Il tempo incombe anche sul talento immacolato di Roger Federer. La sconfitta che ieri l'asso elevetico ha rimediato a Melbourne, Australian Open 2019, dal greco Tsitsipas ha riaperto la corsa ai pronostici sulla fine della sua carriera. Peraltro, Federer ha annunciato che tornerà a giocare sulla terra rossa, segnale che gli aruspici della racchetta hanno voluto interpretare come un passo d'addio. Come il desiderio di salutare anche Montecarlo e Roma e Parigi, mentre incede lungo il suo maestoso sunset boulevard. Sarà così? E, soprattutto, chi è stato e chi è Roger Federer? Della sua classe si è già detto tutto, ultima resistenza del tennis antico, classico, elegante, come si è detto della sua modernità, perché Federer ha sempre saputo giocare anche colpi violenti e ha ricavato tanti punti dal servizio. Un repertorio talmente vasto di colpi, che spesso Federer vi ha smarrito la direzione degli incontri o di molti punti. Perché, questo è stato il suo grande limite, tatticamente, Federer non è stato un maestro. Maestro in tutto il resto, ma non nelle scelte. Ha vinto, moltissimo, perché era il più forte e quando era il più forte, nettamente. Ha perso, tante volte, invece, partite che avrebbe potuto vincere. Per non saper che fare. Anche del suo talento. Tutto il contrario di Nadal, che una palla break difficilmente la spreca. Federer ne ha sprecate un'infinità. Ieri, 12. Chi è stato Roger Federer? A mio giudizio il più grande tennista di sempre, per il braccio, per il polso, il colpo d'occhio, e per la straordinaria coordinazione naturale, il più grande dono fattogli alla nascita. Agonisticamente e tatticamente, ha invece mostrato molti limiti. Chi è Roger Federer? Oggi, mi sembra confuso. A sprazzi, gioca ancora un tennis meraviglioso. Epperò, una nuova generazione avanza. Potrebbe, questo penso nonostante tutto, ancora regalarsi e regalarci una grande impresa. Un altro Slam.
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