Dal 1980 al 1983, Saronni matura e si consacra, affina il suo talento e coglie, una ad una, tutte le grandi corse messe nel mirino, con la sola vera eccezione della Liegi-Bastogne-Liegi. Al Giro del 1980, il secondo conquistato dall'asso bretone Hinault, Saronni è settimo nella generale, ma vince anche sette tappe! Come sapevano fare Binda o Guerra negli anni '30! Si aggiudica anche la Freccia Vallone e il campionato italiano, dentro il ricco carniere di ventidue vittorie stagionali. Nel 1981, è terzo al Giro, conquistato da Battaglin, mentre a Praga, Maertens lo brucia sul traguardo del campionato del mondo. Saronni saprà riscattarsi un anno dopo a Goodwood, Inghilterra, dove la sua volata diventa la proverbiale fucilata, un'accelerazione che si fa subito progressione irresistibile, i rivali, e che rivali!, distanziati, annichiliti. Saronni campione del mondo, davanti a Greg LeMond e Sean Kelly. Poi, Saronni, con la maglia iridata, conquista il Giro di Lombardia e, nel 1983, la Milano-Sanremo, chiudendo la sua era dorata con il bis al Giro d'Italia, dopo uno sfiancante confronto con Roberto Visentini. A 26 anni, che compirà nel mese di settembre, ha vinto moltissimo, dappertutto. Già più di cento corse da professionista, in volata, a cronometro, in salita, in brevi, medie e grandi corse a tappe. Gli manca solo un'affermazione, non dico assoluta, ma almeno parziale, al Tour de France. Che a quei tempi gli italiani disertano in massa. Lo stesso Moser, dopo il settimo posto del 1975, non c'è più andato. Saronni nemmeno ci va. Non nei suoi anni migliori. Quando, sarebbero state alla sua portata tappe, tante tappe e la maglia gialla, sebbene non quella finale. Sarà il grande limite della sua carriera, che, peraltro, conoscerà un precoce tramonto.
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