La finale regina della velocità sarà pure quella dei 100 m piani, ma i 200 possiedono un fascino, a mio modo di vedere, anche superiore. Perché non è più velocità pura, reattività, forza esplosiva. Insomma, siamo ancora in presenza di uno sforzo anaerobico, e tuttavia conta sempre di più la tecnica di corsa, soprattutto in curva e comincia a contare la gestione dello sforzo: una ventina di secondi, stasera meno, sono pochi ma non pochissimi. Pietro Mennea, a lungo primatista del mondo, allenato da un genio come Vittori, era maestro nel modo di affrontare la curva, uscendo senza scomporsi sul rettilineo finale. In quel tratto, nel quale ci vuole niente a perdere l'abbrivio e perfino ad invadere la corsia avversaria, una leggenda come Carl Lewis aveva il suo tallone d'Achille e, per questa ragione, fu soltanto argento a Seoul '88 dopo l'oro di Los Angeles '84. Ora, venendo alla finale di stasera, nessuno è forte quanto Bolt, nessuno corre bene, con perfetta distribuzione dello sforzo, come il francese Lemaitre. Fra di loro, c'è l'altro giamaicano Blake, assistito da una condizione di forma straordinaria. Il mio pronostico è: oro Bolt, argento Blake, bronzo Lemaitre. Lemaitre, però, che ha disertato i 100 per concentrarsi su questa gara, potrebbe compiere l'impresa che nessuno si aspetta.