Un grande pugile, un grandissimo personaggio. Non il più grande boxeur della storia però. Cassius Clay, poi Muhammad Alì, è mancato da pochi giorni e di lui hanno scritto e parlato tutti. Soprattutto per quanto riuscì a far dire di sé oltre il ring. Per l'adesione ai musulmani neri ed il rifiuto di partire per il Vietnam. Per le invettive contro i rivali, provocati e sbertucciati, prima di essere battuti, per l'immensa considerazione di sé. Per essere stato personaggio da subito, dall'oro di Roma 1960. Per essere passato da intellettuale senza aver letto un libro, come dichiarò ad Oriana Fallaci in un'intervista all'Europeo del 1966. Per la squalifica ed il ritorno al titolo. Per la lunga malattia. Quanto al pugile, era agilissimo, ma meno di Ray Sugar Robinson, e potente, ma meno di Rocky Marciano, e sapeva incassare, ma non come La Motta. Era fortissimo soprattutto di testa. Un campione unico. Ma, a parer mio, non il miglior pugile della storia.
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martedì 7 giugno 2016
venerdì 5 febbraio 2016
Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): 9^ puntata (Amsterdam 1928)
Le none Olimpiadi dell'era moderna si disputano ad Amsterdam nel 1928. Per la prima volta nella storia, le donne vengono ammesse a partecipare alle gare dell'atletica leggera, regina della manifestazione. Nella capitale olandese si chiude la leggendaria carriera del finlandese Paavo Nurmi, che conquista nei 10.000 m la sua nona medaglia d'oro ai giochi, un primato che soltanto Carl Lewis riuscirà ad eguagliare, 68 anni dopo, conquistando l'oro nel salto in lungo ad Atlanta '96. Il dominio finlandese nel mezzofondo è assicurato anche dall'oro di Larva sui 1.500 m, di Ritola sui 5.000 m e di Loukola nei 3.000 siepi. Due ori, nel nuoto ca va sans dire, vanno a Weissmuller, in procinto di diventare un divo del cinema. Nel medagliere, si registra l'ennesimo successo degli Stati Uniti, davanti alla Germania ed alla solita Finlandia. Resta assente l'Urss. L'Italia conferma il quinto posto delle Olimpiadi di Parigi 1924: dei sette ori finali, tre arrivano dal pugilato, nessun podio però nell'atletica. Nei 100 e nei 200 m vince il canadese Percy Williams. L'Uruguay, superando in finale l'Argentina, conquista l'oro nel calcio, com'era successo anche quattro anni prima a Parigi. (cfr. 1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata)
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giovedì 8 novembre 2012
Elzeviro: 1. I mancini nel calcio: da Maradona a Recoba
Nel pugilato, i mancini godono di controversa reputazione. Ricevono e restituiscono pugni come tutti i boxeur e, tuttavia, si ritiene da sempre che siano gli avversari più difficili da affrontare. Tralasciando le spiegazioni più complicate, secondo il monito di Occam, è perché montano una guardia rovesciata rispetto ai destrorsi, che sono, è , noto, la maggioranza. Anche fra i pugili. E nel calcio? Nel calcio, quando si parli di mancini, e della loro peculiarità, si allude specialmente ai fantasisti, a quei giocatori per solito provvisti di scarso dinamismo, tuttavia pareggiato ed anzi superato da una straordinaria abilità tecnica e, vieppiù, da una fantasia innata, tale da permettere e suggerire giocate inattese, impreviste, spiazzanti. Orsi, Sivori, Maradona, per citare tre grandissimi argentini in ordine crescente di valentìa, e Maradona, a dire il vero, svetta su qualunque altro giocatore di ogni epoca, avevano questa capacità congenita: danzavano sul pallone, con il pallone ed intorno al pallone, senza che il malcapitato difensore potesse intuire la scelta, la direzione, l'intenzione della loro giocata. Mancini, nel calcio, è sinonimo di artisti. Troppo nota essendo la mia simpatia per Recoba, non dirò di lui. Sarebbe troppo facile.
martedì 12 giugno 2012
Teofilo Stevenson nella storia del pugilato
E' mancato Teofilo Stevenson, leggenda del pugilato olimpico. Cubano, negli anni '70 ricevette numerose e danarosissime offerte per passare al professionismo, atteso da assi della boxe come Frazier, Foreman ed Alì. Rifiutò, preferendo rimanere dilettante, simbolo della Cuba castrista. Tre ori olimpici, nel 1972 a Monaco di Baviera, nel 1976 a Montreal e nel 1980 a Mosca, tutti conquistati, si è capito dai nomi che ho fatto prima, nei massimi, la categoria regina del pugilato. Ma, Stevenson del peso massimo aveva soltanto la complessione, il fisico, la forza. Perché la tecnica pugilistica, raffinatissima, era da welter. Paragonabile a quella di Alì, di cui era meno gigione e, a parere di chi scrive, più forte. Per carità, mai si sfidarono, sicché ogni confronto resta nel campo delle ipotesi. Ma, sul serio, Stevenson era un pugile di categoria superiore.
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