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mercoledì 2 marzo 2022

Perché Inzaghi dovrebbe cambiare l'Inter

Flessioni di rendimento capitano nel corso di una lunga stagione. Colpiscono singoli giocatori, vedasi Barella, lontanissimo parente del centrocampista tuttofare ammirato la passata stagione, o squadre, come la stessa Inter. Si tratta dell'Inter, ma non può dirsi che le altre prime della classe in Serie A se la passino granché meglio. Però, non tutte le crisi sono uguali. E quella dell'Inter pare più profonda, quasi sistemica. Come se, appunto, il sistema di gioco di Simone Inzaghi stesse mostrando la corda di una sopravvenuta inadeguatezza. Il 3-5-2 inzaghiano che pure ha divertito e portato punti per un paio di mesi abbondanti non è la replica di quello contiano, perché con Conte l'Inter difendeva più vicina alla propria porta e, grazie ad Hakimi e Lukaku, era in grado di ribaltare rapidamente il fronte. Loro due non ci sono più. Dzeko, che ha più tecnica di Lukaku, non ha i suoi strappi, Dumfries, fisicamente forte, non ha la tecnica di Hakimi. E manca anche il gioco di prima di Eriksen, che imiegava due tempi di gioco in meno rispetto al compassato Calhanoglu. Il calcio di Inzaghi è più collettivo, più corale e più libero in avanti. E, pertanto, anche più dispendioso. Richiede un maggior possesso della palla e tanti giocatori oltre la linea della palla. Ora, la squadra è stremata. E sfiduciata anche. Insistere con lo stesso copione, aspettandosi recite diverse dagli stessi interpreti, non credo che possa funzionare. Il rientro di Gosens e Correa consentirebbe altre interpretazioni tattiche, passando ad un 3-4-3 o a un 3-5-1-1, che forse aiuterebbero ad uscire dalle difficoltà presenti. Nel 3-4-3, per esempio, potrebbe rifiatare uno tra Barella e Calhanoglu, e l'altro giocare con Brozovic, e Dumfries e Gosens ai lati. Con Lautaro centravanti unico come con l'Argentina e Perisic e Correa a supporto. Inzaghi dovrebbe pensarci. Perché la stagione, per come si sono messe le cose, fa ancora in tempo a finire in gloria, ma potrebbe anche essere un fallimento. Un grande tecnico si vede nelle difficoltà. Nella reazione alle difficoltà. E nella libertà dai dogmi, che attengono alla fede, non al campo. Nella Lazio di Inzaghi, voglio ricordare, tanti gol venivano dai centrocampisti: lo scorso anno, in A, 9 per Luis Alberto e 8 per Mlinkovic-Savic, vera arma tattica, quando veniva avanzato in funzione di pivot. All'Inter, i centrocampisti hanno altre caratteristiche e segnano meno. Inzaghi dovrebbe prenderne atto. Cosa ne pensate?