Nelle ultime partite di campionato, l'Inter ha segnato la miseria di 3 gol, nessuno contro la Juve, uno contro l'Udinese, nessuno contro il Sassuolo, nessuno contro la Lazio, uno contro la Fiorentina, uno contro la Roma. Tre gol in sei partite. Ed ancora si perde tempo a rovistare tra errori difensivi individuali, veri o presunti. Segnando così poco, non si fa strada. Il problema dell'Inter, numeri alla mano, è la monotonia di un gioco privo di alternative a quello sulle fasce, dove, peraltro, Candreva non salta l'uomo nemmeno per sbaglio e Perisic vive un lungo letargo. Né Icardi, fortissimo in area, ha il fisico per reggere da solo il peso dell'attacco. Ieri, lanciato verso la porta, si è fatto rimontare e stringere da Fazio e Manolas. Ronaldo li avrebbe lasciati sul posto, Adriano, come Vieri, li avrebbe fatti rimbalzare. Milito li avrebbe mandati a sbattere con una finta. Icardi, pur fisicamente tosto, non è dominante rispetto a difensori cui ceda centimetri e chili, quasi tutti, né ha un gran dribbling, anzi. E così, se non servito faccia alla porta, in area, viene facilmente fermato. Tutta la fase di costruzione del gioco nerazzurro, poi, è sterile. Gagliardini, che andrebbe bene in un centrocampo a 3, stenta in quello spallettiano a 2. Borja Valero, privo di uno scatto degno di questo nome, non può fare il trequartista. Meglio quando gioca più indietro. Per questa ragione, pensavo e penso che Ramires avrebbe fatto e farebbe comodo. Ha il cambio di passo, per dare altro ritmo ad una manovra altrimenti troppo compassata. Anche Rafinha può tornare utile: la sua cifra tecnica, al netto di una condizione atletica da ritrovare, è altissima. Ma, soprattutto, Rafinha e Ramires hanno una personalità che manca a molti interpreti attuali dell'Inter di Spalletti. Suning si dia una mossa. Ramires serve. E, forse, servirebbe anche Sturridge.