Sconfitto anche a Shangai, da Monfils. Annus horribilis, questo 2013, per Roger Federer, una volta re del tennis, precipitato al settimo posto della classifica Atp. Tolto il successo sull'erba amica di Halle, nessun acuto per l'asso elvetico, che gli scommettitori pronosticano vicino al ritiro. Crisi, declino, viale del tramonto? Che succede a questo giovanotto di 32 anni, 17 titoli dello Slam in carriera ed un dominio che, nel tennis, rassomiglia a quello immenso di Carlo V di Spagna? Il potere, d'evidenza, logora pure, almeno a lungo andare, chi ce l'ha. A vederlo giocare, Federer mostra sempre lampi, bagliori di una classe, che a tutti gli altri manca. Non è più capace, però, di tenere la concentrazione a lungo, alla prima difficoltà si arrende, perde i punti decisivi, rinuncia ai recuperi più impervi, osserva quasi da spettatore le partite che appena cominciano a sfuggirgli. Un collasso della volontà, che in un sport terribilmente cerebrale come il tennis, diventa un limite invalicabile. Mi spiego meglio. La sensazione è che, se gli tornasse la voglia di farlo, Federer potrebbe ancora battere chiunque. Ma, neppure lui, toccato da un talento irripetibile, può permettersi di giocare e di vincere senza versare una goccia di sudore, senza soffrire almeno un poco, non quanto Nadal, che pare un flagellante, ma almeno un poco. Il 2014 sarà decisivo. Per il poco che conta, credo che Federer vorrà uscire di scena, prima o poi tocca a tutti, da campione. E non da comparsa, quale spesso è stato quest'anno.
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giovedì 10 ottobre 2013
lunedì 20 agosto 2012
Federer travolge Djokovic a Cincinnati: successo n. 76 per lo svizzero
Roger Federer vale, nel tennis, Carlo V di Spagna. Perché sul suo regno il sole non tramonta. In questo straordinario 2012, nel quale ha ritrovato la vetta della classifica Atp, il formidabile asso elvetico è tornato a giocare il suo tennis magnifico, forse antico, in realtà senza tempo. A Cincinnati, ha colto l'ennesimo successo della stagione, il quinto nel torneo americano, il numero 76 in carriera. E di fronte aveva non un avversario qualunque ma Djokovic travolto in due set, il primo chiuso addirittura 6-0 per Federer. Una lezione severissima per il serbo, il grande atleta, vinto ancora una volta dalla scherma elegante di Federer. Dal suo rovescio inimitabile, dal suo servizio eclettico, dai suoi passanti facilissimi, nel senso che tali sembrano, anche quando giocati dalle posizioni di campo più impervie. Inutile dire che Federer è il favorito d'obbligo anche per gli Us Open prossimi venturi.
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