Dal 2005, senza interruzioni, per sette anni consecutivi, l'Inter aveva chiuso la stagione conquistando almeno un trofeo, un titulo per dirla con il grandissimo José Mourinho. L'avventura del riscatto, dopo anni durissimi, era cominciata con la Coppa Italia, culminando con il triplete del 2010, replicato, sia pure in tono assai minore, dal tripletino del 2011. Il 2012, invece, da ieri sera è ufficiale, si chiuderà senza successi per l'Inter. E Ranieri, non scherzo, ha dichiarato di meritare la riconferma, accampando scuse da bar sport per giustificare una caduta verticale di rendimento cominciata a metà gennaio. La rinuncia a Thiago Motta, che qualunque osservatore anche distratto avrebbe giudicato esiziale per le sorti dell'Inter, ha avviato una discesa patetica verso il fondo della classifica in campionato, dissipando quelle ambizioni di scudetto, che si erano appena riaccese. Così, ieri, davanti la difesa, ha giocato l'immobile Stankovic, uno che non corre più, compie entrate scomposte, calcia due metri sopra la porta. Per di più, a gennaio, una squadra degna della storia dell'Inter avrebbe cercato di rinforzarsi, di reperire un attaccante di movimento più efficace del pessimo Forlan. Nulla di tutto questo. Rassegnato immobilismo, conservazione del nulla, basso profilo da basso impero. Di cui il basso Nagatomo preferito a suo tempo al granatiere Santon è l'immagine più nitida. Ranieri deve andarsene, preceduto da Branca e da quei senatori che hanno condizionato, impedendolo, il rinnovamento dell'organico. L'eliminazione patita dal Marsiglia appartiene alla categoria dello scandalo, la pietra d'inciampo dell'incompetenza, della presunzione, dell'incapacità manifesta. Vergogna! Zeru tituli, la felicissima locuzione escogitata da Mourinho, si è grottescamente rivolta contro di noi.