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venerdì 17 luglio 2020

Confronto 2002-2020: Inter-Juve, Juve-Inter

Tutto lascia pensare che la Juve vincerà il suo nono scudetto consecutivo. I punti lasciati dall'Inter di Conte tra Sassuolo, Bologna e Verona, pesano oggi come un macigno. Vi invito, sempre che ne abbiate voglia, ad un confronto tra la situazione attuale, con la Juve a +6 sull'Inter, e quella di 18 anni fa, nel 2002, quando, sempre a 5 giornate dal termine, era l'Inter ad essere a +6 sulla Juve. Allora nel mezzo, c'era la Roma, con tre punti meno dell'Inter e tre più della Juve.


Come andò a finire? Che la Juve, con Lippi discusso sui giornali e in predicato di esonero a fine stagione, vinse sorprendentemente le cinque partite restanti. Anche in casa del Milan! Che la Roma ne pareggiò due e ne vinse tre. Che l'Inter due ne vinse, una ne pareggiò, tra mille polemiche sul campo del Chievo, e due ne perse. Compresa l'ultima, il fatidico 5 maggio contro la Lazio. Così alla fine, Juve prima, con un punto sulla Roma e due sull'Inter!



Perché ho ricordato questo precedente? Così, per associazione di idee.

martedì 5 maggio 2020

Almanacco del 5 maggio: Napoleone, Cuper, Mourinho

Giorno curioso, questo 5 maggio. Giorno fatale? Lo sono tutti i giorni dell'anno. Accade alle volte, però, che un giorno assuma e mantenga un'eco diversa. L'ode manzoniana a Napoleone, che il 5 maggio 1821 chiuse gli occhi nel triste e sperduto esilio di Sant'Elena, ebbe risonanza pari all'evento medesimo da cui traeva ispirazione: la morte dell'imperatore o del terribile tiranno, a seconda degli opposti punti di vista, che aveva dominato la scena politica e militare, anzi, militare e politica dell'ultimo quarto di secolo. Qui parliamo, quasi sempre, di sport. E, si parva licet componere magnis, il 5 maggio del 2002 si consumò il maggior dramma della storia sportiva nerazzurra: l'Inter perse uno scudetto sul campo della Lazio, nell'ultima giornata di un campionato che aveva condotto dal principio. In un post recente, ho spiegato che fu soprattutto Cuper a determinare quella sconfitta. E il ricordo, oggi 5 maggio 2020, di Napoleone Bonaparte mi suggerisce un'altra idea, che potrebbe contribuire a spiegare cosa accadde quel giorno all'Olimpico. Napoleone diceva di volere generali più fortunati che bravi. Anche, forse, perché confidava nelle sue eccezionali capacità strategiche. Ecco, diciamo che Cuper, il 5 maggio 2002 non solo non fu bravo, ma nemmeno fortunato. Otto anni dopo, il 5 maggio del 2010, l'Inter di Mourinho, egli sì condottiero di stoffa napoleonica, vinse la finale di Coppa Italia contro la Roma, con un gol guascone di Milito: fu la prima tappa del triplete, completato da scudetto e Champions League nello spazio di pochi giorni.
Napoleone Bonaparte - Wikipedia
Napoleone Bonaparte

martedì 21 aprile 2020

Gli errori di Cuper il 5 maggio 2002

Tanti, troppi errori, tutti assieme il 5 maggio 2002, sintesi indiscutibile della carriera di un allenatore serio, preparato, ma perdente. O, comunque, non vincente. Hector Cuper. Ma, facciamo un passo indietro. L'Inter, il 28 aprile 2002, dopo aver dilapidato un grosso vantaggio, mentre comincia la penultima giornata di campionato, si trova a +1 sulla Juve. Peraltro inopinatamente risorta da circa un mese. Quel giorno, al Meazza, si deve affrontare il Piacenza di Novellino. Inter preoccupata e affannata, gioca con il tridente Recoba-Vieri-Ronaldo. Tridente mascherato, perché Recoba deve giostrare, malgrado lui, da centrocampista di fascia sinistra. Cuper non può né sa derogare al dogma laico del 4-4-2. Alle spalle del Chino c'è Gresko, che tiene in panchina Georgatos! Di Biagio e Cristiano Zanetti sono esausti, ma tengono la diga di centrocampo. A destra gioca Seedorf, segnatevi questo nome, come quello di Gresko, perché ci torneremo. Ronaldo e Vieri, che la critica meno avvertita, loro due compresi, immagina come coppia devastante, si cercano ma si pestano anche i piedi. Perché il calcio è un gioco semplice. Pozzo mai si sognò di far giocare Meazza e Piola tutti e due da centravanti. Meazza, sublime e insuperato, arretrava, perché sapeva farlo, a mezzala. Riva condusse il Cagliari al titolo del 1970, dopo che Boninsegna era passato all'Inter nel 1969. E lo stesso Boninsegna esplose lontano da Riva. Perché il centravanti uno deve essere! Per fortuna, Recoba è in giornata. Da un suo angolo tagliato, nasce il gol di Cordoba. Il Piacenza non molla ed infila il pareggio con Matuzalem. Rivedete quel gol ed avrete l'idea di un'Inter in disarmo. Che torna in vantaggio grazie ad una magica punizione di Recoba. Replicata, però di destro, da una punizione di Ronaldo. Due prodezze, estemporanee e slegate da un gioco lento e monocorde. L'Inter vince 3-1. Resta a + 1 sulla Juve. In vista dell'ultima giornata: Udinese-Juve, Lazio-Inter. Comincia sulla stampa un'indegna cagnara, intesa a destabilizzare l'ambiente nerazzurro, già in fibrillazione di suo. Si crede, si vuol far credere, che la Lazio, che pure cerca un posto in Europa, lascerà vincere l'Inter, per non favorire un successo sul filo di lana della Roma, terza a due punti dall'Inter e a un punto dalla Juve: i giallorossi saranno di scena sul campo del Torino. L'Inter ha paura. Una paura che affonda le radici nell'imprevista e, un mese prima, imprevedibile rimonta della Juve: si era a lungo parlato di un possibile esonero di Lippi a fine stagione. Ma, è anche paura di vincere. Paura che ha soprattutto Cuper. Già sconfitto in tre finali: con il Mallorca, dalla Lazio, in Coppa delle Coppe, dal Real Madrid e dal Bayern Monaco, in Champions, con il Valencia. E Lazio-Inter ha tutto il peso, il sapore, il retroterra e il mood di una finale. Il tecnico argentino presente la sconfitta, che teme troppo, quasi propiziandola. E, alla fine, provocandola con una delle formazioni meno sensate della storia nerazzurra. Intanto il tridente. Recoba, Ronaldo e Vieri non si sommano e non del tutto si integrano. La Lazio è squadra solida. Sarebbe più saggio partire con Vieri e Recoba, la coppia che aveva assicurato il successo nella partita-scudetto contro la Roma qualche settimana prima. Pur volendo schierare i tre assi davanti, servirebbe equilibrio e protezione dietro. Ma, Cuper non ci pensa. Schiera Gresko, che è più emotivo di lui, dietro Recoba: sarà un disastro, con due gol regalati a Poborski. Lascia fuori Seedorf, uno che ha già giocato tre finali di Champions, tra Ajax e Real Madrid, vincendone due!, un leader carismatico, l'autore della doppietta contro la Juve, che ha tenuto l'Inter in linea di galleggiamento. E lo tiene fuori per Conceicao! Il portoghese, davanti al suo ex pubblico, è un fantasma. La catena di destra, con Zanetti peggiore in campo, sarà il punto debole dell'Inter, più della catena di sinistra, sabotata dalla mediocrità di Gresko. Eppure l'Inter passa in vantaggio: angolo di Recoba, uscita goffa di Peruzzi, palla a Vieri, che segna. Pareggia Poborski su gentile omaggio di Gresko. Di nuovo angolo di Recoba, splendido, tagliato, sul primo palo, per il terzo tempo di Di Biagio. Niente da fare. Allo scadere, pasticcio Gresko-Toldo e Poborski pareggia. Intervallo. Sarebbe ancora tutto possibile. Sebbene la Juve sia sul 2-0 a Udine, maturato dopo un quarto d'ora e destinato, tu guarda il caso, a non cambiare. E Cuper cosa fa? Cosa dice nello spogliatoio? L'Inter rientra spaurita nella ripresa. Gresko resta in campo, Seedorf in panchina. Uscirà invece Ronaldo! Vince la Lazio, con zuccata di Simeone, che nemmeno  ha bisogno di saltare nella gentile area nerazzurra e gol del finale 4-2 di Simone Inzaghi, servito da Cesar, che scherza Zanetti in un fazzoletto. Disastro. Scudetto alla Juve.

martedì 28 maggio 2019

Conte va contro la storia dell'Inter

Timeo Danaos et dona ferentes (Virgilio, Eneide, Libro II, 49)
Risultati immagini per cavallo di troia tiepolo
La processione del Cavallo di Troia
Tiepolo
Prima Marotta, ora Conte. Dalla Juve, da questa Juve, che non è più quella di Boniperti, l'Inter avrebbe dovuto e dovrebbe tenersi discosta. Per salvaguardare la propria storia. Ma, anche il presente e il futuro. La lezione della fallimentare esperienza di Lippi non ha insegnato alcunché. Il Conte festante del 5 maggio 2002 nessuno più lo ricorda? Tutti a celebrare il professionista, l'allenatore vincente. Chi se ne frega! Conte all'Inter non l'avrei voluto. Mai. E non lo voglio. Vincere non è l'unica cosa che conti. Perché ci vuole il congiuntivo!

venerdì 4 marzo 2016

Recoba (#Recoba): 40 anni oggi 17 marzo 2016. La leggenda del Chino

Oggi, 17 marzo 2016, Alvaro Recoba compie 40 anni. Ritiratosi nel giugno del 2015, dopo avere trascinato il Nacional Montevideo alla conquista del titolo uruguaiano, il secondo per lui, Recoba ha detto basta. Il più discusso, controverso e divisivo campione degli ultimi 30 anni. Nessuno più di Recoba ha camminato sul filo del trionfo, cadendo spesso e più spesso rialzandosi, viziato da un talento sfacciato, fiaccato da un'indolenza proverbiale, letteraria, oblomoviana. Il suo piede sinistro è stato, tra i giocatori che ho visto, secondo soltanto a quello di Maradona. Eppure la sua carriera non ha conosciuto le soddisfazioni ed i successi, che sarebbe stato lecito attendersi. Pallonetti da cinquanta metri, gol olimpici, come, in Sudamerica, si definiscono le reti direttamente da calcio d'angolo, sassate scagliate da 20, 25, 30 metri. Dribbling in serie, finte, accelerazioni brucianti, in mezzo ad un caracollare stanco in mezzo al campo, con l'aria stralunata di chi si trovi lì per caso. Prediletto da Moratti, simbolo di un'Inter che si fermava sul punto di vincere, ha coltivato l'illusione di un calcio a tempo di minuetto nell'era della muscolarità ossessiva. Stimato dai compagni di squadra e dagli avversari, ha avuto generalmente cattiva stampa. Un grande campione sottovalutato. Anche da se stesso e dalle sue ambizioni.