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mercoledì 15 aprile 2020

C'era una volta Giuseppe Saronni: 2^ puntata (1980/83)

Dal 1980 al 1983, Saronni matura e si consacra, affina il suo talento e coglie, una ad una, tutte le grandi corse messe nel mirino, con la sola vera eccezione della Liegi-Bastogne-Liegi. Al Giro del 1980, il secondo conquistato dall'asso bretone Hinault, Saronni è settimo nella generale, ma vince anche sette tappe! Come sapevano fare Binda o Guerra negli anni '30! Si aggiudica anche la Freccia Vallone e il campionato italiano, dentro il ricco carniere di ventidue vittorie stagionali. Nel 1981, è terzo al Giro, conquistato da Battaglin, mentre a Praga, Maertens lo brucia sul traguardo del campionato del mondo. Saronni saprà riscattarsi un anno dopo a Goodwood, Inghilterra, dove la sua volata diventa la proverbiale fucilata, un'accelerazione che si fa subito progressione irresistibile,  i rivali, e che rivali!, distanziati, annichiliti. Saronni campione del mondo, davanti a Greg LeMond e Sean Kelly. Poi, Saronni, con la maglia iridata, conquista il Giro di Lombardia e, nel 1983, la Milano-Sanremo, chiudendo la sua era dorata con il bis al Giro d'Italia, dopo uno sfiancante confronto con Roberto Visentini. A 26 anni, che compirà nel mese di settembre, ha vinto moltissimo, dappertutto. Già più di cento corse da professionista, in volata, a cronometro, in salita, in brevi, medie e grandi corse a tappe. Gli manca solo un'affermazione, non dico assoluta, ma almeno parziale, al Tour de France. Che a quei tempi gli italiani disertano in massa. Lo stesso Moser, dopo il settimo posto del 1975, non c'è più andato. Saronni nemmeno ci va. Non nei suoi anni migliori. Quando, sarebbero state alla sua portata tappe, tante tappe e la maglia gialla, sebbene non quella finale. Sarà il grande limite della sua carriera, che, peraltro, conoscerà un precoce tramonto.

giovedì 6 settembre 2018

Vuelta 2018: Jesus Herrada maglia rossa

Come in gita. Nessun controllo della corsa. E ci scappa la fuga bidone. Geniez vince la tappa. Jesus Herrada, spagnolo, indossa la maglia rossa. E, ora, ha un bel vantaggio sui favoriti. Che faranno la loro fatica, per ristabilire le gerarchie. Non vedevo qualcosa del genere da anni, forse dalla fuga che, al Tour 1990, portò Chiappucci in maglia gialla. Poi, Chiappucci finì secondo dietro LeMond. Herrada non ha un vantaggio paragonabile a quello che ottenne Chiappucci. Ma, i 3'22" su Simon Yates, dopo più di metà corsa, non sono pochi.

venerdì 6 aprile 2018

Le nazioni del ciclismo: Italia, Francia, Belgio, Spagna, Olanda, Lussemburgo e Svizzera

Ho aggiornato il post, per il resto valido, con riflessioni sulle ultime tre stagioni. Qualcosa è cambiato (vedi sotto in verde).

I primi di febbraio, ho cominciato a pubblicare una classifica a punti, certo opinabile, ma formata secondo criteri tutto sommato neutri, dei migliori ciclisti della storia*. Quanto al rendimento. Ha stravinto Merckx, con vantaggio enorme su secondo e terzo, rispettivamente Hinault e Bartali. Figuriamoci gli altri, più staccati. Ripeto, classifica di rendimento, legata ai risultati. Perché, sarebbe stato assai più difficile graduare il talento. Ma, di certo, Pantani avrebbe scalato moltissime posizioni in classifica, nella quale sarebbero entrati alcuni pionieri, rimasti fuori perché, ai tempi loro, molte corse ancora non c'erano. Ma, nemmeno questo è il punto del post. Scorrendo la classifica, si è riproposto un vecchio tema. Le nazioni del ciclismo, della storia del ciclismo, sono, per lo più, sebbene qualcosa stia cambiando, sette. Curiosamente, ma è una mera coincidenza, cinque su sette, sono le stesse che diedero vita, alla CEE: Italia, Francia, Belgio, Spagna, Olanda, Lussemburgo, e Svizzera. L'Europa unita, progetto fallito, secondo me, nacque con la Germania, allora Ovest, in luogo della Spagna. La Svizzera, si sa, sta sempre per conto proprio. La Spagna, tornando al ciclismo, ha iniziato lentamente. Ha avuto il suo primo grande giro nazionale, soltanto nel 1935, laddove il Tour de France si corre dal 1903 ed il Giro d'Italia dal 1909. Ed i primi grandissimi campioni soltanto negli anni '50, con Bahamontes, formidabile scalatore, e Miguel Poblet, passista velocissimo, capace di ben figurare anche nelle gare a tappe. L'Italia aveva già avuto quattro campionissimi: Girardengo, Binda, Bartali e Coppi. E campioni della statura di Guerra e Magni, per tacere degli altri. Da nessuna parte, però, il ciclismo era diventato religione laica come in Belgio. Ed il Belgio aveva dato formidabili corridori da corse in linea, ma anche dominatori di grandi giri. Il primo a vincere tre Tour de France, fu, per esempio, il belga Thys. Eguagliato dal francese Bobet, soltanto a metà degli anni '50. Poi, venne, per i belgi, Merckx, che vinse tutto, dappertutto. Diciannove classiche monumento: 7 Milano-Sanremo, 2 Giri delle Fiandre, 3 Parigi-Roubaix, 5 Liegi-Bastogne-Liegi, 2 Giri di Lombardia. Primato assoluto. Soltanto altri due suoi connazionali, Van Looy e Roger De Vlaeminck seppero vincere almeno una volta tutte le classiche monumento. Ma, Merckx vinse anche 5 Tour de France, come prima di lui Anquetil, e dopo di lui Hinault ed Indurain, 5 Giri d'Italia, come prima di lui Binda e Coppi, e dopo di lui nessuno. Una Vuelta a Espana. E tre campionati del mondo. Nel "dopo Merckx", però, i belgi, se rimasero competitivi nelle grandi corse di un giorno, quasi sparirono nelle grandi corse a tappe. Dopo la vittoria di De Muynck al Giro del 1978, nessun belga ha più trionfato tra Giro, Vuelta e Tour. Mentre, gli spagnoli hanno cominciato a farla da padroni. Con Lejarreta e Delgado, poi, più di tutti, Indurain e Contador, sette grandi giri a testa, passando per Olano ed Heras, per Sastre e Valverde, uno che ha vinto moltissimo anche le corse di un giorno, come, in parte, aveva saputo fare Oscar Freire Gomez, tre mondiali, tre Milano-Sanremo. L'Italia, negli ultimi cento anni, è rimasta costante, tolti pochi periodi di basso profilo. In tutte le competizioni su strada. La Francia, per contro, almeno nelle grandi gare a tappe, ha conosciuto, con dieci anni di ritardo, le medesime difficoltà del Belgio. Dal 1985, ultimo successo di Bernard Hinault a Parigi, non ha più vinto il Tour. E, dopo di allora, due soli grandi giri: con Fignon, il Giro d'Italia 1989, con Jalabert la Vuelta a Espana 1995. Soltanto da qualche anno, con Bardet e Thibaut Pinot è tornata competitiva nei grandi giri, pur senza vincerli. Anche nelle corse di un giorno, i francesi, dopo il ritiro di Jalabert, hanno vinto pochissimo. Quasi niente. Tolta la Milano-Sanremo con Demare. Sicché, in questo momento, la nazione guida del ciclismo, è la Spagna. Ma, qualcosa si muove. Per l'Olanda, ad esempio. Con Tom Dumoulin. Uno che, fossimo nei primi anni '90, quando al Tour, ed in parte al Giro, c'erano cronometro lunghissime, partirebbe sempre per vincere i grandi giri. Per la Gran Bretagna, sembrava il caso eccezionale di Froome chiacchierato ma vincente come pochi, e Cavendish, tra i maggiori velocisti di sempre, 30 tappe al Tour. Ma, se consideriamo il successo di Wiggins al Tour del 2012 e quello di Geraint Thomas al Tour 2018, con Simon Yates, che doma le salite di Giro e Vuelta, qualcosa sta cambiando nella terra d'Albione. Sono tornati nelle retrovie gli USA, che da 30 anni, svanita l'illusione Armstrong, non hanno più trovato un campione come Greg LeMond, tre Tour e due campionati del mondo. E nelle retrovie resta la Svizzera, che, del resto, è sempre andata a fiammate. Prima delle guerra, solo Heinrich Suter si staccò dalla massa. Poi, l'epoca d'oro di Kubler e Koblet, a cavallo tra anni '40 e '50 . Un lungo riflusso, fino a Tony Rominger, 3 Vuelta e 1 Giro, ma anche secondo al Tour e classiche vinte, ed Alex Zulle. Poi negli ultimi quindici anni, Fabian Cancellara, dominatore delle classiche del pavé, 3 Fiandre e 3 Roubaix. Anche il Lussemburgo arranca. Eppure, Nicolas Frantz fu tra i più forti corridori degli anni '20. E Gaul è stato, con Bartali e Pantani, il miglior grimpeur della storia. Dopo il ritiro dei fratelli Schleck, però, non c'è un campione lussemburghese. Forse, ma rimane indecifrabile, Bob Jungels. La nazione che ha compiuto più progressi, dopo aver fatto per decenni le cose migliori nel ciclismo su pista, è la Germania. Che dovette aspettare, per un campione, Rudi Altig negli anni '60. Poi, Junkermann e Thurau. Ma, il corridore tedesco più forte resta Ullrich e, dopo di lui, un velocista capace di vincere 4 Sanremo come Zabel. Epperò, oggi, la Germania ha un plurivincitore come Greipel, il miglior velocista del mondo come Kittel ed un movimento solido. E' diventata una realtà l'Australia, che ha Matthews e Caleb Ewan, dopo aver avuto Cadel Evans, vincitore di Tour e campionato del mondo, e McEwen, velocista di rango. Mentre, negli anni '80, il primo grande corridore aussie, Phil Anderson, costituiva una continua sorpresa. Si sono aggiunte nazioni come la Russia ed il Kazakistan e l'Ucraina. E la Slovacchia del maggior talento contemporaneo, Peter Sagan, uno che nemmeno sa quanto sia forte. E, ma da 30 anni, cominciando con Lucho Herrera, arrivando a Quintana, i grandi scalatori colombiani. 

*Aggiornamento al 29 marzo 2021.

La Francia ha trovato in Alaphilippe, vincitore della Sanremo 2019 e del campionato del mondo 2020, un nuovo grande campione. Bernal è stato il primo colombiano a vincere il Tour, nel 2019. Gli inglesi, negli ultimi 9 anni, si sono annessi 11 vittorie nei grandi giri: 1 Wiggins (1 Tour), 7 Froome (4 Tour, 1 Giro, 2 Vuelta), 1 Geraint Thomas (1 Tour), 1 Geoghegan Hart (1 Giro, 2020), 1 Simon Yates (1 Vuelta). Nessuno ha saputo far meglio in questo lasso di tempo. Roglic (2 Vuelta e una Liegi) e Pogacar (1 Tour) hanno messo al centro della scena ciclistica la piccola Slovenia. Insomma, le nazioni del ciclismo non sono più soltanto sette.

*Aggiornamento del 06 aprile 2022: Roglic ha vinto anche la terza Vuelta nel 2021 e Pogacar il secondo Tour oltre alla Liegi e al Lombardia. In questo 2022, ai loro successi si è sommata l'affermazione di Mohoric alla Sanremo. Dominio sloveno.

* Sono stati classificati i primi 162 ciclisti della storia, fino ad ora. Guida l'Italia, con 48 corridori.
Italia: 48 corridori
Belgio: 27 corridori
Francia: 19 corridori
Spagna: 19 corridori
Olanda: 10 corridori
Svizzera: 7 corridori
Lussemburgo: 5 corridori
Germania: 5 corridori
Gran Bretagna: 3 corridori
Irlanda: 2 corridori
Australia: 2 corridori
Danimarca: 2 corridori
USA: 2 corridori
Portogallo, Slovacchia, Colombia, Russia, Kazakistan, Norvegia, Slovenia: 1 corridore

sabato 23 luglio 2016

Froome vince il terzo Tour de France. Nella Megeve-Morzine-Avoriaz crolla Aru

È ancora il Tour de Froome. Terzo successo al Tour de France per Chris Froome, meritato dappertutto, non solo in salita. Froome eguaglia Thys, Bobet e Lemond con il tris al Tour. Successo di tappa ad Izaguirre, Nibali attaccante ma non a segno. Non sbagliavo su Aru, quando lo pronosticavo fuori dai primi cinque della generale. Oggi è crollato ed è uscito addirittura dai primi dieci. Sopravvalutato. Assurdo che Nibali gli abbia fatto da gregario.

giovedì 21 luglio 2016

Cronoscalata Sallanches-Megève: Froome favorito

Cronoscalata, perché più di dieci km sui diciassette complessivi, sono in salita da pendenze impegnative, oggi, da Sallanches a Megève e Froome si prepara ad assestare il colpo di grazia agli sfiatati, e sfiduciati, rivali. Il terzo Tour, come Thys, Bobet e Lemond, è sempre più vicino per il campione britannico. 

Froome insegue Thys, Bobet e Lemond per il terzo Tour

Difficile, a questo punto del Tour de France 2016, ipotizzare che la vittoria finale possa sfuggire a Chris Froome, tanto vasto è il vantaggio assommato in classifica generale dal campione britannico, che punta a conquistare il terzo Tour. Ci riuscisse, e credo proprio che ci riuscirà, appaierebbe il belga Thys, tre successi alla Grande Boucle, che avrebbero potuto essere di più, non si fosse messa di traverso la Grande Guerra del '14-'18, il possente bretone Luison Bobet e lo statunitense Greg Lemond, un altro che avrebbe potuto spingersi oltre, se non avesse perso due anni per via di un assurdo incidente di caccia. Insomma, Froome è a caccia della grande storia del ciclismo.

domenica 20 luglio 2014

Tour de France 2014: non solo Nibali. Quattro francesi tra i primi dieci della classifica generale

Nibali il Tour l'ha già vinto o, comunque, può soltanto perderlo, perché avversari alla sua altezza in gruppo non ci sono. Oltralpe, dopo anni di magra, si consolano, con qualche ragione debbo ammettere, osservando la presenza di quattro corridori francesi tra i primi dieci della classifica generale. Negli ultimi 30 anni, facendo appello alla mia memoria per lo meno, non mi pare che sia mai accaduto. Di certo, non c'è Hinault e non c'è Fignon, gente che i Tour li vinceva proprio, cinque il primo e due, quasi tre se non fosse stato per Lemond ed otto secondi di cronometro, il secondo. Ad ogni modo, nella classifica provvisoria del Tour de France 2014, troviamo Bardet terzo, Thibaut Pinot quarto, Peraud sesto e Rolland decimo. In particolare Bardet e Pinot che lottano per il podio sono entrambi del 1990, sono forti in salita e possiedono il fondo necessario per primeggiare nelle corse a tappe. Se un francese tornerà a vincere il Tour, dopo Hinault nel 1985, scommetto che, nei prossimi anni, sarà uno di loro: Bardet o Pinot.

sabato 13 luglio 2013

Tour de France 2013: a Lione vince Trentin

L'attacco portato ieri da Contador a Froome ha improvvisamente riacceso l'interesse attorno al Tour de France 2013, che sembrava destinato a seguire il copione senza guizzi, come gli attori mediocri. E che tutto ciò sia avvenuto in una tappa cosiddetta di trasferimento dimostra che sono i campioni più dei tracciati a scrivere la trama di una corsa. L'ho già scritto, ma giova ripeterlo, era dai tempi di Lemond e di Fignon, che non vedevo interpretare una tappa sulla carta semplice in modo tanto sorprendente. Forse, per venire a tempi appena più recenti, ricordo un attacco di Indurain assieme a Bruynel, nel Tour del 1995, quando il gran Navarro escogitò una fuga inedita per lui, per partire per ultimo nella cronometro del giorno dopo. Il ciclismo guadagna moltissimo dalle improvvisazioni e dal coraggio, i suoi canoni tradizionali, oggi messi da parte. Nella tappa odierna, la quattordicesima, si parte da Saint Pourcane sur Soule e si arriva al traguardo storico Lione.