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lunedì 12 maggio 2014

Storia dei mondiali di calcio: 5^ puntata (1950, l'Uruguay trionfa in Brasile)

Un intero paese, ancora poverissimo e largamente disabitato, trepida per la coppa del mondo. Il Brasile, regno del calcio a ritmo di samba, della tecnica raffinata, del dribbling ad ogni costo, della ricerca della giocata a sensazione, ospita i mondiali del 1950. Con il ruolo di favorito, che, del resto, molti già gli attribuivano nel 1938, quando però aveva prevalso la grande Italia di Meazza. C'è stata la guerra di mezzo, gli equilibri sono mutati. L'Italia, orfana del Grande Torino, scomparso a Superga nel maggio del 1949, parte per il sudamerica con poche speranze. E parte in bastimento, perché l'aereo, dopo quella tragedia così recente, mette addosso troppa paura. Gli azzurri ci mettono una ventina di giorni, durante i quali, complice un mare spesso agitato, si allenano poco e male. Hanno invece il tempo di fumare parecchio. In Brasile, sarà una disfatta. Eliminazione al primo turno, sebbene i campioni non manchino tra gli azzurri, da Boniperti a Lorenzi. Stessa sorte tocca agli inglesi. Dopo avere disertato le prime tre edizioni dei mondiali, persuasi di una superiorità autentica soltanto dentro il whisky, perdono addirittura contro gli Usa: un affronto per Stanley Mattews e compagni. Il Brasile, nel quale brilla lucentissima la stella del centravanti Ademir, alla fine capocannoniere con nove reti, gioca il calcio più bello. Un calcio ritmato, paziente, fino al do di petto del campione, Ademir appunto, e Zizinho, uno che tecnicamente regge il confronto con tutti i grandi brasiliani di sempre, da Pelé a Zico a Ronaldo. Ed il Brasile giunge all'ultima partita del girone finale, potendo contare su due risultati, non solo la vittoria ma anche il pareggio. In uno stadio Maracanà stracolmo, riesce invece a perdere, complice la cattiva giornata del portiere Barbosa, contro l'Uruguay di Schiaffino e di Ghiggia. Due loro gol regalano il secondo mondiale alla "Celeste" e precipitano nella disperazione milioni di tifosi brasiliani. (1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata, 4^ puntata, 5^ puntata, 6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata, 12^ puntata)

giovedì 8 maggio 2014

Storia dei mondiali di calcio: 4^ puntata (L'Italia trionfa a Parigi, 1938)

Dopo il 1934, l'Italia di Vittorio Pozzo vince anche le Olimpiadi di Berlino nel 1936. Ai mondiali del 1938 in Francia, pertanto, partecipa come favorita d'obbligo, sebbene i pronostici guardino con entusiasmo anche alle scuole danubiane ed al Brasile, nel quale impressionano i tanti virtuosi del palleggio e del dribbling oltre al fantastico centravanti Leonidas, che la leggenda accredita come il primo ad avere eseguito una rovesciata sui campi di calcio. Questo magari non è vero, vero è però che Leonidas era un fenomeno di istinto e di coordinazione, potente e veloce. Risulterà il capocannoniere del torneo. Manca l'Austria, annessa a maggio alla Germania. Sull'Europa dominano venti di guerra. Pozzo punta su un nuovo centravanti, Silvio Piola, mentre il comando del gioco resta affidato a Giuseppe Meazza, promosso capitano e lume tecnico della manifestazione iridata, ed a Giovanni Ferrari, suo compagno di squadra nell'Ambrosiana-Inter che ha appena conquistato il suo quarto scudetto. Il "metodo" di Pozzo, che viaggia e si aggiorna continuamente, ma evita di passare al "sistema", si adatta benissimo alle caratteristiche degli italiani. Meazza inventa traiettorie impensate ed i francesi, ammirati, lo ribattezzano "le grand peintre du football". In semifinale, l'Italia affronta il Brasile, che risparmia Leonidas in vista di una finale ritenuta certa. L'albagia verde-oro viene punita. Vince l'Italia con un clamoroso rigore di Meazza, che calcia tenendosi con una mano il pantaloncino intento a cadere per via di un'improvvida rottura dell'elastico. In finale, viene sconfitta l'Ungheria di Sarosi. Secondo campionato del mondo consecutivo, che allora ancora si chiama Coppa Rimet. L'Italia del calcio domina e dominerebbe ancora. Se poco più di un anno dopo non scoppiasse la seconda Guerra Mondiale, facendo saltare due edizioni dei mondiali nel 1942 e, a disastro compiuto, nel 1946. (1^ puntata, 2^ puntata, 3^ puntata)

martedì 8 aprile 2014

Storia dei mondiali di calcio: 3^ puntata (L'Italia trionfa nel '34 a Roma)

Orgoglio inglese a parte, è la nazionale italiana a dominare la scena per tutti gli anni '30. Grandi rivali non mancano,  a cominciare dagli ungheresi, celebri per la fitta ragnatela di passaggi con la quale avanzano verso la porta avversaria, ma anche per le splendide conclusioni ad effetto, eseguite con l'esterno del piede, in un'epoca nella quale parecchi calciano ancora di punta: si pensi a Levratto, che a questa maniera realizza gol a grappoli. Come è forte la Cecoslovacchia, come è forte l'Austria, il famoso Wunderteam, allenato da Hugo Meisl. L'Italia di Vittorio Pozzo, giornalista e grande studioso del calcio, gioca con il Metodo e fa incetta di successi, dalla Coppa Internazionale, antesignana degli attuali campionati europei, fino ai mondiali. Nel 1934, a Roma, giunge il primo successo degli azzurri, guidati dall'estro impareggiabile di Meazza, infallibile centravanti con l'Ambrosiana - Inter, che in nazionale arretra a mezzala di regia, mentre il centrattacco è il bolognese Schiavio. Al fianco di Meazza, come mezzala sinistra, gioca il lucidissimo Giovanni Ferrari, la difesa è guidata da Luisito Monti, centromediano oriundo, viene dall'Argentina, che costituisce muro invalicabile per gli avanti nemici e prima rampa di lancio per la propria squadra. In finale l'Italia batte la Cecoslovacchia 4-2. E' un trionfo, che qualche storico di basse vedute cercherà di sminuire, facendolo passare per opera del fascismo. Invece, sul campo, l'Italia si dimostra più forte. Meazza, cosa che ai tempi suoi nessuno sa fare, già lancia la palla negli spazi vuoti, già immagina traiettorie impensate, vede quello che gli altri non vedono e, complici due piedi straordinari, lo realizza (1^ puntata, 2^ puntata). 

mercoledì 2 aprile 2014

Storia dei mondiali di calcio: 2^ puntata (Uruguay primo campione, 1930)

Le nazionali presenti ai mondiali d'Uruguay del 1930 giocano quasi tutte con il "metodo", atteso che il "sistema", escogitato da Chapman, allenatore dell'Arsenal, è una privativa ancora inglese. Davanti al portiere due terzini, sulle fasce, spostati qualche metro più avanti due mediani, grosso modo corrispondenti ai laterali dei tempi nostri, nel mezzo un centromediano, detto appunto metodista, chiamato a marcare il centravanti avversario, ma, anche a cominciare l'azione, di solito dotato di una grande battuta, due mezzali a costruire il gioco, una di regia, l'altra di corsa e raccordo, due ali ed un centrattacco possente. Si conoscono variazioni sul tema, ma, nella sostanza tutti giocano alla stessa maniera. Non un grande spettacolo al primo mondiale, viste le tante assenze. Tredici squadre in tutto, distribuite in tre gironi. In semifinale, l'Argentina sconfigge gli Stati Uniti, l'Uruguay supera la Jugoslavia. Con identico, perentorio, punteggio: 6-1. Va in scena uno dei tantissimi derby del Rio de la Plata, il fantastico estuario formato dal fiume Paranà e dal fiume Uruguay, che "no es un rio, es un cielo azul que viaja".  In finale, prevale l'Uruguay delle stelle Andrade e Scarone, che è ancora lo squadrone che ha dominato gli anni venti, 4-2. Il capocannoniere del torneo, con otto reti, è invece l'argentino Stabile. Senza grandi clamori, questo è l'inizio di un'avventura straordinaria. Quattro anni dopo, sarebbe toccato all'Italia di ospitare i campionati del mondo di calcio, in nome di un'alternanza tra Europa e Sudamerica, che raramente sarebbe stata interrotta, prima che gli affari prendessero il sopravvento sul gioco (1^ puntata).

sabato 29 marzo 2014

Storia dei mondiali di calcio: 1^ puntata

Inventato dagli inglesi o dai fiorentini, la questione annosa è destinata a rimanere irrisolta, il calcio rimase per tutto il diciannovesimo secolo un affare soprattutto britannico. Le regole e le competizioni che oggi, dopo parecchi successivi aggiustamenti, conosciamo, nacquero tutte su quell'isola superba ai tempi grassi della Regina Vittoria. Le rappresentative nazionali, diverse da Inghilterra, Scozia e Galles cominciarono ad affrontarsi soltanto agli inizi del novecento. Partite amichevoli, eccettuate le competizioni alle Olimpiadi. Fatto sta che negli anni dieci ancora si giocava con pantaloni alla zuava e berrettino ed i calciatori, secondo la moda del tempo, esibivano baffi, baffetti e baffoni e non ancora tatuaggi, allora esclusiva di marinai e forzati delle galere. Poi, venne la Grande Guerra, antipasto massonico di un rivolgimento dei costumi che ancora dura. Negli anni venti, a poco a poco, mentre l'Uruguay del formidabile centromediano Andrade faceva incetta di titoli olimpici, cominciò a farsi strada l'idea di una competizione mondiale, aperta anche ai professionisti della "pelota". Il confine tra professionismo e dilettantismo si faceva sempre più labile ed insomma attorno al fenomeno calcio cominciavano a  girare tanti soldi. Sport proletario ed egualitario per eccellenza, che non richiedeva e nemmeno oggi richiede carature atletiche specifiche, aveva una presa sulla folla che faceva gola agli affaristi che sempre hanno parassitato lo sport. Tra mille difficoltà, si decise per un campionato del mondo di calcio in Uruguay, paese fertile di talenti, moltissimi dei quali di origine italiana, che, come si diceva, era il punto di riferimento del calcio di allora. Tolta l'Inghilterra, che si vantava di una supremazia, più dichiarata che reale e che rifiutava il confronto. Gli inglesi avrebbero partecipato al primo mondiale soltanto nel 1950, subendo un'eliminazione al primo turno e perdendo addirittura con l'allegra brigata dei calciatori Usa. Anno 1930, comunque, primo mondiale di calcio. In Uruguay. L'Italia resta a casa, perché i tempi sono economicamente grami e la trasferta oltreoceano costerebbe troppo. (1^ puntata, 2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata)