Nel 1992, Indurain venne al Tour de France dopo aver conquistato il Giro d'Italia, davanti a Chiappucci. Bugno, con in testa soltanto la maglia gialla, aveva disertato la corsa della Gazzetta, svolgendo una programmazione mirata al potenziamento muscolare per le prove contro il tempo. A cronometro, migliorerà poco, e peraltro era già abbastanza forte, perdendo invece in salita, dove aveva, naturali, doti se non di scatto almeno di progressione davvero notevoli. Va da sé che il Tour propone cronometro a profusione. Com'era accaduto con Anquetil e poi con Hinault, che però era anche ottimo scalatore, ora succede con il navarro Indurain. Che si aggiudica subito il cronoprologo. Bugno, che al Giro della Svizzera ha vinto a cronometro, ma perso il successo finale in favore di Giorgio Furlan, aspetta la cronometro del Lussemburgo per avere conferme. Arriveranno solo smentite. Indurain, in 65 km, infligge tre minuti al secondo classificato, curiosamente il suo luogotenente Armand De Las Cuevas. Bugno, solo terzo, accuserà 3'41". Mai visto qualcosa del genere. Uno specialista, lo dice la storia del ciclismo, può dare 3" a chilometro ad uno scalatore, che sia negato all'esercizio contro il tempo. Ma, Bugno a cronometro andava. Andava eccome. Ne aveva vinte in carriera. Bugno dichiarerà di essersi demoralizzato negli ultimi 10 km, appresi dalla sua ammiraglia i tempi di Indurain. Può essere, resta la prestazione monstre di Indurain e quella, ancora più sorprendente, di De Las Cuevas. La carriera di Bugno, nelle corse a tappe, finisce nel Lussemburgo. Il 13 luglio 1992. Indurain prende la maglia gialla, sfilandola al francese Pascal Lino, il 18 luglio, dopo la tappa del Sestriere, illustrata da una fuga antica di Chiappucci. La terrà fino a Parigi. Una curiosità , nella diciannovesima tappa, da Tours a Blois, terza cronometro individuale (64 km) - ma c'è stata pure una cronosquadre - Indurain vince di nuovo, Bugno è secondo. A 40". A Parigi, Indurain primo, Chiappucci secondo a 4'35", Bugno terzo a 10'49". Indurain, con la prima doppietta Giro-Tour nello stesso anno, che replicherà nel 1993, appaia Coppi, il primo a riuscirci, Anquetil, Merckx, Hinault e Roche. Chiappucci accende la fantasia di molti tifosi e guadagna la simpatia della stampa sportiva, che ne apprezza il coraggio. Bugno è subissato di critiche. Sbagliata la programmazione e la preparazione. Si è appesantito in salita per il lavoro a cronometro. Ma anche per l'ostinazione con la quale spinge lunghissimi rapporti, vietati a tutti gli altri. Non si consiglia né gli consigliano una pedalata più agile.
Claudio Chiappucci, Sestriere, 1992 |
Io personalmente farei carte false per riaverle le cronometro a profusione ma pure le tappe di montagna da 250 km, adesso sembra tutto fatto apposta per salvare più gente possibile, nessuno scalatore ha mai minuti su minuti da recuperare che lo forzino ad attaccare (e anche volesse al Tour non c'è proprio il terreno adatto) e tutti tengono il posto nel trenino per ottenere il piazzamento e forse nemmeno gli passa per l'anticamera del cervello di osare per vincere. Se il ciclismo fosse stato come adesso quando ero ragazzino non credo proprio mi sarei appassionato.
RispondiEliminaSono d'accordo. Era un ciclismo più bello, meno prevedibile, più entusiasmante. Il Tour degli ultimi anni, per dire, quasi senza cronometro, mi ha convinto pochissimo. E più ancora servirebbero tappe lunghe. Forse.ne sarebbe servita qualcuna in più anche 30 anni fa. Sopra i 240/250 km cambia tutto. Emergono i corridori migliori. Come era, la mia preferenza per lui è nota, Bugno. Che recuperava sempre nel finale. A Val Louron nel '91, ma anche sull'Aprica, al Giro '94. Di cui voglio scrivere in un prossimo post.
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