Un grande pugile, un grandissimo personaggio. Non il più grande boxeur della storia però. Cassius Clay, poi Muhammad Alì, è mancato da pochi giorni e di lui hanno scritto e parlato tutti. Soprattutto per quanto riuscì a far dire di sé oltre il ring. Per l'adesione ai musulmani neri ed il rifiuto di partire per il Vietnam. Per le invettive contro i rivali, provocati e sbertucciati, prima di essere battuti, per l'immensa considerazione di sé. Per essere stato personaggio da subito, dall'oro di Roma 1960. Per essere passato da intellettuale senza aver letto un libro, come dichiarò ad Oriana Fallaci in un'intervista all'Europeo del 1966. Per la squalifica ed il ritorno al titolo. Per la lunga malattia. Quanto al pugile, era agilissimo, ma meno di Ray Sugar Robinson, e potente, ma meno di Rocky Marciano, e sapeva incassare, ma non come La Motta. Era fortissimo soprattutto di testa. Un campione unico. Ma, a parer mio, non il miglior pugile della storia.