L'Inter pareggia contro l'Atalanta e si trova attualmente settima in classifica. La panchina di Conte è difesa soltanto dal suo ricchissimo ingaggio.

domenica 8 novembre 2020

A Madrid tris di Ackermann, a Roglic la Vuelta 2020

A Madrid termina, secondo tradizione, la Vuelta a Espanã 2020. In volata il successo arride per la terza volta al tedesco Ackermann, che precede Sam Bennet. Roglic vince la classifica generale con 24" su Carapaz e 1'15" su Hugh John Carty, rimasto attardato con altri corridori. È stata un'edizione avvincente e combattuta, nonostante le defezioni. Roglic ormai è un campione maturo, capace di vincere soffrendo. 

Atalanta-Inter 1-1: Lautaro, Miranchuk

Primo tempo equilibrato. Nella ripresa, è Lautaro Martinez a sbloccare il risultato con una grande girata di testa su cross di Young. Se l'Inter avesse anche un altro attaccante, forse raddoppierebbe, chiudendo la partita. Sanchez, però, di gol non ne fa! Lo sanno tutti con l'eccezione di Marotta e Conte. E Vidal sbaglia pure una facile occasione, perché stanco e il tempo passa, è passato. Cambi davanti. Ma non Pinamonti né Eriksen che pure avrebbe aiutato a tener palla. L'Atalanta pareggia con tiro di Miranchuk. Tito incrociato di poche pretese che il solito Handanovic non prende. Mal posizionato,  esita troppo a tuffarsi. Portiere più inadeguato della storia dell'Inter. Sta facendo perdere un mucchio di punti! Conte non indovina un cambio ed anche questa è una vecchia storia: 12 punti su 21 disponibili a chiunque altro sarebbero costati la panchina. Come si può sostituire Young con D'Ambrosio? A sinistra? In cosa sperava Conte: in un gol di testa  in mischia? L'Atalanta marca a uomo e  certi gol non li prende.

sabato 7 novembre 2020

Roglic ha vinto la Vuelta 2020! Sull'Alto de La Covatilla trionfa Gaudu

Se ne parlava bene, Oltralpe, già da due o tre anni. Gran successo di Gaudu, che ha avuto libertà di corsa dopo il precocissimo ritiro di Thibaut Pinot. Sull'Alto de La Covatilla, traguardo della diciassettesima e penultima tappa della Vuelta a Espanã 2020, il giovane scalatore francese ha conquistato il secondo successo di quest'edizione. Roglic ha resistito nel finale agli allunghi di Carapaz e Carty, che gli cedono, alla viglia della passerella di domani a Madrid, 24 e 47 secondi. Roglic ha vinto la seconda Vuelta consecutiva. Il rimpianto del secondo posto al Tour, dietro Pogacar, va sfumando. Anche perché nel mezzo ha soffiato anche la Liegi ad Alaphilippe. Voglio anche dire che poche volte ho visto in un corridore, che non mi fa impazzire, tanta tenacia e tanto metodo. Ha fatto tutte le volate, tolte quelle a ranghi compatti. Ha conquistato piazzamenti e abbuoni, che sono poi risultati decisivi. 

venerdì 6 novembre 2020

Vuelta 2020: a Salamanca vince Nielsen, Roglic secondo

Sedicesima tappa della Vuelta a Espana 2020, da Salamanca a Ciudad Rodrigo, frazione collinare, prima della tappa decisiva di domani. Che Roglic teme, tanto che partecipa allo sprint odierno e giunge secondo dietro  il danese Nielsen, guadagnando un abbuono  di 6" che potrebbero risultare preziosi nella difesa della maglia rossa. Ora Carapaz è a 45", Carty a 53". Per Magnus Cort Nielsen si è trattato del terzo successo assoluto sulle strade della Vuelta.

giovedì 5 novembre 2020

A Puebla de Sanabria vince Philipsen

A Puebla de Sanabria, traguardo della quindicesima tappa della Vuelta a Espana 2020, terzo arrivo in volata e successo del giovane sprinter belga Jasper Philipsen sul tedesco Ackermann. Invariata la classifica generale.

mercoledì 4 novembre 2020

Ad Ourense bis di Tim Wellens

Ad Ourense, traguardo della quattordicesima tappa della Vuelta a Espana 2020, è Tim Wellens a vincere, battendo i compagni di fuga, Woods e Stybar. Per il corridore belga è il secondo successo di tappa in quest'edizione. Classifica generale invariata, con Roglic in maglia rossa.

L'Inter dovrebbe esonerare Conte

Premetto la mia antipatia per Antonio Conte e la sua lunga militanza bianconera, che ho sempre considerato un serio ostacolo all'arrivo prima e alla permanenza poi sulla panchina dell'Inter. Premetto anche la mia antipatia verso il calcio troppo manovrato, fraseggiato dal basso, i retropassaggi al portiere, un'infinità di tempo per progredire sul campo di 20 metri. Una specie di guardiolismo, ma senza Messi e senza Xavi e senza Iniesta. Perché preferisco il calcio più immediato, quello verticale, sì, anche con i lanci lunghi, perché il problema è saperli eseguire. E il fraseggio breve  è il rifugio della modestia tecnica. E preferisco il calcio senza fronzoli. Hakimi ieri sera ha fatto un retropassaggio figlio di questa cultura collettivista, quasi sovietica e al tempo stesso radical chic del calcio contemporaneo. Quel pallone andava o difeso o buttato fuori, senza tanti fronzoli né orpelli. Invece no, non buttare il pallone. Regalarlo magari agli avversari ma non buttarlo. Oltre l'autolesionismo. Premesso tutto questo, il problema è Conte. Problema di non agile soluzione. Il rapporto con la società si era già incrinato ad agosto ed è proseguito, nell'insoddisfazione generale, solo perché Conte avrebbe desiderato l'esonero e Suning le dimissioni: in ballo i 12 (o giù di lì) milioni di ingaggio netti del tecnico leccese. 

Conte non sa leggere le partite, ricava pochissimo dai cambi - ieri Zidane con i cambi ha vinto la partita -, pratica un solo tipo di calcio, conosce un solo schieramento, il 3-5-2 alla cui ortodossia nemmeno pensa di poter derogare. L'Inter ha già perso 7 punti in serie A e altrettanti in Champions, dove occupa un mestissimo ultimo posto nel Girone B. Il rendimento dell'Inter, negli scontri diretti e nelle partite solenni della scorsa come di questa stagione, è stato pessimo. Conte non ha soluzioni e, ultimamente, si è messo a parlare di progetto, di crescita programmata. La difesa fa acqua da tutte le parti: 15 gol subiti in 9 gare stagionali. Eppure Conte non ne parla, non assume una responsabilità al riguardo. Il problema era evidente già alla fine della passata stagione, quando l'Inter perse la possibilità di vincere lo scudetto prendendo gol evitabilissimi contro Sassuolo, Verona e via di seguito. Non è stato risolto ed anzi si è aggravato.  

Andrebbe esonerato, Conte. Perché l'Inter avrebbe ancora la possibilità di una buona stagione e di tornare a vincere un trofeo. Senza Conte, però. O, per lo meno, senza questo Conte, ostinatamente in difesa delle sue convinzioni, sbugiardate dal campo. La qualità della rosa nerazzurra, al netto di un paio di lacune, permetterebbe un'inversione di rotta. Persino con Conte in panchina. Conte è disponibile a cambiare registro? A rivedere tante sue posizioni che somigliano a petizioni di principio? Io credo di no. E, perciò, ritengo necessario il suo esonero. Stiamo a vedere cosa succede. 

martedì 3 novembre 2020

Real Madrid - Inter 3-2: Conte al capolinea

Fase difensiva nerazzurra imbarazzante. Vidal che perde palloni in serie sulla sua trequarti campo, Hakimi che regala palla a Benzema  che scherza con Handanovic uscito a caccia di farfalle. Primo gol madrileno. Replicato da Sergio Ramos, che stacca indisturbato perché De Vrij se lo perde. Ha segnato decine di gol così il capitano del Real  ma De Vrij se lo perde. È un tacco magico di Barella a liberare il destro incrociato di Lautaro che accorcia le distanze. Intervallo. Nella ripresa, contro un Real comunque dimesso e compassato, l'Inter cerca il pareggio, lo sfiora e infine lo trova con Perisic servito da Lautaro. Il croato esce stremato e con lui Barella, ammonito. Entrano Gagliardini e la terza punta meno forte della storia dell'Inter: Sanchez. Sì, perché del suo passato poco mi importa. Oggi, è un ex giocatore! Poi, l'Inter riesce nell'impresa di prendere un gol in contropiede con pasticcio tra Hakimi e De Vrij salito senza motivo a metà campo: parte Vinicius in contropiede, D'Ambrosio al solito non sa che fare, palla a Rodrigo e 3-2 per il Real. La Champions di Conte è un disastro. La costruzione insistita dal basso tediosa, stucchevole e sovente esiziale. Un fallimento annunciato. 

Real Madrid - Inter: più di una partita

Real Madrid contro Inter, stasera, Champions League di scena al Santiago Bernabeu, ore 21:00. Più di una partita. Poche sfide hanno il fascino di questa. Poche.

Nel 1964, al Prater di Vienna, la Grande Inter di Helenio Herrera e Angelo Moratti, sconfisse per 3-1 il Real Madrid di Santiago Bernabeu, di Puskas e Di Stefano, Gento e Amancio. Vittoria perentoria dei nerazzurri: 3-1 e doppietta di Sandro Mazzola e prima Coppa dei Campioni. E la genesi di una leggenda.

Nel 1966, semifinali di Coppa dei Campioni: vittoria madrilena in Spagna, 1-1 a Milano. Real in finale per la sesta Coppa.

Nel 1981, di nuovo semifinali di Coppa dei Campioni. L'Inter di Bersellini, Altobelli, Beccalossi, Oriali, Bini e il giovane Bergomi sfida il Real Madrid allenato da un ex giocatore pieno di estro, che sarà poi guida tecnica della Sampdoria in Italia: Vujadin Boskov. Il Real è forte, dal terzino sinistro Camacho al libero tedesco Stielike. Fino al capitano Santillana: centravanti dal poderoso stacco aereo. Alto 1,75 m è uno dei migliori colpitori di testa della storia e diventa la bestia nera dell'Inter. All'andata lui e Juanito regalano il 2-0 al Real. Al ritorno un gol dell'elegantissimo Bini dà all'Inter una vittoria che non basta per la qualificazione.

Nel 1983, quarti di finale di Coppa delle Coppe, 1-1 a Milano, 2-1 per il Madrid, avanti loro.

Nel 1985, semifinale di Coppa Uefa, 2-0 per l'Inter al Meazza, 3-0 per loro in Spagna, con Bergomi colpito da una monetina e costretto ad uscire nel primo tempo, ricorso nerazzurro respinto: primo ed unico caso del genere!

Nel 1986, semifinali di Coppa Uefa, 3-1 per l'Inter al Meazza, doppietta di Tardelli, 5-1, dopo i supplementari a Madrid. Di nuovo fuori contro la "quinta del Buitre" la formidabile generazione di talenti fiorita all'ombra dell'attaccante spagnolo Emilio Butragueno. Altobelli e Rummenigge vengono riempiti di calci sotto una direzione arbitrale casalinga, Mandorlini finisce espulso. Manifestazioni limpidissime del prepotere del Real Madrid. Santillana, in queste quattro eliminazioni dell'Inter, timbra sei gol!

Nel 1998, l'Inter di Simoni, siamo nel girone di Champions, visita il Real e becca un 2-0, che mina la panchina. Al ritorno, una doppietta del magnifico Roberto Baggio stende il Real nel 3-1 finale e regala l'accesso ai quarti di Champions League.



Mirador de Ezaro: poker di Roglic di nuovo in rosso

Tredicesima tappa della Vuelta a Espana 2020, cronometro di 33,7 km da Muros a Mirador de Ezaro. Frazione pianeggiante, per veri specialisti contro il tempo, fino agli ultimi due km, quando si presenta un muro con pendenza media di quasi il 15%. 

Vince Roglic: quarto successo di tappa per lo sloveno in questa Vuelta, precedendo di 1' lo statunitense Barta. Bella prova di Carty, che si conferma al terzo posto della generale. Lo stesso Carapaz si è ben difeso. Ora è secondo, dietro Roglic, a 39".

lunedì 2 novembre 2020

Serie A 2020/21: il punto dopo la 6^ giornata

Milan sempre in testa, dopo la sofferta vittoria contro l'Udinese, propiziata da una rovesciata di Ibrahimovic. Non so quanto potrà durare la supremazia rossonera. Ma credevo poco anche nel Milan di Zaccheroni, che poi vinse lo scudetto nel 1999. Perciò, dirò solo sottovoce che non mi pare in grado di durare.

La Juve fatica altrettanto e di più contro lo Spezia, vincendo solo quando i liguri calano d'intensità. Doppietta di Cristiano Ronaldo, che sale a 749 gol in carriera. Vicinissimo ai 761 o 762 segnati da Pelé in partite ufficiali. Sarebbe, i gol di Bican mi convincono fino ad un certo punto, il record assoluto. 

L'Inter pareggia male contro il Parma. O Conte svolta e vince le prossime due partite oppure penso che ci sarà l'esonero evitato ad agosto.

Sconfitta del Napoli contro il Sassuolo di De Zerbi, che gioca bene, ma gli azzurri hanno fallito un mucchio di occasioni. Troppe.

Vittoria anche per la Roma, contro la Fiorentina, e la Lazio, in rimonta su un Toro sempre più ultimo.

domenica 1 novembre 2020

Angliru: vince Hugh John Carty

Sull'Alto de l'Angliru, una delle salite più terribili del ciclismo, traguardo della dodicesima tappa della Vuelta a Espanã 2020, vince Hugh John Carty, un altro corridore britannico dal futuro brillante e dal presente notevole come Geoghegan Hart. Dietro di lui, Vlasov, Enric Mas e Carapaz. Roglic perde 10" da Carapaz, che così riconquista la maglia rossa. Carty, invece, è terzo nella generale.

sabato 31 ottobre 2020

Inter-Parma 2-2. Conte in difficoltà

Recita penosa dell'Inter di Conte contro un Parma catenacciaro ma organizzato. Che con due mezzi ribaltamenti di campo trova due gol con Gervinho. Sul secondo  l'uscita di Handanovic è imbarazzante. Rimonta solo nel finale con sinistro del subentrato Brozovic, altrimenti insufficiente in regia, e colpo di testa di Perisic su punizione di Kolarov, quanto mai sfiatato. Tanto inutile possesso della palla, angoli a profusione, calciati male anche da Eriksen. Tardivo l'ingresso di Pinamonti, che si è battuto bene. Si fatica a segnare, specialmente senza Lukaku che in queste partite, le sue partite, fa spesso la differenza. E si subiscono troppi gol: 10 nelle prime 6 giornate! E questo è il problema più serio. La difesa a 3 non funziona ma Conte si rifiuta di capirlo: De Vrij può giocare solo al centro. Terzo di destra sbaglia in occasione di entrambe le reti parmensi. Il gioco va troppo sulle fasce. Oggi, persino Hakimi non era in giornata. Altri punti persi. Ripeto: Conte andava esonerato ad agosto. 

Alto de la Farrapona: vince Gaudu

Undicesima tappa della Vuelta a Espanã 2020, da Villaviciosa all'Alto de la Farrapona. Vince il francese Gaudu. Roglic sempre in maglia rossa. 

venerdì 30 ottobre 2020

A Suances Roglic vince e torna maglia rossa

Decima tappa della Vuelta a Espanã 2020. Sul traguardo di Suances sprint vincente di Primoz Roglic, che con questo tris riconquista la maglia rossa, sfilandola a Carapaz. Hanno però lo stesso tempo.

Ad Aguilar de Campoo vince Ackermann

Secondo arrivo in volata alla Vuelta a Espanã 2020, nella nona tappa corsa ieri e arrivata ad Aguilar de Campoo. Vittoria del tedesco Ackermann.

mercoledì 28 ottobre 2020

Pirlo come Maifredi: Juve-Barca 0-2

Altro che calcio posizionale! Il Barca stasera sembrava impegnato in una partita di allenamento contro la Juve di Pirlo. Se i catalani non avessero gustato troppo il piacere di andare in porta con la palla, la partita sarebbe terminata con un punteggio più che tennistico. Pirlo mi pare ben avviato sulla strada che, alla Juve, fu di Maifredi.

Alto de Moncalvillo: vince Roglic!

Ottava tappa della Vuelta a Espana 2020, da Logrono all'Alto de Moncalvillo, traguardo inedito. Negli ultimi 3 km, è Carty a partire. Replica Carapaz in maglia rossa, ma Roglic tiene. Si avvantaggia Vlasov. Nell'ultimo km è Roglic, a scattare e vincere in solitudine. Ora, l'asso sloveno, che va forte più da più di due mesi!, è secondo in classifica generale a 15" da Carapaz.

L'Inter e il suo gioco nella storia del calcio

Le squadre di calcio hanno un'anima? La questione sembrerebbe di lana caprina. E non si può applicare la teologia dell'Aquinate allo sport più popolare. Certo e ci mancherebbe altro. Però, ogni squadra, pensateci bene, è diversa dalle altre. Ha, se non una propria anima, un proprio modo di essere, di comunicare. E di stare sul campo. Pensate al River Plate e al Boca Juniors: stili di gioco diversi e riconoscibili che si perpetuano da più di un secolo. Pensate all'Ajax, al calcio totale, che si nutre di atletismo e tecnica diffusa, coralità e visione d'assieme: gioca così da 50 anni e ieri si è visto contro l'Atalanta in Champions. Anche nel calcio italiano è così. Le grandi tradizionali hanno il loro stile di gioco. Il Milan, almeno dai tempi degli svedesi Gren, Nordahl e Liedholm,  poi l'uruguagio Schiaffino, ha cercato di comandare il gioco, di attaccare prima di tutto. La Juve, al netto del suo peso politico sportivo sempre ingentissimo, ha tradizionalmente schierato squadre coriacee, muscolari, innervate ogni tanto da un giocatore di talento superiore: Sivori, Platini, Roberto Baggio, Zidane. Ma non c'è stata Juve più Juve di quella di Trapattoni degli anni '70: quella di Furino, Benetti, Tardelli. Così l'Inter di Conte. L'Inter, per venire al tema del post, è sempre stata squadra lunatica e di reazione. Grande difesa, contropiede, ma potete anche parlare di ripartenze fulminee, e genio diffuso in avanti. Dai tempi di Cevenini III, uno che con il pallone faceva cose mai viste prima. Ed erano gli anni '20. E poi Meazza, che, ci fossero più documentate immagini di repertorio, metterebbe a tacere le dispute sul più grande giocatore di sempre. Maradona, escluso, va da sé. Le Inter vincenti che si ricordino avevano tutte queste caratteristiche. Quella di Foni - scudetti nel 1953 e nel 1954 - con il libero, quando pochi lo usavano, e un attacco atomico: la rapidità di Lorenzi, la forza di Nyers, il genio ribelle dello svedese sudamericano Skoglund. Che avrebbe avuto emuli in Corso, Beccalossi, Recoba. Della Grande Inter tutti sanno tutto. Quante partite vinse per 1-0? Per una punizione di Corso? Per un contropiede di Jair o Mazzola? E la difesa, quella difesa leggendaria, non c'era modo di violarla. Anche l'Inter di Bersellini era così. Solidissima dietro, davanti si concedeva il lusso di Beccalossi, che tutti credono mancino, ma era destro in origine, che dribblava passeggiando, dietro le due punte Altobelli e Muraro. Anche l'Inter dei record era così. Più forte, ma giocava così. Contrattaccando. La cavalcata di Berti contro il Bayern Monaco è il manifesto di quella squadra. Così pure l'Inter di Simoni, che si chiudeva e ripartiva liberando Moriero e sua maestà Ronaldo. La stessa Inter del triplete, che pure aveva una rosa e possibilità con pochi eguali al suo tempo, era una squadra reattiva. Monolitica dietro e fantasiosa in avanti. Ora, cosa c'entra lo schema di Conte, il pressing alto, uno sterile possesso del pallone, tre difensori, due terzini e tre mediani, senza un fantasista e senza fantasia, con la storia calcistica nerazzurra? Si può vincere contro la propria storia? Accadde al Brasile del 1994. Ma fu un'eccezione. E l'eccezione è sempre l'ancella della regola.